Capitolo 8

16.2K 770 132
                                    

{ATTENZIONE questo capitolo contiene scene di sesso descrittive MxM, se vi turba evitate di leggere}

Il viaggio in macchina dal locale alla casa di Harry fu per me terribilmente imbarazzante. Mi sentivo uno stupido a fidarmi di nuovo di lui. Probabilmente avremmo fatto sesso e lui mi avrebbe cacciato da casa sua la mattina seguente, come era già successo. Per non parlare del fatto che mi sentivo terribilmente in colpa per Dan. Mi aveva visto chiaramente andare via con un altro ragazzo al nostro appuntamento, ma con tutta sincerità anche lui aveva sbagliato. Mi aveva lasciato in piedi per un'ora e mezza mentre giocava a poker, andiamo!
«Che succede bambolina?».
Arrossii a quel soprannome e tossicchiai per nascondere il tutto.
Lui mi voleva, stranamente. Forse non aveva trovato nessun altro o se li era già scopati tutti e voleva ricominciare il giro.

O forse vuole prenderti in giro, ancora.

«Non chiamarmi bambolina» lo minacciai. Anche se in qualche modo mi faceva sentire suo, giusto un po', non potevo fargli capire che pendevo dalle sue labbra. Non più di quanto lui aveva già notato.
Sorrise posando la sua enorme e liscia mano sulla mia coscia. Al tocco una scarica di brividi mi accarezzò la spina dorsale mentre un calore incendiò il mio basso ventre. Ero eccitato, come una ragazzina.
«Se sei così giù per il tipo con cui sei uscito, tranquillo, sa che hai trovato di meglio».
Sbuffai, che faccia tosta. Sì Harry era molto più attraente di Dan, ma era anche molto più stronzo.
«Non nominarlo, mi sento già abbastanza in colpa».
Lui ridacchiò alzando la mano che teneva sulla mia coscia e mi trattenni dal protestare. Mi piaceva il calore che emanava.
Arrivammo sotto casa sua e parcheggiò proprio davanti al portone.
Quando entrai in casa sua, esattamente come me la ricordavo, feci in tempo a levarmi il giacchetto di jeans che lui mi spinse al muro. E a quel punto non capii più nulla, persi la ragione e mi lasciai sopraffare da tutti quei sentimenti e sensazioni che avevo tenuto e custodito gelosamente. Mi sollevò dal sedere con le braccia muscolose ed io allacciai le gambe al suo bacino. Con qualche difficoltà salì le scale per portarmi in camera, mentre io mi divertii a succhiargli e mordergli quel collo così bianco come i muri di casa sua. Mi butto malamente sul letto, ma non protestai, non in quel momento. Ci spogliammo guardandoci dritti negli occhi e quando anche l'ultimo pezzo di stoffa era stato buttato per terra, chissà in quale angolo della stanza, mi distesi sul materasso tirando su le braccia. I suoi occhi luccicarono alla vista della mia pelle olivastra messa a nudo, a disposizione, pronta per lui. Posò una mano sul mio fianco e ne assaggiò la morbidezza tastandolo con le sue dita affusolate. Si abbassò sulla mia pancia, dove lasciò un bacio casto proprio vicino all'ombelico. Mi morsi il labbro per impedirmi di urlare dalla disperazione, questa delicatezza mi stava mandando fuori di testa. E forse lui si accorse del mio sguardo implorante, quando lasciando un altro bacio - questa volta sul ventre - alzò quegli occhi chiari e carichi di malizia sui miei. Arrossii violentemente, ma non abbassai lo sguardo, no, lo vidi scendere sempre di più, con i suoi baci delicati. I suoi occhi che non si staccarono dai miei, nemmeno quando prese la mia eccitazione tra le labbra e se la fece passare interamente sulla punta della lingua. A quel punto fu per me inevitabile lasciarmi sfuggire un gemito dalle labbra, che ruppe il silenzio dominante di quella stanza carica di energia distruttiva. Un altro po' ed ero sicuro che sarebbe esplosa, ed io con lei, perché Harry succhiò con estrema destrezza la mia erezione completamente formata e dura, dura per lui. Si concentrò sulla punta, ruotando la lingua ruvida sul glande, mentre la mano sinistra impugnava la base e quella destra saliva strusciando sulla mia pelle. Stavo per prendere fuoco, letteralmente. Chiusi gli occhi inarcando il collo. Le labbra schiuse che lasciavano uscire milioni di suoni sconnessi. Ansiti, gemiti, imprecazioni, il suo nome.
«Harry».
Ero consapevole del fatto che gli piacesse come il suo nome usciva fuori dalle mie labbra, perché il suo respiro accelerò notevolmente e la sua presa sulla mia erezione divenne sempre più stretta e soffocante, nonché fottutamente piacevole. Sentii la sua mano salire e arrivare al mio collo, poi due dita accarezzarmi le labbra e fare pressione per poter entrare. A quel punto spalancai le labbra e le accolsi nella mia bocca. Le leccai e succhiai per quelle che parvero ore, prima che lui decidesse fosse abbastanza da sfilarle e liberarsi la bocca dalla mia erezione, che si incurvò sul mio stomaco.
«Sei bello, Louis, te lo hanno mai detto?».
Avvicinò le dita che avevo succhiato con dedizione alla mia apertura e forse per la sua strana delicatezza o per il fatto che stessi fissando i suoi bellissimi occhi, non mi accorsi neanche di quando mi penetrò con l'indice fino alla nocca.
Scossi la testa per rispondere alla sua precedente domanda, mentre lui mi penetrava con il secondo dito.
Sospirai, allargando le gambe, e quasi con disperazione, data la sua dannata lentezza nel muovere le dita, afferrai la mia erezione dolorante.
Lui la scacciò via grugnendo, mentre abbassandosi sul mio petto iniziò a succhiarmi un capezzolo. Stavo per diventare matto.
«Io te lo direi tutti i giorni» mormorò, proprio vicino al mio orecchio.
Le mie palpebre si chiusero e le sue labbra si attaccarono al mio collo, succhiandolo e mordendolo. Le sue dita presero a muoversi più velocemente colpendo abilmente la mia prostata un paio di volte. Urlai inarcando la schiena mentre le mie mani trovarono rifugio tra i suoi capelli.
«Ti prego» gemetti quando colpì per la terza volta il mio punto «Harry, ti prego».
E forse anche lui ne aveva un bisogno spasmodico, perché sfilò le dita, afferrò un preservativo dal mobiletto e scartandolo velocemente, lo indossò.
«Sei così bisognoso Loulou» si affannò a dire, mentre allineava l'erezione al mio buchetto rosa «così bisogno del mio cazzo».
E mi penetrò. Deciso, duro, tutto d'un colpo, dritto fino in fondo.
Lo sentì nel mio stomaco e solo allora mi accorsi di aver trattenuto il respiro. Piegai le gambe e le allargai per agevolarlo, i miei talloni pressarono sul retro delle sue cosce muscolose. Prese a muoversi lentamente e quando inarcai la schiena, facendo intendere che finalmente aveva trovato l'apice del piacere, le sue spinte divennero più potenti e veloci. Ansimai mordendomi il labbro inferiore. Guardai tra i nostri corpi, fissando il suo bacino e i suoi addominali contratti per lo sforzo. Le sue braccia piegate ai lati della mia testa e il suo viso a un centimetro dal mio, mentre teneva gli occhi chiusi e le labbra rosse spalancate da cui uscivano versi osceni.
Era tutto perfetto.
«Sei magnificamente stretto» ansimò «dio, mio».
Inarcai la schiena per permettergli di affondare con più energia. La stanza si riempì di gemiti, ansiti, sudore, ormoni, urla, e tutto d'un tratto il mondo si fermò, i vetri si ruppero, la mia bocca cacciò un urlo e venni.
Sporcai il mio stomaco e il petto, mentre Harry uscì da me velocemente e sfilandosi il preservativo iniziò a toccarsi velocemente. Venne anche lui sul mio stomaco, mordendosi il labbro a sangue. Esalò una risata prima di buttarsi di fianco a me «sei una piccola opera d'arte».
Inevitabilmente arrossii per la milionesima volta da quando ero con lui. Allora Dan non era l'unico che era in grado di farlo.

Dan.

Stranamente pensai a lui e mi incupii, decisamente quello non era il momento di pensarci, dal momento che ero andato a letto con un altro. La sera del nostro appuntamento! Ero un disastro.
«Cosa c'è bambolina? Stai pensando ancora al tuo ragazzo?» mi schernì «un po' tardi per sentirsi in colpa, non credi?» fece cenno al mio corpo sporco dei nostri umori. E per quanto combattessi contro la mia razionalità, aveva ragione.
Maledetto Harry Styles.
«Ti ho già detto che non devi chiamarmi bambolina e no, non ci stavo pensando. Togli quel maledetto sorriso da stronzo dalla tua faccia o lo farò io» ringhiai.
Ridacchiò ed io davvero mi sforzai per capire cosa ci fosse di così divertente. Si stava prendendo gioco di me, ancora.
«Potresti smetterla di prendermi per il culo? Te ne sarei grato, almeno per cinque minuti» sbuffai.
Harry si avvicinò al mio viso sorridendo. Posò una mano sulla mia guancia e accarezzò le mie labbra con il pollice. Mi scaldai per quelle carezze impreviste e qualcosa dentro di me si sciolse. Iniziai a vedere cuoricini intorno alla sua testa, mentre il mio stomaco venne investito da tante farfalle.
Ero fottuto.
«Allora non sei male come credevo».
Una fossetta gli bucò la guancia amorevolmente, i sui capelli lunghi che gli incorniciavano il viso.
Era bellissimo, cazzo.
«Ne ho visti di ragazzini come te».
«Questo perché ti sarai scopato mezza popolazione londinese, magari anche cose senza vita».
Rise con quella sua voce cristallina che mi riempì le orecchie e fu inevitabile per me sorridere guardandolo.
«Dormi Loulou, domani devi andare a scuola» mi schernì, posando il viso sul cuscino e chiudendo gli occhi.
E anche se avevo colto la vena derisoria nella sua voce, non mi impedii di addormentarmi con un sorriso sulle labbra.

La mattina seguente furono delle voci provenienti da qualche altra stanza a svegliarmi. Un piumone caldo era appoggiato sopra il mio corpo dolcemente e non potei non sorridere pensando che fosse stato proprio Harry a coprirmi. Infilai i miei boxer e la maglietta, poi uscii dalla stanza dirigendomi verso la porta da cui provenivano le voci. Scoprii fosse la cucina, entrando, e non ci misi molto a riconoscere Nick e Zayn.
Guardando quest'ultimo mi ricordai di dover parlare con Liam.
«Buongiorno cenerentola» mi salutò Nick. Incrociai le braccia al petto buttando gli occhi al cielo, doveva essere fastidioso pure di mattina. Mi chiesi se era una sorta di divertimento per lui e a giudicare dal sorriso dei suoi amici, lo era per tutti.
Era davvero così divertente prendermi per il culo?
«Ha il ciclo cenerentola» fu Zayn a parlare questa volta.
«Ti assicuro di no» la voce di Harry, roca e maledettamente sexy, echeggiò all'interno della cucina.
Arrossii inevitabilmente. Aveva appena detto implicitamente che avevamo fatto sesso.
«Rimarrei qui a deliziarmi dei vostri racconti pornografici, ma ho un lavoro» Nick finì il suo caffè in un ultimo lungo sorso, alzandosi dalla sedia «e anche tu, ci vediamo in ufficio» salutò Harry con una pacca sulla spalla prima di uscire dalla stanza, seguito da Zayn che «ciao Lewis» mi salutò. Non feci in tempo a correggerlo che aveva già sbattuto la porta di casa, ma ero piuttosto sicuro che lo avesse fatto di proposito.
«Nick viene spesso qui?» chiesi mettendomi seduto al tavolo.
Harry fece spallucce «a volte».
A quel punto non potei fermare la mia lingua e «state insieme?» chiesi.
Lui finì di masticare il suo biscotto al cioccolato prima di rispondere affannato «dio no, scopiamo a volte».
Deglutii abbassando lo sguardo sul bancone.
Oh mio dio, era il suo amico con benefici.
«Siete scopamici quindi» constatai.
«Quella roba è per ragazzini, lo facciamo quando ci va e basta. Dio ma cosa sei un giornalista?».
Mi accorsi di essere stato indiscreto con le domande, così mi affrettai a scusarmi.
«Mi accompagni a scuola?» domandai quando lui si alzò dalla sua sedia.
«Non ho tempo».
Posò la tazza nel lavandino e uscì dalla cucina. Lo seguii.
«Ma io non so come arrivarci da qui, né come arrivare a casa» balbettai seguendolo al piano di sopra.
Lo sentì sbuffare e borbottare, ma non mi importò perché avevo davvero bisogno di un passaggio.
«Non è un mio problema» sentenziò, iniziando a tirare fuori vestiti costosi dal suo armadio. Erano vestiti eleganti e mi chiesi quale lavoro comportava l'utilizzo di quell'abbigliamento così costoso.
«Sei proprio uno stronzo, lo sai? Io potrei denunciarti» iniziai a gesticolare e a parlare dicendo cose senza una logica, un senso, ma ero arrabbiato ed era tutto quello che ero in grado di fare, confusione.

L'unica cosa che ero bravo a fare.

Allora fu in quel momento che vidi Harry perdere la pazienza. Mi afferrò il polso e avvicinò il viso a un millimetro dal mio.
«Chiudi quella cazzo di bocca. Sei fastidioso come le bolle sotto ai piedi di mattina» ringhiò ed io deglutii fissandolo negli occhi. Mi faceva paura.
«Vestiti, in silenzio. E se tra dieci minuti non sei pronto, giuro su dio che ti lascio a piedi».
Si allontanò per vestirsi, ed io lo imitai.
In silenzio.

Love has no ageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora