Capitolo 6

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Due settimane e tre giorni. Non vedevo Harry da due settimane e tre giorni. Mi ero risparmiato di contare ore e minuti, avevo ancora un briciolo di dignità personale. Avevo pensato tutto il tempo a lui? Sì. Avevo cercato di fare qualcosa per non pensarci? No. Era venuto a conoscenza della mia vera età e per quello che contava, avrei voluto dargli una spiegazione del perché gli avevo mentito. Strano vero? Io che volevo giustificarmi con un tale pezzo di merda, che non faceva altro che deridermi con il suo amico e chiamarmi ragazzino. Ma io li avevo visti quegli occhi affamati, le sue labbra torturate da chissà quale voglia mentre i miei fianchi si muovevano a tempo con la musica e i suoi occhi seguivano ogni mio movimento.
«Ho un colloquio di lavoro oggi alle quattro del pomeriggio. Ti va di accompagnarmi?».
Mi girai verso Niall che se ne stava seduto su un lavandino di quel bagno sudicio. La mano fuori dalla finestra spalancata, mentre tra le dita teneva quello che rimaneva di una sigaretta ormai consumata.
«In realtà non è un vero e proprio colloquio, voglio chiedere se c'è posto per me come commesso in quel mini market vicino scuola. Ho visto un cartello poco tempo fa».
Alzai entrambe le sopracciglia, colpito. Niall che cercava un lavoro? Mi ero perso qualcosa?
«Perché vuoi lavorare?» sbuffai.
Buttò la cicca dalla finestra, per poi saltare giù scrollando le spalle «perché ho bisogno di soldi amico».
«E pensi che ti prenderanno? Sei stato beccato a rubare non so quante volte in quel buco» incrociai le braccia al petto, realmente divertito. Vidi le sue labbra tirarsi in un sorriso e i suoi occhi brillare.
«Ehi, le persone cambiano!» si leccò le labbra, prima di chinarsi e bere dal rubinetto del lavandino.
A dir poco disgustoso. Rabbrividii a quella scena.
«E non ti può accompagnare Payno?».
«Deve uscire con il suo ragazzo».
Mi strozzai con la mia stessa saliva per poi tossicchiare.
«Ragazzo? Zayn, io pensavo...» ma non mi lasciò finire che «e invece pare di no, Liam ha fatto colpo. Allora? Mi accompagni?».
Alzai gli occhi al cielo e grugnì un «sì» frustrato, prima di essere avvolto tra le braccia di Niall.
Ridacchiai e lo strinsi al petto a mia volta. Ne avevo proprio bisogno. Era da tempo che non ricevevo un abbraccio, di qualsiasi genere, da qualsiasi persona. Uscimmo dal bagno, prima che qualche bidello o professore entrasse nel bagno e sbraitasse per la puzza di fumo.

Tornato a casa avevo finito i pochi compiti per il giorno dopo e quando Niall mi chiamò per dirmi che stava sotto casa, presi la giacca e sgusciai fuori dalla porta. Era una giornata tranquilla, con il cielo sereno e il sole alto che riscaldava quel tanto da farti sorridere.
«Spero non abbiano già trovato qualcuno».
Sospirai, ma decisi di rimanere in silenzio. Sapevo essere molto pessimista, a volte, ma anche molto realista e perciò decisi di non volerlo demoralizzare.
Anche se non era un impiego di chissà quale importanza, era comunque il primo lavoro di Niall.
Quando parcheggiò scesi dalla macchina dopo qualche minuto. Entrammo e all'apertura della porta un rumore simile ad un "tin" rimbombò nelle mie orecchie. Odiavo quei maledetti cosi attaccati alle pareti. C'era una musica di sottofondo, molti scaffali, la cassa e un paio di persone immerse nelle lettura di carboidrati e proteine.
«Posso esservi d'aiuto?».
Girai lo sguardo verso il ragazzo dietro il bancone della cassa. Era alto più o meno come me, biondo cenere, occhi nocciola, magrolino e con il naso a punta. Gli sorrisi sincero, mentre sia io che Niall ci avvicinavamo a lui.
«Sono, sono qui per un colloquio».
Il cassiere annuì, capendo immediatamente.
«Certo, vieni ti accompagno da Simon».
Immaginai fosse il capo dell'intera baracca. Mi guardai intorno con una mano in tasca, aspettando il ritorno del mio amico, mentre con l'altra ero occupato a prendere il tempo della musichetta di sottofondo sbattendo ripetutamente le dita sul bancone. Conoscevo a memoria questo posto. La prima volta che rubai qui dentro avevo sedici anni. In quell'angolo a destra, vicino alle creme e cerotti, avevo vomitato tutto quello che mi ero bevuto in una sera. Vicino allo scaffale degli assorbenti avevo baciato il capitano della squadra di basket dell'istituto. Rabbrividii al solo pensiero, avevo dei gusti del cazzo.
«È molto agitato il tuo amico».
Distolsi lo sguardo dalle piccole calamite attaccate ad uno stecchetto di ferro, sbattendo le palpebre e voltandomi verso il ragazzo di prima.
«Sì è il suo primo colloquio, se si può chiamare così».
Il biondo fece il giro del bancone guardandomi con cipiglio alzato.
«Non lo consideri un colloquio?».
«Beh dio no, forse lo è ma è un lavoro così banale».
Sbuffai una risata, pensando di dire qualcosa di così ovvio da essere divertente, ma a giudicare dall'espressione del ragazzo, non lo era affatto.
«Wow, ti ringrazio».
Aprii la bocca e mi sforzai di far uscire anche solo una lettere per smetterla di continuare a fare la figura dell'idiota. E proprio quando stavo per scusarmi e dirgli che non lo stavo screditando né tantomeno prendendo per il culo, lui scoppiò in una fragorosa risata.
«Sei davvero buffo quando non sai cosa dire».
Gonfiai le guance roteando gli occhi.
«Va bene va bene, la smetto di ridere perdonami» disse, facendo finta di asciugarsi gli angoli degli occhi.
«Non è chissà quale lavoro, lo so, ma è umile ed io mi accontento di questi tempi».
Mise in ordine delle scartoffie sotto il bancone. Afferrò una cola e l'aprì per poi prenderne un'altra.
«Mi chiamo Dan e tu screditatore di lavori?».
Mi fece l'occhiolino, ma stranamente non mi intimorì né mi fece arrossire.

Beh certo lui non era Harry.

«Mi chiamo Louis».
Sorrisi prima di prendere un sorso dalla mia lattina. Sentii il liquido gelato rinfrescarmi l'intero intestino. Amai quella sensazione.
«Come mai non ti ho mai visto qui?» azzardai a chiedergli.
«Beh forse perché sono nuovo» ridacchiò «mi sono trasferito da poco. Domani inizio la scuola e ho davvero, davvero, bisogno di soldi».
Guardai le sue mani callose e a giudicare dal suo pollice, probabilmente aveva il vizio del fumo.
«Quale scuola?».
«Questa qui vicino. Lavoro e studio attaccate, non è fantastico?».
Sorrisi annuendo «quella è anche la mia scuola».
Vidi una strana luce illuminargli gli occhi, quando dopo un minuto di silenzio mi sorrise.
«Questo è molto interessante. Potrei starti intorno più del dovuto, mh, penso proprio che potrei».
«Perché dovresti?».
«Perché sei sexy ed i tuoi occhi mi stanno fottendo il cervello, usi le lenti a contatto o cosa?».
Le mie guance si colorarono di rosa mentre un risolino abbandona le mie labbra. Tossicchiai. Ma davvero Louis? Cosa sei, una ragazzina?
«Stai cercando di adularmi?».
Poggiò i gomiti sul bancone, sporgendosi in avanti.
«Sono così ovvio?».
«Dovresti rivedere le tue tattiche, carino».
Rise alzando un sopracciglio «oh Louis Louis, sei fidanzato?».
Non so per quale strana ragione la faccia di Harry si presentò puntuale davanti ai miei occhi. Andiamo, non eravamo nulla se non una scopata. Mi aveva chiaramente detto di togliermi dalle palle e per quanto io non voglia ammetterlo, mi aveva detto di non essere abbastanza bello e sexy per arrivare al suo livello. Eppure pensavo a lui, perché in quel momento l'unica persona a cui avrei voluto appartenere era quel mucchio di ricci e fossette. Volevo le sue mani tra i miei capelli e le sue labbra sul mio collo. Volevo sussurrare il suo nome ed essere stretto tra le sue braccia. Ma non ci conoscevamo nemmeno e lui non vuole avere niente a che fare con me.
Però...quella sera, i suoi occhi...
Oh! Piantala Louis.
«Ehi, ci sei?».
«No non lo sono» deglutii «non sono fidanzato».
Aggrottò le sopracciglia, buttando la lattina.
«Sicuro di star bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma».
Mi sforzai di sorridergli «sì, sto bene davvero».
«Bene quindi, ti dispiace se ti chiedo di uscire con me? Conosco un locale che è una bomba».
Boccheggiai a disagio. Mi aveva davvero chiesto di uscire? Un ragazzo così carino? Alla faccia tua Harry.
«Certo, sicuro!».
Sorrisi e lui sorrise a me.
«Bene, lasciami il tuo numero allora».
Mi porse il suo telefono ed io lo afferrai, digitai il mio numero e lo salvai.

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