Capitolo 8

769 29 3
                                    

Volterra.

Rientro in camera e chiudendo la porta crollo esausta contro di essa. Chiudo gli occhi per qualche minuto e sento subito la sonnolenza annebbiare la mia mente, sono davvero sfinita. Dalla finestra filtra un raggio di sole che colpisce la mia pelle riflettendo sulle goccioline di sudore che scendono su tutto il mio corpo, ho proprio bisogno di una doccia. Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, non curandomi di chiudere la porta a chiave. Non sarà una serratura vecchia di cinquecento anni a tenere fuori ospiti sgraditi.

Dopo una doccia rigenerante, rientro in stanza. Noto un vestito da festa  sul letto e il mio ciondolo in argento dello stemma dei volturi ben lucidato sulla mia toilette. Accanto c'è un biglietto di mio padre.

È strano, non è certo giorno di festività oggi: è fine novembre e il giorno del ringraziamento è già passato

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

È strano, non è certo giorno di festività oggi: è fine novembre e il giorno del ringraziamento è già passato. Comunque non si è mai festeggiato. 

Il mio primo pensiero va a un matrimonio, ma chi potrebbe sposarsi?! Solo i membri della Guardia chiedono la benedizione ai Volturi. 

Chiedere la benedizione, figuriamoci ... Se amassi tanto qualcuno da sposarlo non chiederei certo il permesso a loro, nemmeno a mio padre. Soprattutto non a mio padre, sarebbe capace di spezzargli il collo in caso non approvasse. 

Intanto, scorro mentalmente tutta la lista dei membri, ma nessuno mi sembra intenzionato a compiere quel passo. Un brivido scorre lungo la mia schiena al pensiero che vogliano sistemarmi con qualcuno della Guardia degli alti ranghi, ma poi ricordo Aro sul mio letto e quel pensiero se ne va velocemente così come è venuto. Temo per Didyme, lei ha già otto anni e ormai è adulta, potrebbe essere vittima di un matrimonio combinato.

Percorrendo i corridoi, percepisco un profumo di ruggine e sale nell'aria: sangue umano. La mia gola risponde all'istante e io provo repulsione per me e per ciò che sono. Fin da quando sono nata mi nutro di sangue umano uccidendo persone innocenti, persone come mia madre.

Sono venuta al mondo compiendo un omicidio, uccidendo la donna che mi ha donato la vita. Vivo nel peccato da allora: ogni battuta di caccia, ogni dissanguamento ... tutto per soddisfare la mia sete di sangue. Per sopravvivere.

I vampiri sono esseri mostruosi, ma io sono un abominio. Io sono per metà umana, e mi nutro di loro. Vorrei che ci fosse un'altra via, vorrei che ci fosse un altro modo per sopravvivere. Per me, per le mie sorelle. Se non fosse per loro, mi sarei lasciata morire quando ero ancora bambina. Ma non posso abbandonarle perché loro sono innocenti, non hanno colpa di ciò che sono.

Entro nella sala e Aro mi raggiunge prendendomi sottobraccio.

<<Sei di una bellezza disarmante mia cara.>> Io riesco solo a rabbrividire.

Mi avvicino alle mie sorelle e Aro mi libera indugiando il suo sguardo su di me. Io osservo mio padre che non sembra curarsi delle attenzioni che mi riserva suo fratello.

Rea mi viene incontro facendo qualche passo e si lascia prendere in braccio, le do un bacio sonoro sulla guancia facendola ridere.

<<Lasciala giù, ti sgualcisci il vestito non vedi?! Almeno provaci a non avere un aspetto sciatto.>> mi intima Athenodora.

<<Mia sorella ha un aspetto sempre fantastico.>> ribatte subito Calipso <<Come me del resto!>> e subito fa una giravolta per esibire la sua strabiliante bellezza.

<<Stai benissimo.>> Ha quattro anni e ne dimostra dodici, ma ha già l'autostima di una donna adulta. Non sembra una ragazzina alle prese con le trasformazioni del proprio corpo dovute alla pubertà.

Athenodora è la moglie di mio padre, quella che dovrebbe essere nostra madre. Mentre Caius non ha mai dato peso al fatto che non siamo effettivamente figlie di entrambi, per lei non c'era dettaglio più importante. Siamo la palese testimonianza dell'infedeltà di suo marito, e niente che potessimo dire o fare cancellerà mai il suo risentimento nei nostri confronti.

Didyme, invece, è stata accolta a braccia aperte da Sulpicia che era ben felice di poter finalmente diventare madre. Mia cugina però è inspiegabilmente priva di un talento e questo la rende, agli occhi di suo padre Aro, meno preziosa di noi. Ho sempre invidiato la sua libertà. Invece, Sulpicia non ha mai visto nella poca considerazione di Aro un vantaggio; ma piuttosto un affronto a lei e a sua figlia, oscurata dalle attenzioni che riceviamo noi. Soprattutto io.

Per fortuna, Didyme non sembra essere affranta dal differente trattamento che ci riserva Aro, e onestamente non vedo perché dovrebbe.

Si avvicina a noi e mi sussurra:

<<Per fortuna sei arrivata, Marcus cominciava a perdere la pazienza.>>

<<Ma che succede?>> Didyme mi guarda con uno sguardo impaurito, nemmeno lei sa cosa stia per accadere. E se non lo sa lei, allora neanche Sulpicia è stata messa al corrente.

<<Mia cara Heidi, entra ti prego.>> A quelle parole le porte della sala si aprono e un gruppo di turisti cinesi si riversano all'interno.

<<Magnifico Heidi,>> si congratula Alec <<mi andava proprio uno spuntino dai sapori orientali.>>

Quel ragazzino non ha un minimo di rispetto per la vita umana, ma d'altronde nessuno qua dentro ce l'ha. Reprimo la coscienza che mi attanaglia e mi avvento su un turista ignaro dell'incubo in cui sta per risvegliarsi. Gli occhi stanchi dell'anziano su cui mi scaglio mi guardano supplichevoli. Cercano nel mio volto una traccia di pietà, una traccia di umanità. È questo il momento in cui mi sento un mostro, sono questi i momenti in cui il disgusto per me stessa mi attanaglia dentro. La mia preda sembra scorgere la guerra tra istinto e raziocinio che combatto e mi nei suoi occhi intravedo pietà. L'essere umano è veramente un essere puro e altruista che dovrebbe essere protetto, non cacciato. In punto di morte, prova pietà per il suo assassino con una dignità che stento a comprendere. Dopo aver distolto lo sguardo per un momento, affondo i miei denti nella sua gola.

Quando mi rialzo faccio attenzione a non macchiare il vestito di sangue, una lacrima scorre sulla mia guancia mentre mi allontano da quel bagno di sangue. Mio padre si avvicina e mi porge un fazzoletto per pulirmi la bocca, ripulisco anche le mie sorelle e lo porgo anche a Didyme. Tempo di ringraziare Caius per il gesto che il centro della sala è stato liberato e pulito a fondo.

<<Bene miei cari, abbiamo ospiti.>>

--- fine ---

Commento dell'autrice:

Ehi G&Gs 🌹!

Assistiamo ad una caccia (se così si può chiamare) di Dafne. Cosa ne pensate dei suoi pensieri e del suo profondo senso di colpa?

Lasciate un commento e votate con le magiche stelline se vi va!!

Grazie 

Parolealvento26

Sunrise: l'alba di un nuovo inizio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora