Capitolo 39

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Alaska.

«Allora Peter, mi ci porti sulla tua Isola Che Non C'è?» Negli occhi di Dafne colgo una nota di furba malizia che mi intriga, lasciandomi inebetito, senza parole, per qualche secondo.

I suoi occhi azzurri mi trafiggono, come sempre. Stavolta, però, intravedo in lei qualcosa di nuovo. Il suo sguardo ha qualcosa di diverso.

Qualcosa che lo rende più vivo, più luminoso e pieno di aspettativa. Brillano pieni di speranza e consapevolezza, attendendo da me una risposta alla sua tacita domanda. Cerca di nascondere a me i suoi pensieri, le sue emozioni, come se se ne vergognasse. La vedo arrossire imbarazzata in attesa di risposta, con la testa china e lo sguardo che regge il mio con fatica.

Poi lo vedo. Vedo il desiderio bruciare nei suoi occhi. In un primo momento ho pensato di essere caduto in una mia illusione, di aver preso un abbaglio.

Avvicinandomi a lei, ascoltando le sue parole e avvertendo i suoi muscoli rilassarsi tra le mie braccia capisco che, finalmente, anche lei brucia per me quanto io brucio per lei.

Lo vedo da come si aggrappa alle mie spalle, mentre il suo corpo sinuoso si avvicina al mio inarcando la schiena. Lo sento dal suo respiro irregolare sempre più pesante, che esce dalla sua bocca socchiusa.

La vedo bagnarsi il labbro inferiore per poi prenderselo tra i denti, i suoi nervi sono tesi per le nuove sensazioni che attraversano il suo corpo.

Mi ha detto che non ha mai avuto nessuno. I Volturi non glielo hanno mai permesso. Non è mai uscita con nessuno. Non ha mai baciato nessuno. Non ha mai avuto contatti con nessuno.

Per questo voglio andarci piano, voglio che si prenda i suoi tempi.

L'ultima cosa che voglio è metterle fretta, non voglio che si senta trascinata dalla passione per poi pentirsene il giorno dopo. Voglio che ogni singolo momento passato con me sia magico e che li ricordi con un sorriso. Non voglio con l'impetuosità del momento la travolga, ma che dopo tutte le emozioni provate le avvelenino la bocca per lo squallore.

Vederla tra le mie braccia, soprattutto sentirla tra le mie braccia, rende, però, tutto più difficile. Lei si fa sempre più vicina e io sono sempre più assuefatto dalla sua presenza.

Il vento le copre parte del viso scuotendo i suoi capelli ed io anticipo il suo gesto rimettendole i capelli dietro l'orecchio, così da poter continuare ad ammirare i suoi lineamenti.

La mia mano, però, non riesce ad allontanarsi dalla sua pelle. Dall'orecchio scorre lungo la sua mascella fino ad arrivare al suo mento. Lo sollevo delicatamente con l'indice mentre il mio pollice disegna incantato il labbro superiore di Dafne. È così caldo e soffice. Infinite volte meglio di quanto mi aspettassi. Non può esserci niente di meglio.

Negli occhi di Dafne passa un lampo di insicurezza che colgo come ripensamento. Così tento di allontanare la mia mano da lei, ma mi mordicchia il pollice sorridendomi maliziosamente.

Io rimango spiazzato dal suo gesto. Questo suo lato ammiccante lo trovo molto più sorprendente dei giochi di luce che ha improvvisato nel pomeriggio.

Mi osserva tentennare. Scruta attraverso i miei occhi la sanguinosa battaglia interiore che sto affrontando tra cuore e passione.

I muscoli tesi e i boxer ristretti dalla vicinanza del corpo di Dafne mi pregano di porre fine alla mia sofferenza e di impossessarmi di lei per non lasciarla più andare. Lo sento che sto per esplodere, il suo profumo mi avvolge completamente ormai e mandando in black-out il mio cervello.

In uno scatto deciso, poso le mie labbra sulle sue.

Ed è come se la Terra subisse delle scosse di assestamento per raddrizzare l'asse terrestre. L'orbita del mio pianeta cambia per girare attorno a Dafne, per sempre. Come se il mio baricentro avesse trovato il suo nuovo fulcro. Ed è subito magia.

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