V. La nevicata

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Era curioso proprio come un ragazzino di undici anni. Seduto nella sua stanza durante le notti in cui il sonno non riusciva a raggiungerlo, fissava la mezzaluna che splendeva fuori. Quel cielo era lo stesso che aveva visto nel deserto? Ai suoi occhi non sembrava lo stesso, ma c'era qualcosa di familiare nel modo in cui le stelle brillavano qua e là. Il vento freddo soffiava, fischiando tra gli alberi del giardino.

La temperatura si abbassava di giorno in giorno, avrebbe potuto iniziare a nevicare, una di quelle notti. Così gli aveva detto Jeongguk; non sapeva bene cosa fosse la neve perché a casa sua il ghiaccio non esisteva. Ogni giorno arrivavano nuove parole strane.

L'inverno era una stagione che passava inosservata nel deserto. Sapevano che il freddo arrivava quando le notti si facevano più veloci e le giornate si accorciavano. A differenza dell'altro lato del portale, dove il freddo si faceva sentire non appena bussava alle porte del palazzo, l'inverno che conosceva lui era mite.

Il ragazzo non riuscì più a fingere di dormire, era completamente sveglio. Per quanto ne sapeva, Jeongguk e tutti gli altri stavano dormendo, e la stanza del giovane principe non era tanto lontana dalla sua. Prima di aprire le porte della sua camera da letto diede un'occhiata in corridoio, e non appena uscì, si trasformò in un minuscolo topolino bianco, quasi invisibile.

Poi corse inosservato per i corridoi, passò davanti alle stanze e usò il suo senso dell'olfatto per localizzare l'erede che giaceva comodamente sul suo grande letto. Rapidamente trovò un piccolo buco in una delle pareti, strisciò con successo attraverso lo stretto ingresso e si avvicinò al letto del principe. Poi tornò improvvisamente nella sua forma umana e si arrampicò sul letto dove il più giovane dormiva come un sasso. Man mano che si avvicinava poteva sentire il suono dei respiri dell'altro; faceva più rumore di alcuni animali.

Il suo piano era quello di svegliarlo per giocare insieme, ma quando vide il giovane principe dormire così comodamente, il sonno tornò più forte che mai. Forse era il calore che proveniva dalla sua coperta; un bambino come lui nato durante la stagione più calda non sapeva cosa fosse il freddo, almeno non fino a quando varcò il portale, e solo in quel momento si rese conto di cosa volesse dire sentire la mancanza del calore del sole.

In quella fredda notte, Jeongguk era una calda oasi.

Il giovane principe era noto per avere un sonno parecchio pesante, ma quando un paio di piedi freddi gli toccarono i polpacci da sotto la coperta, quasi gridò a causa del contatto improvviso e del contrasto di temperatura. Poi però vide la faccia ridicola del suo amico da sotto la stoffa anche senza luce nella stanza.

"Ya!" Sussurrò lui. "Hai i piedi freddi... cosa ci fai qui?"

"Ho freddo." Il maggiore seppellì il viso sulla veste di Jeongguk e si sedette accanto a lui.

"Sì, l'ho notato." Niente nelle sue parole indicava che lo stesse per cacciare fuori. "Puoi restare un momento, ma poi torna nella tua stanza. Hai capito?"

"Sì... ma ho freddo lì."

Il giovane si voltò verso di lui. Il ragazzo dalla pelle candida nascondeva un sorriso rettangolare coprendosi il viso con le mani.

"Va bene, puoi restare ma nessuno può vederti. Altrimenti, sarà un male per entrambi. Intendo guai veri."

Il più grande annuì con entusiasmo e il principe si voltò di nuovo alla sua destra. Non appena lo fece, sentì le braccia e le gambe del ragazzo aggrovigliarsi attorno al suo corpo, imprigionandolo in un abbraccio.

"Jeongguk canta per me."

"È tardi. Domani ti insegnerò una nuova canzone."

"Per favore. Jeongguk canta graziosamente." I suoi occhi brillavano di impazienza.

𝑪𝑨𝑵𝑫𝑬𝑵𝑻 𝑺𝑲𝑰𝑵 | Taekook (Traduzione Italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora