«Forse dovresti regolarti con quelli, Lou».
Storsi il naso sentendo la vodka fresca strisciarmi nella gola, una sensazione altamente sublime e paradisiaca, mentre la voce di un Liam apparentemente preoccupato rimbombava nella mia testa.
L'idea di andare al parco di Niall non si era rivelata una buona idea, dato il freddo glaciale che ti ibernava il corpo lasciandoti solo il permesso di tremare e battere i denti. Perciò ci eravamo trasferiti nella vecchia casa di Niall, quella a due isolati di distanza da casa mia, ormai vecchia e con i muri bucati. Ciò che restava era un divano duro come la pietra e logorato dal tempo, buttato in mezzo alla sala e costretto a marcire lì per il resto degli anni. Non c'era corrente né riscaldamento, ma poco importava. Avevamo alcool e fumo - Niall avevamo chiamato un paio di amici che a parere suo "vendono la roba migliore della città" - ed avevamo un amplificatore del suono. Eravamo una ventina di persone, volti mai visto prima e senza nome (ad eccezione di Dan) ma poco importava anche quello, perché l'unica cosa che volevo fare era far funzionare il mio cervello.
Per questo mi trovavo disteso sul divano a tracannare bicchierini di qualche merda che mi ostinavo ad ingoiare. Nel corso della serata, mentre la correttezza e il senso di responsabilità abbandonavano il mio corpo sudato, avevo confessato a Niall di come mi ero comportato nei confronti di Dan. Mi tirò un pugno, ma sapevo dentro di me che quei gesti erano dettati dall'alcool - molto probabilmente, se fosse stato sobrio, mi avrebbe solamente urlato addosso.
E mentre ci rotolavamo per terra, tra quei corpi fatti che si muovevano a tempo con la musica, completamenti indifferenti, ci eravamo guardati, avevamo riso e ci eravamo abbracciati.
Avevamo fatto pace.
«Chiudi un po' il becco Payne».
Sbuffò «te ne pentirai domani mattina» mi guardò serissimo, la fronte corrucciata, le labbra immobili.
«Da quando stai con Zayn sei diventato fottutamente noioso e responsabile» deglutii un altro bicchierino.
«E tu più stronzo» replicò, incrociando le braccia al petto e guardandosi in giro.
Risi di gusto passando la lingua umida sulle labbra «potevi portarti Zayn».
Mi morsi la lingua, probabilmente Zayn sarebbe venuto con Harry e la solita banda di uomini che, beh sì mi stavano terribilmente sul cazzo. E poi sarei stato geloso, non della felicità di Liam, ma del fatto che Zayn avrebbe guardato Liam come se dipendesse da lui. E probabilmente era così.
«Doveva stare con Perrie» mugugnò «e abbiamo litigato».
Annuii, pensando a cosa dirgli, giusto per rincuorarlo un po' e non farlo sentire solo, quando un Niall perfettamente ubriaco e fuori di sé, si buttò sul suo corpo.
«Payne alza il tuo culo da qui e vieni, ti faccio conoscere un tipo».
«Niall, piantala, non mi va».
«Forza, musone».
Lo tirò per un braccio facendolo alzare sotto le sue proteste e minacce, per poi allontanarsi tra la folla lasciandomi solo su quel divano triste quasi quanto me. Controllai il cellulare in un attimo di lucidità e come previsto, Harry non mi aveva cercato. Ma perché ancora mi ostinavo a cercarlo, a volerlo? Non mi aveva forse rifiutato? Forse provavo per lui una specie di sindrome di Stoccolma, con la sola eccezione che Harry non mi avrebbe mai messo le mani addosso.
Non mi cercava perché aveva meglio da fare sicuramente. Magari era in compagnia di qualche checca dal culo più bello del mio o qualche poco di buono con la quinta di seno.
Dovevo chiamarlo, dovevo sapere, essere certo che non stesse scopando con qualcun altro.Perché continui a farti del male?
Mi alzai barcollando dal divano e dopo esser entrato dentro un'altra stanza, lontano dalla musica assordante, digitai il numero e portai l'apparecchio all'orecchio.
"Lou, dimmi stai bene?" rispose, la voce un po' affannata.
"Dove sei Harry?" ero consapevole di essere ubriaco e sicuramente lui lo capì, quando un sospiro si scontrò contro la cornetta del telefono. Me lo immaginavo mentre scuoteva la testa e si stropicciava gli occhi in segno di dispiacere.
"Sei ubriaco"
"Ti ho fatto una domanda"
"Sono da amici"
Ghignai.
"Certo e i tuoi amici hanno un bel culo e delle tette enormi vero?"
"Louis" un altro sospiro - perché il mio nome era così bello detto da lui? - "dove sei?"
"Vaffanculo!" urlai, prima di attaccare.
Infilai di nuovo il telefono il tasca e tornai nel caos. Mi avvicinai agli alcolici, perché il bisogno di altro alcool per annebbiarmi il cervello era troppo forte per lasciarlo sospeso nel niente.
Mi buttai nella mischia di gente che si muoveva a tempo, altri che si strusciavano prossimi al coito. Muovevo i fianchi con le braccia alzate in aria. Gli occhi chiusi, la testa che girava. Neanche mi accorgevo delle mani che si posavano sul mio culo e sul mio petto, ma neanche mi importava. Ero stanco, avevo solo bisogno di sentirmi leggero, come polvere che vola nell'aria.
Quando riaprii gli occhi, mi accorsi della cerchia di ragazzi che mi ero ritrovato vicino, ma l'unico tra questi che catturò la mia attenzione, fu Dan. Stava ballando - o meglio, strusciandosi scambiandosi il sudore - con un tipo dai capelli rossi. Spinto dall'alcool mi avvicinai a lui, lo staccai da quell'essere spingendolo, per poi appoggiare la schiena al suo petto e iniziare a muovermi. Le sue mani non impiegarono molto a posarsi sui miei fianchi seguendone i movimenti, per poi girarmi e attirarmi al suo petto.
«Devo aver paura che un tipo dai capelli ricci venga qui e ti trascini via ancora?» mormorò al mio orecchio.
«Non è più un problema».
Mi sforzai di sorridere, notando le sue labbra tirarsi in un ghigno malizioso. Mi prese per mano e uscendo dalla calca di gente, si diresse verso le scale.
Mi morsi il labbro mentre fissavo i miei piedi calpestare le scale piene di polvere e cartacce. Mi girava la testa, ma andava bene così, meglio non pensare a nulla quando si sta per commettere la cazzata del secolo. Meglio avere un alibi di ferro per il giorno dopo, quando i sensi di colpa mi avrebbero logorato l'anima. Meglio dare la colpa all'alcool.
«Finalmente sei mio».
Sentii il fiato caldo di Dan scontrarsi contro il mio collo, le sue mani sul mio corpo, la mia testa appoggiata al muro di quel corridoio buio.
La musica era ormai un rumore lontano, riuscivo a percepire solo il suono del mio respiro e ad un tratto sentii freddo. Mi accorsi solo allora che Dan si era tirato giù i pantaloni, facendo lo stesso con i miei poco dopo. Attaccò le labbra al mio collo, ne succhiò una porzione, ne assaggiò la consistenza e ne morse la pienezza. Lo lasciai fare, lo lasciai giocare con me, perché infondo se lo meritava. Mi ero comportato da stronzo e questo era quello che meritavo.
Allacciai le braccia al suo collo e le gambe al suo bacino, non appena mi sollevò da sotto le ginocchia. Era tutto sbagliato, quelle non erano le mani che dovevano toccarmi, quelle non erano le labbra che dovevano baciarmi, quello non era l'odore che volevo sentire.
E quando Dan iniziò a spingere, eccitato, dentro di me, gemendo nel mio orecchio e graffiandomi la pelle, iniziai a piangere silenziosamente.Da Harry: Louis, dove stai?
(00:30)Harry
ti ho cercato alle 00:50Da Harry: Lou andiamo rispondimi
(00:55)Harry
ti ho cercato alle 1:15Harry
ti ho cercato alle 1:40Da Harry: Louis ti prego dimmi che stai bene
Teddy's corner:
Non posso crederci che sto aggiornando alle 11:20 di mattina ma sì, lo sto facendo aaaaaaaah
Sono riuscita ad aggiornare solo perché sono stata male per tutta la notte, quindi ringraziate il mio stomaco :)))))
Anywayyyyyy, questo capitolo mi ha letteralmente tolto la vita perché io davvero POVERO PICCOLO LOU gli sto facendo di tutto :( ma Harry eheheh Harry bel prossimo capitolo è il mio Harry fav uu (non spilero nulla AH).
E poi qui c'è da festeggiare perché siete talmente belline da aver raggiunto 113 stelline (OH MY) al capitolo precedente, siete pazzeeeeee aaaaaaah vi amo, bast.
Potete trovarmi su ask (devilouis) per qualsiasi iasi iasi cosa ggnnn
All the love,
teddysphotos_💦
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Love has no age
FanfictionMi sono sempre chiesto come facciano dei ragazzi giovani ad innamorarsi di uomini che hanno il doppio della loro età. Ho sempre pensato che tutto ciò a cui ambissero fossero soldi, popolarità o tutto ciò che avrebbe portato loro felicità. Felicità m...