Capitolo 35 - Reyla: Il Trio, Parte 1

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Reyla era rimasta un momento abbagliata dalla volontà con cui Jace aveva pronunciato parole così solenni come quelle. Fare un patto con qualcuno era la forma più sincera di promessa, e si doveva mantenere a tutti i costi.
Ma adesso, davanti alla morte, non era poi così strano cercare conforto nelle parole e nel futuro.
- Jace... - disse Noall quando la nave iniziò ad accelerare di colpo - Jace! -
Erano ormai sul bordo del gorgo, con un rumore assordante che copriva quasi ogni altra cosa e lo sferzare delle goccioline di pioggia negli occhi.
Reyla si tenne stretta alla balaustra mentre facevano gli ultimi metri verso l'abisso che li attendeva.
Chiuse gli occhi quando vide il vuoto. Attese di sentire lo schianto o la caduta, e attese invano. Dopo qualche istante li riaprì. Non stavano cadendo.
Stavano navigando. Solo che non c'era acqua sotto di loro.
Noall, a fianco di Jace, lo sosteneva per un braccio. Quest'ultimo sembrava volersi accasciare sul legno ai suoi piedi.
- avanti Jace, resisti ancora un po'! - gli urlò Noall nell'orecchio e Reyla vide Jace annuire.
Ma quando Noall alzò lo sguardo Reyla capì che era spaventato quanto lei.
Stavano volando sopra al mulinello con l'intera nave e Jace era il fautore dell'incantesimo. Troppo anche per lui.
Come gli altri Reyla corse verso il bordo della nave, per guardare giù. Erano a metà del gorgo, nel punto più alto. Perdevano quota ad ogni metro e Reyla aveva paura che non potessero farcela.
Si tenne stretta ad una fune e guardò il loro destino inesorabile avvicinarsi.
- Reyla! - gridò Noall alle sue spalle - Reyla vieni qui! -
Reyla per un momento pensò di non andare, ma poi ubbidì - cosa c'è?! - disse barcollando spinta dal vento.
- tieni Jace, io ho un'idea - Noall mollò Jace, che ricadde a peso morto su Reyla. Lei lo sostenne come meglio poté.
Con la coda dell'occhio vide Noall raccogliere Even'hell da terra e stava per dirgli di non sfoderarla, ma lui non lo fece.
La lanciò lontano, davanti a loro.
- ma cosa fai! - gli urlò Reyla infuriata.
- ascolta, pronuncia questo incantesimo quando lo dico io! - Noall sembrava sicuro di sé e urlò lo stesso a tutti gli altri membri a bordo. Yara accorse e aiutò Reyla a tenere in piedi Jace, che non mollava il timone.
- uno - contò Noall di fianco a loro - due! - Reyla si preparò, ma si accorse di non sapere quale incantesimo dovesse pronuciare - tre! -
Noall posò una mano sulla spalla di Jace e urlò una parola resa indistinguibile dal rumore del mulinello che quasi li aveva inghiottiti.
Tutto intorno a loro, per un istante, fu avvolto dalla nebbia. Jace svenne e la nave cadde senza più nulla a sostenerla.
Ma fu breve la loro caduta. Con un rombo assordante atterrarono sulla terra sotto di loro, con così tanta violenza che molti furono sbalzati oltre il parapetto della nave, che fermò la sua corsa dopo una lunga scivolata che scavò un solco profondo nel terreno.
Poi la nave si inclinò su un lato, facendo cadere chiunque a terra. Reyla atterrò sulla schiena, senza lasciare Jace, che le finì sopra.
Per un momento rimase sdraiata all'ombra della nave, con una vela che prendeva proprio sopra di lei.
- ma dove siamo? - chiese Yara alzandosi per prima e togliendo Jace da sopra di lei.
Reyla si alzò a sua volta - siamo sulla terra ferma, mi pare - disse facendo scorrere una mano nell'erba bagnata - com'è possibile? -
Si sentì un rumore di legno che si spezzava e Noall emerse da sotto un asse che lo aveva schiacciato - ha funzionato - disse mentre un sorriso gli si apriva sul volto - ha veramente funzionato! -
- che cosa ha funzionato? -
Noall si avvicinò - ho usato l'incantesimo di Jace, come ha fatto lui alla prigione - rispose - ho lanciato e Even'hell e ci siamo trasportati nel suo luogo di atterraggio -
- perfetto - disse Reyla con un conato di vomito. Non era stato un viaggio semplice negli ultimi minuti.
Jace emise un lamento.
Yara subito accorse da lui e gli alzò la testa - Jace, come stai! -
Jace si massaggiò le tempie - ho un po' di male ovunque, ma sto bene -
Reyla tirò un sospiro di sollievo - ma come ti viene in mente di fare fluttuare una nave? -
Jace si mise a ridere e presto la sua risata contagiò anche loro e tutti quelli attorno.
Risero fino a quando la stanchezza non prese il sopravvento. Allora si accamparono di fianco al veliero caduto, al riparo tra due vele tese come una tenda sopra di loro. La pioggia batteva leggera sulla stoffa e il sole aveva già fatto capolino tra le nuvole.
- e ora? - chiese Layra dopo qualche inutile chiacchiera.
- ora andiamo avanti - rispose Jace, che più di tutti si era raggomitolato su sé stesso.
- quello che voleva dire è cosa sarà di noi adesso - spiegò Connor - ci hai salvati, ma non credi tu abbia dimenticato che cosa abbiamo fatto -
Jace scosse la testa - infatti, ma credo che possiate rimediare in qualche modo -
- rimediare... - Connor sussurrò quella parola come se fosse estranea e sé stesso.
- avete molto da farvi perdonare - Reyla fulminò Lannis con lo sguardo.
- ma tutti noi, cosa faremo ora? - chiese Rasia, che come al solito era a fianco di Lotark.
- andremo a nord, verso il regno - disse Yara - combatteremo nella guerra e troveremo riparo -
In molti annuirono convinti alle sue parole - mostreremo che gli Aspher sono tornati e che non abbiamo paura! -
Solo quando le urla di acclamazione terminarono Jace si alzò in piedi - io, Reyla e Noall faremo una deviazione - disse raccogliendo Even'hell dal punto in cui era conficcata nel terreno molle - dobbiamo fare qualcosa che nessun'altro può -
Yara lo raggiunse e iniziarono a parlare sottovoce.
Reyla si avvicinò a Noall - grazie - disse, anche se quella parola le costò molto.
Lui annuì, senza chiedere per cosa lo ringraziasse. Ma Reyla aveva capito che Noall, quando l'aveva afferrata per la spalla prima di pronunciare l'incantesimo, l'aveva protetta dall'effetto che l'incantesimo aveva avuto su tutti gli altri, la sensazione di caduta e vertigini.
- non perdiamo altro tempo - dichiarò Jace tornando da loro - dobbiamo partire ora -
Tutti iniziarono freneticamente a dividersi in piccoli gruppi e a prepararsi alla partenza.
Non fu facile partire. Nessuno voleva separarsi dagli altri. Reyla non voleva lasciare i suoi compagni elfi con cui aveva condiviso la prigionia e non voleva lasciare Yara, che aveva appena ritrovato. Ma doveva farlo, doveva andare con Noall e Jace. Noall, di cui non si fidava ancora.
E poi c'era Jace. Lo stesso Jace che per un mese, in prigione, aveva creduto colpevole della sua sventura e lo stesso che aveva rischiato la sua vita per salvarla, ancora per motivi che Reyla stentava a capire. Aveva visto le cicatrici lasciate dalle torture subite da Jace e parlandone con Noall, i primi giorni in cui avevano viaggiato insieme, ancora non erano venuti a capo su come non fosse diventato un Dimenticato. Nessuno usciva sano di mente dalla stanza di tortura di Grin'lock. Eppure lui sì.
Non era più il ragazzo timido e spaurito che aveva conosciuto ormai metà anno prima. L'aveva dimostrato distruggendo la prigione, quando Reyla aveva visto morire migliaia di soldati e viverne, bruciate vive nel fuoco infernale che aveva scatenato. E Jace era rimasto freddo, distaccato. Aveva visto solo odio nei suoi occhi quando ricordavano quel momento.
Adesso erano in viaggio, partiti da poco ma già indirizzati verso un nuovo obiettivo.
Viaggiavano verso nord, per raggiungere la piccola catena montuosa che li divideva dai confini del regno e oltre la quale si trovava, su un altopiano, il campo di battaglia che avrebbe visto contrapporsi umani e cacciatori da una parte, elfi dall'altra.
La sera giunse presto e con lei anche i rumori inquietanti tra l'erba alta e i radi boschetti che attraversavano. Non erano più nell'isola a sud, dove la concentrazione di creature magiche e demoni era quasi nulla. Lì una miriade di diverse specie dimoravano nascoste, fino a quando la luna non le faceva uscire dalle loro tane.
Alcune erano meravigliose e innoque, come le farfalle luminescenti e le lucciole di diversi colori, ma altre erano belle quanto pericolose.
Avevano deciso di fermarsi solo poche ore per dormire, proprio per evitare di farsi sorprendere nel sonno.
Ma quel giorno il fato aveva altre idee per loro.
Appena raggiunsero il limitare di un boschetto di giovani querce un gruppo di torce mise in allerta Reyla, che fece segno agli altri due di abbassarsi.
Purtroppo non fu abbastanza. Dopo pochi istanti la luce della torcia di un soldato fece luccicare la spada di Jace, che teneva ancora sfoderata.
La battaglia cominciò prima che potessero rendersene conto.
Reyla rotolò per evitare una freccia, ma si trovò così fuori dal riparo degli alberi.
Noall balzò in avanti per accorciare le distanze e Jace fece lo stesso, qualche passo indietro.
Non era un gruppo molto numeroso, appena una decina di soldati, ma si vedeva che erano ben addestrati da come riuscirono a respingere il primo assalto di Noall senza troppi problemi.
Jace si lanciò all'attacco approfittando del varco aperto dalla forza di Noall, ma riuscì appena a graffiare l'armatura di uno degli uomini, che per poco non lo decapitò con la lunga alabarda che impugnava saldamente.
Reyla si accovacciò e con uno scatto repentino riuscì a colpire un nemico nella giuntura dell'armatura sotto l'ascella. L'uomo cadde a terra urlando e sanguinando copiosamente.
Subito due soldati gli si lanciarono addosso ma furono intercettati da Noall che con un solo pugno fracassò il cranio di uno e, con una forza fuori dal comune, afferrò il secondo con una mano per lanciarlo lontano.
Dopo un'occhiata di gratitudine Reyla cercò con lo sguardo Jace, credendolo in pericolo, ma invece vide il ragazzo combattere tra due cadaveri a terra contro altri due uomini e apparentemente stava avendo la meglio. Così lei e Noall abbatterono gli ultimi tre rimasti in pochi colpi, travolgendoli senza lasciare loro via di fuga.
Quando anche Jace riuscì a colpire a morte l'uomo che era rimasto e i rumori della battaglia cessarono Reyla si pulì il volto dal sangue con una pezza ricavata dalla tunica di un soldato.
- sei ferito, Jace? - chiese Noall
In effetti Jace aveva un'espressione contrita sul volto.
Scosse la testa - è Even'hell, non... Funziona -
- come potrebbe una spada non funzionare? - chiese Noall scrollando i tirapugni, lanciando un ventaglio di goccioline di sangue ovunque, anche sui pantaloni di Reyla.
- forse è possibile, invece - disse lei accendendo con uno sciocco di dita un globo di luce. La luna era stata oscurata da una nuvola e al buio non vedeva quasi niente - si dice che ogni portatore di Even'hell abbia dato una diversa forma all'arma. Con me era una spada, ma quando me l'hanno affidata era una lancia. Forse non è adatta a te, così com'è ora -
Jace accese a sua volta una luce, più chiara e limpida di quella di Reyla, che un po' provò invidia. Per quanto avesse anni di allenamento alle spalle ogni tanto Jace la superava in incantesimi che aveva appena imparato.
Noall incrociò le braccia - è qualcosa che ho sentito anch'io, e se è così non ti troverai bene finché non avrai trovato la forma adatta a te -
Jace alzò le mani al cielo - un'altra cosa che non sapevo, bisogna aggiungerla alla lista -
Reyla sorrise. Vederlo così in difficoltà era divertente - non è difficile, ti basterà infonderci abbastanza Lyn e vedrai che cambierà forma -
Jace scrollò le spalle - rimanderò questa incombenza a domani, ora dormiamo -
- in mezzo ai cadaveri? - chiese Noall incredulo.
Jace per risposta si sdraiò usando come cuscino la tunica arrotolata.
Reyla non si fece pregare e si sdraiò accanto a lui, provando piacere nelle lamentele di Noall.
Reyla riuscì a dormire così bene che quando si svegliò non si rese conto di star abbracciando con forza la tunica di Jace per un bel po', fino a quando la risata a mezza voce di Noall non la destò del tutto.
Con uno scatto si allontanò dalla tunica come se fosse un insetto schifoso.
- è tardi ormai per salvare le apparenze - disse Noall, comodamente seduto su un ceppo - quando mi sono svegliato stavi abbracciando una persona, non la sua tunica -
Reyla non sapeva come rispondere. Arrossì e si voltò dall'altra parte.
In lontananza Jace si stava allenando.
- è riuscito a cambiare forma alla spada? - chiese Reyla.
Noall alzò lo sguardo dalla statuina di legno che stava intagliando - credo di sì, ma non sono sicuro - rispose.
Reyla si coprì gli occhi con un braccio per non farsi accecare dal sole.
Di sicuro qualcosa era cambiato.
Reyla fischiò. Era un'abitudine che aveva preso da quando viaggiavano insieme. Per chiamarlo quando si allenava usava un fischio, perché in quel modo non doveva per forza disturbarsi a raggiungerlo.
Noall intanto aveva preparato tre pezzi di pane per colazione.
Jace li raggiunse quando avevano già finito entrambi di mangiare - buongiorno - esordì sorridendo. Era sudato e ansimante.
Reyla arrossì e distolse lo sguardo, per l'imbrazzante seconda volta in un solo giorno.
Ci pensò Noall a distogliere l'attenzione da lei - è molto... Esotica - disse riferendosi probabilmente alla spada che Jace teneva in pugno.
Una spada, su questo non c'era dubbio. Ma era una spada particolare, semplice e allo stesso tempo magnifica, di un materiale quasi cristallino
- la tua anima ha dato forma ad una spada di...vetro - disse Reyla osservando bene l'arma - non mi spiego perché ma non mi stupisce -
Jace guardò la lama di Even'hell con attenzione - non è un'arma molto comune? -
- tra gli elfi, ma non così tanto come credi. È letale ma difficile da maneggiare - rispose Reyla.
- ho sentito di guerrieri che con una di quelle cose hanno fatto a fette interi battaglioni da soli - disse Noall - sono armi micidiali e i loro portatori ancora di più -
Jace sorrise, come se si fossero complimentati con lui - imparerò a usarla, se voi mi darete una mano -
Noall sospirò - com'è ovvio -
Jace guardò Reyla speranzoso.
- certo che ti aiuterò, o farai una fine prematura - disse lei dopo un momento - ma ti avverto che non è come imparare a tirare di scherma con qualche altra arma, una spada di vetro ha bisogno di qualcosa di più, è più un'arte maneggiarla. Ognuno si crea la propria, unica e personale -
Jace rimase immobile per un attimo - sì... Non ho capito ma sono sicuro che capirò -
Reyla scosse la testa, Noall rise.
- cos'ho detto di così esilerante? - chiese Jace.
- nulla di diverso dal solito - rispose Noall cercando di smettere di ridere.
Anche Reyla sorrise davanti allo sguardo un po' offeso di Jace.
Ma lui si riprese in fretta - Potremmo allenarci insieme se aveste una spada come la mia -
Reyla si rabbuiò. Lei aveva perso le sue due katane quando era stata catturata e ancora di sentiva in colpa. Erano un regalo di sua nonna, morta anni prima.
Noall non rispose.
- dove le troviamo delle spade come la tua? - chiese Reyla per rompere il silenzio - non ne abbiamo a disposizione. Anzi, non esistono -
Jace alzò le spalle. Come al solito non aveva pensato a lungo a ciò che aveva detto.
- mio nonno n'è usava una - disse Noall dopo un po' - era più grossa di quelle normali ma sono sicuro fosse una spada di vetro, o forse era ossidiana ma è lo stesso -
Reyla alzò un sopracciglio - strano, solo gli elfi sanno forgiarle -
- forse un elfo ne ha data una a tuo nonno per sdebitarsi, magari lui l'aveva aiutato - disse Jace sedendosi più vicino a loro.
- non credo - disse Reyla scuotendo la testa.
- sicuramente no - confermò Noall.
Jace alzò le mani - scusate, mi sembrava una buona ipotesi -
- e dal tuo punto di vista lo è, infatti - disse Noall lanciando uno sguardo a Reyla.
- non tutti sarebbero disposti ad aiutare un elfo, neanche se fosse un bambino a chiedere aiuto - spiegò Reyla - anzi, probabilmente nessuno tranne te avrebbe aiutato un elfo, se non in condizioni estreme come in prigione -
- tanto meno un cacciatore, noi siamo come nemici giurati per gli elfi - aggiunse Noall iniziando a scuoiare uno scoiattolo catturato chissà quando.
Era disgustoso.
- spiegatemi di più - disse Jace improvvisamente molto attento - perché elfi e cacciatori si odiano tanto? -
Reyla attese, ma Noall non diede nessuna risposta.
- non è importante l'odio, devi capire che la guerra tra umani ed elfi dura da secoli, e i cacciatori sono sempre stati in prima linea - spiegò Reyla - uccidendo migliaia di noi -
- come avete fatto anche voi - si difese Noall.
- non litigate, non c'è né bisogno - li fermò Jace prima che Reyla potesse rispondere a modo - piuttosto, è da sempre che ci odiamo? Umani ed elfi, intendo -
- no - rispose Reyla dopo aver preso un bel respiro per calmarsi - più di cinquecento anni fa erano alleati contro l'impero -
- e negli ultimi anni tramite diverse lettere e contrattazioni si stava arrivando ad un accordo di pace, se ho capito bene - disse Noall mentre eviscerava il povero animale.
- è così, ma poi tutto è andato per il verso sbagliato e la situazione è solo peggiorata - Reyla sospirò - in molti speravano nella pace -
Jace incrociò le dita sotto al mento, pensieroso - perché i trattati hanno avuto fine? -
- gli umani hanno rubato un uovo di drago -
- gli elfi hanno rapito la principessa -
Risposero in contemporanea Reyla e Noall. Il silenzio calò per qualche istante.
- era proprio questo che volevo sentire - disse Jace con in sorriso furbo - perché entrambi sapete che non è vero. Gli umani non hanno preso nessun uovo come gli elfi non hanno rapito proprio nessuno -
Reyla si morse un labbro. Purtroppo aveva ragione, sulla parte degli elfi. Quello era il motivo per cui la guerra cadeva a favore degli umani, per il momento. La reazione di Noall fu più evidente. Rise.
- ti sembra divertente? - chiese Jace.
- oh, sì. Sappiamo per certo che gli elfi l'hanno rapita, un anno e mezzo fa -
Jace scosse la testa - io invece ho l'impressione che non sia successo proprio nulla -
Reyla cominciava a seguire il suo ragionamento - se noi non abbiamo mai rapito la principessa vuol dire che anche gli umani avrebbero potuto mentire per avere una merce di scambio -
Noall smise di ridere. Doveva aver colpito il punto giusto - e se questo fosse vero non ci sarebbe motivo di fare una guerra - concluse il ragazzone smettendo per un momento di maciullare lo scoiattolo.
- ma perché? - chiese Reyla - perché avrebbero dovuto mentire per rompere i trattati se nessuno vuole la guerra? -
- proprio su questo si basa il mio piano - spiegò Jace - se non sono stati gli elfi e neanche gli umani a rompere i trattati, allora chi può essere stato? Chi vorrebbe una guerra tra elfi e umani, in modo che si sterminino a vicenda? -
Reyla in quel momento comprese cosa Jace avesse formulato nella sua mente.
- l'impero... - disse Noall conficcando con forza il coltello nel ceppo su cui era seduto - maledetti -
- ma non siamo sicuri che sia vero - disse Reyla morendosi l'unghia del pollice, come faceva quando era nervosa. E in quel momento lo era, quello che stavano scoprendo era... Epocale.
- no, infatti - disse Jace alzandosi e scuotendo le mani - è solo una mia ipotesi, null'altro -
Reyla non discusse, ma aveva il dubbio che Jace non stesse dicendo loro tutta la verità.
Dopo qualche minuto per prepararsi ripartirono, con una meta precisa. La tenuta Hunter, un nome che incuteva paura in bambini e adulti tra gli elfi. Reyla aveva l'impressione di star finendo dritta nella tana del mostro, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
Camminarono e camminarono, con Jace in testa che parlava continuamente per evitare che il silenzio scendesse su di loro. Era comprensibile che fosse lui a cercare di coinvolgerli in un discorso, era l'unico che conosceva entrambi gli altri membri del gruppo.
Continuarono tutto il giorno, senza quasi fermarsi, fino a quando raggiunsero un luogo che Reyla non credeva esistesse.
Un castello. Sulle mappe non era segnato e neanche la piccola città in rovina che lo circondava.
- è... Bellissimo - disse Reyla ammirando le splendide torrette avvolte da muschio e rampicanti.
- soprattutto può essere un posto sicuro dove rifugiarsi - Noall era il primo della fila.
Jace annuì e iniziarono a camminare per le strette viuzze della città. Ovunque nascevano statue mezze distrutte e il lastricato, una volta bianco di marmo, ora era crepato dalle radici degli alberi che crescevano indisturbati un po' ovunque.
Salirono il pendio verso il castello, che luccicava sotto ai raggi morenti del sole. Reyla era sempre più convinta che quel posto non dovesse esistere.
La lunga scalinata che portava al castello si interrompeva in una piazza. Dal lato opposto al loro un burrone vertiginoso segnava il limite della piazza. L'unico modo per raggiungere il castello era un ponte in pietra e marmo.
- inquietante - disse Jace mentre passavano sotto lo sguardo vigile di parecchie statue, che sembravano voler proteggere l'entrata del ponte.
Ma non si fermarono e per fortuna nessuna statua era incantata e non di mossero dal loro posto.
Il castello, da vicino, era ancora più impressionante. Si innalzava verso il cielo come a volerlo toccare. Era costruito a forma di spirale e partiva dalla parte più bassa nel punto più lontano dal centro, fino ad arrivare alla torre più alta, proprio nell'occhio della spirale.
Lì la strada era ridotta piuttosto male, alcuni pezzi erano caduti e il resto sembrava pericolante, ma Jace non si fermò e suo malgrado Reyla dovette seguire lui e Noall.
Girarono intorno al castello, andando sempre più in alto. Lo spettacolo che si poteva ammirare era bellissimo, colline e boschi si stendevano infiniti fino all'orizzonte, ma Reyla aveva l'ansia di essere troppo in alto e ciò le rovinava tutto.
Finalmente raggiunsero la vetta, ovvero un'altra piazza, circondata da quattro torri tra cui la più alta.
Il portone centrale era divelto, come abbattuto da un ariete verso l'interno. Che era inquietante, buio e angusto.
Forse angusto no, era veramente gigantesco, ma era quella la sensazione che Reyla provava nel camminare al suo interno.
- forse dovremmo uscire... - provò a dire ma Jace e Noall erano già partiti all'esplorazione.
Reyla sospirò. Cercando di non pensare troppo percorse il dedalo di corridoio e scale, tutte invase dalla natura selvaggia, fino a quando non raggiunsero una stanza diversa dalle altre.
Era circolare, e sarebbe potuta sembrare una normale stanza se non fosse stato che non aveva né pareti né soffitto. Il pavimento era un manto erboso su cui crescevano enormi alberi, come se un pezzo di bosco, in qualche modo, si fosse staccato da terra per arrivare lassù.
Reyla scorse, tra le fronde, una casa. Una villa, piuttosto. Era bellissima e cresceva attorno al tronco morto di un albero esotico.
- entriamo, ormai non possiamo tornare indietro e si sta facendo buio - disse Noall, che era visibilmente eccitato dalla scoperta.
- certo, entriamo nella casa distrutta, che idea brillante... - sussurrò Reyla mentre aprivano la porta di legno, che cigolò verso l'interno.
Ma quello che trovarono fu più che sbalorditivo. Non era in rovina, non dentro. Appena entrati il profumo di aghi di pino, legno e libri invase le narici di Reyla, che ne fu inebriata.
Era tutto in ordine. Dal salotto con il camino, poltrone e divanetti al corridoio luminoso, fino alla stanza centrale dove sorgeva l'albero. Anche le scale a chiocciola lungo il tronco erano intonse e le stanze di sopra perfettamente mantenute.
- incredibile - Reyla sfiorò la scrivania dello studio in cui erano appena entrati. Sulla parete dietro di loro i vetri, soprchi e impolverati, ma intatti, dovevano dare una vista stupenda sul giardino sottostante. Le librerie erano cariche di volumi antichi e un camino era incastrato nella parete di sinistra.
Jace, seduto dietro alla scrivania, trovò addirittura una piuma per scrivere e l'inchiostro.
- io rimango qui - decretò prendendo un libro dalla copertina rossa, con le pagine ancora tutte bianche.
Reyla sapeva che Jace adorava scrivere, l'aveva visto più volte prendere un quaderno pieno di appunto dalla bisaccia.
- noi andiamo di sotto a trovare un modo per dormire - disse Reyla, ma ormai Jace aveva iniziato a stendere l'inchiostro sulle pagine e annuì soltanto.
- hai visto cosa stava scrivendo? - chiese Noall quando furono entrambi nel salotto, davanti al camino acceso - mi sembra di aver visto i nostri nomi in alto -
Reyla scrollò le spalle - magari una storia, chissà. Jace è... Jace -
- scriverà tutta la notte? -
- solo fino a quando non avrò finito il libro - disse lo stesso Jace, apparso come dal nulla - io rimango di sopra, nello studio -
- speriamo tu finisca presto - disse Noall mentre se ne andava.
- speriamo finisca entro domattina - Reyla si stiracchiò - lo chiamerò, comunque, quando dobbiamo partire -
- allora... Buonanotte? - disse Noall, anche se sembrava più una domanda.
- buonanotte -

La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un RegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora