Capitolo 38 - Reyla: il giorno in cui tutto cambiò

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Reyla era sdraiata in mezzo a bassi cespugli spinosi che crescevano sul ciglio pietroso di una corta scarpata. Alle sue spalle il bosco invitante, di fianco a lei Noall e di fronte una lunga strada, la via che portava all'altopiano dove si sarebbe svolta la guerra. Ma non era la strada ad interessarla. Era la colonna infinita di soldati in armatura nera che marciava imperterrita ad attirare tutta la sua attenzione e quella di Noall. Erano così tanti che il terreno tremava sotto i loro passi e producevano il rumore di un temporale estivo.
Sembravano, tutti insieme, una forza della natura, inarrestabili e terribili, ma anche affascinanti in qualche strano e contorto modo.
Era un po' che li osservavano, lei e Noall. Avevano lasciato il sentiero che stavano percorrendo per trovare da mangiare quando diversi animali li avevamo superati, in fuga da qualcosa.
Ora però Reyla avrebbe voluto non vedere nulla di tutto quello.
- torniamo indietro - sussurrò Noall attirando la sua attenzione.
Reyla strisciò indietro, fino a trovarsi all'ombra degli alberi.
Nonostante il rumore avrebbe coperto ogni loro parola nessuno dei due fiatò fino a quando non ebbero messo qualche centinaio di metri di distanza dall'esercito.
- assurdo - disse Noall scuotendo il capo.
- spaventoso piuttosto -
- chissà cosa diranno gli altri - Noall la precedeva lungo lo stretto sentiero che portava alla vecchia baita abbandonata dove avevano preso temporaneamente dimora.
- non credo sarà un bella notizia - Reyla ripensò ai primi giorni di viaggio, quando erano tutti estasiati da quello che stavano per fare. Avevano un buon vantaggio sul tempo e sarebbero riusciti a fermare la guerra.
Poi Jace aveva iniziato ad accusare dolore alle ferite che aveva subito in prigione. Fino a quel momento, come aveva detto lui stesso, non aveva sentito nulla tranne un fastidioso prurito, ma sforzando i muscoli in modo prolungato le ferite si erano riaperte.
E adesso riposavano da un paio di giorni nella baita, trovata fortuitamente da Lion. Jace sembrava impaziente di ripartire ma non potevano lasciare che la fretta lo mettesse in pericolo.
Reyla si sentiva anche responsabile, almeno in parte. Dopotutto Jace si era fatto imprigionare per salvare lei, e nonostante il suo piano l'avesse previsto fin da subito, era sta una pazzia. Gli era grata, ma non sapeva se lui ne fosse a conoscenza.
La baita si trovava a poca distanza dalla lunga cresta della montagna che saliva verso le vette più alte, ancora innevate. Era loro intenzione passare attraverso le montagne senza seguire la strada, per riuscire a guadagnare tempo.
Noall, mentre apriva la porta, sussurrò - non dire nulla a Jace ma dobbiamo ripartire presto -
Purtroppo Jace aveva sentito tutto - vedete, dobbiamo ripartire - esclamò rivolto a Lion e Miura, che stavano cercando di tenerlo seduto - non abbiamo tempo da perdere -
- tu devi riposare - Lion lo sospinse a sedersi. Jace sbuffò ma non discusse ancora. L'avevano preso in simpatia, o almeno lo trattavano meglio di come trattavano lei.
- avete trovato qualcosa da mangiare? - chiese Miura, che stava seduta per terra in un angolo polveroso. L'unica sedia era occupata da Jace.
- non da mangiare purtroppo - disse Noall lanciando uno sguardo a Reyla - ma abbiamo trovato l'esercito dell'impero -
Lion sospirò - quanti sono? - chiese.
- troppi - rispose Reyla - e sono più avanti di noi -
- se vogliamo che il piano funzioni dobbiamo arrivare per primi - disse Jace - motivo in più per ripartire. Io sto bene -
Reyla stava per rispondergli che non era vero, ma Noall la precedette - hai ragione, partiremo proprio oggi -
Jace esultò.
- ma... -
- Lion, non possiamo perdere altro tempo - spiegò Noall - o non li raggiungeremo più -
Lion chiuse la bocca.
- vado a preparare le nostre cose - disse Miura andando nell'unica altre stanza della baita, mezza crollata, dove avevano ammucchiato gli zaini.
Anche se contrariata Reyla non disse nulla. Noall aveva ragione.
Partirono dopo aver cambiato, e non fu facile, il bendaggio sulla schiena e sulle braccia di Jace, che si lamentò di quanto stesero esagerando ogni cosa.
Seguirono lo stretto sentiero che serpeggiava in mezzo ai pini alti più di venti metri. Era un percorso vecchio e irregolare, che non favoriva certo una camminata tranquilla. Saliva e scendeva lungo entrambi i versanti della montagna, a volte arrivando a fare deviazioni così lunghe che, dopo qualche ora, si trovarono a pochi metri di distanza dalla strada, senza la possibilità di allontanarsi per via della parete alla loro sinistra, tropo scoscesa.
Così iniziarono a viaggiare con più cautela, abbassando la testa sotto ai cespugli e nascondendosi albero per albero. Questo li rallentò parecchio, ma era un sacrificio necessario.
Arrivata la notte si accamparono senza accendere il fuoco. Erano appena a un centinaio di metri di distanza dalla strada e nonostante non so riuscisse neanche a sentire o vedere la colonna, non volevano rischiare di farsi scoprire con il fumo.
Non fu una notte semplice, cambiarono più volte il turno di guardia.
Quando toccò a Reyla rimase da sola nel buio. Non si trovava a proprio agio senza poter vedere nulla, neanche a pochi palmo dal proprio naso. Si  accoccolò vicino a un tronco e rimase ferma in silenzio fino alle prime luci dell'alba, quando gli altri si svegliarono.
Purtroppo durante la mattina riuscirono a fare una scoperta che atterrò il buon umore per aver guadagnato terreno il giorno prima.
La colonna di soldati non si era fermata per dormire. Aveva continuato tutta la notte, rendendo inutili gli sforzi del gruppetto, che adesso si ritrovava punto a capo.
Questa volta riuscirono a portarsi più in alto, fino a raggiungere nuovamente la cresta, per camminare più svelti. Noall chiudeva la fila e Miura la apriva, come al solito. Lei era appena dietro a Jace e Lion.
Più salivano e più la vegetazione andava diradandosi, fino a quando gli alberi non sparirono del tutto e furono sostituiti da terreno brullo e rocce coperte di licheni.
Noall indicò verso il basso - eccoli là -
Reyla seguì la punta del dito e in lontananza scorse, tra le montagne, una lunga striscia nera, brulicante, come se fosse una colonna di formiche laboriose. Purtroppo non lo erano.
Si poteva anche vedere la testa della marcia, ormai così lontana da sembrare irraggiungibile.
- proseguono per la strada, ci da vantaggio - disse Noall - dovranno salire e scendere, per non parlare di tutte le deviazioni per evitare i monti più alti -
Jace, che aveva assunto uno sguardo scuro quando aveva visto l'esercito, si rallegrò un po'. Reyla non fece notare a nessuno come invece, molto probabilmente, la situazione non fosse rosea come l'aveva descritta Noall.
Si fermarono dopo poco. Jace non ce la faceva più e, sinceramente, anche Reyla accusava i sintomi della stanchezza.
So fermarono al riparo di un anello di rocce. Se Reyla pensava a cosa ci fosse in gioco ormai con quella missione le veniva la pelle d'oca.
Era iniziato tutto semplicemente per fermare la guerra, per assicurare un futuro migliore a lei e alla sua gente. La sua missione per uccidere la principessa, poi il viaggio con Jace e adesso anche con Noall. Ma ora il piano di Jace era l'unico modo per assicurare un futuro agli elfi. Non un futuro migliore, proprio un futuro che non consistesse nella morte certa.
- a cosa stai pensando? - le chiese Jace sedendosi accanto a lei. Noall, Lion e Miura parlottavano un po' in disparte.
- a come siamo arrivati a questo punto - disse Reyla mangiucchiando distrattamente un po' di pane secco.
- me lo chiedo anch'io sai, a volte - disse Jace accendendo una piccola fiammella azzurrina che fece ballare sul palmo - ero solo un contadino, fino a qualche mese fa -
- più di metà anno -
- giusto. E adesso invece contate tutti sul mio piano, che è tutt'altro che infallibile -
Reyla sospirò - sei tu che ci hai dato speranza, raccogli ciò che semini -
Jace avevo uno sguardo penetrante - così non mi aiuti -
- lo so, ma è divertente vederti in difficoltà - Reyla gli fece una smorfia per prenderlo in giro.
- ma... Non importa - Jace rise, anche se solo per un momento - e adesso cosa succederà? -
- proprio non lo so -
- dobbiamo andare, non possiamo fermarci a lungo e questa notte dovremmo continuare - Noall si alzò in piedi - se vogliamo farcela dovremmo fare uno sforzo in più - lo disse guardando Jace, che annuì e si alzò.
Reyla colse lo sforzo che fece per dare anche solo quel movimento.
Prima di partire, mentre gli passava accanto,  sfiorò leggermente la sua spalla per rassicurarlo.
Lui non disse nulla e si limitò a seguirla.
Per il resto del giorno Reyla rimase a riflettere su quel gesto che le era venuto così spontaneo e sulla relazione piatta di Jace, fino a quando, al tramonto, si accorse che non sapeva neanche perché le importasse tanto.
E con la notte giunse anche una buona notizia. Si poteva vedere la lunga colonna di soldati, con le torce tremolanti che la illuminavano, e sbraca che avessero rallentato.
Ma poi la persero di nuovo di vista quando entrarono in un nuovo bosco di pini, più alti di quelli che crescevano a valle e che per qualche motivo riuscivano a crescere lassù.
Trascorsero tre giorni di marcia senza fine. Le poche pause non erano abbastanza lunghe per riposarsi davvero,a d'altro canto era necessario. Piano piano le chiacchiere si trasformarono in sporadiche conversazioni e poi ancora in silenzio. Parlare faceva solo entrare l'aria gelida nel corpo, e proprio non c'è n'era bisogno.
Ma poi, il pomeriggio del terzo giorno, Jace li fermò - dobbiamo dividerci - disse con la voce roca dalla fatica - è troppo tempo che non controlliamo l'esercito -
Reyla si trovò d'accordo.
- Noall, Reyla, potreste andare voi? - chiese Jace.
Ovviamente entrambi annuirono e Miura e Lion si limitarono a un saluto con il capo. Nessuno aveva intenzione di perdersi in inutili chiacchiere o discussioni.
Reyla seguì Noall, lanciando un'ultima occhiata al volto contrito di Jace, che li guardò sparire nel bosco fino a quando gli alberi chiusero la visuale.
- scendiamo in verticale - disse Noall indicando una parete verticale alla loro destra - è la via più veloce, non voglio metterci tropo tempo -
Reyla guardò giù e deglutì - va bene, scendiamo fino a quando si può, poi la costeggiamo e raggiungiamo quella collina laggiù - disse Reyla indicando un più dolce versante - da lì potremo raggiungere la strada senza difficoltà -
Noall annuì e la precedette. All'inizio non era altro che una scarpata particolarmente ripida, e la scesero scivolando in modo controllato sulla ghiaia sottile, ma poi, quando le pietre smosse iniziarono a cadere nel vuoto oltre il ciglio del burrone, iniziò l'incubo di Reyla.
Da lì in poi la parete si faceva verticale e scendeva a strapiombo per più di cento metri. Reyla seguiva i movimenti di Noall, che saltava da un appiglio all'altro agile come uno stambecco, nonostante la mole considerevole. Lei invece sembrava un impacciato orso. Tremava così tanto che aveva paura di non riuscire più a tenersi salda alle piccole crepe e sporgenze che usava per scendere.
Poi arrivarono su un cornicione roccioso spesso appena un piede, che li costrinse a strisciare lungo la parte. Da lì non si poteva più scendere r, come aveva previsto Reyla, dovettero cercare di raggiungere l'altro versante.
Fu più spaventoso che mai. Ogni passo causava una caduta di ghiaia oltre il bordo e Reyla aveva la sensazione di cadere ogni pochi secondi, fino a quando Noall si fermò.
Reyla non poteva vedere perche.
- dobbiamo saltare - disse lui con un filo di voce - mancano pochi metri alla fine, ma non c'è più nessuno appiglio -
Reyla sprofondò nel terrore. Sarebbe rimasta lì per sempre, questo era certo - sei... Sicuro che non ci sia un'altra strada? - chiese quasi balbettando, con il fiato corto e gli occhi spalancati. Iniziò a sudare freddo.
Noall si schiarì la voce - no, ma se vuoi posso aiutarti io a saltare. Jace mi ha detto della tua... Paura -
Reyla rimase un attimo basita, ma poi, ricordandosi che avrebbe dovuto uccidere Jace ma che allo stesso tempo doveva ringraziarlo.
- si grazie - disse nella completa vergogna.
- al tuo tre, allora - disse Noall.
Reyla divaricò le gambe, si preparò a saltare - uno... -
Si sentì sollevare da terra e poi solo il vuoto. Durò qualche istante di panico, poi tutto terminò. Reyla aprì gli occhi che aveva chiuso involontariamente. Noall l'aveva presa in spalla e aveva saltato al posto suo.
Aveva le spalle così grosse che quasi era comodo, lassù. Poteva anche benissimo sedersi e probabilmente Noall non l'avrebbe neanche sentita.
Dopo un momento Noall la lasciò scendere a terra con delicatezza. Forse era più imbarazzato lui di lei.
- grazie? - suonò più come una domanda.
Noall farfugliò qualcosa in risposta che Reyla non comprese.
- non n'è parleremo con nessuno, mai - disse lei iniziando a camminare velocemente.
- assolutamente - rispose Noall seguendola - solo che trovo assurdo che tu soffra di vertigini -
Reyla alzò gli occhi al cielo. Sì, Jace doveva pagare per quello - lo so, e ti assicuro che non è affatto piacevole -
- posso capire, dopotutto voi elfi volate sui draghi da quando siete bambini e... -
- basta così, Noall - lo fermò Reyla. Era stato imbarazzante non riuscire a volare come tutti gli altri quando era venuto il momento. Non c'era bisogno che anche quello stupido cacciatore le ricordasse i suoi fallimenti.
Noall alzò le mani in segno di resa.
Ormai erano quasi giunti a destinazione, ma qualcosa non tornava. La strada, quando l'aveva appena scorta tra gli alberi dalla cima della montagna, doveva distare ancora almeno qualche chilometro, ma dopo pochi minuti già si sentivano delle voci e lo sferragliare di armature.
Fu Noall a chiarire quella sensazione di pericolo che Reyla aveva iniziato ad avvertire.
Si fermò di colpo davanti a un alto albero, con gli occhi spalancati - arrivano dall'alto... - sussurrò.
Reyla non capì subito. Ma dopo un momento tutto le fu chiaro.
La strada era in basso, a valle. Quei soldati arrivavano dall'alto, dalla cima. E in cima c'erano i loro compagni, compreso Jace.
Fece l'unica cosa possibile. Boccheggiò come un pesce fuor d'acqua senza saper cosa dire, cercando le parole giuste.
Ma il suoi corpo fu più veloce di lei. Sfoderò le spade che le aveva fatto Jace e si lanciò in corsa, infondendo il Lyn nelle gambe.
Noall ci mise un attimo di più, ma poi sentì i suoi passi dietro di lei.
Non fecero molta strada prima di incontrare un gruppetto di soldati. Li presero alla sprovvista e prima che potessero organizzarsi Reyla ne aveva già abbattuti due. Noall finì l'opera alzando di peso l'ultimo rimasto e lanciandolo lontano, come se non pesasse nulla. Le urla del malcapitato si fermarono quando colpì una roccia. L'uomo stramazzò a terra.
Ma purtroppo non era finita lì. Continuando a salire gli uomini aumentavano sempre di più, fino a quando diventò una vera e propria battaglia per raggiungere la vetta. Anche se in inferiorità Reyla e Noall avevano dalla propria parte la libertà di movimento che invece si soldati mancava.
Combatterono fianco a fianco, lei e Noall, come se fosse la cosa più naturale al mondo. A Reyla non importava più che lui fosse un cacciatore e da come si intendevano a vicenda doveva essere reciproco. Noall andava all'attacco per primo, confondendo i nemici con la sua forza travolgente e Reyla attaccava un momento dopo, finendo velocemente di uccidere chiunque si trovasse a portata di lama. Non mancarono le volte in cui usò la schiena di Noall come trampolino e Noall stesso più volte si abbassò per farla saltare dalle sue spalle. In questo modo raggiunsero la cima della montagna, che era ancora ricoperta di alberi.
Lì Reyla e Noall si fermarono per fronteggiare un folto gruppo di soldati, che li accerchiarono. Alcuni avevano lunghe lance, altri spade e altri ancora archi, ma i più pericoloso erano i cinque incappucciati che probabilmente erano maghi.
Reyla si concentrò su di loro. Iniziò un silenzioso scontro. Loro cercavano di sopraffare le sue difese magiche e lei faceva lo stesso. Dopo un po' il primo dei tre uomini urlò tenendosi la testa. Gli altri si distrassero e Reyla ne approfittò per distruggere le loro difese con un unico attacco mentale. I cerchi magici che li difendevano caddero i mille pezzi e Reyla ormai aveva il controllo sul combattimento.
Ora iniziava il vero scontro magico, ma Reyla aveva un piccolo vantaggio, potendo conoscere un attimo prima che gli lanciassero gli incantesimi degli avversari.
Reyla usò il fuoco, un incantesimo semplice ma efficace - Ignis Imperia Furis - una scintilla infuocata le sorse dal palmo della mano e saettò, colpendo al petto uno dei tre maghi. Dopo un attimo questi prese fuoco e dalle urla disumane sorsero ulteriori scintille che si sparsero diffondendo il fuoco sui compagni. Dopo poco non era rimasto più nessuno incolume.
Tra le urla di angoscia dei morenti Reyla scorse, appoggiato a un albero, un corpo accasciato, apparentemente senza vita.
Lo indicò a Noall, che sgranò gli occhi.
Era Lion, con una brutta ferita in testa e gli occhi chiusi. Reyla premette le dita sulla giugulare dell'uomo e, fortunatamente, sentì il lieve battito del suo cuore.
Prima che potesse chiedere a Noall cosa potesse essere successo il bosco esplose in fiamme.
Un'onda infuocata si riversò nella radura, passando accanto a lei e Noall senza colpirli per un soffio.
Dopo alcuni istanti di sgomento Reyla si rese conto di cosa aveva davanti. Due ali da pipistrello gigantesche, un corpo alto cinque metri e corna ricurve sulla testa demoniaca.
Il Demone che aveva combattuto contro Ashes alla prigione. Davanti a lui, e sembrava minuscolo a confronto, Jace teneva Even'hell ben salda in mano. La spada emanava una luce inquietante.
Ma Jace non si stava difendendo solo dal demone. Infatti mentre quest'ultimo attaccava il ragazzo doveva anche schivare i colpi di due figure indistinguibili in mezzo alle fiamme.
Ma quando videro lei e Noall per un momento ogni cosa si fermò, come se il tempo avesse perso significato.
Jace si ergeva di  fronte a tre avversari. Il Demone, Miura e...
- Leris? - chiese Reyla con la voce strizzata.
Gli occhi dell'uomo le di fissarono, gelidi - ciao Reyla -

La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un RegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora