Capitolo 11

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Non parlai con Harry per una settimana intera. Da quando me ne ero andato sbattendo la porta mi aveva chiamato per tutto il giorno, ma io non gli avevo risposto nemmeno una volta. Non volevo mollare, non volevo umiliarmi in quel modo, dargliela vinta per la milionesima volta. Avrebbe dovuto pensarci prima e smettere di ridere alle battutine del suo compagno di giochi.
"Quindi non sono più io il tuo preferito".
Le parole di Nick non facevano che ronzarmi nella testa, stordendomi. Fin dall'inizio sapevo che non ero nulla di importante per Harry, lui scopava con tutti, ma perché ora che la consapevolezza non era solo un pensiero ma aveva preso forma nei suoi gesti e nelle sue parole, ci rimanevo comunque male?
Forse davvero riponevo la mia fiducia in una persona che della mia presenza se ne infischiava. Lui bramava il corpo di Louis, non bramava Louis.
Poi le chiamate erano cessate e iniziò un silenzio straziante. In realtà nascondevo a me stesso che quelle chiamate almeno un po' mi rincuoravano. Nella mia testa si era costruita, tassello dopo tassello, l'idea che gli importasse di me e quelle chiamate erano la mia boa di salvataggio in mezzo al mare agitato. Ma quando il telefono aveva smesso di vibrare vicino a me, sul lenzuolo, mentre il mio ennesimo sorriso si era acceso per la sua ennesima chiamata, la consapevolezza che si fosse stufato mi investì come un treno in corsa.
E così fu per lunedì, martedì, mercoledì, giovedì e infine venerdì. Silenzio, solo assoluto silenzio. Avevo riflettuto su quello che era successo, e a volte ero giunto perfino a dare la colpa a me stesso per aver esagerato e ingrandito una cosa così ridicola. Mi accorsi di quanto dipendessi da Harry quando mi ritrovai a fissate il telefono e sussurrare "chiamami" al limite delle lacrime. Quel venerdì mattina lo passai in stato comatoso. Ero triste, inutile negarlo, ma quando l'ultima campanella vibrò ed io mi affrettai ad uscire dall'edificio diventato troppo stretto per me e i miei pensieri soffocanti, quasi inciampai e cascai rovinosamente a terra quando notai Harry appoggiato alla sua macchina.
Non lo vedevo da una settimana ed era diventato ancora più bello. Indossava dei pantaloni neri e una camicia trasparente con dei fiorellini rossi disegnati sopra. I capelli sciolti che si muovevano con il vento, gli occhiali da sole appoggiati delicatamente sul naso. Bellissimo. La sua bellezza mi lasciava senza fiato.
Mi ingelosii quando vidi che non solo i miei occhi aveva attirato così tanta bellezza. C'erano ragazze che ridacchiavano come galline passandogli vicino, altre che lo fissavano mordendosi un labbro e ragazzi che lo invidiavano per la sua bellezza. Ad Harry non importava, ero sicuro che ricevesse quel tipo di attenzioni ogni giorno, ma l'unica cosa che stava guardando ero io. Mi aveva notato, fermo davanti al cancello della scuola, e mi si gelò il sangue. Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, perché anche se ero arrabbiato e anche se avrei voluto dargli uno schiaffo su quella faccia così perfetta, riusciva ancora ad intimidirmi. Mi mossi con calma, gonfiai il petto e con un grande sospiro camminai verso di lui.
Non dissi nulla, semplicemente lo superai e salii sulla sua auto. Poco dopo salì anche lui e facendo retromarcia, uscì dal parcheggio della scuola. Non parlai, aspettai che fosse lui ad aprire bocca per primo.
«Non so cosa ti sia preso domenica» iniziò «non so cosa tu ti sia messo in testa Louis, noi non stiamo insieme e non riesco a trovare una ragione logica alla tua scenata».
Mi irrigidii sentendo quelle parole uscire con voce così piatta e distante.
"Noi non stiamo insieme".
Ma lo so, lo so, che per lui sono niente di meno che un passatempo, ma perché sentirglielo dire era come uno schiaffo in faccia?
«Lo so bene, ma solo perché andiamo a letto qualche volta non vuol dire che puoi giocare a prendermi per il culo con il tuo amichetto».
Lo sentii sospirare, prima di fermarsi ad un semaforo rosso.
«Ma Nick scherza, non devi dargli troppo peso».
Sbuffai una risata prima di «scherzare? Ti ha chiesto se potevi prestare me a lui qualche volta per scoparmi. Come se fossi un oggetto, come se non potessi sentire. E tu hai riso, cazzo».
Anche se non lo vedevo in faccia, perché non mi sarei azzardato ad alzare lo sguardo e fargli scoprire quanto c'ero rimasto male, sapevo che aveva alzato gli occhi al cielo.
«Gli dirò di smetterla, va bene? Non pensarci troppo» allungò una mano e la posò sulla mia gamba.
Mi riscaldai a quel contatto. Non lo sentivo da una settimana. Bastò quello ad incendiare il mio basso ventre e mi morsi il labbro per reprimere un ansito.
«E poi non permetterei a nessuno di toccarti, sei mio ormai».
A quel punto alzai lo sguardo di scatto. Boccheggiai non sapendo che dire, mentre sul suo volto era comparso un sorrisetto adorabile. Aveva centrato il bersaglio. Sapeva cosa dirmi e sapeva benissimo cosa mi scioglieva il cuore.
Maledetto bastardo.
Restai in silenzio, abbassando nuovamente lo sguardo sulla sua mano, che ora muoveva il pollice delicatamente. Ed entrambi sapevamo che era tutto passato. Avevo perso.
Passammo l'intero pomeriggio a parlare, mangiare schifezze e sopratutto, a fare sesso. Mi aveva preso sul muro del corridoio, sul tavolo della cucina ed infine sul letto. Inutile dire che mi era mancato come l'aria. «Dovrei studiare» mi lamentai, infilando una mano tra i suoi ricci morbidi ed umidi. Harry posò il viso sulla mia pancia, mugugnando un «mh» prima di chiudere gli occhi e posare le labbra sulla mia pelle delicata.
«Posso fartela io la lezione, se vuoi».
Alzai gli occhi al cielo, ma non fermai il sorriso che si formò sul mio viso.
«Quindi saresti in grado di spiegarmi matematica?».
Continuai a massaggiargli i ricci, mentre lui continuava a lasciare piccoli baci sulla mia pancia. Milioni di brividi si fecero strada nella mia colonna vertebrale, facendomi tremare appena.
Dio, santo.
«A me piace molto letteratura» mugugnò, con le labbra premute sul mio fianco paffuto.
«Peccato che io non debba studiarla però».
Ridacchiò, un attimo prima di afferrare un lembo della mia pelle con i denti e tirarlo delicatamente.
Mi piacevano queste attenzioni da parte sua. Mi sentivo come un cucciolo di gatto coccolato e viziato di carezze.
Lasciò un ultimo bacio sulla mia pelle, prima di alzarsi velocemente e camminare completamente nudo, verso il bagno.
«Vorrà dire che mentre studierai io finirò di lavorare».
Sbuffai nascondendomi sotto il piumone. Sapevo che non avrei aperto libro quel pomeriggio.

«Quando ti deciderai a studiare Horan?».
Emily sbuffò, mordendo la sua mela rossa e lucida. Il suo rossetto restò in parte attaccato alla mela e mi trattenni dal fare una smorfia schifata alla vista di quella scena. Mh.
«Ti prometto che è l'ultima volta che ti chiedo di passarmi chimica, ma ti prego».
Niall unì le mani pregandola.
La bionda roteò gli occhi e arrendendosi, gli passò il suo quaderno pieno di appunti. Niall le baciò la guancia, dicendole che per qualsiasi cosa lui c'era e che avrebbe ricambiato l'ennesimo favore, prima di ritornare verso di me.
«Ottengo sempre quello che voglio» mi porse la mano ed io sbuffai posandoci sopra cinque dollari.
Maledetto biondo tinto.
«Un giorno vincerò io» grugnii.
«Certo, quando smetterà di sbavarmi dietro» intascò i soldi e mi guardò sorridendo «quindi mai».
Alzai gli occhi al cielo, accasciandomi sopra gli armadietti in metallo.
«Hai sentito Liam?» domandò.
«Oggi non viene, sta con Zayn».
Niall unì. Gli occhi che fissavano attentamente la cartina che stava rollando con precisione tra le dita, il filtro in bocca.
«Fantastico, quindi mi accompagni tu oggi al mini market?» posò il drum appena fatto tra le labbra, mentre si tastò le tasche in cerca dell'accendino.
«Io ehm in realtà» mi grattai la nuca «non so se posso».
Sarebbe venuto Harry a prendermi, come faceva ormai da settimane. La mia fortuna era che Niall se ne andava sempre prima per il lavoro, così non vedeva il mio angelo aspettarmi fuori al cancello, ed ora? Ero fottuto.
Alzai lo sguardo per osservare la sua espressione, ma la sua attenzione era rivolta verso qualcosa alle mie spalle.
Fece un sorriso storto, dovuto alla sigaretta tra le labbra, e poi «ehi Dan! Vieni qui» urlò.
Oh no.

Teddy's corner:

SCUSATEMI NON UCCIDETEMI
Sì ho scritto che avrei aggiornato a 16 stelline, no, non l'ho fatto. Perdonatemi davvero. Ho avuto compiti ed interrogazioni a raffica, purtroppo, e non trovavo spazio per dedicarmi a questo. Che poi alla fine ho scritto una schifezza, but va bene.
Allora io, davvero, vi amo da morire. 25 stelline? Pazze 🙊 ahahah no seriamente, grazie mille di tutto, mi riempite il cuore di gioia.
Quindi, dato che siete tanto brave, vi chiedo di arrivare di nuovo a 25 stelline, così (scuola permettendo) riesco ad aggiornare in tempo. Grazie di tutto ancora.
Per qualsiasi cosa potete trovarmi su
ask (@/devilouis)
e ho anche un account EFP (@/teddysphotos_) .

Un bacio,
teddysphotos_ 🌸

Love has no ageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora