III. Gabbia d'oro

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Non era mai stato intrappolato in una gabbia prima d'ora.

Il ragazzo non poteva volare o scappare attraverso quelle sbarre metalliche, nonostante fossero così magre dalla prospettiva dell'occhio umano. Era una prigione in stile, c'erano delicati fiori d'oro saldati sui lati e persino le mangiatoie erano fatte d'oro scintillante.

Ma per quanto potesse essere bella, era pur sempre una prigione.

Il giovane principe non riuscì ad addormentarsi quella notte, pensava al rumore dell'acqua bollente che usciva dallo stagno. Stava andando in camera sua, in attesa di incontrare la Signora Go che l'avrebbe aiutato a prepararsi per dormire quando l'aveva sentito. Il grande e sonoro splash che era arrivato dopo.

Gli ricordava il suono che faceva quando si gettava nel fiume durante le giornate estive, quando poteva giocare all'aperto più spesso. Ma quel giorno era il giorno in cui era iniziato l'inverno, era già stato un autunno freddo e sarebbe diventato sempre più freddo. La Signora Go era sicurissima che fosse uno dei pesci, tuttavia tendevano a diventare più tranquilli durante le giornate invernali.

Percorse il corridoio portandosi dietro solamente una candela.

Uno dei servi aveva messo la gabbia in una delle tante stanze isolate dove la sua canzone non poteva essere ascoltata dalla regina. A sua madre non sarebbe piaciuto essere disturbata nel cuore della notte e un animale in gabbia avrebbe creato un bel po' di trambusto fino a quando non sarebbe riuscito ad abituarsi alla stanza chiusa.

Entrò nella stanza. Era vuota; l'unica cosa lì dentro era la gabbia d'oro. Il principe si sedette sul pavimento di legno e la fissò. L'uccello al suo interno si mosse quando lo riconobbe. Non fu in grado di raggiungerlo da lì, era appeso alla cella qualche centimetro più in basso.

Dall'altro lato, anche l'uccellino era insonne, incapace di riposarsi nonostante il viaggio attraverso il portale lo avesse lasciato esausto. E quando vide una sagoma familiare entrare nella stanza, il suo piccolo cuore di uccello sussultò in attesa.

"Ciao..." disse. Il ragazzo ancora una voltà non lo comprese ma suonava come un saluto, era seduto per terra a poca distanza dalla gabbia.

"Non mi piace che tu sia trattenuto lì dentro. Mi dispiace ma era l'unico modo per cui ti avrebbero permesso di restare, la notte diventerà più fredda. Volevo vedere se ti sentivi a tuo agio... Dopo che il Maestro Young avrà controllato i suoi registri potrai andare. Promesso." Lui sorrise.

E poi si alzò e lentamente si allontanò senza distogliere lo sguardo dall'oggetto d'oro mentre era ipnotizzato dall'uccello in gabbia.

-

La mattina seguente, dopo essersi vestito, il principe corse per la navata anche se la Signora Go gli stava alle calcagna pregandolo di non farlo.

"Vostra Altezza non avete finito di fare colazione. Il Maestro Young verrà presto, lo prometto, ma per favore mangiate ancora un po'."

"Non ho fame, Signora Go. Aspetterò il Maestro Young dentro."

"L'ho chiamato appena dopo l'alba, mio principe. Per favore, non trascurate la vostra salute a causa dell'impazienza, è solo un uccello come un altro."

Non era un uccello come un altro e Jeongguk lo sapeva.

"Signora Go, potresti abbassare la gabbia per me?"

La Signora Go sospirò. Non c'era modo di fargli cambiare idea, così uscì per trovare un servitore che potesse adempiere all'ordine del giovane principe. Era una mattina radiosa, non c'era lo sguardo della luce del sole ma le nuvole bianche brillavano nel cielo. Erano rimasti alcuni uccelli che cantavano sotto i ciliegi secchi.

𝑪𝑨𝑵𝑫𝑬𝑵𝑻 𝑺𝑲𝑰𝑵 | Taekook (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora