Reyla rimase tre giorni interi sulle rive del lago. Piazzò la tenda in un punto pianeggiante, ricoperto di morbida erba di montagna. Scavò una buca per il fuoco e creò un piccolo telaio di legno per mettere ad asciugare i vestiti, che aveva lavato dal sudore e dal sangue della battaglia. Aveva deciso di abbandonare l'idea di inseguire i due umani in fretta e furia. Se volevano morire allora era una loro decisione che lei non avrebbe preso al posto loro. Non meritavano di essere salvati, neanche la bambina, per quanto potesse essere innocente. Non meritavano che lei perdesse il sonno, almeno. Se dopo qualche giorno di riposo li avrebbe trovati vivi, situazione molto improbabile, allora avrebbero avuto una possibilità, sarebbe stato il cielo che mandava un segnale e lei né aveva bisogno ora più che mai.
Così il primo giorno non fece altro che riposarsi. Si alzò presto, si fece un lungo e rinfrescante bagno nelle acque cristalline. Capiva perchè li chiamassero i laghi d'argento. Per qualche strano motivo le pietre sul fondale emettevano una luce argentea che dava il colore all'acqua, che pura e pulita brillava metallica alla luce del sole. Sentire il liquido fresco scorrere sulla pelle, lavare via il dolore dei lividi e del taglio irregolare sul fianco, circondato dalla pelle arrossata e violacea, di quando per poco non era caduta nel crepaccio. Ricordare quei momenti le fece venire un brivido che nulla aveva a che fare con il freddo. Si era paralizzata, incapace di usare il Lyn per aggrapparsi al bordo del burrone, incapace anche solo di formulare un pensiero coerente per salvarsi senza l'aiuto dell'umano. Passò le mani sul taglio, facendo una smorfia per il dolore. Non riusciva ancora a comprendere il gesto dell'umano. L'aveva afferrata, forse un movimento istintivo ma poi, dopo un momento di esitazione, nel quale Reyla aveva visto il dubbio attraversare i suoi occhi, l'aveva tirata su, contro ogni buona logica.
Uscì dall'acqua tremando e si sedette di fianco al fuoco. I vestiti erano quasi asciutti così li indossò stropicciati e sopra si allacciò il corpetto di cuoio, che era quasi un'armatura, i bracciali di cuoio e gli stivali. Doveva viaggiare leggera, senza un'armatura vera e propria. Ringraziava Leris per i suoi consigli, per averla spinta a fare la cosa giusta, ma era partita troppo in fretta. Non poteva semplicemente lasciare così la missione e decidere di testa sua cosa fare. La Regina non sarebbe stata felice e neanche i suoi compagni e la sua gente. Doveva uccidere quel ragazzo e la bambina, perchè si erano intromessi sulla loro strada e avevano quasi rovinato l'intera missione basata sulla segretezza. Non si poteva uccidere importanti generali e nobili umani se sapevano del loro arrivo. D'altro canto c'era però il codice d'onore che ogni guerriero della Regina doveva seguire, e diceva chiaramente che il debito nei confronti di chi salvava una vita, che fosse quella di un compagno o a maggior ragione la propria era incommesurabile e doveva essere saldato nel più nobile dei modi.
Quel tarlo, quella scelta che doveva fare, le rimase impressa tutto il resto del giorno.
Il giorno seguente fu ancora peggio. Si sentiva così divisa tra le due decisioni che le sembrava di impazzire, di avere due voci distinte nella testa che la soffocavano di idee e sussurri, che le consigliavano una o l'altra soluzione, combattendo tra loro e lacerando la sua pazienza. Era tesa come la corda di un arco. Ogni rumore la faceva sobbalzare, non riusciva a mangiare o bere e neanche a dormire o riposarsi. Camminò intorno al lago tutto il giorno, riuscendo a fare l'intero giro ben ventitré volte, senza però giungere alla conclusione del conflitto interiore.
Non dormì. Neanche un'ora, neanche un minuto. Rimase tutta la notte a fissare il tessuto verde della tenda e ascoltare il mormorio dell'acqua e il soffio del vento tra gli alberi, fino all'alba, quando uscì dalla tenda con gli occhi gonfi e mal di testa.
Si lavò il volto con l'acqua e si passò le mani tra i capelli. Aveva preso una decisione finalmente. Più o meno. Se non poteva decidere tra l'onore di elfa verso la sua gente e quello di guerriera verso l'umano allora non avrebbe scelto affatto. C'era una scorciatoia, una via di mezzo. Ma per prima cosa doveva trovare l'umano e la bambina, senza perdere altro tempo.
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La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un Regno
FantasyDurante una guerra che perdura da secoli, con il nemico sempre più potente, sempre più vicino, le ormai uniche delle cinque razze in grado di opporsi all'impero sono gli elfi e gli umani, ultimi superstiti dell'antica resistenza, di un regno ormai p...