Capitolo 34 - Noall - Il Patto

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- cos'era quello? - chiese l'elfa di nome Yara quando Jace e Reyla tornarono.
- quello - disse Jace lentamente indicando la prigione completamente distrutta - era il piano -
Noall deglutì. Pensandoci bene Jace aveva accennato alla distruzione della prigione, ma Noall aveva creduto che intendesse il combattimento tra il drago e il demone. Non... Quello.
- Jace... - sussurrò Yara - era proprio questo che volevo evitare che tu facessi quando ti ho lasciato a casa. Ti segnerà per sempre la morte di tutti quei soldati -
Jace aveva uno sguardo indecifrabile - lo credevo anch'io, prima di vedere cosa facevano lì dentro - rispose avvicinandosi ad Ashes - non mi sento in colpa. Era la cosa giusta da fare -
- non puoi dire davvero... - sussurrò Yara. Sembrava quasi dispiaciuta. Noall stava invece in silenzio. La verità era che in fondo trovava le parole di Jace più che giuste.
- invece sì. Dopo quello che hanno fatto a Reyla - gli occhi di Jace si indurirono - era il mio piano dall'inizio. Dopo aver visto quante altre persone hanno subito torture, non ho più avuto dubbi - Yara rimase in silenzio, come il resto del gruppo. Non sapevano se ringraziarlo o scappare dalla parte opposta.
- hai usato quella strana cenere, non è vero? - chiese Noall - la polvere di fenice -
Jace annuì.
- avevi della polvere di fenice? - chiese Yara, ma poi scrollò le spalle come per dissipare il pensiero - non importa, adesso. Dobbiamo andare via da qui, e tu devi tornare a casa Jace -
Jace scosse la testa - non posso tornare Yur... Yara. Non adesso, devo portare Noall e Reyla a casa loro -
- forse non ho sentito bene - disse Yara sempre più infuriata - tu non hai idea di cosa stai dicendo -
- ho promesso a entrambi che li avrei aiutati a tornare a casa, ed è quello che farò. Ne va della mia parola -
Yara non replicò. Quella era l'unica frase a cui non avrebbe potuto farlo e Noall era d'accordo con lei. La credibilità era tutto. Tutto quello che rimaneva in quel mondo corrotto.
- useremo la nave ormeggiata al molo - disse Jace - è rimasta intatta, per fortuna -
Non siamo lontani dalla costa disse Ashes. Noall poteva sentirlo attraverso la mente di Jace ma non posso portarvi tutti in volo
Jace annuì convinto e si diresse verso la dolce collina che scendeva verso il molo. Reyla lo seguì. Yara, invece, sembrava così triste e sconfitta che perfino Noall si sentì male per lei.
Noall invece si sedette sulle macerie, le poche rimaste, della prigione. Infatti una parte di essa, piccola e distante, era crollata sulla riva della scogliera.
La battaglia era terminata, tutto era tranquillo. Jace stava parlando con Reyla, dovevano parlare, era sicuro. E di tante cose.
Soprattutto, Reyla era un'elfa. Questo Jace non l'aveva detto quando erano sull'isola e adesso Noall lo vedeva sempre più sotto una luce diversa. Non solo viaggiava insieme alla principessa, che lui aveva cercato a lungo senza esito, ma era anche amico di un'elfa.
Noall scosse la testa con forza, come per scrollarsi di dosso quei pensieri assurdi. Seduto lassù poteva osservare gli elfi e i cacciatori collaborare nel riparare il grosso veliero ormeggiato sul molo. Lavoravano con l'acqua fino alla vita, ma non si lamentavano. Anzi, cantavano canzoni stonate a squarciagola e ridevano tutti insieme.
C'erano tensioni, questo era certo, ma la prigionia li aveva in qualche modo uniti. O forse era stata Yara, l'elfa che aveva cresciuto Jace. Sembrava godere di grande influenza tra gli elfi e incuteva rispetto negli altri.
Fu proprio lei che lo raggiunse, in cima al masso dove era seduto, un'enorme tronco di colonna crollato.
- tu sei Noall - disse guardandolo dall'alto - Jace mi ha parlato di te -
Noall si chiese quando, visto che Jace le aveva rivolto pochissime parole da quando l'aveva rivista - sono Noall, sì -
- ti devo ringraziare, cacciatore - continuò lei piegando la testa - hai salvato Jace, senza di te sarebbe... Morto -
- è più forte di quanto non sembri - Noall guardò di sfuggita Ashes, sdraiato sulle ceneri fumanti vicino al veliero - ha convinto un drago a farsi cavalcare -
- può sembrare, ma Jace è... Fragile - disse Yara incupendosi - per questo non lo volevo coinvolgere in questa guerra. Non era pronto -
Noall annuì - forse non lo era, ma ora sicuramente sì. Combatte bene -
- l'hai visto combattere? -
- sì, sia sull'isola che oggi. È coraggioso - Noall era in qualche modo fiero di quelle parole, come se stesse parlando di un suo allievo.
- è imprudente - lo corresse Yara - mette la sua vita in pericolo senza pensare -
- perché vuole salvare sempre tutti - Noall lo aveva capito da un po' - gli fa onore -
- sì, gli fa onore - sussurrò Yara - ha proprio quell'indole... -
- quale indole? - chiese Noall curioso.
- niente, era un mio pensiero - Yara sventolò una mano in aria, proprio lo stesso gesto che faceva spesso Jace.
Noall non poté che sorridere nel vedere quanto, seppur non avendo nessun legame di sangue, si somigliassero.
- in ogni caso volevo solamente ringraziarti - disse Yara allontanandosi.
- prego - sussurrò Noall quando lei non fu più a portata d'orecchio.
Rimase di nuovo solo, con i suoi pensieri. Scese dal masso e camminò in mezzo a tutti quegli uomini e donne indaffarati. Sembravano essere una sola cosa, un solo popolo. Come aveva detto Jace e ancora prima suo nonno. Così sarebbero dovute essere le cose.
" Siamo uguali, nipote" diceva sempre suo nonno " gli elfi e noi. L'unica cosa che ci divide è l'odio. E chi coltiva quell'odio. Non fare nulla per cambiare questa situazione e ancora peggio che sbagliare facendolo".
Così Noall, ascoltando le sue parole, aveva provato a seguire Jace. E stava funzionando, almeno per il momento. Non gli era facile passare accanto a un elfo senza aver paura, ma doveva provarci.
A giudicare dalle occhiate che gli scoccavano loro non era semplice per nessuna delle due parti.
Non ci volle molto per sistemare la nave, al tramonto era già pronta.
- Noall, vorrei presentarti qualcuno - Jace si stava avvicinando a grandi passi, sorridente.
Da dietro di lui spuntò l'elfa.
- lei è Reyla - disse Jace come se fosse orgoglioso - e Reyla, lui è Noall -
Noall rimase immobile a fissare Reyla e lei fece altrettanto. Jace di voltò prima verso l'elfa, poi verso di lui. Più volte. E ogni volta il sorriso sul suo volto si faceva sempre più labile.
- oh, avanti, non fate quelle espressioni - disse dopo qualche secondo di interminabile silenzio - non siete nemici -
Noall grugnì. Fu l'unica cosa che riuscì a fare.
- questo... Energumeno ti ha aiutato? - disse invece Reyla con le braccia incrociate.
- sì, lui mi ha trovato e guarito quando... Lo sai -
L'espressione di Reyla passò dallo strafottente al triste in un secondo - immagino di doverti ringraziare, allora - disse senza la baldanza di poco prima - senza di voi, ecco... -
- sì, ho capito - Noall iniziava a sentirsi parecchio in imbarazzo. Essere ringraziato da un'elfa era molto, molto imbarazzante. Soprattutto se fino a un attimo prima di erano fissati cercando il modo di uccidersi a vicenda - non c'è bisogno di parlarne. O di ringraziarmi -
- oh, sì, certo. Capisco - disse lei annuendo con troppa enfasi.
Jace sembrava quasi disgustato dalla situazione, aveva un'espressione assurda sul viso - mi sento male per voi - disse iniziando a camminare - è stato così strano. Pensavo vi sareste piaciuti da subito -
- e perché questo pensiero? - gli chiese Noall seguendolo.
- perché a me piacete entrambi -
- a te piace chiunque, Jace - Reyla camminava molto vicina a lui - chiunque può essere buono per te -
Noall si trovò d'accordo - persino Connor hai aiutato, quando non lo meritava affatto -
- non è così, tutti meritano aiuto -
- Connor no. Ha tradito te e lei che, anche se è un'elfa, è un gesto orribile - Noall si affiancò al ragazzo.
- ehm... Grazie? - disse Reyla.
Jace rise - oh, credo che voi due avrete molto tempo per conoscervi -
- di che cosa stai parlando? - chiese Reyla.
- ovvio. Verrete entrambi con me, una volta attraversato il mare -
- non c'è bisogno che tu venga - disse Reyla raggiungendolo alle spalle, pochi minuti dopo. Jace si era allontanato con Yara, probabilmente per discutere.
- oh, credo che invece c'è ne sia proprio bisogno, elfa -
Due ragazzi li superarono - perché potrei uccidere Jace nel sonno? -
- qualcosa di simile - Noall cercava di ignorarla, ma era difficile.
- che tu ci creda o meno non farei mai del male a Jace - spiegò Reyla - lui è... Diverso -
Una cosa su cui erano d'accordo, finalmente.
- ognuno di noi lo segue per i suoi motivi, ma non c'è bisogno che ci intralciamo a vicenda - disse ancora Reyla.
- se i tuoi motivi non includeranno la morte mia o di Jace per me non c'è problema - Noall scosse le spalle - lui si fida di te e io per quanto sia strano mi fido di lui -
Reyla annuì e lo superò, per camminare di fianco a Jace. Noall non era sicuro di potersi fidare di quell'elfa, ma per il momento non avrebbe fatto nulla a riguardo.
La nave era più che altro un enorme veliero, ma come al solito Jace aveva minimizzato.
Salirono uno alla volta e presero posto sottocoperta, dove l'umidità era la padrona assoluta.
- come possiamo governare questa cosa? - chiese un elfo afferrando una cima e lanciandola sul ponte - siamo guerrieri, non marinai -
Noall sbuffò. Come si era aspettato erano tutti altezzosi.
- in qualche modo ci riusciremo - li calmò Yara salendo al timone, il posto del capitano.
- io non lavorerò per salvare degli umani! - gridò lo stesso elfo di prima.
- tu lavorerai, invece - la voce di Jace era gelida - come tutti, o rimarrai a terra -
L'elfo chiuse la bocca. Il tono del ragazzo non lasciava spazio a repliche.
Noall sogghignò, quando voleva Jace sapeva essere anche autorevole, allora.
Non fu facile ma in qualche modo tutti vennero convinti a lavorare.
Passarono l'intero giorno ad annodare cime e slegare le vele, ad aggiustare remi rotti e piccole dalle nello scafo. Sembrava che la nave fosse stata abbandonata ormai da anni, anche se le sue condizioni non erano poi così pessime.
Il legno scuro emanava un profumo forte e muschiato, che faceva sentire Noall a casa. Anche lì tutto era in legno.
Quando, al calare della sera, la marea iniziò ad alzarsi, finalmente partirono.
Prima spinsero la nave al largo con i remi, e Noall si sbucciò le mani per la forza con cui remò, poi aprirono le vele nere e iniziarono a scivolare sull'acqua sospinti dal vento favorevole.
Dopo qualche ora il gruppo di superstiti si era raccolto sul ponte principale, tra la cassetta di poppa e l'albero maestro, in un cerchio.
Mangiavano in silenzio le poche provviste che erano riusciti ad accumulare.
Noall terminò in silenzio il suo pasto e, come gli altri, andò presto a dormire. Era stata una giornata sfiancante.
Prima di addormentarsi vide, dal suo angolo, una ragazza che, senza far rumore, uscì dalla coperta, con l'aria di chi non vuole farsi scoprire.
Ma non se n'è curò.
Il giorno dopo e quello dopo ancora passarono lenti, senza nulla di rilevante.
Noall passava la mattina a lavorare sul ponte e il pomeriggio a giocare a carte o semplicemente parlare con gli altri umani a bordo. Scoprì che tutti loro erano dei Figli di Lahra, o un Lyria, imprigionati per il loro prezioso valore nell'impero. Ognuno possiedeva il suo tatuaggio unico e distintivo, che fu felice di mostrare ai suoi simili. Era sempre stato un enorme simbolo di vergogna per i Lyria mostrare il proprio tatuaggio, che tutti gli altri consideravano un segno del diavolo, disgustoso e innaturale.
Noall non aveva quasi mai incontrato altri Lyria, nella sua vita. Jace era stato un'eccezione e adesso invece si trovava in mezzo a un folto gruppo.
Anche gli elfi erano tutti Lyria. Ma ormai era chiara la distinzione tra i due gruppi. Gli elfi a poppa e gli umani a prua, senza quasi mai nessuno che circolava tra gli uni e gli altri. Solo Jace non aveva problemi a parlare con tutti, ma in pochi gli davano fiducia, anche tra gli umani.
- siamo stati tratti in salvo, proprio come avevo chiesto nelle mie preghiere alla Dea - disse una donna la sera, mentre si scaldavano intorno a un braciere acceso.
- è ovvio - disse Layra, dal suo angolo buio - è stato quel ragazzo a salvarci -
- Jace? - chiese Noall - perché dici che era ovvio che vi avrebbe salvati? Non sapeva neanche che aveste bisogno di aiuto -
Un uomo scosse la testa - non c'è n'era bisogno -
Noall alzò le mani al cielo. I seguaci della chiesa di Lahra erano un mistero per lui. E non era l'unico.
- non avete visto il simbolo sul suo mantello? - chiese Layra all'ennesimo commento scettico - ha disegnato una rosa a undici petali, senza sapere cosa significasse -
Un brusio di assenso si sparse tra i presenti.
- hai sempre una fervida immaginazione - Connor arrivò appoggiandosi al bastone, come sempre - ma ora abbiamo problemi maggiori del vostro mitico erede. Problemi concreti -
- di cosa stai parlando? - chiese Noall appoggiandosi all'albero dietro di lui.
- sto parlando di Rasia, la ragazza con i capelli chiari e gli occhi blu - Connor colpì forte il pavimento con il bastone - avevo il sospetto che nascondesse qualcosa, così l'ho osservata -
- e...? - Noall non seguiva il suo ragionamento.
- e ho scoperto che non nasconde qualcosa -
- allora è tutto a posto, no? -
- sta nascondendo qualcuno - terminò Connor facendo schioccare la lingua - un uomo, credo -
Ci fu un trambusto per qualche istante.
- non faremo nulla - disse Noall - non possiamo creare disordini finché siamo in mare. Sarebbe impossibile sostenere uno scontro qui a bordo -
Noall vide il dubbio serpeggiare tra i compagni, ma non replicarono - per ora - aggiunse lui prima di separarsi da loro e andare a dormire.
Non lo ascoltarono. Il giorno dopo Noall si svegliò con le urla di una donna che giungevano dall'alto, sul ponte.
Scese e di corsa salì le strette scale, alzando la grata con una sola mano.
Jace lo affiancò dopo qualche istante.
Davanti a loro un gruppo di uomini si agitava e teneva stretto un mucchio enorme di stracci, che si divincolava con forza.
La ragazza, quella di cui parlava Connor, gridava cercando di allontanare gli aggressori dall'uomo che tenevano schiacciato a terra.
Noall si avvicinò scostando a spinte chiunque cercasse di fermarlo e si piazzò davanti al prigioniero.
Jace era proprio accanto a lui e Yara fu presto con loro, seguita da Reyla.
- cosa succede? - chiese quest'ultima.
- hanno catturato un passeggero non gradito - rispose Noall - proprio quello che avevo detto di non fare -
Jace si accovacciò - togliete la mani di dosso a Rasia e a... A chiunque sia quest'uomo -
- non prendiamo ordini da un ragazzino! - gridò l'uomo che teneva fermo il prigioniero.
Jace sfoderò così velocemente Even'hell che sembrò il battito d'ali di un colibrì e la puntò al collo dell'uomo - invece lo farete, perché vi ho salvati. O perché sono l'unico a possedere un'arma su questa nave -
L'uomo deglutì, con gli occhi concentrati sulla lama puntata contro di lui, ma lasciò andare il prigioniero, che si inginocchiò tossendo.
Mentre Jace teneva lontani gli aggressori Noall tolse il cappuccio all'uomo. Poi fece un passo indietro per lasciare vedere a tutti.
- vi prego, non è come pensate - sussurrò Rasia accovacciandosi di fianco a lui.
- è uno di quei banditi - sibilò Lannis - uno di quelli che ci ha catturati -
Scoppiò l'inferno. C'era chi voleva picchiare l'uomo, chi voleva torturarlo e chi ucciderlo, ma nessuno si riusciva a mettere d'accordo.
- come ti chiami - chiese Jace, e la sua voce, inverosimilmente, superò tutte le altre.
L'uomo alzò lo sguardo. Aveva un volto dai lineamenti duri e spigolosi, i capelli chiarissimi e gli occhi azzurri ghiaccio - perché dovrei risponderti? - sputò in faccia a Jace.
Il silenzio scese sul gruppo. Noall sapeva perché. Sputare era uno dei segni di sdegno più gravi e sputare su qualcuno armato...
Jace si pulì la faccia con una mano. Aveva un'espressione indecifrabile.
- ti prego, non fargli del male! - Rasia si mise tra lui e l'uomo.
Reyla appoggiò una mano sulla spalla di Jace, forse per confortarlo.
- non farò niente - fosse Jace - ma voglio sapere il tuo nome -
L'uomo lo fissò un momento, poi si alzò in piedi. Noall si avvicinò e si posizionò proprio dietro Jace.
- sono Lotark - disse con la voce così roca e profonda che non sembrava poter appartenere a un umano.
- Lotark... Perché sei a bordo di questa nave? - chiese Yara, prendendo finalmente parola.
Lotark lanciò uno sguardo velocissimo verso Rasia, uno sguardo che non sfuggì a Noall.
- è qui per lei - disse con un sorriso storto.
- un contrabbandiere di Lyria che rischia la vita per una di loro? - Yara sembrava parecchio scettica, ma l'espressione dell'uomo non lasciava spazio a dubbi.
- incredibile... - sussurrò Jace iniziando a girare intorno a Lotark - ma le parole di Noall sono veritiere - si rivolse a Rasia, che neanche per un istante aveva smesso di fissare la lama sguainata di Even'hell - perché non ci hai detto prima del tuo... Compagno? -
Rasia deglutì così forte che anche Noall poté sentirla - io... Non volevo che tu lo riducessi come hai fatto con tutti gli altri -
Noall vide il volto di Jace rabbuiarsi - perché avrei dovuto farlo? -
Stava per dire altro ma Yara gli appoggiò una mano sulla spalla e gli fece segno di smettere.
- Jace non è un assassino o un carnefice - disse a Rasia, che però non sembrava affatto convinta.
- ha bruciato un'intera prigione con guardie e prigionieri all'interno - ribatté lei.
- per salvare tutti noi, compresa te! - fu Reyla a urlare, puntando il dito contro la ragazza.
- lo so, e sono grata per questo, ma se avesse saputo di Lotark avrebbe potuto fare lo stesso con lui - ora la voce di Rasia era determinata.
Noall vide Jace che, con il capo abbassato, ritirava la spada nel fodero - non l'avrei mai fatto, mai - sussurrò, ma solo Noall e forse Yara lo sentirono.
- ora dobbiamo decidere cosa farne di lui! - gridò un elfo, che Noall identificò come Seryol.
Un urlo di assenso si alzò, con orrore di Rasia. Le urla si alzarono fino a quando una sovrastò le altre. Arrivava dall'alto, da sopra l'albero maestro.
- un mulinello! - gridò la donna - c'è un enorme gorgo davanti a noi! -
Noall inizialmente non capì, ma poi la nave, improvvisamente, scartò di lato e accelerò, facendo cadere tutti sul ponte.
Noall riuscì a rialzarsi in fretta, ma solo per vedere, oltre il parapetto di babordo, un gigantesco gorgo in lontananza.
Era così potente che le onde erano già agitate a quella distanza e la nave prendeva sempre più velocità, risucchiata inesorabilmente.
Anche gli altri cominciarono a rialzarsi, e tutti avevano l'espressione spaventata che anche Noall doveva avere sul volto.
- dobbiamo aggirarlo! - gridò Yara prendendo le redini della situazione - preparatevi a remare! -
Ma in pochi la ascoltarono. Tutti gli altri, in preda al panico, urlavano senza un motivo o fissavano inermi la forza della natura che li stava risucchiando.
Un colpo secco di fianco a Noall attirò la sua attenzione. Una cima si era spezzata.
Noall la afferrò prima che potesse far aprire la vela.
Mentre la teneva ben salda le onde lo sferzavano in viso come piccole e sottili fruste e il rombo del gorgo gli riempiva le orecchie.
Ma durò poco quel momento di stallo. Infatti un'altra cima si spezzò di fianco a lui. Noall la afferrò con la mano destra, ma adesso iniziava ad avere qualche difficoltà a tenerle entrambe. Aveva le braccia tese all'inverosimile tra le due corde che tiravano da parti opposte e non riusciva a trovare un alloggio per i piedi per fare leva.
Ma tutto finì. Il vento si calmò, le onde anche e il rumore del gorgo si affievolì.
Noall lasciò andare le cime un po' confuso. Si guardò attorno e anche gli altri avevano la sua stessa confusione riflessa negli sguardi assenti.
- ora basta, ognuno prenda una posizione - la voce di Jace giunse netta e forte alle orecchie di Noall.
Noall lo cercò con lo sguardo e dopo un attimo lo vide, dietro al timone, che lo reggeva con entrambe le mani. Aveva un'espressione così concentrata e seria che Noall all'inizio temette che non fosse lui, ma invece era proprio lui.
Al suo fianco c'era Yara, ma era lui che emanava la strana aura di potere che Noall percepiva nell'aria e che, evidentemente, non faceva passare le onde e tutto il resto.
Intorno al veliero un cerchio perfetto con al centro Jace era perfettamente calmo.
E anche dentro di sé Noall sentiva qualcosa che non provava più da tempo. Il silenzio. Non c'erano pensieri tristi o confusi, non c'era nessuna voce maligna che gli sussurrava nell'orecchio. Solo perfetta e limpida calma.
- non cadremo in quel mulinello e nessuno morirà - disse ancora - se ognuno farà la la sua parte nel governare la nave. Non so quanto riuscirò a tenere a freno la tempesta -
Come un sol uomo tutti risposero al suo appello e seguirono i suoi ordini.
- e che nessuno tocchi Lotark - ammonì Jace quando due elfi si avvicinarono all'uomo - serve anche lui se vogliamo sopravvivere -
Noall raggiunse Jace di corsa - cosa stai facendo? - chiese un attimo prima che anche Reyla li raggiungesse.
- sto cercando di tenerci in vita -
- ma così sarai tu a morire! - Reyla gli afferrò un braccio - molla il timone -
Fu Yara a fermare entrambi - no, non può - disse con così tanta tristezza da contraddirsi da sola - se interrompe ora qualunque cosa stia facendo finiremo risucchiati - indicò il mulinello, che si stava ingrandendo sempre più. Erano vicinissimi, ora, e la nave iniziava a beccheggiare pericolosamente nonostante l'incantesimo di Jace.
- Yara, per favore, controlla che tutti stiano facendo il possibile per non fare cadere a pezzi questa nave -
- certo - rispose lei stringendo la spalla del ragazzo un'ultima volta - ma tu non esagerare -
- siamo rimasti solo noi tre - disse Jace quando Yara scese le strette scale.
- cosa dobbiamo fare, Jace? - gli chiese Noall. Odiava stare fermo mentre tutti si davano da fare sul ponte.
- non lasciate che io interrompi l'incantesimo o che svenga - disse Jace stringendo forte il timone.
- ma... -
- mi servite qui, Reyla, al mio fianco - la fermò Jace - se così non fosse vi lascerei aiutare gli altri, ma non posso farcela da solo -
- certo, Jace - Noall posò una mano sulla spalla dell'amico.
Si stavano avvicinando sempre di più al gorgo, che ora era davvero di dimensioni colossali.
- se sopravviviamo a questo Chaos, cosa fareste? -
Chiese Jace - coda potremmo fare noi tre insieme? -
- noi tre? - chiese Reyla - perché dovremmo fare qualcosa tutti insieme? -
- perché io mi fido ciecamente di entrambi e scoprirete anche voi che potete fidarvi uno dell'altra - spiegò Jace - era un po' che pensavo e dovremmo continuare a combattere insieme, ma con un obiettivo. Cosa desiderate fare veramente? -
Noall ci pensò con l'immagine della catastrofe imminente negli occhi.
- vorrei superare ogni confine - disse Reyla con lo sguardo perso nel gorgo - vorrei che nessuno potesse dirmi cosa fare o non fare. Darei il mio stesso cuore per questo, la libertà -
Noall rimase stupefatto, piacevolmente stupefatto - io... Io vorrei non dover più sottostare a un percorso che altri hanno scritto per me - disse serio - brucerei la mia anima per superare il destino -
Jace non disse nulla per diversi istanti, fino a quando, illuminato da una strana luce negli occhi, sorrise - allora io, qui, siglo un patto con voi. Se mi seguirete un giorno vedrete i vostri desideri avverarsi, io farò in modo che accada -

La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un RegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora