Capitolo 38

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Alaska.

<<Ciao, io sono Olaf e amo i caldi abbracci.>>

La mia bellissima sorellina gioca orgogliosa del suo pupazzo di neve che ha creato con Calipso, stranamente oggi ha più pazienza del solito con Rea.

Forse, lo spavento preso per l'invasione di Jane, le ha fatto temere per le sue sorelle. Ha temuto che non potesse più giocare con la piccola Rea, che qualcosa o qualcuno potesse strapparla a lei. È sempre stata molto indipendente Calipso. Ha sempre vissuto la sua vita decidendo in autonomia. Quando si avvicinava cercando un contatto, era segno di insicurezza e paura. Ho sempre ammirato la sua voglia di indipendenza e mai l'ho biasimata per questo, perché so che nel momento del bisogno la troverò sempre al mio fianco, dove a sua volta lei mi troverà sempre.

<<Sai che questo pupazzo di neve non prenderà magicamente vita, vero?!>>

Sul visetto paffuto di Rea si disegna un'espressione imbronciata e delusa. Subito corre tra le braccia materne di Rosalie che la spinge a sognare ad occhi aperti con la sua immaginazione.

Calipso spesso dice che è troppo grande per perdere tempo con la bambina, che i giochi ormai sono troppo infantili per lei e che non è più ossessionata dai cartoni animati.

Ha molta fretta di diventare adulta ... Troppa fretta.

Oggi la distesa di neve brilla fiera sotto i raggi del sole, alto nel cielo azzurro. Nonostante sia pieno inverno e sia distesa sul bagnato, avverto il tepore del sole che mi riscalda. Tengo le palpebre calate per riposare e per respirare la tranquillità intorno a me. Le risate rilassate del clan che ci ospita distendono i miei nervi, per la prima volta mi sento protetta. La sensazione, però, non ha niente a che vedere con la segregazione a Volterra. Gli occhi di Carmen ed Esme che non abbandonano mai le nostre figure mi fanno sentire amata come una figlia. Hanno sempre un pensiero per me, vogliono sincerarsi che mi senta a mio agio con loro e che abbia tutto ciò che desidero. Vedo il loro desiderio di vederci parte della loro famiglia, qualcosa che per tanto tempo ho sperato di intravedere nei modi di Athenodora.

Ricordo quando da bambina desiderassi una parola gentile da lei, una carezza o semplicemente un sorriso rassicurante, per farmi sentire meno sola al mondo. Per lei, però, io e le mie sorelle non siamo mai stato altro che un fastidio.

L'unica madre che io abbia mai avuto, o così credevo ... Le cose potrebbero cambiare.

<<Io posso essere quello che voglio, vero Rosalie?!>> Le parole di Rea catturano la mia attenzione, incredibile come si sia sviluppato velocemente questo legame puro tra loro due.

<<Non ci sono limiti.>> Afferma convinta la bionda vampira.

Rea osserva meravigliata la sua amica che luccica in piena armonia con i fiocchi di neve, come se fossero fatti della stessa sostanza. Accarezza leggera un suo braccio e per la prima volta, vedo Rosalie che sorride della sua non umanità.

<<Ce ne sono invece, la gravità per esempio.>> Calipso deve avere sempre l'ultima parola <<Non puoi fare come Elsa, non puoi evocare il ghiaccio per farne ciò che vuoi.>> Le ultime parole le escono cantilenando.

<<Posso immaginare di farlo!>> Rea inizia a correre in mezzo a noi alzando le braccia ed invocando incantesimi inventati, così su due piedi.

Poi, come per magia, dei fiocchi di neve si sollevano da terra e si posano nelle sue manine in una piccola rosa. La piccola urla esaltata e corre a donarla a Rosalie, mentre Cali la guarda basita. Intanto una corona di fiocchi di neve si posa sui boccoli biondi della mia sorellina delineando dei fiorellini eleganti che circondano la sua nuca.

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