[37] delusione

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spazio autrice:
ciao a tutt*!
volevo informarvi che questo capitolo potrebbe risultare pesante per alcuni lettori, ci sarà una piccola descrizione di sangue, con della violenza psicologica. vi chiedo di leggere solo se siete pienamente consapevoli di sapercela fare.
buona lettura. :)

Vuoto

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Vuoto.

Una sensazione di vuoto interiore straziante.

Mi lacerava dentro, sprofondando sempre di più in me.

Dopo la notizia del mio licenziamento, tornai stremata in albergo, nessuno riuscì ad avvicinarsi a me. Neppure Levi.

Avevo fallito.

Il mio sogno era andato in frantumi.

Tutto ciò che avevo raggiunto fino a quel momento era svanito nel nulla, come se i miei sforzi non fossero mai esistiti.

Dopo aver chiuso la porta dell'ufficio di Eren, era lì davanti a me, discreta e intransigente: la delusione.

Non sarebbe stato mio il lavoro per il quale avevo cercato di costruire tutte le premesse perché lo fosse. Non sarei stata io la protagonista dei futuri progetti di quell'azienda.

Delusione.

La sensazione che avevo avuto era stata quella di aver fatto male, di aver sbagliato (senza capire bene dove), di essere inadeguata.

Sentii un sentimento di tristezza, sfumato di rabbia, che nasceva in me quando vedevo disattese le mie aspettative, quando la realtà non corrispondeva a ciò che credevo, o speravo.

Se mi aspettavo qualcosa di diverso era perché ci credevo. E la delusione questo valore non poteva cancellarlo.

Mi ritrovavo così, sull'aereo per Londra, vedendo qualche filmato su youtube per perdere un po' di tempo, e non mi accorgevo di come il tempo non passava mai, o forse passava troppo in fretta.

Quanti stupidi pensieri che mi sfioravano, quante stupide cose facevo pur di non pensarci, come se la mia coscienza fosse stata sempre sporca di qualcosa, qualcosa di nero, di marcio che mi corrodeva da dentro.

Levi era accanto a me.

Non mi guardava in viso, forse aveva paura della mia reazione.

Tutto il volo lo passammo il silenzio, così.

Immersi dei nostri pensieri.

Perché stavo andando a Londra con lui se ero appena stata licenziata? Non lo sapevo bene nemmeno io, forse neanche Levi.

Partimmo insieme senza pensarci due volte, forse era l'abitudine che ci aveva portato fin lì.

Ero delusa, era inutile nasconderlo, delusa da tutti.

Ma com'era possibile che nessuno riusciva ad accorgersene?

Atterrammo a Londra in poco tempo.

Quelle parole continuavano a ronzarmi nella mente.

Chatting With A StrangerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora