Capitolo 5

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Strofinai le mie mani in cerca di calore per quella che era la millesima volta. In fila per entrare al Sultan, alla destra di Liam, cercavo con tutto me stesso di non apparire troppo teso. Nick ed Harry mi avrebbero preso per il culo per il resto della loro vita, raccontando ai loro amici di quel ragazzino così idiota e così appiccicoso. Mi morsi il labbro, cercando di non pensarci troppo, in fondo ero lì per accompagnare un amico. Non ero lì per lui. E che diamine! In quel locale c'era mezza popolazione londinese.
«Lì, Zayn sa quanti anni hai in realtà?».
Liam scosse la testa, mentre un'altra nuvola di fumo veniva buttata fuori dalle sue labbra carnose.
«No, ma credo abbia capito che non ne ho venti».
Le sue guance si tinsero di rosa, i suoi occhi si abbassarono sulla strada.
Sorrisi di fronte a quella scena, Liam imbarazzato era una visione deliziosa.
«E come?».
Come me, Niall sorrideva. Un Liam che arrossiva non capitava tutti i giorni.
«Ecco, io...» si portò una mano a grattarsi la nuca «io e Mark facevamo sesso, sì, ma con Zayn» i suoi occhi brillarono «Zayn mi ha fatto provare cose pazzesche».
Oh, come ti capisco Liam.
«Sai Nì, credo proprio che questo sia l'inizio del nuovo capitolo di cui parlavi».

Ricordate quando dicevo "sono qui per accompagnare un amico"? Ecco, quello che mi è sfuggito, quel piccolo particolare così scomodo, pungente come un ago, era che stavo accompagnando Liam ad un appuntamento con un uomo, amico di Harry e Nick. Avrei voluto essere in possesso del mantello dell'invisibilità nel momento esatto in cui, avvicinandomi al tavolo in cui era seduto Zayn, avevo visto il riccio ridere vicino al suo fedele amico. In poco tempo Liam e Zayn erano spariti tra la folla, chissà dove a fare chissà che cosa. Quando mi girai, cercando un tavolo libero con il biondo, percepivo sulla schiena il suo sguardo bruciare la mia pelle. Forse quella sera mi ero concesso di indossare i miei pantaloni neri aderenti, con una camicia bianca semi trasparente.
Succhiai la cannuccia del mio drink con veemenza. I miei occhi scrutavano la massa informe di persone, mentre il mio piede andava a tempo con la musica ad alto volume.
Era da ben dieci minuti che osservavo due ragazzini strusciarsi come cani in calore addosso al mio angelo. Chissà quanti ragazzi si portava a letto ogni sera, chissà che numero sono stato io nella lunga lista.
Inizialmente pensai che quello sguardo bruciante sulla schiena fosse frutto della mia immaginazione, ma quando muovendo i fianchi e leccandosi le labbra con il mento all'insù, mi guardò con quegli occhi verdi di passione, allora cambiai idea. La presi come una sfida e decisi che quella sera avrei vinto io. Sotto lo sguardo confuso di Niall mi alzai dalla sedia e con passo deciso, sgusciai tra quei corpi sudati fino ad arrivare vicino a lui. Gli lanciai un ultimo sguardo, prima di voltarmi e volteggiare i miei fianchi sensualmente. Alzai le braccia sopra la mia testa, continuando a muovere i fianchi.
Ci volle poco prima che intorno a me si creasse una cerchia di ragazzi, mentre i due più temerari iniziarono a strusciarmisi contro. Alzando lo sguardo, notai che erano proprio i due ragazzi che prima si scambiavano sudore con il mio angelo. Allora, a quel punto, sorrisi vincente, mentre voltando lo sguardo notai Harry mordersi le labbra squadrandomi.
Avevo vinto.

«Sei proprio un gran figlio di puttana!».
Risi mentre Niall, guance arrossate e occhi luccicanti, mi spingeva.
«Avevano tutti gli occhi su di te, sei stato grande! E lo spilungone ti mangiava con gli occhi Lou, l'ho visto».
Avevo ballato per tutto il tempo, quella sera. Volevo dimostrare ad Harry che potevo avere chi più mi piaceva in quella sala e volevo dare un'ennesima dimostrazione a me stesso di saper vincere.
«Smettila Horan, sembri più felice di me».
«Io sono felice per te, stronzetto. Aspettami qui, vado a prendere la macchina».
Annuii mentre indietreggiando mi appoggiai con la schiena al muro del locale. Chiusi gli occhi, beandomi di quel silenzio e quella calma apparente che regnava intorno a me.
Ma purtroppo, le cose belle non durano mai troppo.
«E così, hai fatto spettacolo oggi».
Riconobbi subito quella voce, così roca e profonda da creare piccole bollicine sulla mia pelle. Spalancai gli occhi voltandomi e lui era lì, cappotto nero, cappello dello stesso colore e stivaletti. Mi guardava in modo serio, avvicinandosi lentamente. Ebbi quasi paura.
«Cosa volevi dimostrare?».
Alzò un sopracciglio scrutandomi attentamente. Mi sentii quasi violato da quella insistenza che percepii nel suo sguardo.
«Cos'è, hai paura della concorrenza?».
Azzardai, perché il suo modo di guardarmi mi infastidiva. Lui mi infastidiva.
Tutto quello che fece fu sbuffare una risata e guardarmi con compassione.
«Mi sono già scopato tre quarti del locale» si leccò le labbra. Mi sforzai per non seguire attentamente ogni movimento di quella lingua ruvida «e non mi fai di certo paura tu, ragazzino».
Strinsi i pugni, mordendomi il labbro.
Era così spocchioso, egocentrico, stronzo e maledettamente sexy.
«Devi godere di un'ottima reputazione, immagino».
«La gente mi adora».
«Ti sbagli, non tutti».
Dall'espressione che comparì sul suo volto mi sembrò sorpreso.
Poi scosse la testa e, se prima era uno stronzo patentato, quando rialzò lo sguardo mi sembrò quasi... triste? Amareggiato?
«Mi odi LouLou? Mi odi perché ti ho scopato e non ti ho richiamato, come succede in quei film tanto carini quanto vomitevoli da adolescenti?».
E a quel punto lo vidi. Quel bagliore passare all'interno dei suoi occhi. Come se gli si fosse accesa la lampadina, mi chiese «di che anno sei, Louis?».
«Ho vent'anni».
Lui scosse la testa, «ti ho chiesto l'anno».
Ci misi del tempo a fare i miei conti, agitato dal suo sguardo intenso.
«Del '94».
Scosse la testa, ancora «no ci hai dovuto pensare. Quanti anni hai in realtà, Louis?».
Deglutii a vuoto, le mani presero a tremare. Cazzo, mi aveva scoperto.
«Diciannove».
Mentii ancora, sperando che se la bevesse.
Ma «Louis, quanti anni hai in realtà?» tuonò.
Abbassai le spalle, mordendomi un labbro e con uno sbuffo «diciotto» confessai.
«Oh mio dio mi sono scopato un diciottenne!».
Incastrò le sue mani tra i capelli, ridendo.
«Ti do un consiglio, fattela con qualcuno della tua età, non con i trent'enni».
Aggrottai le sopracciglia, tentando di non offendermi.
«Tu hai ventotto anni».
«Ne faccio ventinove a breve, siamo lì».
Abbassai lo sguardo, imbarazzato.
«Tornatene a casa Louis, stammi bene».
E così dicendo, si allontanò.

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