||Hell's Peace|| Hyunlix

18

//Jisung//

Quando mi risvegliai, la mia testa era così pesante che se non fossi stato legato al palo dietro di me, sarei caduto.
A terra vedevo il mio sangue, le mie gambe erano completamente graffiate e non avevo più la capacità di muoverle, probabilmente alcune ferite si stavano anche infettando.
Le braccia erano strette dietro di me, incrociate, in modo da impedirmi qualsiasi movimento.
Non vedevo da un occhio, era zuppo di qualcosa, supposi fosse sangue visto che era liquido e gocciolava per terra.
Avevo difficoltà perfino a respirare...
Sicuramente questa gente non era umana, ma la cosa più cauta da fare era fingere di continuare a dormire, in modo che non avrebbero avventato qualcosa.

Infatti quando sentii dei passi chiusi gli occhi.
"L'hai controllato?" Disse una voce cupa.
"Dorme il poverino, lo abbiamo ridotto male" rise un altro.
"È carino,potrei marchiarlo"
"Lo sai che Teayoung vuole solo il legame di Hwang... com'è che si chiama?"
"Felix se non sbaglio"
Cosa volevano questi da Felix?
Io ero una cazzo di esca per arrivare a Hyunjin e Felix?
Cazzo non potevo permettere di fargli fare del male, ma in quello stato cosa avrei potuto fare?
Era difficile persino pensare e respirare...
Cosa avrei potuto fare contro questi... mostri.
Pensai a Minho.
Pregai chiunque potesse sentirmi che, se mi avessero ucciso, non si sarebbe dovuto sentire in colpa.
Ero arrabbiato con lui, ma lo amavo così tanto, non avrei mai voluto del male per lui, neanche per Felix ovviamente.

"Quanto dobbiamo ancora aspettare? Quel ragazzo così ferito non resisterà molto e da morto ci servirà poco" sentii parlare.
"Credo poco, chiamo Teayoung"
Aprii leggermente gli occhi vedendo delle piume davanti a me...
Piume...
Chi poteva avere le piume?
Non ressi più e i miei occhi lentamente si chiusero.
-
-

//Felix//
Appena vidi le prime luci coperte dalle nuvole, come sempre, mi alzai dal letto, trovando Hyunjin già seduto sul letto di Minho che mi guardava.
Buttai un occhio a Innie che finalmente sembrava star dormendo un po' e mi avvicinai al mio ragazzo.
"Ehi" mi misi vicino a lui.
Lui mi abbracciò subito.
"Sei stanco?" Mi chiese.
"Un po'..." mi accarezzò le lentiggini.
"Ti proteggerò ti giuro" disse lui serio.
"Mi fido di te" gli sorrisi.
Mi appoggiai al suo petto mentre mi accarezzava il braccio.
"Tu come stai?" Gli chiesi.
"Non preoccuparti per me" disse tranquillo.
"Ti prego Hyunjin, se vuoi che io stia bene devi stare bene anche tu, altrimenti io non starò mai bene okay?" Lo guardai serio.
Lui sorrise scuotendo la testa.
"Va bene" mi diede un bacio sulla fronte.
"Quindi non provare a morire o a sparire okay?" Dissi stringendolo forte.
Ci furono alcuni istanti di silenzio.
"Ti amo Felix" disse lui.
"Perché lo dici come se non me lo potessi dire più... non dirlo ora, voglio che risolviamo questa faccenda e poi... e poi me lo dici okay?" Dissi sull'orlo delle lacrime.
"Okay" mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente.

Sentimmo Innie muoversi.
"Sei sveglio Innie?" Chiesi.
Lui si girò verso di noi annuendo.
Hyunjin si alzò.
"Chiamo Chan, poi voi resterete qui"
"Non possiamo fare veramente niente Hyun? Per favore" chiesi supplicando.
"Felix, sapervi al sicuro ci farà concentrare di più okay? Avrei troppa paura che ti possa succedere qualcosa" mi accarezzò
Annuii piano.

Prese il telefono e io mi avvicinai a Jeongin, che guardava verso il basso senza dire niente.
"Mi manca Jisung" sussurrò dopo qualche minuto.
"Anche a me"

Chan e Seungmin ci raggiunsero e i due vampiri andarono via, raccomandandoci di stare attenti.
Chan e Innie sembrarono guardarsi per secondi infiniti, prima che il viola chiuse la porta andando via con Hyunjin.
"Dovresti parlarci sai" disse Seungmin "era molto triste sta notte"
Jeongin non ci guardava
"I-io non ce l'ho con lui" disse piano.
"S-sono solo sconvolto dalla situazione e poi penso a delle cose strane..." singhiozzò "e voglio che tutto torni normale"
"Dobbiamo avere fiducia in loro Innie" mormorò Seungmin.
Tutti e tre ci abbracciammo, condividendo quella bruttissima sensazione di impotenza che ci divorava da dentro.