Capitolo 14

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Mi girai lentamente, tenendo ben salda la bottiglia di vodka nella mano destra, mentre il bicchierino che tenevo tra il pollice e l'indice della mano sinistra cadde rovinosamente a terra. Serrai le labbra, osservandolo, e sentii come se stessi per svenire data la sua vicinanza. Mi era mancato terribilmente, questo non potevo negarlo, e mi accorsi del vuoto che aveva lasciato la sua assenza solo in quel momento. La sua mano bruciava sul mio corpo, avvertivo solo quel peso leggero spaventosamente piacevole sulla mia schiena.
«Cosa?» chiesi dopo quelle che parvero ore.
I suoi occhioni verdi mi stavano scrutando anche l'anima, cercando di leggermi. Le sue guance lisce erano lievemente arrossate dato il caldo che dominava in quella casa, mentre le sue labbra erano leggermente gonfie.

Ha baciato qualcuno.

Rabbrividii quando spostò la mano questa volta sul mio braccio.
Non mi rispose, ma si limitò a tirarmi via dopo avermi sfilato la bottiglia dalla mano ed averla appoggiata sul bancone.
Mi trascinò al bagno del piano di sopra, tenendo ben salda la presa sul mio braccio. E pensai che la mia pelle stesse andando a fuoco, perché anche se ero incazzato con lui e avrei voluto picchiarlo per essersi presentato con quella puttana, mi era mancato il suo tocco. Mi era mancato appartenergli, sentirmi suo.
Chiuse la porta a chiave ed io lentamente mi allontanai dal suo corpo, perché ero sicuro che avrei ceduto se lui si fosse avvicinato anche solo di un altro passo.
Incrociai le braccia al petto e dipinsi una faccia scocciata sul mio volto.
«Cosa diavolo ti prende?».
A quel punto lo vidi allargare le braccia e «a me cosa prende? Cosa prende a te piuttosto!» esclamare.
Era...arrabbiato? Oh wow, già, hai tutti i diritti per essere arrabbiato razza di stronzo.
Non riuscii a trattenere una risata priva di qualsiasi divertimento. Quella situazione era assurda ed ancora più assurdo era il fatto che non mi dispiacesse, perché dopo una settimana mi era stato ridato il diritto di poter ascoltare la sua voce. E poi stava con me, aveva cercato me, aveva guardato me tutto il tempo, non quella.
Sorrisi.
«Che cazzo ci trovi di divertente? Stai facendo il deficiente! Ma dico, la mamma non ti ha insegnato che non si baciano gli sconosciuti» sputò guardandomi male.
Quindi avevo ragione, mi aveva guardato, non mi stavo sbagliando. Non riuscii a far sparire quel sorrisetto che ormai decorava la mia faccia, mentre osservavo il suo petto alzarsi ed abbassarsi irregolarmente.
Sbuffai per la situazione ridicola.
«Lo conosco, quel ragazzo. E poi, tu puoi avere buona compagnia ed io no?» azzardai con tanto di sopracciglio alzato.
Aggrottò le sopracciglia, evidentemente confuso «compagnia, quale compagnia?».
Era davvero così idiota? Si era solo presentato mano nella mano con quella biondina alta quanto lui dal vestitino rosso attillato e con due labbra rosse come il fuoco. Una donna così non passava di certo inosservata.
«Quella donna con cui sei entrato!».
A quel punto inizia ad irritarmi, tanto da sciogliere le mie braccia e posare le mani sui miei fianchi paffuti, mentre mordevo incessantemente l'interno della mia guancia.
«Megan? La mia Megan?».
Avvertii qualcosa di strano nella sua voce, come se avessi insinuato qualcosa di strano e di così divertente da far tirare le sue labbra in un sorriso irritante. Avvertii anche come il mio cuore sembrò rompersi in modo disperato formando una crepa incurabile. Il mio stomaco si era stretto in una morsa dolorosa ed i miei polmoni sembrano impazziti per la quantità di aria che tentavano di pompare.

La mia Megan.
La mia.

Mi sentii così stupido. Un ragazzino, quello che ero, innamorato di un uomo che bramava solo il suo corpo e che era, molto probabilmente, felicemente fidanzato con un metro e novanta di femminilità e sensualità. Mi sentii tremendamente goffo e forse per la prima volta da anni, grasso. Coprii istintivamente la mia pancia con le braccia, cercando di nasconderla. Non avevo mai avuto complessi di questo tipo dopo aver superato l'età in cui ci si sente imperfetti in ogni azione che si compie, ma Harry metteva in discussione ogni mia certezza.
«La mia Megan non è da compagnia, chiaro? Lei è importante rispetto a tutti quelli che mi sono scopato, compreso te».
Deglutii, distogliendo lo sguardo. Sentii gli occhi pizzicare e il cuore battere sempre più forte, all'impazzata. Mi sentii ancora più inappropriato, sotto i suoi occhi verdi che continuavano a guardarmi, impassibili. Per lui non era come se mi avesse appena dato una coltellata in pieno petto, per lui era tutto normale. Ma allora perché mi trovavo lì? Perché mi stava rimproverando per aver baciato un'altra persona?

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