Capitolo 2

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«Allora Louis Tomlinson» accavallò le gambe, mi fissò. Mi costrinsi ad abbassare lo sguardo, a disagio «quanto sei vecchio?».
Guardai il bicchiere che tenevo tra le mani. Avrei dovuto mentirgli, che problema c'era? Probabilmente non lo avrei mai più rivisto.
Proprio in quel momento le parole di Niall rimbalzarono nella mia testa come una pallina da tennis:"se uno di quegli uomini ci dovesse chiedere la nostra età, ricordatevi che abbiamo tutti vent'anni".
Sospirai.
«Ne ho venti» tirai le labbra in un sorriso timido «e tu?
Quanto sei vecchio?» azzardai.
Lo scoprii a fissarmi le labbra.
Arrossii.
«Ne ho ventotto».
«Non li dimostri» mi morsi la lingua. Ma che cazzo Louis.
Lui alzò un sopracciglio e sorrise con malizia.
«Mh e quanti ne dimostro?».
Deglutii. Ventotto anni. Come può avere ventotto anni?
«Beh quando ti ho visto, prima, avevo giurato che avessi poco più che vent'anni» balbettai.
Ridacchiò, realmente divertito.
«Se è per questo neanche io te ne darei venti» merda, mi ha scoperto «te ne darei ventitre o ventiquattro».
Cosa? Credeva fossi più grande? Mi dispiace angelo, ma sono un neo diciottenne.
Probabilmente si accorse della mia espressione sorpresa, così si affrettò a «non dico che sembri un vecchio, certo, anzi sei molto attraente. Solo non pensavo fossi ancora così giovane» scusarsi.
Sorrisi, quasi con vittoria. Pensava fossi attraente.
«Forse è per via della barbetta o per il modo in cui ti mordi quel fottuto labbro».
Automaticamente liberai il labbro dalla presa ferrea dei denti. Lo leccai. Se possibile i suoi occhi divennero ancora più attenti. Luccicavano di malizia e desiderio. Abbassai lo sguardo imbarazzato, poi strinsi i pugni e mi feci forza. Alzai lo sguardo e lo guardai dritto in quegli occhioni verde prato.
«Puoi morderlo tu, se ne hai voglia».
Non smisi neanche un attimo di guardarlo negli occhi, nemmeno quando avvicinò le sue bellissime labbra carnose color rosa.
Non perse tempo e proprio come gli avevi consigliato di fare, mi morse il labbro inferiore con delicatezza.
Ansimai, eccitato.
Prese a baciarmi con foga, infilando entrambe le mani tra i miei capelli lisci e premendo il suo corpo contro il mio. Ero estasiato. Completamente ubriaco di tutte quelle sensazioni mai provate prima.
Provò ad infilare una mano sotto la mia maglietta di lino bianca, ma lo bloccai, dividendo le nostre labbra per riprendere fiato.
«Non» presi fiato «non credo sia il luogo giusto, questo».
Harry mi guardò negli occhi e dopo una lunga osservazione, mi concesse un piccolo sorriso. Non sembrava infastidito o dispiaciuto, sembrava piuttosto che avesse fretta di avermi.
Mi eccitò.
«Ragazzi, io e Louis togliamo le tende».
Il mio cuore perse un battito, per poi iniziare di nuovo a pompare ad un ritmo esageratamente veloce.
Merda.
È la fine.
Guardai Niall, che con sopracciglia alzate e sguardo divertito, mi fece l'occhiolino. Non ebbi neanche il tempo di voltarmi per controllare dove fosse finito Liam, che Harry mi tirò per la manica della giacca catapultandomi sulle scale. Ridacchiò, notando quanto fossi goffo ed impacciato, poi mi prese la mano e la strinse.
Il mio cuore fece una capriola, uscì dalla cassa toracica per poi iniziare a battere forte.
Una volta aver superato quei corpi sudati e aver salutato con un leggero cenno del capo i bodyguard, Harry mi spinse addosso alla sua macchina, iniziando a baciarmi il collo avidamente.
Ansimai infilando una mano tra i suoi ricci morbidi, mentre una gamba del riccio si insinuava tra le mie facendomi sussultare.
«Potrei scoparti anche qui, in questo parcheggio, addosso alla mia macchina».
Mi morsi il labbro e strizzai gli occhi.
«Sei attivo o passivo?» ansimò.
Sono cosa? Cos'è uno strano nome in codice o un modo di dire?
Boccheggiai non sapendo cosa dire.
«Mh? Mi hai sentiro LouLou?»
Tossicchiai a disagio.
La mia fine era vicina.
Lo sentii staccare le sue labbra gonfie dal mio collo, per poi percepire due fari verdi proiettati sul mio volto.
«Louis? Va tutto bene?» corrugò le sopracciglia.
«Cosa? Io? Sì, va tutto benissimo...ehm».
«Harry».
«Harry, va tutto benissimo» mi grattai la nuca a disagio. Continuava a penetrarmi l'anima con quello sguardo indagatore, come se avesse capito.
Capito che non avevo ventuno anni ma bensì diciotto e che non sapevo davvero un cazzo sul sesso. I miei diciassette anni hanno portato solo toccatine occasionali, mai nulla di spinto.
Proprio quando pensai che stesse per aprire bocca e dirmi ciò che non avrei mai voluto sentire, mi sorrise.
«Bene, andiamo».
Fece il giro della macchina, aprì lo sportello e si accomodò all'interno.
Sospirai e dopo essermi guardato in giro, entrai anch'io nella macchina.
«Ti piace la mia piccola?».
Misi la cintura per poi guardarlo.
«Sì è molto comoda».
Gli sorrisi, perdendomi dentro quegli occhi così belli e dannati.
Quando mi privò di quegli occhi così belli per poter concentrarsi sulla strada, dal canto mio postai lo sguardo fuori dal finestrino, contemplando la strada bagnata che scorreva veloce sotto le ruote della macchina.
Non mi accorsi neanche quando la macchina si fermò, troppo concentrato a pensare. Scossi la testa voltandomi verso di lui, che mi sorrideva.
Quelle fossette, dio, erano state create per essere morse.
«Hai un sorriso bellissimo».
Quelle parole uscirono dalla mia bocca senza che neanche me ne accorgessi. Mi morsi la lingua e chiusi gli occhi.
«Scusa, io...».
Posò l'indice sulle mie labbra ed automaticamente portai aprii gli occhi guardandolo.
«Smettila di chiedere scusa Louis, ti ho detto che sei attraente e ti ho baciato. Questo dovrebbe bastare per farti capire che questa sera non esistono freni» alzò le sopracciglia.
Annuii, tossicchiando. Mi fece un altro sorriso prima di scendere dall'auto, lo imitai.
La casa di Harry era qualcosa di pazzesco. Due piani, cinque stanze, una cucina enorme ed un salotto che era il doppio della cucina.
«Benvenuto nella mia dimora LouLou».
Quasi mi strozzai per il soprannome che mi affibbiò.
Iniziò a svestirsi. Da un primo momento pensavo si stesse togliendo solo la giacca per stare più comodo, ma quando anche i pantaloni, la camicia e le scarpe toccarono il suolo, deglutii.
Si avvicinò a me con passo felpato, guardandomi come un leone guarda la sua preda.
Mio dio, potrei avere un orgasmo soltanto guardandolo.
Mi afferrò dai capelli tirandoli un po', così da avere libero accesso alla mia gola.
Mi svestì, buttando i miei vestiti insieme ai suoi. Poi mi sollevò con estrema facilità, portandomi al piano superiore.
«Allora LouLou, sopra o sotto?»
Mi lasciò cadere sul letto come un sacco di patate.
Avrei voluto rispondergli, davvero, ma cosa ne sapevo io quale fosse la cosa migliore?
«Entrambe»
Mi sfilò i boxer con gesto secco e lasciai che un gemito appena udibile lasciasse le mie labbra rosse.
«Mi fa piacere sapere che tu sia versatile, Louis, ma o fai una cosa o fai l'altra»
Si abbassò sul mio corpo, iniziando una lunga e straziante tortura di baci sul ventre. Ogni pezzo di pelle che baciava prendeva piano piano fuoco.
«Sotto» ansimai, guardando ogni suo movimento.
Tirò su il viso quel poco per potermi guardare in faccia, sorrise e dopo essersi sfilato i boxer «lo sapevo» confessò.
Dio, era maledettamente eccitante.
«Mi piacerebbe fare dei preliminari, ma non posso ed è colpa tua. Sai perché?»
Mi tirò per i fianchi, tenendo le mie gambe ben tese verso l'alto.
Avevo sbagliato qualcosa? Il mio cuore prese a battere all'impazzata, le mie mani a tremare e cercai di non fargli notare la mia più complete inesperienza.
«Perché?» osai.
Si abbassò arrivando a due centimetri dal mio viso. Osservò il mio viso per un tempo che mi sembrò infinito ed anche quella volta pensai che avesse scoperto qualcosa.
Ma poi «perché sono troppo eccitato, rischierei di venire in due secondi» sussurrò sulle mie labbra.
Mi baciò, con passione, scontrando i suoi fianchi contro i miei. Sentii una scossa di brividi farsi spazio sulla colonna vertebrale, mentre le mie gambe iniziarono a tremare per la posizione scomoda.
«Ti farò ricordare questa serata LouLou».

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