2. Un piccolo potere per fare grandi cose

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Un paio di ore dopo, sia lei che i suoi genitori erano accomodati su delle sedie di plastica azzurra in un corridoio verde pieno di cornici appese alle pareti, in attesa di essere ricevuti dal preside della scuola. Proprio sulla parete di fronte una classe di bambini, che aveva frequentato la scuola qualche anno prima, sorrideva da una foto di buona qualità. Sembravano una classe affiatata.

Cherry li guardò con curiosità, però non si alzò per vederli più da vicino, finendo presto per ignorarli. Erano bambini come tutti gli altri, quindi bambini normali. La gente, il volgo, destinati ad essere solo contorno della sua vita.

«Che porcile questa scuola» Commentò Gara, guardandosi attorno e accarezzando distrattamente i capelli scuri della figlia «Tu stai bene, Cher?»

«Sì, mamma» disse lei, passandosi goffamente una mano su e giù per il polso. Tom esplorò il corridoio con lo sguardo, pacificamente. Le luci erano un po' giallastre, facendo sembrare i suoi capelli biondo cenere e la camicia grigia di un colore sgradevole, più sporco.

Stizzita, Cherry notò che i suoi genitori non sembravano colpiti dal suo gesto, quindi cominciò a sfregarsi vistosamente la pelle chiara del polso ed emise una sorta di mugolio lamentoso.

«Cherry, tesoro, che c'è?» Chiese la madre, sporgendosi subito come un uccello da preda per osservarla, notando la pelle arrossata «Cos'è quello?»

«Mi ha preso per qui» piagnucolò Cherry, tendendo finalmente il braccino verso la mamma perché potesse osservarlo meglio.

«Chi ti ha preso dal polso, Cherry?». Il tono di lei allarmò Tom, che provò bonariamente ad intervenire

«Gara, avevamo detto che avremmo sentito la storia quando saremmo stati là dentro. Così non ci facciamo influenzare...»

«Non se le hanno alzato le mani. Se qualcuno si è azzardato a toccare Cherry, li ammazzo». Gara si alzò in fretta, accarezzando per un attimo la manina della figlia prima di lasciarla andare e avvicinarsi alla porta. Bussò forte, e il brusio leggero che veniva da dentro la stanza si zittì.

«Tom» Disse Gara, in tono di ammonimento. Quello che aggiunse dopo, però, fu detto in tono decisamente più dolce, così Cherry capì che il papà stava di certo tentando di far stare calma la mamma con il suo potere. «Non è solo la rabbia a parlare. Queste cose vanno affrontate, vedi, gli va insegnato il loro posto. Se loro sfiorano Cherry con un dito, io li faccio a pezzi, e questo loro lo devono sapere».

Il modo glaciale in cui pronunciò quelle parole fece andare in brodo di giuggiole Cherry. Mamma l'avrebbe difesa, li avrebbe ammazzati. Lei la capiva.

«Avanti» Disse una voce da dentro la stanza. Non era quella della signorina Morrison.

La famiglia Gale oltrepassò la soglia e si ritrovò in un ufficio dalle pareti bianche, decorato con innumerevoli attestati incorniciati, disegni di bambini poco colorati e un poster che raffigurava alcuni pargoli sorridenti su un prato. La signorina Morrison era in piedi e li scrutava tutti con uno sguardo velenoso che Cherry si sforzò quanto più possibile di imitare.

Dietro una scrivania che aveva tutta l'aria di essere fatta di plastica, sedeva invece un uomo con i baffi e i capelli grigi cortissimi, che tutto pareva tranne il direttore di una scuola materna. Indossava una giacca vecchia, di pesante tessuto grigio scuro, e un panciotto abbinato con i bottoni d'ottone. Odorava di fumo di sigaretta, ma anche di dopobarba alla menta.

«Signor Gale, signora Gale» Disse «Accomodatevi pure».

Cherry storse il naso notando che lei non era stata invitata a sedersi

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora