Capitolo 15 - Noall: Solo Un Cantastorie

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Noall rimase senza parole non appena si risvegliò. Aveva passato una notte quasi insonne ma nelle ultime ore gli occhi gli si erano chiusi da soli. Non voleva dormire, gli incubi lo facevano sentire più stanco di quanto già non fosse. Erano giorni che si sentiva braccato dalle guardie dell'impero, dopo la strage che aveva compiuto in quel lontano accampamento. Dopo era tornato dagli abitanti ma aveva trovato solo cadaveri e un plotone ad aspettarlo. Era scappato ma non era mai riuscito a seminare gli inseguitori.
Quella mattina, però, quando aprì le palpebre pesanti, si ritrovò sotto una morbida coperta, sdraiato sulle foglie secche degli alberi. Un chiacchiericcio fitto proveniva dalla sua destra. Si voltò e vide due figure incappucciate sedute una vicina all'altra sul ciglio del burrone dove aveva deciso di accamparsi la sera prima.
Stava per alzarsi, ma poi una voce famigliare lo bloccò - Miura, il grande allievo si sta svegliando -
Noall riconobbe il volto tondeggiante di Lion in controluce.
- in tempo per l'alba - disse sorridente Miura voltandosi a guardare Noall.
Il ragazzo ricadde sdraiato - o miei dei... - sussurrò per non farsi sentire. Il suo piano per lasciarli lontani dal pericolo non aveva funzionato.
- è inutile che invochi gli dei, stupido gigante che non sei altro - Miura gli tirò un calcio per farlo alzare - perché se provi un'altra volta a lasciarci indietro li vedrai in prima persona -
- non vi ho lasciati indietro - disse Noall sbadigliando, stanco - ho tastato il terreno per voi -
- certo, che gentile da parte tua... - Lion non sembrava per niente divertito - non farlo più -
Noall li guardò un attimo prima di alzarsi a sedere - non dovreste essere qui - disse prendendo un pezzo di pane secco dalla bisaccia - posso cavarmela da solo, non mi serve il vostro aiuto -
Miura gli tirò uno schiaffo sulla mano, facendogli cadere il pane - non hai idea di quanto ti sbagli - era arrabbiata, molto - esistono le squadre perché da solo puoi perdere contro il più debole dei nemici. È la prima cosa che ci insegnano -
Noall sbuffò - chi ha inventato quella regola dovrebbe rivedere le sue convinzioni -
- sai bene chi è stato e perché, non insultare il suo giudizio e te stesso, Noall - lo rimproverò Lion unendosi a Miura.
- mi lasciate mangiare o è pericoloso che lo faccia da solo? - chiese Noall alzando gli occhi al cielo - perché ho fame e voi avete appena sprecato le mie scorte per una settimana -
Il ragazzo raccolse il pane e dopo una lunga occhiata ci soffiò sopra, non ottenendo nessun risultato. Il fango rimase attaccato in più punti. Noall scrollò le spalle e fece per inghiottirlo.
- mangia questo - Miura gli lanciò in grembo un pezzo di formaggio duro - non posso credere che volessi davvero mandare giù quella cosa -
Noall guardò per alcuni istanti il formaggio, poi lo addentò con voracità. Non mangiava qualcosa di così buono da giorni.
- se hai finito dobbiamo parlare - disse Lion dopo qualche minuto sedendosi davanti a lui.
Miura fece lo stesso - non siamo in una buona situazione. I soldati circondano questa altura -
Noall annuì - lo so, stanno cercando me -
- mi pare ovvio, ma perché proprio te? - chiese Lion.
- quasi due settimane fa ho ucciso qualche guardia che infastidiva della gente e... - Noall fece un gesto eloquente con il capo.
- non ci credo. Tu che sei sempre freddo con tutti hai messo in pericolo la missione per degli sconosciuti - Miura lo guardava esasperata - ma cosa ti passa per la mente? -
Noall fece spallucce - mi sono fatto prendere da uno slancio di bontà - rise alla sua stessa battuta, ma senza nessuna nota di divertimento - comunque non è un problema -
Lion si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro come faceva ogni volta che era preoccupato. Noall lo seguì con lo sguardo, come incantato.
- potremmo provare a passare tra loro inosservati, siamo bravi - disse Miura.
