𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟒

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13 settembre 1993
Hogwarts

"Adoro i tuoi capelli, douceusse. Sono così morbidi, il loro odore mi fa impazzire."

Dolcemente, passò le sue lunghe dita gelide sulla mia pelle.

"Non capisco perché mi chiami così."
"Come? Douceusse?"
"Sì, perché?"
"Beh sai, in francese-"
"Significa dolcezza o dolce, lo so."
"Non interrompermi quando parlo, Y/n. Impara a stare zitta quando ci sono io."

La mia gola si strinse per un attimo, mi sentii un po' male, perché aveva avuto questo effetto su di me? E perché mi parla in questo modo? Volevo solo che mi perdonasse e che tornasse ad accarezzarmi dolcemente come prima.

Le sue dita si stavano lentamente staccando dalla mia pelle, e io non riuscivo a sopportarlo.

D'impulso gli presi il polso e lo guardai dritto negli occhi, con lo sguardo lo pregai di non lasciarmi, di nuovo. Avevo bisogno di lui, avevo bisogno che mi sfiorasse, dolcemente, o con violenza, l'importante era che lo facesse, ad ogni costo.

"Scusami, continua, ti prego."

I suoi occhi ritornarono dolci, di un colore stupendo, rosso scuro, come mille rose rosse in una notte calma.

Mi sembrava di venire assorbita dai suoi occhi. Volevo solo sdraiarmi e cadere fra quella immensità di rosso scuro, morbida ma allo stesso tempo pungente, penetrante e bellissima.

"Douceusse. Vuol dire sì, dolcezza, ma la sua pronuncia è molto simile ad un'altra parola."

"Duchesse. Duchessa. Perché tu, sei la mia duchessa. Sei tu, colei che è destinata ad essere amata da me. E vincolata ad amare me."

Ero vincolata ad amarlo. E lui invece era solo destinato ad amarmi. Era la peggiore di tutte le cose che potevano capitarmi.

Mi aveva portato in un posto di Hogwarts che non avevo mai visto.

Un luogo dentro la foresta proibita, lontano dal castello. La pioggia cadeva e tutt'intorno era freddo, e umido. Lui si mise a correre, ed io non capii perché, e allora urlai, chiedendogli il perché della sua corsa, e lui rise.

Rise nella maniera più assoluta e bella che potessi mai sentire. Era come se la sua risata mi avesse svegliata, e mi avesse fatto respirare di nuovo. Mi sentivo viva. Anche se lui era morto.

Lo seguii, correndo. Fin quando non lo vidi più. E prima che il senso di vuoto fu riuscito a pervadermi di nuovo, e a rendermi ancora più fredda e triste. Delle lunge, e forti braccia si posarono delicatamente sulla mia vita, seguite poi da un viso, umido e freddo, che si posò sulla mia spalla.

Riuscivo a sentire quel magnifico profumo, luminoso e sofisticato, come una brezza ambrata, floreale e legnosa. Un'alchimia poetica. Una firma romantica e altamente vigorosa.

"Vorrei baciarti, douceusse."

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