Non appena tornarono ad Hogwarts Anthea cercò Regulus con lo sguardo, trovandolo con espressione seria al tavolo dei Serpeverde. Aveva bisogno di parlargli, il prima possibile. Lo raggiunse a grandi passi e si sedette accanto a lui, ma Regulus non alzò nemmeno lo sguardo.
-Ciao- disse lei guardandolo.
-Ciao- rispose in tono atono, senza nemmeno guardarla.
-Vorrei parlarti dopo- gli disse e lui annuì, senza degnarla di uno sguardo. Regulus si aspettava quella conversazione, aveva un'idea molto chiara di quello che Anthea stava per dirgli e non aveva nessuna voglia di affrontare quella conversazione.
-Vediamo- aggiunse poi, tenendosi aperta la prospettiva di poter scappare. Anthea non disse niente e Regulus continuò a guardare dritto davanti a sé mentre la Sala Grande si riempiva per la cena. La presenza di Anthea accanto a lui era fastidiosa, riusciva a percepirla anche senza guardarla e la cosa lo faceva sentire a disagio. Quando la cena finì e gli studenti cominciarono ad alzarsi Regulus sentì il cuore accelerare: era arrivato il momento, con Anthea sarebbe finita per sempre prima ancora di cominciare.
-Allora? Possiamo parlare?- chiese ancora lei e lui annuì, concedendosi di guardarla per qualche secondo mentre si alzava dal tavolo. Anthea si diresse verso il corridoio opposto alla sala comune e Regulus la seguì. Salirono un paio di rampe e Regulus era talmente preso dai suoi pensieri che non si rese nemmeno conto della strada che stavano facendo. -Qui va bene- disse Anthea aprendo la porta di un'aula vuota ed entrandoci. Regulus la imitò, tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo basso. -Chiuderesti la porta?- chiese lei sedendosi su un banco e Regulus obbedì, sentendosi sempre più nervoso. -Ho ricevuto una lettera da tua madre un paio di giorni fa- disse Anthea dondolando le gambe e Regulus annuì.
-Anche io- disse lui con voce grave e Anthea si lasciò sfuggire un breve sorriso.
-Quindi non hai deciso tu di rompere con me?- gli chiese e Regulus alzò la testa, guardandola negli occhi per la prima volta in due settimane.
-Cosa? No!- disse lui con ovvietà. -Io non so nemmeno cosa sia successo!- si difese e l'espressione di Anthea si rilassò.
-Beh... ti ha detto il motivo per cui ha rotto il fidanzamento?- gli chiese e lui annuì.
-Ideologie filo babbane?- chiese e Anthea annuì, portandosi un ciuffo di capelli dietro all'orecchio.
-Sì beh... Non ho idea di come faccia lei a saperlo però un po' è vero- ammise abbassando lo sguardo.
-A me non interessa- disse lui secco, tanto da stupire sia se stesso che Anthea.
-Non ti interessa?- chiese lei incredula e lui scosse la testa.
-Insomma... sono solo idee, si possono cambiare... ma comunque non mi interessa- concluso e lei lo guardò perplessa.
-Non credo che le cambierò...- ammise.
-Non mi interessa comunque- disse lui prendendo un respiro. Fu un attimo, Anthea scese dal banco e gli buttò le braccia al collo, prendendo a baciarlo con passione.
-E a me non interessa che abbiano rotto il fidanzamento- disse tornando a baciarlo con urgenza. Regulus non aveva idea del perché Anthea avesse reagito così, ma non osò ribattere quando si trovò le sue labbra contro le proprie. Era totalmente preso da lei, sentiva lo stomaco sottosopra e la testa girargli appena, aveva dimenticato tutto, non esisteva nulla se non Anthea. A mala pena si rese conto che gli aveva tolto la camicia, troppo preso dal suo corpo come era, chiuse gli occhi mentre sentì le sue labbra baciargli il collo, completamente abbandonato a lei, fino a quando Anthea non gli afferrò il braccio sinistro, così forte da fargli male. Regulus abbassò lo sguardo e vide chiaramente il Marchio Nero tra le sue dita. Il panico si fece largo nel suo stomaco, bloccandogli l'esofago e percorrendolo di brividi spiacevoli. Fece per ritirare il braccio, ma Anthea lo stringeva troppo forte, come bloccata mentre lo fissava. -Ti prego dimmi che non è vero...- sussurrò con un pelo di voce.
-Anthea...- cercò di dire lui, ma cos'altro le poteva dire? Non aveva nessuna giustificazione. Lei scosse la testa e tirò su con il naso, sentendo le lacrime scorrerle lungo le guance. Aveva creduto in Regulus, ci aveva creduto veramente, pensava di aver trovato un porto sicuro in lui, una persona di cui fidarsi, ma non era così.
-Non... non farti più vedere- disse mollandogli il braccio e girandosi, per riallacciarsi la camicia.
-No, Anthea- disse lui appoggiandole una mano sulla spalla per farla girare.
-Anthea cosa? Dimmi, come puoi giustificare una cosa del genere?- gli chiese e lui rimase immobile, con la bocca schiusa ma senza riuscire a formulare una frase. -Da quanto... da quanto va avanti?- gli chiese facendosi seria e infilandosi anche il maglione.
-Da un po'...- ammise lui abbassando lo sguardo.
-Un po' quanto? Da prima che ci baciassimo?- gli chiese quasi urlandogli contro, era furiosa, furiosa e delusa. Lui annuì appena.
-A dire la verità da prima che ci conoscessimo...- ammise e lei annuì, stringendo le labbra.
-Bene- concluse prendendo anche il suo mantello.
-No, ti prego, aspetta- disse lui afferrandole la mano e lei si girò, fulminandolo con lo sguardo, nonostante gli occhi fossero velati da una leggera corte di lacrime.
-Cosa devo aspettare, Regulus? Che mi ammazzi per le mie ideologie filo babbane?- gli sputò contro e lui sembrava sprofondare sempre di più in se stesso.
-No, non ti farei mai del male- disse sincero, con la voce rotta.
-Perché no? Alle altre persone come me lo fai, è quello che fate voi Mangiamorte no? Eliminare quelli che non la pensano come voi, mi risparmieresti per il mio sangue puro? È per questo?- chiese sentendo la sua voce tremare appena, ma si impedì di crollare.
-Non ti farei mai del male perché ti amo- Regulus lo disse senza nemmeno rendersene conto, non sapeva nemmeno perché l'aveva detto, non voleva dirlo, non sapeva nemmeno se fosse vero ma in quel momento gli era uscito spontaneo dirlo. Si sentì sprofondare ancora di più, rendendosi conto in quel momento che non avrebbe mai più avuto Anthea, che niente ora avrebbe potuto farle cambiare idea su di lui. L'aveva persa e quel "ti amo" sarebbe scomparso per sempre, rimanendo solo un amaro ricordo.
-Non farti vedere mai più- gli disse secca prima di uscire dalla classe, sbattendo la porta e lasciandolo solo, con il cuore a pezzi.L'unica cosa che aveva intenzione di fare Willow quella sera era parlare con Austin. Non sapeva perché aveva avuto quel crollo su Sirius al compleanno di James, ma di certo non vedeva senso nel continuare la relazione con Austin. Subito dopo cena raggiunse la folla di Corvonero che si avviava verso la propria sala comune, avvistando i capelli biondi di Austin.
-Austin- lo chiamò e lui si girò, allontanandosi appena dagli altri.
-Ciao- disse con fare di superiorità, squadrandola dall'alto al basso.
-Perché quella faccia?- chiese lei perplessa e lui incrociò le braccia al petto.
-Non lo so, dimmelo tu, perché mai dovrei avere questa faccia? Forse perché non mi hai nemmeno salutato quando sei entrata in Sala Grande?- disse squadrandola e Willow aggrottò le sopracciglia.
-Beh ti sto salutando adesso- disse lei incerta. -E poi mi hai detto tu di non essere opprimente- si giustificò.
-Beh c'è una differenza tra l'essere opprimente e fregartene totalmente- le fece notare. -Nel caso non lo sapessi, la differenza è semplice...- cominciò a spiegarle.
-So perfettamente qual è la differenza!- lo interruppe lei con fare nervoso, non sopportava che Austin le spiegasse le cose come se fosse stupida.
-Allora sarà il caso che dimostri di conoscerla- le disse e Willow prese un respiro, guardando in alto.
-Dillo se vuoi farmi incazzare- gli disse irritata e l'espressione di Austin cambiò, diventando improvvisamente più calma.
-No, scusa- disse appoggiandole una mano sul braccio. -Mi sei mancata durante le vacanze- le disse con un sorriso e Willow abbassò lo sguardo.
-Sì, come no- disse quasi tra sé.
-Certo che mi sei mancata- disse lui con ovvietà.
-Ma se eravamo in pausa- si difese lei e lui fece un'espressione pensierosa.
-Beh sì... ma non credo sia più necessario- le disse con un sorriso, ma Willow indietreggiò, lasciandolo confuso. -Cosa non va?- le chiese notando la sua espressione poco convinta.
-Credo che dovremmo lasciarci- disse lei senza guardarlo e Austin alzò il mento.
-Ovviamente- disse con fare di chi la sa lunga e lei lo guardò confusa.
-Ovviamente?- ripeté.
-Beh ora che hai fatto pace con Elektra e tutti gli altri non hai più motivo di stare con me- disse incrociando le braccia.
-Ma che dici, mica stavo con te per dare fastidio a loro- disse con ovvietà.
-Ah no? Strano perché sembra proprio così, visto che hai accettato di uscire con me solo dopo aver litigato con Elektra e che dopo aver fatto pace con tutti non mi hai presentato a loro, non mi hai mai invitato a parlare con loro, ti servivo solo come appoggio momentaneo per farli incazzare tutti, no?- disse in tono tranquillo e Willow si sentì attaccata ingiustamente.
-No! Non è vero! Io... non è assolutamente vero, non so come ti sia venuto in mente- disse lei perplessa.
-I motivi per cui mi è venuto in mente te li ho già elencati- disse lui tranquillo e Willow sospirò, con espressione triste.
-Mi dispiace se ti ho fatto sentire... usato, non era mia intenzione- disse avvicinandosi a lui e Austin annuì.
-Cosa ti fa dire che dovremmo lasciarci allora?- le chiese con tono rigido, non era inusuale che Austin non mostrasse alcun sentimento, ma in quel momento Willow rimase delusa dalla mancanza di malinconia sul suo viso.
-Non credo che avremmo futuro insieme- disse debolmente e lui annuì.
-Certo che non ce ne abbiamo, ma non potrai mai avere futuro con nessuno finché non sistemi il tuo carattere- le disse e Willow lo guardò con sguardo offeso. -Devi imparare ad essere meno superficiale ed impulsiva nelle cose- le spiegò lui in tono atono.
-Io non sono superficiale!- ribatté lei e lui la squadrò.
-Vuoi degli esempi a sostegno della mia tesi?- e chiese e Willow prese un respiro arrabbiato.
-No, non voglio nessun cazzo di esempio a sostegno della tua cazzo di tesi- disse alzando la voce.
-Non c'è motivo di arrabbiarsi e nemmeno di dire tutte queste parolacce- le disse in tono pacato.
-Invece io mi incazzo eccome! E dico quello che mi pare!- ribatté urlando. -E sai cosa? Continuerò ad incazzarmi per tutta la vita perché io ho bisogno di incazzarmi! Non ce la potrei mai fare a stare con uno come te che cerca sempre di correggermi!- sbottò incapace di trattenere la rabbia.
-Non ti sto correggendo, ti sto aiutando a migliorarti- precisò lui.
-Beh io non voglio migliorarmi! Sto bene così, grazie- disse senza nessuna intenzione di abbassare il tono di voce.
-Okay allora- disse lui tranquillo, con un sorriso tirato. -Però dovresti calmarti un attimo- le disse in tono neutro.
-Non dirmi di calmarmi, cazzo!- disse premendosi i polpastrelli sulle tempie. -È finita, è decisamente finita- chiarì lei, abbassando un po' la voce.
-Dai Willow, non dire così, appena ti sarai calmata vedrai che...- cercò di dirle lui.
-Sono calma!- urlò lei e lui la guardò con un che di spaventato.
-Magari ne riparliamo domani?- azzardò.
-No, ho preso questa decisione ormai da tempo, fine. Ciao- disse girandosi e camminando a passo svelto verso la torre di Grifondoro, arrabbiata fino alla punta dei capelli.
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1978
FanfictionÉ il 1978. L'ultimo anno. L'anno della svolta. L'anno che ha segnato la fine dell'era dei Malandrini ad Hogwarts. L'anno delle scelte che cambiano il futuro. L'anno dell' "ora o mai più". L'anno del cosa è giusto o cosa e facile. L'anno dei segreti...