- no, no, non potremmo. Se ci fosse qualche mago... -
Miura annuì - allora li affronteremo a gruppetti -
- per poi attirare altri soldati a inseguirci? No - Lion era sempre più cupo - possiamo solo cercare di scappare senza farci vedere, non possiamo uccidere nessuno -
Noall applaudì - ci siete arrivati, già - disse alzandosi. Le gambe lo reggevano a malapena. Si avvicinò al ciglio del burrone e guardò giù - questa sarà la nostra via di fuga, ovviamente -
Lion lo affiancò da un lato e Miura dall'altro. Entrambi guardarono in giù e poi verso Noall, con gli occhi spalancati dallo sconcerto - tu sei pazzo, amico... Ma Noall stai bene? -
Noall annuì - tutto a posto, sono solo stanco -
- è quella roba che prendi - disse Miura con una smorfia - quelle erbe sono veleno -
- non mi piace l'idea di scendere di qua, ma come potremmo fare? - chiese Lion sempre più scettico.
- salteremo, ovviamente - disse Noall. Ci aveva pensato la sera precedente - faremo piccoli balzi da una sporgenza all'altra fino in fondo -
- ma saranno almeno cento metri e non sappiamo neanche se sia la direzione giusta da prendere - protestò Lion.
- la strada è giusta, dobbiamo andare a sud e aggirare questa montagna è troppo lungo. In questo modo guadagneremo tempo -
- è da pazzi ma sono d'accordo - disse Miura dando una pacca sul fianco dei cavalli, compreso Sero, che partirono dalla parte opposta alla loro. Erano addestrati a tornare da soli a casa ovunque si trovassero.
- lo sapete che è pericoloso - disse Lion preoccupato - un passo falso e cadremmo -
Noall lo sapeva. Rallentare una caduta era facile, se non si cadeva da troppo alto. Bastava raccogliere una gran quantità di ki nei piedi e rilasciarlo un attimo prima di atterrare. Farlo una volta o due era semplice, ma tante volte di seguito poteva rivelarsi se non fatale, quasi.
- possiamo farlo - disse Noall tirando un calcio alle braci del fuoco - ma solo se non ci distraiamo -
- Noall ha ragione - Miura appoggiò una mano sulla spalla del suo ragazzo - c'è la faremo -
Lion sospirò, sconfitto - volevo solo far notare che è una pazzia, so che non cambierete idea -
Miura sorrise, Noall invece sbuffò. Averli con sé non era male, potevano aiutarlo, ma sicuramente l'avrebbero rallentato. Per questo li aveva lasciati indietro, oltre per proteggerli.
Noall raccolse la bisaccia e si avvicinò al bordo del burrone - vado per primo - disse senza guardarsi alle spalle.
- ci vediamo in fondo - lo salutò Lion.
Noall raccolse il ki nelle gambe e piedi e si lasciò cadere, il vento tra i capelli. Cadde per una ventina di metri e atterrò con un tonfo su una sporgenza, che crollò sotto al suo peso. Noall riuscì ad aggrapparsi alla roccia con una mano. Tirò un sospiro di sollievo. Come iniziò non era promettente, ma solo perché non era riuscito a bloccarsi in tempo.
Dopo un attimo per riprendersi si buttò di nuovo nel vuoto e questa volta atterrò senza problemi, con leggerezza. Scrollò le spalle e fece un altro balzo, poi un'altro e un'altro ancora. Non era neanche a metà quando iniziò a sentire la stanchezza per l'uso del ki. Guardò in basso. Miura e Lion, lavorando insieme, erano già molto più giù, quasi arrivati in fondo.
Noall si sedette con le gambe penzoloni. Non era solo lo sforzo che lo stava consumando, ma anche le pastiglie. E quella situazione. E la mancanza di sonno. Avrebbe potuto rimanere l'intero giorno a pensare ai motivi per sentirsi stanco.
Aspettò che gli amici raggiungessero il fondo, poi si rialzò. Non poteva continuare a fare piccoli balzi e non poteva tornare indietro, ma un'idea aveva preso forma nella sua mente. Alla sua destra la parete rocciosa faceva una stretta curva e continuava ad angolo retto per centinaia di metri.
Si avvicinò per quanto potesse a quella parete, poi fece fluire il ki più forte che poteva ai piedi e alle mani.
Quando fu pronto si diede una vigorosa spinta con le gambe e scattò in avanti come una molla, distruggendo la sporgenza dove si trovava. Costeggiò in volo la parete, sempre più vicina, e anche dopo che lo slancio fu esaurito si lasciò cadere a peso morto. Quando fu a una ci ventina di metri di distanza dal suolo conficcò una mano nella roccia, distruggendola. Il braccio affondò fino al polso, rallentandolo abbastanza per non schiantarsi.
Noall atterrò comunque malamente e rotolò per diversi metri prima di fermarsi.
Sorrise. Era stato veramente fantastico tralasciando il fatto che probabilmente si era rotto qualche osso.
Guardò verso l'alto e vide la crepa nella parete che aveva aapena creato.
- tu sei pazzo! - urlò Miura correndo verso di lui - quello cos'era? -
Noall si alzò a sedere - il modo più veloce per scendere -
- ma non ti sei accorto del rumore che hai fatto? Sembrava il rombo di un tuono -
Lion arrivò trafelato un attimo dopo - ora ci staranno cercando in tutta la regione -
Noall non se n'era accorto, forse per via della foga del momento - penseranno ad una frana, non c'è da preoccuparsi -
Miura lo guardò con così tanta disapprovazione da essere quasi spaventosa - tu... Lasciamo stare per ora, dobbiamo andarcene da qui -
Lion annuì e aiutò Noall a rialzarsi. Insieme corsero per qualche decina di metri fino a un bosco di basse betulle, dove rallentarono fino a tenere un passo normale, confortati dal riparo degli alberi.
- ti sei ferito? - chiese Miura agitata.
Noall guardò la mano violacea che iniziava a gonfiarsi e si toccò le costole doloranti - niente di grave - sentenziò alla fine.
- potevi romperti ogni osso del corpo - disse Lion che apriva la fila.
- ma non è successo, no? -
- fammi vedere quella mano - Miura gli prese di forza il braccio. Noall la lasciò fare - è messa male, Noall, devi subito mangiare una pastiglia, per quanto quelle cose facciano schifo funzionano -
Noall de e una smorfia di dolore quando le piccole dita della ragazza gli sfiorarono il livido purpureo - come vuoi, signora -
Prese dalla tasca la scatola delle pastiglie e ne ingoiò una. L'effetto fu immediato. La mano si sgonfiò sotto ai loro occhi e il livido si ritirò fino a sparire. Un rumore secco al fianco avvertì Noall che le costole si erano messe a posto e il dolore sparì in un istante.
- meglio, molto meglio - disse Noall saggiando la flessibilità della mano - non sento più nulla -
Miura era comunque preoccupata - cerca di fare più attenzione, non devi prendere troppa di quella roba, ti fa uno strano effetto -
- sembri sempre più... Lontano - spiegò Lion cercando le parole giuste - ogni volta che le prendi non sembri più tu, non del tutto -
Noall sapeva di cosa stavano parlando, proprio in quel momento gli effetti collaterali del farmaco stavano facendo effetto. Sentiva pian piano che ogni tipo di emozione, anche le poche che provava di solito, svanivano in un abisso di indifferenza - vorrei vedere voi come vi sentireste dopo aver mangiato una ventina di diversi veleni -
- stai solo più attento, ecco tutto - terminò Miura aumentando il passo.
Noall rimase indietro mentre i suoi compagni camminavano svelti aprendo la strada. Non sapeva perché fossero tornati, ma adesso che erano con lui si sentiva un po' meno solo. Era una sensazione strana, non definibile proprio come un'emozione, ma era già qualcosa.
Camminarono per buona parte del giorno, fino a quando raggiunsero il limitare degli alberi. Da lì in poi si stendeva una pianura di campi coltivati, fino alla città di Lerhson, situata su un altipiano dalle pareti scoscese. Ancora più in là Noall sapeva che si trovava il mare.
- state giù! - sussurrò Lion.
Noall si abbassò dietro a un cespuglio spinoso appena prima che uno squadrone di cavalieri passasse al galoppo davanti a loro. Il polverone che alzarono gli zoccoli dei cavalli annebbiò la sua vista per un attimo ma, sulla spalla dell'uomo in testa riuscì a scorgere un simbolo, due asce incrociate.
- ci stanno ancora cercando - disse Miura calciando un sassolino - non è servito a nulla scendere dal burrone -
- purtroppo sì. Uno dei soldati l'ho riconosciuto - Noall era furioso - è di un clan del nord -
- mercenari - Lion era preoccupato - e abili guerrieri, niente a che vedere con qualche guardia dell'impero -
Noall conosceva di nome la gente del nord. Arrivavano da lontane isole ghiacciate e si facevano chiamare vichinghi. Erano spietati e vivenano solo per la guerra e il sangue.
- andiamo in città, troveremo informazioni sul demone, forse. Ne ho perso le tracce scappando da quegli uomini -
- in città? - chiese Miura - Noall ma è proprio lì che sono diretti loro. È il posto più pericoloso -
Noall scosse la testa - eppure sei stata proprio tu a insegnarmi che il miglior nascondiglio è in mezzo al nemico -
Miura lo guardò fisso per alcuni istanti - non pensavo avessi mai ascoltato una mia lezione - disse sorpresa - ma può funzionare -
- infatti non ho mai ascoltato le tue lezioni, era solo qualcosa che avresti potuto dire -
Miura boccheggiò una o due volte, paonazza dalla rabbia - tu... - ringhiò puntandogli un dito al petto. Era così bassa che Noall la sovrastava di almeno tre teste.
- su, su tesoro - la calmò Lion allontanandola - andiamo, lascia perdere -
- ha ragione Lion, andiamo, non abbiamo tempo da perdere in sciocchezze - Noall li superò e iniziò a camminare svelto.
- prima o poi te la faccio pagare - sentì dire a Miura alle sue spalle. Noall non aveva dubbi che dicesse sul serio.
In mezzo ai campi Noall si sentiva nudo, esposto. Non c'erano ripari dove nascondersi, solo lunghi appezzamenti di terreno coltivato a mais, grano e patate. Era monotono senza altri colori oltre al marrone giallo e ogni tanto il verde di qualche foglia. Neanche sui lati della strada avevano lasciato qualche albero. Nessuno.
- come intendi procedere in città? - gli chiese Lion mentre si avvicinavano al cancello delle mura di pietra che, per assurdo, cingevano la base dell'altopiano, come se già le pareti di roccia liscia alte più di cento metri non bastassero.
- non ne ho idea, non sono mai stato in una città all'infuori di Shenyra -
- fate fare a me, per favore. Se voi due aprite bocca ci troveremo l'intero esercito addosso - Miura li superò e si avvicinò alla guardia a destra, appoggiata svogliatamenre alla colonna che teneva in piedi il cancello.
Noall e Lion si fermarono in mezzo alle poche persone che si accingevano, come loro, ad entrare.
- secondo te cosa sta dicendo? - gli chiese Lion.
Noall guardò Miura che stava discutendo con la guardia - la convincerà a farci entrare senza domande, vedrai -
Infatti qualche minuto dopo Miura li raggiunse trionfante - andiamo, signori, il nostro amico laggiù ci da il benvenuto -
- ma che cosa gli hai detto? - chiese Noall oltrepassando il portone aperto.
- niente, l'ho convinto che voi due eravate dei bifolchi, non è stato difficile -
Lion alzò un dito, poi lo abbassò senza dir nulla. Avevano l'aspetto di due bifolchi, con il fango sui vestiti e i volti luridi.
Entrarono in città e si tirarono i cappucci sul volto. Subito oltre il cancello si apriva una piazza fangosa, a destra le stalle e solo due strade che salivano sull'altopiano da parti opposte.
Ne imboccarono una e fecero l'intero giro della montagna. Sul lato sud, dove era più alta, si poteva godere della vista su buona parte della regione e anche più in là, verso i monti all'orizzonte.
Il secondo portone era aperto e meno controllato. Passarono senza essere fermati.
Da lì cominciava la vera e propria città, un labirinto di viuzze che serpeggiavano tra case di pietra e mattoni, alte anche tre o quattro piani, con i tetti di vere tegole.
Le strade erano affollate da una gran quantità di gente, abitanti e forestieri, mercanti urlanti e bambino giocosi. Era piena di vita, come se i problemi all'esterno non la toccassero minimamente.
- troviamo una locanda, per prima cosa - disse Miura guidandoli.
- ma abbiamo di che pagare? - chiese Noall - non mi è rimasto nulla -
- per questo ci siamo noi adulti, qui - rispose Lion facendo saltellare un borsello di monete sul palmo - a voi ragazzini non è concesso l'uso del denaro -
Miura alzò gli occhi al cielo - smettila di sventolare il denaro, grande uomo, se non vuoi che te lo rubino -
Lion per poco non fece cadere il borsello. Riuscì a prenderlo al volo e nasconderlo sotto al mentello.
- mi piace questa città - Lion aveva lo sguardo perso in alto ad osservare le case - è piccola ma mi ricorda casa -
- Shenyra, mi manca davvero molto - disse Miura malinconica - non ero mai stata via così tanto a lungo, e di seguito -
Noall scosse le spalle - una città vale l'altra. Sempre troppo rumore, troppa gente. Meglio i boschi -
- mi ero dimenticato che ci troviamo in compagnia di un gigante delle caverne, devo scusarmi - lo canzonò Lion con un finto inchino. Anche Miura rise alla battuta.
Noall li lasciò fare, non era in vena di discutere. In mezzo a tutto quel via vai, con il cappuccio, passavano inosservati, anonimi.
Solo Noall si sentiva a disagio. Era più alto di chiunque incontrassero almeno di una testa e ciò lo esponeva, lo faceva risaltare. Ma dopo un po' si accorse che dentro alle mura giravano poche pattuglie e quelle che c'erano erano svogliate, sedute ai tavoli dei bar sui lati della strada a bere o si facevano distrarre dalle merci e dalle donne di passaggio.
Nessuno li fermò tranne i commercianti delle bancarelle sparse per le stradine che vendevano di tutto, da gioielli a ortaggi.
Finalmente, in una viuzza laterale, trovarono il posto perfetto. Una locanda semi nascosta dall'edera che cresceva sul muro e sull'insegna arrugginita. Entrarono nella piccola sala arredata con qualche tavolo e un bancone, tutto di legno scuro. L'ometto smilzo dietro al banco, pelato e già avanti con l'età, li accolse con un sorriso senza denti.
- benvenuti alla Pietra Marcia, la locanda più bella di tutta la città! - disse felice, forse perché sole altre quattro persone erano sedute ai tavoli - troverete ogni comodità, qui -
Lion e Noall si scambiarono un'occhiata dubbiosa, ma Miura li scansò da parte e sorrise - ne siamo certi. Qual è il prezzo per stare una notte? -
Il proprietario ghignò - di solito sono sette monete di rame, ma per voi sono solo quattro -
Noall aveva l'impressione che lo dicesse a tutti.
- com'è gentile! - esclamò Miura tirando fuori le monete dal mantello di Lion - Tenga - porse il denaro al vecchio.
Lui lo prese e contò - signorina, questa è una moneta d'argento. Si deve essere sbagliata -
Miura gli fece l'occhiolino - quella è il prezzo del silenzio. Noi non siamo qui -
- oh! - il vecchio era così contento che Noall ebbe il dubbio che non avesse mai visto una moneta d'argento - ma certo, signorina - poi si voltò verso Noall e Lion - e signori -
Noall e Lion piegarono la testa per salutare.
L'uomo li guidò verso una camera poco più grande di un ripostiglio. In fondo un letto sgangherato occupava metà parete, sotto alla finestra c'era una sedia in legno e sul muro alla sinistra un catino d'acqua stagnante.
- fantastico - commentò Lion rovesciando il materasso. Da un buco nella stoffa uscì tutto il fieno che lo riempiva e una gran varietà di insetti zanpettanti.
- io dormo per terra, voi vi potete dividere quello - disse subito Noall.
- gentile da parte tua... - Miura aveva una smorfia disgustata sul volto - ma credo che ci divideremo tutti il pavimento -
Lion annuì con enfasi - è quasi sera, ognuno di noi dovrebbe andare a cercare informazioni. La notte è la migliore delle amiche in questo caso -
- e l'alcol che scorre nei bar - aggiunse Noall - facciamo in fretta e andiamocene da questo posto -
Uscì per primo, seguito dagli altri due. Passando dall'ingresso salutarono il vecchietto e uscirono nella viuzza già quasi buia coperta com'era dai tetti sporgenti.
- ognuno per la sua strada, quindi - disse Lion - ci troviamo qui a mezzanotte -
Noall stava per partire quando Miura lo bloccò - e tu non toccare l'alcol. Sarai grande e grosso ma non hai mai bevuto prima e sei ancora un ragazzino -
Noall se la scrollò di dosso - certo che no, non sono stupido -
Miura annuì e si alzò il cappuccio. Poco dopo Noall si trovò da solo in mezzo alla strada.
Per prima cosa doveva trovare un bar.
Ne trovò uno dopo qualche minuto di vagabondaggio senza meta. Per strada non era riuscito a trovare nessuno disposto a parlare.
Era un edificio basso ma ben verniciato, con un insegna lucida e delle lanterne che illuminavano la facciata. Due vasi di fiori rossi adornavano i lati della porta in legno lucido.
Noall entrò abbassando la testa sotto all'uscio troppo basso.
L'interno era ben curato, le pareti erano rivestite in legno e il pavimento era in pietra. I tavoli rotondi occupavano ogni centimetro della sala ed erano pieni di gente. Un sottile strato di fumo aleggiava sul soffitto e un allegro chiacchiericcio proveniva dalle persone che bevevano e mangiavano.
Noall prese posto al bancone, sedendosi sull'unico sgabello abbastanza grosso per sostenerlo.
Un istante dopo il barista gli si avvicinò - cosa vuoi da bere, ragazzo? -
Noall osservò i barili dietro al bancone. Avevano acqua, idromele, alcuni di birra e molti tipi di vino, da rosso a bianco. Si ricordò delle parole di Miura.
Ovviamente le ignorò - birra grazie - disse cercando di sembrare sicuro.
- scura o chiara? - chiese il barista avvicinandosi con un grosso boccale di vetro.
- non importa - rispose Noall. In realtà non ne sapeva nulla.
L'uomo gli servì quella chiara - sei giovane, non ti ho mai visto qui -
Noall prese un sorso del liquido dorato. La schiuma gli rimase sulle labbra. Era amaro ma aveva un buon gusto, intenso e corposo - sono solo un viandante -
- ne giungono tanti da queste parti, tutti con una storia da raccontare - intervenne una donna poco più grande di lui sedendosi lì accanto - tu ne hai una per noi? -
- noi? - Noall si voltò e vide diversi ragazzi seduti, attenti.
- sai, è una piccola città fuori dal mondo, questa. Ogni volta che qualcuno arriva siamo curiosi di avere notizie di quello che succede - spiegò la donna prendendo il suo boccale - allora, ci racconti qualcosa o no? -
- non mi avete neanche detto i vostri nomi - disse Noall bevendo ancora. Quella birra scorreva in gola come nettare.
- mi chiamo Sara - disse lei. Poi Noall ascoltò una dozzina di nomi che dimenticò all'istante.
- io sono Sal, è un piacere -
Sara alzò il boccale per salutarlo - piacere mio -
Noall si appoggiò con un gomito sul bancone, girandosi verso il gruppetto che si era raccolto davanti a lui - mi chiedete una storia - disse bevendo - e una storia vi racconterò. Ma anche voi dovrete dire qualcosa a me -
Annuirono tutti all'unisono. Noall si preparò a cominciare - sapete, vengo da lontano, molto lontano, così tanto che per venire qui ho dovuto attraversare mari e monti, pianure e deserti, insieme ai miei compagni. Forse avrete sentito parlare di noi, i temibili Bulgar -
Sara rise - che nome assurdo -
Noall rise a sua volta. La birra gli rendeva la lingua sciolta e l'umore leggero come non provava da tanto
- sì, può sembrare, ma se conosceste la nostra storia non ridereste più -
- diccela! - urlò qualcuno.
Noall alzò le mani per calmarli - certo, certo. Be, vedete, noi siamo dei cacciatori esperti, nessuna preda può sfuggirci. Da generazioni cacciamo senza mai fallire. Siamo famosi in tutti i regni, da nord a sud, da est a ovest. I menestrelli cantano le nostre gesta a corte e per le strade delle più grandi città! -
- non ho mai sentito il vostro nome - disse un ragazzo
- e cosa c'è di speciale nel cacciare? - chiese Sara.
- cosa c'è di speciale? - Noall era sempre più lanciato nelle sue fantasie, ma sapeva bene che era un'occasione per carpire informazione - noi non cacciamo cervi o scoiattoli. Neanche orsi o lupi -
- e allora cosa cacciate, insetti? - la battuta, per quanto penosa, fece ridere molta gente.
Noall notò che il gruppo si era infoltito - no, no, mio caro amico. Noi cacciamo demoni -
Il silenzio scese di botto sulla sala. Sara rimase con il boccale a metà tra la bocca e il bancone.
- abbiamo ucciso demoni di ogni tipo e foggia, da grandi come montagne a piccoli come una lepre, e nessuno ci poteva fermare -
- ma... Ma perché siete qui, allora? - chiese il barista.
- un'ottima domanda - Noall sorrise. L'avevano bevuta così facilmente - stiamo cercando uno di questi demoni, uno potente, forse il più potente che abbiamo mai visto -
- ed è qui? - chiese un donna spaventata.
- no, non in città, ma potrebbe essere passato vicino, per questo sono qui, per trovare informazioni su quel demone maledetto -
La tensione si sciolse visibilmente sui volti dei suoi spettatori.
- io non ho visto né sentito di nessun demone, temo - disse Sara offrendogli un'altra birra. Noall la rongraziò
- neanche io non ne ho sentito parlare - confermò il barista - e io so quasi tutto quello che succede -
Noall però non li stava più ascoltando. Aveva notato, in un angolo, un vecchio che al suo racconto aveva reagito diversamente dagli altri. Invece di ascoltarlo da curioso estraneo aveva rivolto la sua attenzione solo alle parole "demone" e "vicino". Noall poteva dirlo da come aveva teso le orecchie in quei punti del racconto.
- chi è lui? - chiese indicandolo -
il barista si sporse dal bancone per vedere - quello con il cappello floscio? - chiese con una smorfia. Noall annuì - quello è Lino, meglio non avere a che fare con lui -
- è pericoloso? - chiese Noall.
Sara si unì al discorso - no, non pericoloso, ma bugiardo. Cerca sempre di soffiare il denaro a chiunque incontri con menzogne di ogni tipo -
Noall prese il boccale ancora pieno dal bancone - vado a fare due chiacchiere con lui -
- fa come vuoi - disse Sara bevendo - ma fa attenzione al borsello. Ed è stato un piacere ascoltarti, Sal -
- il piacere è stato mio - rispose Noall. Poi si avvicinò facendosi largo tra la folla che, finito il suo discorso, aveva perso attenzione e si stava disperdendo per il locale.
- tieni amico - disse Noall appoggiando la birra davanti all'uomo - bevi e bagnati la gola -
Lui alzò lo sguardo arcigno sul ragazzo. Dopo qualche istante prese il boccale - esiste ancora qualche ragazzo di buone maniere - disse con la voce rauca trangugiando la birra - siediti con me -
Noall obbedì e si sedette sulla sedia di fronte. Quella scricchiolò.
- sei veramente enorme, soprattutto per la tua età -
Noall lo guardò sorpreso
- sai, sono un buon osservatore, forse è l'unica cosa che so fare - disse ancora lui - il buon vecchio Lino sa ancora riconoscere un ragazzino senza barba quando ne vede uno -
Noall annuì - dicono che sei un ladro -
- dicono anche che il cielo è fatto d'acqua marina, ma non tutto è vero -
- sono parole sagge - gli rispose Noall - da un uomo saggio -
- mi elogi, ma ancora non so cosa vuoi da me - lo sguardo dell'uomo era vispo, furbo - dimmi cosa cerchi, Sal -
- hai sentito la mia storia e mi sembra che tu sappia qualcosa - disse Noall andando dritto al punto.
- sì, l'ho sentita. Bella quanto assurda. Ma è vero che so qualcosa, sì. Solo non so se dirtela o no - disse Lino bevendo ancora.
- perché? -
- sai, mi hanno preso per pazzo quando ho raccontato ciò che mi è successo -
- io non ti prenderò per pazzo, questo posso assicurarlo - lo rassicurò Noall.
Lion aspettò un attimo e sbattè il boccale sul tavolo - e va bene. Qualche giorno fa, a ovest della città dove c'è, o meglio c'era, casa mia, ho visto un mostro, o come lo chiami tu un demone -
- com'era? -
- alto, così tanto da sovrastare il tetto della casa e enorme, con le corna e... - fece un gesto in aria con le mani aperte - fuoco scarlatto che usciva da ogni parte, e gli occhi, quando si sono incrociati coi miei... Non avevo mai visto così tanta malvagità in uno sguardo, lo giuro -
Noall si lasciò cadere sullo schienale della sedia. Sembrava proprio il demone che stavano cercando - perché la gente ti ha preso per pazzo? - chiese Noall - non è così raro vedere un demone di questi tempi -
- parole sante, caro mio. Ma non è per il demone di per sé che non mi crede nessuno, ma per ciò che ha fatto - disse lui rabbuiandosi di botto - è qui che diventa assurdo. Di solito i demoni uccidono senza remore né distinzioni, lo sai giusto? -
Noall annuì - vai avanti -
- questo invece mi ha guardato dritto in faccia, come per sfidarmi a fare qualcosa. Ma quando ha visto il mio sguardo spaventato... - Lino rabbrividì - ha sorriso, lo giuro. Un sorriso così pieno di astuzia e cattiveria da non poterlo descrivere -
- un demone ti ha sorriso... - Noall era confuso. Più cose scopriva su quel demone più rimaneva spaesato - poi che è successo? -
- niente, è questo il problema. Mi ha guardato per alcuni minuti, i più lunghi della mia vita, lo giuro, e poi se n'è andato - l'uomo alzò le mani al cielo - ringrazio che non mi abbia ucciso, ma quando l'ho raccontato tutti mi hanno preso per un pazzo bugiardo in cerca di attenzioni. Non mi stupirei se pure un ragazzino come te lo facesse - Ricadde sul tavolo, demoralizzato.
Noall si appoggiò con i gomiti sul tavolo, concentrato - non potrei mai, quando so che dici la verità, Lino. Sono un ragazzo, è vero, ma mi hanno insegnato a comportarmi da adulto -
Lino sorrise - e sai comportarti da tale più di molta di questa gente - con il boccale indicò il resto della sala - mi hai stupito, Sal. Nessuno sarebbe credito a uno straccione come me, e sicuramente non gli offrirebbe da bere -
- io do credito a chi mi pare - disse Noall. Poi fece segno di avvicinarsi e gli sussurrò all'orecchio - e bevi a sazietà, è offerto proprio dai tuoi amici laggiù che ti prendono per ladro e bugiardo -
Lino sorrise malignamente e finì tutta la birra rimasta in un solo, lungo sorso - mi ha fatto piacere parlare con te, Sal, ma è ora che vada. Un vecchio come me non regge più le tarde ore, tanto meno con la birra in corpo -
Noall non discusse, anche se avrebbe voluto che rimanesse ancora per scucirgli altre informazioni sul demone - ti chiederò solo un'ultima cosa, allora -
- chiedi pure, amico -
- da che parte si stava dirigendo il demone, è importante saperlo per me. Davvero importante - Noall sottolineò le ultime parole con enfasi.
Lino si apoggiò allo schienale, pensieroso - ero così spaventato che non ne sono sicuro, ma credo a nord. Sì decisamente a nord, verso i monti, e il mare, conosci la strada? -
- la conosco, sì - rispose Noall cupo - ti ringrazio, Lino, non speravo di trovare un uomo come te, qui -
- io ringrazio te, Sal, per avermi creduto -
Noall lo salutò con un cenno e si alzò in piedi. Stava per uscire dalla porta della locanda quando la voce dell'uomo lo sorprese alle spalle - posso sapere chi sei, perché volevi conoscere la mia storia? -
Noall di voltò con una mano sulla maniglia - un cantastorie - rispose con un labile sorriso soffocato dalle ombre delle lanterne - solo un cantastorie -

La Rosa Cremisi - Il Destino Di Un RegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora