19. Gente nuova, vita nuova?

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Teo non rispose, diventando di colpo serio e sollevando la testa come un cane che annusa l'aria, i muscoli facciali fermi e le braccia rigide lungo il corpo. Cherry aveva già visto quel tipo di linguaggio corporeo, quando il suo puma sentiva muoversi degli scoiattoli fra le fronde, ma non lo aveva mai osservato su un essere umano.

«Teo! Teo!» Lo richiamò la dottoressa Cosmos «Che cosa ci fai qui fuori?».

L'uomo si slanciò verso un grosso cespuglio di bosso europeo e provò a tuffarcisi dentro, anche se i rami e le foglie erano troppo densi, e il risultato fu che riuscì a malapena a infilarci la faccia e annaspò per far penetrare anche le braccia.

«Teo» Rosie rise piano «Andiamo. Forza, entriamo dentro».

L'uomo estrasse la testa e la guardò. La sua espressione di estrema attenzione era scomparsa e aveva foglioline di bosso incastrate fra i capelli.

«Mi è scappato» Disse «Quindi penso che possiamo rientrare»
«Su. Vieni».

L'uomo seguì Rosie dentro e Cherry fece lo stesso. Si ritrovarono tutti in un salone arioso, da cui si dipartiva una scalinata di marmo che portava al piano superiore e innumerevoli porte. Alle pareti erano appesi grandi dipinti con nature morte che, colorate com'erano, non avrebbero dovuto portare quel nome: la frutta era succosa, i fiori dai colori vividi, gli insetti sembravano quasi pronti a spiccare il volo dalle ampie foglie di vite e di felce dentro ai cestini.

Da una porta bassa, in fondo al salone, spuntò un infermiere nero con i rasta, che trotterellò verso l'eterogeneo gruppo formato da un matto e due donne. Indossava un camice verde chiaro con una targhetta plastificata che pendeva dal taschino e rivelava il suo nome.

"John Murray" Lesse mentalmente Cherry.

«Teo! Eccoti qui! Ecco dov'eri finito!» Esclamò John, benevolo, poi guardò Rosie «Dottoressa Cosmos, buongiorno. Teo stava prendendo la sua medicazione quando improvvisamente ha deciso di correre via e non riuscivo a trovarlo da nessuna parte!»

«Stavi andando tanto bene, Teo» sospirò la dottoressa «Mi sa proprio che dovremo revocarti i tuoi privilegi...»
«No!» esclamò il folle, scuotendo la testa «Ho dovuto farlo»
«Ah sì? E perché?»

«Lui non l'ha sentito» indicò l'infermiere «E non l'ha neanche visto, perché era distratto, ma c'era una cosa importante che dovevo prendere in giardino»

«Un altro serpente?» scherzò John

«Proprio così» Teo annuì, serio «Un altro serpente. Ma non è un serpente uguale a quello dell'altra volta, ovviamente. Perciò mi serve».

Le dottoressa Cosmos sospirò, senza però smettere di sorridere divertita

«John, accompagna Teo di nuovo nella sua stanza, per favore» disse

«Sì, dottoressa».

L'infermiere prese il folle per un braccio e lo condusse gentilmente su per la grande scalinata di marmo. Mentre saliva, però, il folle Teo si girò a guardare Cherry e ci fu qualcosa, una specie di brillio nei suoi occhi, che la ragazza non riuscì a decifrare ma che le fece accapponare la pelle.

«Hai conosciuto il nostro Teo» Disse la dottoressa Cosmos «È uno dei pazienti più irrequieti, se non il più irrequieto in assoluto, tra quelli ospitati nella nostra struttura»

«È innocuo?» domandò Cherry

«Oh sì, assolutamente. Non ha mai fatto male ad una persona. Non volontariamente, almeno. E comunque chiede sempre scusa»

«La mia stanza... non sarà vicino alla sua, vero?»

«Certo che no. Hai bisogno di pace, non certo di Teo che ti urla nelle orecchie tutto il giorno. Seguimi».

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