Capitolo 4

14.7K 755 44
                                    

Non capisci cosa vuol dire quando i tuoi genitori esclamano "quanto è piccolo il modo" a signori che ai tuoi piccoli occhi appaiano tutti uguali, finché non lo provi tu stesso.
Quel giorno stavo cercando di seguire mia madre mentre quest'ultima si affannava tra i vari reparti del supermercato. Facevo lo slalom tra bambini alti poco più di due casse d'acqua e altri carrelli abbandonati a loro stessi, che diamine! Avete un carrello? Tenetevelo attaccato al culo, facilitereste la mia vita.
Avevo le mani incollate al manubrio di plastica, occupato a non investire nessuno, mentre mia madre blaterava su come avrebbe cucinato il pollo alla cacciatora quella sera.
«Lou, saresti così gentile da andare a prendere un pacco di biscotti per tua sorella? Quelli al cioccolato, non alla vaniglia».
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando un "va bene" per poi allontanarmi da lei e le sue parole per perdermi tra quegli scaffali così uguali ma così diversi.
Ora, vi starete chiedendo perché un ragazzo di diciotto anni stia cercando dei maledetti biscotti al cioccolato in un supermercato, per giunta di domenica mattina, come giusto che sia. E la risposta è al quanto semplice, sono stato costretto. Dal mio fallimento al Sultan, quel venerdì, quando quella checca isterica e il mio angelo mi avevano preso per il culo, mi ero chiuso nella mia stanza e mi ero negato qualsiasi tipo di contatto con qualche mio simile. Eccetto mia madre che, pur preoccupata, non aveva fatto domande e mi aveva lasciato marcire nella mia umiliazione. Così facendo avevo consumato un'intera settimana di vacanza per commiserarmi tra il piumone del letto.
«Ti serve una mano?».
In punta di piedi, un braccio tirato in alto e le dita a sfiorare quel benedetto pacco di biscotti, bisbigliavo imprecazioni contro mia sorella e mia madre per avermi fatto così basso.
«Ehi ma io ti conosco!».
Sentii una presenza alle mie spalle e imbarazzato, mi girai arrossendo violentemente.
«Ma sì tu sei il ragazzino che perseguita Harry!».
Riconobbi subito chi fosse l'uomo davanti ai miei occhi, Nick, colui che molto probabilmente la prima sera al Sultan aveva leccato gli umori di Niall.
Aggrottai le sopracciglia, ripensando alle sue parole.
«I-io» deglutii, cercando di formulare una frase di senso compiuto «io non perseguito proprio nessuno».
Allacciai le braccia al petto evitando lo sguardo dell'uomo, mentre questo sorrideva evidentemente divertito.
«Ti ho visto venerdì scorso al Sultan ed ora sei qui, guarda caso proprio quando ci siamo anche io ed Harry».
Era seriamente convinto che io stessi seguendo Harry?
Infastidito alzai lo sguardo su di lui e stizzito formulai «ho accompagnato mia madre».
Lui alzò un sopracciglio continuando a sorridere, ma non fece in tempo a rispondermi che qualcuno lo chiamò.
«Grimmy, ho trovato le patatine ma non la salsa. Dovrai accontentarti».
Buttò un sacchetto di patatine nel carrello che solo allora notai, poi spostò lo sguardo su di me.
Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, desiderando che il pavimenti mi inglobasse e mi nascondesse da quei due uomini così impertinenti.
«Oh, ancora tu».
Strizzai gli occhi, sospirando pesantemente.
«Hai visto quanto è piccolo il mondo Harry?».
Avvertii una vena di ironia nella voce di Nick, mentre Harry si limitava a sbuffare una risata.
E la situazione non poteva andare peggio, quando sentii la voce acuta di mia madre urlare «Louis!».
Va bene, in quel momento avrei voluto direttamente morire. O diventare invisibile e allontanarmi da quegli scaffali che poco a poco diventavano sempre più stretti.
«Louis! Ti ho cercato ovunque, pensavo ti fossi perso».
Harry e Nick si guardarono con aria divertita, ma come biasimarli? Mia madre mi faceva passare come un ragazzino con ancora i baffi sporchi di latte.
«È colpa nostra signora» sorrise Harry «suo figlio si è fermato a scambiare due chiacchiere con noi».
Lo avrei preso a schiaffi, se solo avessi saputo. Poi molto probabilmente gli avrei baciato le guance, il naso, la fronte e... oh ma andiamo Louis! Ti sta prendendo per il culo e tu ancora pensi a quanto sia bello. Svegliati, coglione!
«Oh, siete degli amici di mio figlio?»
«Mamma» mormorai, ma prima che potessi aggiungere qualcosa «diciamo che siamo conoscenti. Lo stavo aiutando con il pacco di biscotti» Nick parlò, mettendomi se possibile ancora più in imbarazzo.
«Oh sì, il piccolo Lou non è famoso per la sua altezza!» mia madre ridacchiò, seguita dagli sghignazzi dei due.
Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi quando quella tortura sarebbe finita.
Non mi accorsi nemmeno di quando l'angelo prese il pacco di biscotti e li lasciò nel carrello di mia madre, le mie scarpe erano molto più interessanti in quel momento.
«Lieto di averla conosciuta signora! Louis».
I due si congedarono così, ma non seppi se esserne felice o contento, perché quando l'angelo se ne andò non mi degnò né di uno sguardo né di un saluto.

Non parlai del mio incontro al supermercato con i miei amici. Ricordare avrebbe aumentato la mia vergogna ed il mio imbarazzo.
Piuttosto preferivo ascoltare Niall farneticare su come si fosse invaghito del nuovo barista del pub sotto casa.
«Mi ha chiesto di uscire, ma non so se accetterò».
Portai alle labbra la sigaretta che tenevo tra le dita, mentre Liam chiese «e perché no?» anticipandomi.
«Perché so che finiremo con lui piegato a novanta ed io che glielo sbatto dentro. Non voglio questo, non con lui».
Tossicchiai, buttando la cenere nel bicchierino pieno d'acqua davanti a me.
«Penso sia la prima volta da quando ti conosco che non vuoi portarti a letto qualcuno al primo appuntamento» sorrisi «ed io ti conosco da tanto tempo».
Niall si limitò ad alzare le spalle e spostare la sua attenzione fuori dalla finestra, dove il cielo era ancora chiaro e gli uccellini ancora cantavano.
«Zayn mi ha invitato al Sultan questa sera».
Liam parlò dopo attimi che parvero ore. Usò un tono di voce basso, cauto, come se avesse paura, come se stesse confessando uno dei suoi più grandi segreti.
Niall distolse la sua attenzione da qualsiasi cosa stesse fissando, per portarla su Liam con sopracciglia aggrottate.
«Sei ancora in contatto con lui?».
Liam alzò le spalle, guardando il tavolo.
«Sì, noi ci scriviamo qualche volta».
Mi morsi il labbro inferiore, mentre affogavo quello che restava della sigaretta ormai consumata.
Provai un senso di invidia per Liam. Lui aveva conosciuto quell'uomo, ci era andato a letto, molto probabilmente, per poi rimanerci in contatto. Non era stato scopato per una notte intera e poi dimenticato come se fosse solo un pezzo di carne, come invece era successo a me.
«Però non voglio andare lì da solo».
Oh no. Oh. No.
Non sarei tornato al Sultan, non avrei rivisto lui, strusciarsi addosso a qualche altra checca isterica, non dopo la mia figura al supermercato.
A quel punto Nick avrebbe confermato la sua tesi.
«E che problema c'è? Ti accompagnamo noi, vero Lou?».
Strinsi i pugni. Affondai i denti nel labbro ancora più affondo mentre il cuore si fermò per un secondo.
No, non mi sarei umiliato.
«Già, che problema c'è».
Sarebbe stato un disastro.

| ------------------------------------- |

Teddy's corner:

Prima di tutto, buon anno! 🎉🎊
Poi, diciamo che questo è un capitolo di passaggio per il prossimo capitolo (meno noioso di questo, decisamente), di cui ho già scritto i 3/4. Quindi mboh, spero vi piaccia c:
All the love,
teddysphotos_ 🌸

Love has no ageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora