Capitolo 20 Noall: Prede e Cacciatori

0 0 0
                                    

Il peso di Miura sulle sue spalle era come un blocco d'acciaio. Per quanto fosse minuta e leggera Noall, dopo il combattimento con il Demone, era quasi senza forze. Correva lungo il pendio della montagna seguito da Lion. Ogni tanto si guardava alle spalle, ma il Demone non era in vista. Non per quello rallentava, percorrendo il sentiero accidentato che lo portava a volte sulla cresta e altre invece più in giù, sul versante opposto a quello da cui erano arrivati. Corsero fino a quando Noall non sentì le gambe pesanti e la testa girare.
Allora si fermò ansimante al riparo di un gruppo di grandi rocce.
Con cura adagiò Miura sull'erba bassa e ispida, mettendole sotto la testa la sua bisaccia ormai inutilizzabile. La ragazza era svenuta e l'unico indizio che ancora respirava erano gli occhi che si muovevano frenetici sotto le palpebre serrate. Lion accorse e si inginocchiò. Posò una mano sulla fronte della ragazza - le sta venendo la febbre - disse a denti stretti - se non curiamo la ferita morirà, Noall -
Noall incrociò il suo sguardo disperato - lo so, lo so - rispose asciugandosi il sudore dalla fronte. Ma non era sudore, piuttosto sangue - ma adesso non dobbiamo farci trovare dal quel mostro oppure morirà di certo -
Lion trasalì - pensi che ci stia cercando? Ovvio che ci sta cercando - si prese la testa tra le mani - ci vuole morti, quella cosa. Non è normale, quello non è un Demone normale... -
- basta! - sbottò Noall - non le serve a nulla se perdi il controllo, Lion! -
Lui si fermò e lo guardò con una luce spiritata negli occhi - io... Lo so ma... Noall, è Miura lei... -
Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Noall sospirò - la salveremo, Lion -
Lui annuì e passò le mani nei capelli della ragazza, con un gesto così pieno di affetto da far quasi commuovere anche Noall - cosa facciamo, allora? -
Noall si sedette con la schiena appoggiata a un masso. Il vento gli scompigliava i capelli e lo faceva rabbrividire.
Nonostante le sue parole sicure non era affatto in grado di escogitare chissà quale geniale piano in quel momento.
Guardò l'orizzonte, verso sud. Il sole stava calando lentamente e illuminava la grande pianura che si stendeva fino al mare, non ancora visibile neanche da lassù. Per raggiungerlo dovevano continuare sì verso sud, ma anche verso ovest e in mezzo erano obbligati ad attraversare il fiume argentato che si snodava nelle praterie. Normalmente non sarebbe stato un problema ma con Miura in quello stato e il Demone sulle loro tracce...
- non possiamo permetterci di camminare allo scoperto - disse indicando i prati sotto di loro.
- certo che no - Lion indicò a sua volta i boschetti che crescevano qua e là nel verde - possiamo usare gli alberi per nasconderci -
Noall osservò con piacere che anche lui si era fatto un'idea di quello che li aspettava - dovremmo essere veloci, se quel mostro sa veramente volare... -
- a meno che quelle ali non siano solo per dare scena... -
Si scambiarono un'occhiata - dobbiamo fare attenzione - sentenziò Noall - non possiamo affrontarlo -
- ma allora perché non torniamo indietro? - propose Lion - con un po' di fortuna potremmo raggiungere una casa sicura dei Cacciatori -
Noall prese un bastoncino a disegnò una mappa molto approssimativa sul terreno tra lui e Lion - noi siamo qui - posò tre pietre su un mucchietto di terra che rappresentava la montagna - e la rete di case sicure dei Cacciatori arriva solo fin qui - indicò un altro punto, molto lontano da loro.
- quindi è più vicino il mare - Lion tracciò una linea dritta verso la costa, una striscia indefinita.
- e se il Demone è fatto di fuoco, come sembra... - Noall colpì il terreno con forza.
- potremmo ucciderlo o scappare in mare, dove non dovrebbe poterci raggiungere neanche in volo - terminò Lion.
Noall annuì. Era una scommessa con il destino, ma era l'unica che potevano permettersi di fare.
- cosa stiamo aspettando allora? - chiese Lion con una luce crudele negli occhi.
Noall indicò Miura e tutto il brio del ragazzo si sciolse nella preoccupazione.
Noall prese la bisaccia e tagliò tante strisce sottili di cuoio. Lion ruppe il suo zaino e recuperò le stecche di legno che lo componevano.
Con un coltello tagliarono la maglia di Miura e avvolsero tutto il suo petto con le strisce e le stecche per tenerla ferma e impedire che si facesse ancora più male.
Lion controllò più e più volte che il bendaggio tenesse prima di essere soddisfatto e farsi da parte.
Noall prese la ragazza in braccio. Ora che non doveva correre e che aveva ripreso fiato riusciva a tenerla con facilità - andiamo, prima che quel mostro si riprenda dobbiamo raggiungere gli albero oppure... -
- oppure ci ucciderà, sì - Lion fece strada con un gesto.
Iniziarono la discesa, seguendo la cresta, lungo il sentiero che anticamente doveva portare alla fortezza in rovina, forse un vecchio avamposto del regno. Mentre camminavano incontrarono diversi mucchi di macerie a indicare le tipiche torri di vedetta di una fortezza. Alcune erano ancora in parte in piedi e il sentiero passava attraverso gli archi alla loro base, ma Noall e Lion preferirono aggirarle. Nonostante fossero distrutte e poco stabili Noall non poté che ammirare quei simboli, antichi baluardi di tempi gloriosi, di eroi e leggende, quando l'impero era ancora piccolo e spaventato dalla potenza dei guerrieri del Regno Antico. Aveva sentito leggende di ordini di cavalieri impavidi che si opponevano a demoni e a invasori, senza paura e spinti solo dal nobile sentimento di voler proteggere la propria gente. Eroi ormai quasi dimenticato e valori che non potevano più essere seguiti.
Mentre scendevano sempre più a valle si immaginò come doveva essere una volta quel luogo. Immaginò di star camminando su una strada lastricata, illuminata da torce racchiuse in bracieri. Da lassù si poteva godere della vista delle altre torri, che scendevano fino a valle in una curva seguendo la montagna, e della città che sorgeva ai piedi della montagna, anch'essa illuminata da bagliori arancioni come il crepuscolo.
Ma quella visione spariva velocemente nella realtà. Un sentiero polveroso in mezzo a fredde e austere rovine, buio. La città sostituita da un piccolo villaggio che da lassù no era altro che un ammasso di case, poco illuminate e costruite sulle rovine.
- è uno spettacolo pietoso - disse Lion all'improvviso.
- mmh, cosa? - chiese Noall preso alla sprovvista.
Lion indicò alle loro spalle - ho capito dove siamo. La fortezza del Santo Patrono di Ghul - poi indicò davanti - e quella è la città di Ghul - poi sospirò - o almeno lo era, per questo dico che è pietoso -
Noall non poteva che essere d'accordo - l'impero ha promesso tanto ma portato poco nella sua conquista -
- distruzione e terrore, ecco cosa ha portato l'Imperatore - ringhiò Lion.
- tu credi che sia ancora lo stesso della Grande Guerra? Sono passati tanti anni ormai, secoli - era una domanda che Noall si era fatto più volte.
- per la precisione cinque secoli e sì, è sempre lo stesso, Noall - rispose Lion con gli occhi bassi e il volto indistinguibile nel buio della notte.
- ma è umano, come può vivere così a lungo? -
- di certo l'imperatore è molte cose, Noall, ma umano? No, non è umano, non nel modo che intendiamo noi - Lion sembrava quasi a disagio.
- non insegnano queste cose - disse Noall con un po' di disappunto - perché nessuno parla mai dell'impero? O della guerra? Sono stanco di tutti questi segreti -
Lion si fermò - riposiamoci, e forse potrò rispondere a qualche domanda -
Per quanto fosse riuscito a distrarsi adagiare Miura a terra gli diede una sensazione di liberazione piacevole.
Si sedette di fianco a Lion non appena constatò che Miura non stava peggiorando - allora? -
Lion si agitò a disagio - cosa vuoi sapere? -
Noall non aveva idea da dove cominciare - dimmi quello che sai sull'imperatore -
Lion annuì - purtroppo non so molto, come tutti d'altronde. So che è lo stesso che cinquecento anni fa ha sconfitto il Regno Antico nella più grande guerra mai vista. So che in qualche modo è immortale. So che non esiste guerriero in grado di affrontarlo e probabilmente mai esisterà -
Noall sogghignò - vorrei trovarmelo davanti, così potrei colpirlo e vedresti che qualcuno è in grado di metterlo al suo posto -
Lion si mise a ridere - ammiro la tua autostima, Noall, ma se lo incontrassi in questo momento non avresti neanche il tempo di pensare di colpirlo che saresti già morto -
- questo è da vedere -
- no, Noall, non capisci - disse Lion ora serio - sono poche le persone che lo hanno affrontato in un duello e solo tre sono tornate vive. Anzi, solo tre hanno avuto il coraggio e la forza di affrontarlo a viso aperto. Gli altri sono morti in ginocchio o scappando -
Noall non poteva crederci. Per quanto un guerriero potesse essere potente non riusciva a immaginare un essere talmente spaventoso.
- ti ricordi la sensazione che hai provato affrontando il Demone, la paura, quel blocco che ti impediva di muoverti liberamente? -
Noall annuì. Aveva sentito qualcosa di simile, come se le sue stesse ossa si fossero congelate davanti alle fiamme del Demone.
Lion allargò le braccia come per una vittoria - quella, amico mio, è l'aura. L'aura di quel Demone ha sopraffatto la tua e così ti sei sentito inferiore, stanco e lento -
- può darsi... - Noall capiva, ma rimaneva comunque molto scettico. Non gli era mai successo prima, neanche con sua madre, che di paura n'è incuteva parecchia.
- prova ora a immaginare quella sensazione moltiplicata cento, forse mille volte - Lion sembrava spaventato solo al pensiero - è solo questione di volontà, l'aura è solo quello, ma riusciresti anche solo ad alzarti in piedi? -
Noall ci pensò seriamente. Forse aveva ragione Lion. Se davvero l'aura dell'imperatore era così potente allora era impossibile combatterlo - ma allora perché nessuno riesce a superarlo, se è solo questione di volontà? Io volevo sconfiggere il Demone, ma non è bastato -
- è proprio qui che il reale si fonde con il magico, Noall - rispose Lion - non so spiegarlo come farebbe Miura ma posso dirti che l'aura è quasi come il ki, può essere sviluppata e usata come arma, ma solo da pochi. E l'imperatore ha fatto di tutto per impedire a queste speciali persone di vivere o anche solo di nascere -
- ma allora nessuno si è mai opposto all'imperatore? -
- oh, no, Noall - Lion attese un momento come per far salire la suspense - sei un pessimo pubblico sai? - disse infine non vedendo nessuna sua reazione - in tre hanno affrontato l'imperatore nella storia, riuscendo a tenergli testa -
Noall si agitò sul masso dove era scomodamente seduto - chi? -
- probabilmente hai già sentito parlare di loro - Lion alzò un dito - il primo è Fallas il Profeta, colui che ha creato le profezie che ancora oggi la Chiesa del Grande Sole segue come codice religioso - alzò un altro dito - l'altro e Marlo il Possente, da quanto si dice è ancora vivo e l'ultima è... - Lion attese qualche istante - a dire il vero non ho idea di come si chiami, ma era un'elfa, nell'ultima grande battaglia tra Impero e Regno -
Noall alzò un sopracciglio - tutto qui? -
- tutto qui, sì - Lion fece spallucce - non so cosa ti fossi aspettato -
Non lo sapeva neanche Noall ma forse avrebbe voluto sapere qualcosa di più, sull'impero, o sull'imperatore.
Ma non chiese altro, lasciò che Lion si addormentasse di fianco a Miura e rimase a rimuginare su quello che aveva appena appreso.
La mattina dopo non aveva carpito molte informazioni in più di quelle che gli aveva detto il compagno. L'impero aveva attaccato cinquecento anni prima il regno, distruggendo ogni più piccola città sul suo cammino e aveva istituito un regime dal pugno di ferro per tenere sotto controllo il territorio. L'imperatore era, ovviamente, un guerriero e condottiero micidiale, senza nessun rivale se non tre guerrieri che comunque non erano riusciti a sconfiggerlo o fermarlo, ma solo ad affrontarlo.
Non era confortante.
Il giorno passò in fretta. Noall portava Miura in braccio, senza che questa desse segni di miglioramento, anzi, la febbre saliva sempre più. Camminavano veloci, percorrendo le praterie senza ripari più in fretta possibile, per poi rallentare e riposarsi all'ombra di rovine o boschetti, che aumentavano sempre di più Man mano che scendevano verso valle. Del Demone ancora nessuna traccia ma Noall sentiva il presentimento che era solo questione di tempo prima che li iniziasse a seguire. Un mostro come quello aveva un solo scopo nella sua esistenza, uccidere gli umani, e loro gli avevano dato un gran motivo per ucciderli.
- fermiamoci qui - disse Lion con il fiato spezzato dopo l'ennesima, e questa volta veramente lunga, corsa.
Noall si guardò attorno. Erano all'ombra di un bosco di querce che affondavano le loro radici nelle rovine della vecchia città di Ghul, ormai ridotta a un mucchio di sassi e muschio - non possiamo rimanere fermi per molto, se il Demone sa volare arriverà qui in un battito d'ali -
Lion annuì - hai sicuramente ragione, ma lei non può sostenere questo ritmo -
Noall abbassò lo sguardo su Miura, che era sempre più pallida e sudava in modo incontrollato. Dietro le palpebre serrate gli occhi si muovevano frenetici, come alla ricerca di qualcosa che non riuscivano a trovare.
Noall la appoggiò delicatamente a terra e la lasciò alle amorevoli cure di Lion.
Si allontanò da loro, per lasciare un po' di intimità a quel poveretto di Lion, oppure solo per rimanere isolato da tutto per qualche minuto. Aveva smesso di prendere le sue erbe da pochi giorni, ma già sentiva le conseguenze. Emozioni fortissime e contrastanti, tante volte provate contemporaneamente, che lo mandavano in confusione. Un momento provava una rabbia bruciante, mentre quello dopo era calmo come uno specchio d'acqua. Forse Miura aveva ragione ed era proprio colpa di quelle medicine, ma in quel momento Noall avrebbe dato qualsiasi cosa per riaverle. Senza non riusciva a pensare a un modo per sfuggire quella situazione assurda.
- ehy... - Lion arrivò alle sue spalle - non so cosa abbia Miura, ma sembra che le faccia bene riposare -
- ottimo - Noall sospirò - non so cosa fare, Lion -
Lui si sedette lentamente sulla sporgenza di quella che una volta doveva essere stata u a terrazza - neanch'io, ma non possiamo arrenderci -
Noall indicò davanti a sé, oltre la città distrutta, oltre a villaggio che sorgeva al centro delle rovine - il mare è laggiù, Lion, non... Non lo raggiungeremo mai se il Demone sa volare -
Lion rimase in silenzio per un po' - è lontano - disse infine - ma dobbiamo farcela -
Noall mise le mani sui fianchi. Tutta la debolezza che non sentiva da mesi, forse anni, gli stava cadendo addosso tutta d'un colpo - e... E quel villaggio? Sai che lo distruggerà -
- come farà con ogni altro che incontrerà sul suo cammino - Lion aveva uno sguardo duro che Noall non gli aveva mai visto fare - l'abbiamo fatto arrabbiare e dobbiamo convivere con le conseguenze. Non possiamo salvare nessuno se non noi stessi nelle condizioni in cui siamo -
- è sbagliato - Noall inorridiva al pensiero di tutte quelle persone uccise, forse per colpa loro.
- lo è - Lion strinse le labbra in una linea sottile - ma è inevitabile -
Noall si sedette al suo fianco - perché non... Perché? - non riusciva a formulare la frase, aveva troppe domande nella testa. Certo, poteva dare la colpa alla mancanza delle pastiglie, ma sapeva in fondo che non era solo quello.
Ma dallo sguardo di Lion capì che aveva afferrato il concetto.
Lion gli posò una mano sulla spalla - sai, ha ragione Miura, quando non prendi quelle cose torni ad essere il Noall di una volta -
Noall sbuffò.
- è bello vedere che ti preoccupi per qualcuno che non sia te stesso -
Noall rimase colpito da quelle parole, per il fondo di verità che celavano - io invece rimpiango di non averle, ora riuscirei a pensare in modo lucido e... -
- e escogitetesti un piano perfetto per salvarci, senza preoccuparti delle vite che metteresti a repentaglio - concluse Lion per lui - ora invece sappiamo entrambi che dobbiamo sacrificare le vite di quel villaggio e chissà quanti altri, ma almeno ti importa - gli puntò un dito sul cuore - ti importa, e questo è tutto ciò che conta -
Noall lo guardò per qualche istante, sentendo un improvviso peso sul cuore - allora è inutile rimandare, andiamo -
Lion si alzò spazzolando la polvere dai pantaloni ancora insanguinati dalla battaglia - andiamo -
Tornarono da Miura, ma questa volta fu Lion a prenderla in braccio, sostenendo che se avessero dovuto combattere lui non sarebbe stato tanto utile neanche con le mani libere.
Noall lo lasciò fare e si diresse attraverso le rovine, verso ovest.
Attraversarono i vecchi edifici, tanti dei quali dovevano essere stati magnifici, maestosi, di marmo e pietra, ma che ora invece erano solo scheletri vuoti di una grandezza sfumata con l'impero.
Era quasi inquietante camminare in mezzo alle strade divelte dalle radici degli alberi, osservati dai vani vuoti e bui delle finestre crollate, che sembravano giudicare Noall per quello che stava per fare.
Aggirarono il villaggio, rimanendo lontani per non farsi vedere, nascondendosi nelle ombre del bosco. Noall rimpiangeva di aver mandato via i cavalli, ora sarebbero stati molto utili nello scappare.
Scese la sera e le ombre si allungarono fino a coprire ogni cosa.
Si fermarono in mezzo a una casa col tetto crollato, dove il muschio creava un tappeto soffice si cui riposare.
Lion accese un fuoco con i rametti secchi e Noall cambiò la fasciatura a Miura, ritagliando pezzi di tessuto dalla maglia di Lion e mettendoli in una icvola pentola piena d'acqua bollente per pulirli.
La ferita sulla testa della ragazza era di un brutto colore violaceo e i lividi sull'addome non accennavano a diminuire. Anzi, stavano sempre più allargandosi.
- dobbiamo trovare un medico e in fretta - disse Lion con uno sguardo preoccupato.
Noall annuì ma sapeva che era molto improbabile trovare un medico in mezzo al nulla o in un villaggio misero come quello o altri che avrebbero potuto incontrare sul cammino.
- domani è un altro giorno, riposiamo e decideremo il da farsi - Lion si appoggiò con la schiena alle rocce.
Noall raccolse le ginocchia al petto e ci appoggiò il mento - dovresti dormire, faccio io il primo turno di guardia - disse.
Lion scosse la testa, con gli occhi socchiusi - non c'è bisogno di fare la guardia, per ora, dormi... -
Le ultima parole di Lion si spensero in un boato e u a luce accecante.
Noall scattò in piedi e si lanciò verso la finestra da cui entrava la luce. Attraverso le fronde degli alberi vide la fonte del rumore. Il villaggio stava bruciando. Fiammate alte tre volte gli edifici invadevano ogni cosa, grida di aiuto e di dolore raggiungevano le sue orecchie e, soprattutto, in alto, nel cielo, a oscurare la luna con la sua ombra, un enorme, orripilante creatura volava in cerchio, sputando fiamme come un drago.
Noall diede un calcio al falò che avevano acceso e schiacciò le braci con lo stivale, aiutato da Lion, che aveva il suo stesso terrore negli occhi. Presero Miura e la nascosero sotto a due massi appoggiati uno all'altro e si accovacciarono al suo fianco, rimanendo in assoluto silenzio.
Perché quello non era un drago.
La caccia del Demone era appena iniziata.

La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un RegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora