Capitolo 22

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Pov Louis

In vita mia non ero mai stato un bravo figlio, né un bravo studente. Non sapevo ballare, non sapevo disegnare, forse l'unica cosa in cui me la cavavo meglio di chiunque altro, era andare sullo skate. Ma se c'era una cosa in cui ero imbattibile, quella era cucinare. Da bambino mi divertivo a tagliuzzare le bucce della verdura o della frutta che mia madre, invece di buttare, mi serviva su un piattino a parte con un piccolo coltello senza lama. Ero felice ed il risultato era ancora più soddisfacente, quando con quello che avevo tagliato creavo dei piccoli piatti che servivo ai miei genitori.

«Mh, che buon odore».
Sorrisi, mentre con un cucchiaio di legno giravo la pasta nell'acqua bollente «ricetta Tomlinson».
Mi rilassai non appena Harry posò le sue grandi mani sui miei fianchi, adagiando il petto alla mia schiena e le labbra a sfiorare il mio orecchio.
«Sembra buonissimo, cos'è?» sussurrò.
Rabbrividii «crema di scampi» posai il cucchiaio «è quasi pronto».
Mi girai tra le sue mani, perché mi erano mancati i suoi occhi verdi, le sue labbra carnose e morbide, lui. Posai le mani sul suo petto, notando come i primi bottoni della sua camicia fossero sbottonati, permettendo alle sue clavicole di affacciarsi prepotenti.
Aveva il viso stanco, due ombre di lavori finiti alle quattro di notte sotto gli occhi, come se fossero un promemoria a ricordargli lo sforzo che faceva ogni giorno per guadagnarsi il pane. Ne ero affascinato. E vederlo così stanco, come un cucciolo, con quel sorriso appena accennato, mi scaldò il cuore tanto da farlo aprire e far uscire parole che in altre circostanze non gli avrei mai confidato.
Allora «mi sei mancato» gli dissi, perché volevo che lo sapesse. Volevo che capisse, che si rendesse conto.
Portò una mano al mio viso e mi accarezzo la guancia con il dorso, il suo sguardo nel mio, così profondo e limpido.
Mi morsi il labbro inferiore per imprigionare un sospiro che mi vibrò nel petto e pensai di svenire, per la tensione così sottile, quando con il pollice lo liberò dalla presa dei miei denti.
«Mi sei mancato anche tu, bambolina» soffiò.
Deglutii, ma con gesto svelto lo afferrai per il collo e feci scontrare le nostre labbra. Lo sentii sorridere nel bacio, mentre le mie labbra si schiusero per permettere alla sua lingua di incontrare la mia. Accarezzò il palato, esaminò la chiostra di denti, lo sentivo ovunque e volevo di più. Intrecciai le dita tra i suoi ricci tentando in tutti i modi di tirarmelo contro, pensai fosse della stessa idea quando con gesti veloci mi piegò il ginocchio destro per stringerselo sui fianchi. Ansimai per il contatto, sentendo già come si stesse eccitando per quei semplici sfioramenti.
Gli morsi il labbro inferiore e lo tirai forte con i denti.
«Faresti meglio ad andarti a lavare le mani» soffiai sulle sue labbra «è pronto».
Mi guardò con occhi lucidi, le labbra bagnate e rosse come il fuoco. Non sapevo fino a che punto avrei resistito, sentivo il mio autocontrollo camminare su un filo sottile.
«Non mi dai prima l'antipasto?» gracchiò, stringendo forte i miei fianchi tra le sue mani, intimandomi e facendomi capire che ero io il suo antipasto.
«No, ma ti darò il dolce dopo aver mangiato».
Sorrise, mi stampò un bacio sulle labbra e indietreggiò, per poi sparire sulle scale.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli, stirai la maglietta sull'addome e aggiustai i pantaloni ora troppo stretti.
Mi girai velocemente e stando attento a non scottarmi, scolai la pasta per poi buttarla in mezzo al condimento. Quando mi girai nuovamente per portare la pentola a tavola, Harry era già seduto su quello che inconsciamente era diventato il suo posto abituale, dei pantaloni della tuta grigi e rovinati, una maglietta bianca a maniche corte con uno scollo in cui si nascondevano le sue collanine.
Il mio posto era quello difronte al suo.
Presi il suo piatto e ci versai un po' di pasta dentro, per poi posarlo di nuovo sotto il suo naso. Feci una piccola porzione anche per me e mi sedetti.
«Allora, ti piace?» chiesi, dopo due minuti di calma imbarazzante.
Masticava con calma, chiudeva gli occhi, batteva le ciglia, si leccava le labbra, mugugnava.
«È buonissima Lou».
Allora sorrisi, quella sorta di ansia da prestazione a sparire senza neanche essermi accorto della sua presenza.
«Sono contento».
Annuì e continuò a mangiare in silenzio, rotto solo dal rumore frenetico della sua forchetta che picchiava il piatto con veemenza.
«Credo che farò un secondo round» ammise.
Annuii mentre abbassando lo sguardo sul mio piatto mi accorsi che ero solo a metà.
Posai la forchetta per afferrare il bicchiere pieno d'acqua.
Mi leccai le labbra, «come è andata a lavoro?» chiesi guardandolo.
Lui deglutì prima di rispondere, «bene, stiamo cercando il più possibile di portare a termine molti contratti. Non è facile» sospirò rilassando le spalle.
Annuii guardando il mio bicchiere, allora «ho parlato con Dan» sputai fuori.
Tossicchiò, avvicinò il pugno alla faccia per coprirsi le labbra, mi guardò.
Ero cosciente di quanto fosse geloso, sapevo quanto non gli andasse a genio Dan, ma non mi importava. Preferivo una sfuriata piuttosto che mentirgli, guardarlo negli occhi e giurare di non aver più visto o incontrato Dan. E poi, infondo, non avevo fatto nulla di male...no?
Abbassò lo sguardo, si leccò le labbra e afferrò il suo bicchiere, ma prima di posare le labbra per bere, sbuffò ironicamente un «ritorno di fiamma, Lou?».
«Ascoltami, invece di fare sempre lo stronzo».
«Nuovo vocabolo bambolina?».
Sbuffai, gesticolai con il tovagliolo prima di sbatterlo sul tavolo e alzarmi dalla sedia.
«Quando riuscirai a toglierti la testa dal culo, cercami».
Uscii dalla cucina sbuffando e con braccia incrociate andai al piano di sopra, in bagno. Mi chiusi dentro, quella che doveva essere una cena tranquilla si era trasformata in un'ennesima discussione. Non ce la faceva a non essere fastidioso e terribilmente stronzo, tutto quello che volevo era discutere su ciò che io e Dan ci eravamo detti. Volevo parlare di noi, di Harry e Louis, ma no lui doveva fare lo stronzo.
Appoggiai le mani al bordo del lavandino e mi guardai allo specchio. Mi irritava il suo modo di fare, odiavo quando usava l'ironia prendendomi per il culo. E lo sapeva, glielo avevo ripetuto milioni di volte, ma come al solito erano parole buttate al vento.
«Lou? Aprimi».
Un tocco leggero sulla porta.
«Lou?».
Non risposi. Guardavo la porta con sopracciglia corrugate.
«Andiamo piccolo, aprimi» sbuffò «mi dispiace, lo so che sono uno stronzo».
Lo immaginai alzare gli occhi al cielo, le mani sulla porta. Sorrisi, quando lo sentii grugnire come un bimbo indispettito che brontolava.
«Lou» miagolò «ho voglia di baciarti, esci fuori».
Stupido ruffiano, pensai mentre la mia mano era già posata sulla maniglia e la stava spingendo per poter aprire la porta.
Incrociai le braccia al petto e feci sparire con molta fatica, il sorriso che macchiava il mio viso all'apparenza arrabbiato.
«Giuro che mi sto zitto» sospirò «anche se sapere che hai parlato con Dan, colui che ti sbava dietro e che ti ha scopato, non mi rende molto entusiasta».
Scossi la testa, «se ti fa piacere saperlo, abbiamo parlato di te e di me» ridacchiai stupidamente «più che altro mi ha chiesto perché ancora ti sto dietro, cos'hai tu che lui non ha e-».
«Ah, tipo la mia bellezza?» sbuffò ironico.
Annuii pensieroso, prima di buttare la bomba.
«Sì e beh lui, lui mi ha chiesto se sei il mio ragazzo».
Abbassai gli occhi titubante, giocherellando con le dita. Sentivo i suoi occhi sul mio corpo, che mi studiavano.
«Ho trent'anni, non ho un ragazzo» trattenni il fiato «ho un compagno».
Buttai fuori l'aria.
«E poi l'amico tuo dovrebbe imparare a farsi i cazzi suoi» brontolò.
«Quindi» deglutii «quindi io sono il tuo compagno?» chiesi, timoroso, ignorando spontaneamente l'insulto a Dan.
Avevo paura di aver frainteso le sue parole ancora una volta.
Lui si mosse verso di me, lentamente, e mi accorsi di aver raggiunto il muro del corridoio solo quando lui ci posò una mano sopra, vicino al mio viso.
Torturavo il mio labbro con i denti, troppo codardo per guardarlo negli occhi e affrontarlo.
«Perché devo etichettarti?» mi alzò il mento con due dita «compagno, fidanzato, amico, tu sei mio in tutti i casi».
Allora sorrisi, lasciai trasparire sul mio viso la felicità che avevano sprigionato le sue parole. Una semplice frase che racchiudeva quello che avevo desiderato sentirgli dire dal principio. Perché io ero suo, lo ero sempre stato, dal primo incontro al Sultan fino ad ora.
«Sono tuo» mormorai.
«Mio» soffiò sulle mie labbra, prima di posarci sopra un piccolo bacio.
Poi mi morsi l'interno della guancia per non urlare, quando piegò le mie ginocchia per prendermi in braccio.
«Lo so che ti piace essere portato così piccolo» lo sentii dire, ma in realtà ero occupato a baciargli e mordergli il collo bianco mentre lui a tentoni cercava la sua stanza. Cercai di non protestare quando mi lanciò sul letto.
«Spogliati» ordinò, io annuii «poi toccati per me».
Rabbrividii mentre sfilavo la maglietta, i pantaloni ed i boxer già oltre le caviglie. Ritrovarmi nudo davanti ai suoi occhi era una sensazione strana quanto gratificante. Mi faceva sentire desiderato, voluto, mi piaceva veder come si eccitasse grazie al mio corpo.
Si spogliò anche lui e dopo aver sfilato anche i boxer attillati, prese in mano la sua erezione muovendo il pugno alla base. Seguii quei movimenti con gli occhi, diligentemente, pronto a non perdermi neanche un particolare di quella visione paradisiaca. Perché Harry Styles aveva mille difetti, ma non fisici. Era assurdamente perfetto, troppo perfetto.
«Hai visto qualcosa che ti piace?» gongolò, con un sorriso ironico sul viso.
Annuii, estasiato.
«Toccati Lou» gracchiò.
E ancora una volta mi trovai a volerlo accontentare, perché per compiacerlo avrei fatto di tutto. Mi eccitava essere dominato e ricevere ordini da lui, da quella sua bocca perfetta da cui usciva una voce talmente erotica da volerla usare nelle mie sedute di masturbazione.
Mi stesi sul letto con le gambe divaricate, una mano sul petto ad accarezzarmi e l'altra stretta sulla pelle del mio cazzo duro e gonfio. La cappella arrossata e già umida di liquido pre seminale che la rendeva lucida e brillante. Mossi i fianchi strusciando il sedere sulle coperte, mentre i miei occhi si chiudevano e la mia bocca sprigionava suoni osceni.
«Così bambolina, sei così bravo» ansimai «così impaziente per me».
La mano prese ad andare più forte, aiutato dalla sua voce eccitata e le immagini di lui che si toccava il cazzo davanti agli occhi.
«Non azzardarti a venire Louis, non azzardarti».
Allora dovetti diminuire la velocità e cercare di calmarmi, altrimenti sarei venuto in due minuti.
Sentii il materasso piegarsi ai miei piedi e spalancando gli occhi lo notai piegato sulle ginocchia, il suo pene eretto stretto nel profilattico già perfettamente lubrificato. Mi spostò la mano e io gemetti per la frustrazione. Mi sorrise e continuando a guardarmi, avvicinò il suo dito indice al mio buchetto stretto. Ansimai guardandolo negli occhi, mentre lui continuava a sorridermi.
«Harry ti prego».
«Ti prego cosa?».
Mi morsi il labbro «scopami».
Continuava a sorridere, trionfante, mentre io cercavo in tutti i modi di non perdere la testa. Tentavo di alleviare il dolore all'inguine toccandomi l'erezione, ma lui prontamente allontanava la mia mano.
«Harry» piagnucolai.
Si abbassò per baciarmi e nel mentre, avvicinò la sua erezione alla mia entrata. Fece dei piccoli cerchi con il glande, giusto per farmi perdere la ragione ancora di più, per farmi impazzire, prima di entrare con un secco colpo di reni. Urlai, inarcando la schiena, una serie di puntini bianchi mi annebbiarono la vista.
«Rilassati piccolo, sei sempre così stretto».
Mosse i fianchi ancora di più, entrando completamente. Mi sentii pieno, talmente pieno da rischiare di esplodere.
«Fa qualcosa ti prego».
In altre circostanze mi sarei sentito assurdamente ridicolo nel pregarlo in quel modo, ma in quel momento no, ne sentivo quasi il bisogno.
Allacciai le gambe dietro la sua schiena non appena iniziò a muoversi con velocità. La rumore di pelle umida a stuzzicarmi le orecchie, già piene dei suoi gemiti e delle sue imprecazioni così sensuali. Esilarante come il suono osceno di testicoli sbattuti ritmicamente contro le mie natiche mi risultasse così poetico, due corpi che ne erano diventati uno.
Infilai le mani tra i suoi capelli continuando a baciarlo, mentre le sue premevano sui miei fianchi tondi.
Si tirò su con le braccia per guardarmi, continuando a muovere i fianchi e a darmi piacere, allora io ancorai le mani ai suoi polsi e con i fianchi presi ad andare incontro alle sue spinte. Fu in quel momento che riuscì ad accarezzare il mio punto più sensibile, quello che mi spediva in paradiso e mi faceva ripiombare all'inferno.
«Harry» spalancai le labbra.
Lo sentii grugnire e le sue spinte aumentarono, sempre di più, sempre più potenti, tanto che il letto prese a cigolare e a sbattere al muro secondo i suoi movimenti.
«Harry».
Ancora una volta tentai di afferrare la mia erezione per aiutarmi, perché ero così vicino ed il bisogno di esplodere mi sconquassava le viscere, ma ancora una volta la sua mano mi precedette e scacciò la mia, «no» ruggì «non toccarti Lou».
Bastò la sua voce e le sue dita sui miei capezzoli a farmi esplodere. Urlai il suo nome, perché mi piaceva, perché gli piaceva. Così anche lui si riversò nel preservativo, nella mia carne, e sfinito si accasciò di lato al mio corpo.
«Non devi più vederti con Dan» ansimò.
Ero troppo stanco per rispondere, non avevo forze per litigare o discutere. Mi limitai a stare zitto, avvicinandomi a lui e ad accucciarmi sotto il suo braccio.
«Ti amo» mormorai, prima di cadere in un sonno profondo.

Pov Niall

«Ehi amico queste dove le metto?».
Scossi la testa voltandomi verso Dan, «oh, nel secondo scaffale. Quello vicino ai cereali» spiegai.
«Sei proprio una brava commessa Nialler».
«Chiudi la bocca Payne».
Ridacchiò, «quando stacchi? Ho voglia di un frullato».
Guardai l'orologio attaccato alla parete, «tra esattamente dieci minuti».
Il castano alzò gli occhi al cielo sbuffando, prima di saltare copra il bancone della cassa e dondolare le gambe.
«Ma non ti annoi qui?».
Alzai le spalle «Simon paga bene».
Vidi Dan sbucare da qualche corridoio, prendere altra roba e immergersi di nuovo tra quei prodotti in cerca del loro posto giusto.
«Louis?» domandai, mentre mi sfilavo il grembiule da lavoro con attaccato il cartellino del mio nome. Lo buttai su una sedia sul retro, afferrai portafoglio e cellulare per poi risbucare.
Salutai Dan che bofonchiò un "a domani" ed uscii dal mini market seguito da Liam.
«Louis deve studiare».
Sbuffai «cioè deve scopare con il suo ragazzo?». Afferrai una sigaretta e la poggiai tra le labbra, poi con le mani tastai le tasche alla ricerca di un accendino.
«No, mi ha detto che Harry aveva una cena per lavoro e quindi ne avrebbe approfittato per studiare un po'».
Mi lanciò un accendino ed io lo afferrai sorridendogli.
«Beh quindi dove si va?» chiesi restituendogli l'aggeggio.
«Starbucks?».
Annuii inspirando nicotina.
«Quindi...ehm stai studiando Nì?» chiese.
Corrugai la fronte «che cazzo ti frega?» ridacchiai.
«Mi frega, quest'anno ci sono gli esami».
«Perché cazzo vuoi parlare di scuola Payne?» alzai gli occhi al cielo.
«Scusa se mi preoccupo per te» sbuffò.
«Grazie mammina» entrai nel negozio «ma non ne ho bisogno».
Mi misi infila, mentre Liam era impegnato a sbuffare con le braccia legate al petto.
«Quanto sei stronzo Niall, lo sai che quest'anno non saranno gentili come gli altri anni».
Scrollai le spalle «Liam, stai tranquillo» appoggiai una mano sopra la sua spalla «devo solo alzare la media a qualche materia».
Quando arrivai alla cassa ordinai per entrambi.
«Te lo auguro».
Sbuffai afferrando i due contenitori con i nostri nomi scritti sopra.
«Sei una palla Payne, da quando scopi con Zayn il tenebroso sei diventato più nevrotico di quanto ricordassi».
Ci mettemmo seduti e solo allora mi accorsi di Liam che si rabbuiò.
«Tutto bene?».
«Io e Zayn non stiamo più insieme» ridacchiò senza un accenno di divertimento «cioè neanche prima, quando scopavamo. Ecco noi lo facevamo e basta, ora non più» giocherellò con la cannuccia.
«Sì, come l'ultima volta?» ghignai.
Lui scosse la testa, «no questa, questa è decisiva» sospirò.
Succhiai un po' di liquido caldo mentre lo guardavo attentamente.
«E tu stai bene con questo?».
«Beh no, io lo amo, ma va bene così. Lui deve sposarsi, io devo finire il liceo» si attaccò alla cannuccia anche lui «non avrebbe funzionato comunque».
«Però tu insomma» balbettai «stai bene? Cioè dopo Mark e-».
«Niall, davvero, va tutto bene».
«Sicuro?»
Annuì.
Rilassai le spalle allora, e abbassai gli occhi sul mio cappuccino. Mi persi ad osservare il liquido all'interno del bicchiere di plastica per accorgermi di quello che stava succedendo all'interno del negozio. Non mi accorsi dell'uomo e della donna che entrarono, sorridenti, mano nella mano. Fu Liam a svegliarmi dal mio torpore.
«Nì».
Alzai gli occhi. I suoi erano persi in qualcosa dietro le mie spalle.
«Niall».
«Cosa c'è?».
Rimase in silenzio per due secondi.
«Quello non è Harry?».
Allora mi voltai di scatto. Scrutai tutta la gente in fila, una ad una. Poi lo trovai, con i ricci a ricadergli sulle spalle, un sorriso morbido sul viso, le mani intrecciate a quelle di una delle donne più belle che avessi mai visto.
«Sì quello è Harry» mormorai «Harry che sta tenendo la mano ad una donna».
«A Louis non piacerà».

Teddy's corner:

Io a questo punto non so proprio come scusarmi. Un mese che non aggiorno, un mese...mi dispiace davvero davvero tanto. Grazie per tutti i commenti e le stelline davvero, più le guardavo e più mi piangeva il cuore per non riuscire a continuare. Il fatto è che quando scrivo per forza, tiro fuori delle schifezze anche più vomitevoli di quelle che scrivo di solito, quindi ho evitato. E procrastina e procrastina, eccola lì che non aggiorno da un mese. Davvero mi dispiace e spero di rifarmi con questo? Anche se ble per la scena smut raga adesso davvero lo dico chiaro e tondo: io non so descrivere scene di sesso. Faccio pena insomma :'(
Comunque spero vi piaccia? Ho cercato di mettere anche il colpo di scena alla fine così, perché mi piace essere infame dopotutto :p
Quindi scusatemi ancora per il tremendo ritardo e grazie a tutte coloro che perdono tempo a leggere queste cazzatine, a stellinare e a commentare. Vi voglio bene, dai.
All the love,
teddysphotos_

big ps

passate da questa bella cicia @AshtonsDimplexs e seguitela in tante, ne vale la pena

Love has no ageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora