La flotta di Darren, dopo un lungo mese di preparativi nascosti nell'ombra finalmente era pronta ad attaccare. Tutte le astronavi si trovavano in formazione nello spazio, non molto lontani dalla Tech, ma neanche così vicini da farsi trovare subito. Tutti in una rigida formazione e collegati tra loro.
La Tech, non era solamente la fabbrica che creava tecnologia di ogni tipo, ma era un vero e proprio pianeta artificiale a sé. Era molto grande e aveva uno scudo protettivo tutto intorno per controllare i vari vascelli che entravano e uscivano trasportando materiale e risorse di ogni genere. Là dentro c'era l'astronave, dovevano colpire, prenderla e fuggire.
Darren osservava dalla Nyx l'immensa Tech e intanto pensava: "Ci siamo. Ormai non si torna più indietro. Là dentro c'è rinchiusa la nostra casa. Con una X tutta nuova potrò finalmente tornare da Hope. Questa è un aperta dichiarazione di guerra. Da oggi in poi non ci saranno più battaglie fini a loro stesse, ma sarà una battaglia aperta che porterà alla conclusione di questa guerra. La vittoria o la sconfitta. O i Ribelli o l'ASAPU."
Alzò un braccio e Dreams diede il segnale anche ad altre navicelle, un gruppo si staccò dalla flotta per avvicinarsi allo scudo, avevano usato le navicelle non ancora segnalate come Ribelli.
«Alt! Chi vive?» rispose una voce metallica dalla Tech.
«Astronave 9-4-6 e tutta la truppa della quinta squadra di raccoglitori. Chiedo il permesso di atterrare» rispose una voce registrata da Isaky dalla navicella.
«Definire il carico.»
«Acciaio grasso proveniente da asteroidi dal sesto quadrante.»
«Autorizzazione concessa.»
Il gruppo fece un sospiro di sollievo, poi entrò senza problemi nell'area dello scudo, fino ad atterrare all'interno dell'immenso pianeta tecnologico, ma la tensione la si sentiva persino nel nulla dello spazio.
All'ingresso, tuttavia, c'erano un paio di guardie che controllavano chi scendesse dall'astronave. Lentamente il portone si aprì e le due guardie si sentirono risucchiare da un potente vortice, nel silenzio e nel vuoto più assoluto furono catapultati all'interno della navicella e le porte si chiusero. Le due guardie, confuse appoggiarono le mani sul pavimento e guardarono verso l'alto e trovarono Elvira che dopo averli risucchiati li colpì velocemente in testa.
Jack fece un sorrisino e disse: «Ottimo lavoro, Elvira.»
In un secondo spogliarono le guardie e le legarono, Jack e Aghio si cambiarono, indossando l'uniforme delle guardie, molto simili a quelli dei Ribelli per il tessuto, ma anziché il nero e il bianco i colori dell'ASAPU erano dorate e rosse. Jack si sistemò la giacca e poi nascose i suoi capelli disordinati e le orecchie sotto un elmetto, mentre nascose la coda in una delle due gambe dei pantaloni. Aghio con la tuta fece più fatica, non indossò l'elmetto a causa della testa a punta, ma almeno assomigliava a una di quelle guardie.
I due Ribelli scesero dalle navicelle con ordine e in silenzio, ma soprattutto con molta tensione camminarono tra i corridoi, abbassando gli occhi a ogni incontro con altre guardie. Nel frattempo cercavano di memorizzare ogni strada e ciò che vedevano. Abbassarono di nuovo lo sguardo quando passarono di fronte a un'altra guardia, quella tirò avanti quando di colpo si girò e li chiamò: «Ehi! Voi due!»
Jack digrignava i denti e rigidamente si girò.
La guardia gli si avvicinò. «Dove siete diretti?»
«Al controllo entrate e uscite» rispose il ragazzo-lupo cercando di mantenere il tono di voce neutro.
«Sbrigatevi allora» fece l'altra. «Ci sono diverse navicelle da controllare.»
«Signor sì» rispose Jack girandosi e camminando a passo svelto insieme ad Aghio.
Fortunatamente, non ci furono altri problemi, entrarono senza difficoltà nella stanza, trovando diversi macchinari e schermi. Entrarono passando inosservati, Aghio rimase dietro a Jack, in silenzio e sull'attenti, mentre il ragazzo-lupo si avvicinò a uno schermo, prese dalla tasca una piccola sfera grigia, la divise a metà e attaccò un'estremità sotto uno schermo, mentre l'altro lo rimise in tasca. Schiacciò poi qualche tasto controllando lo schermo ripetendo nella testa ogni passaggio che Isaky gli aveva fatto imparare a memoria, in questo modo controllò le navicelle e la situazione in lontananza. Aghio osservò le navicelle e senza aggiungere altro si allontanò dalla stanza separandosi da Jack.
A quel punto il ragazzo-lupo andò davanti all'apparecchio principale per attaccare l'altra estremità della sfera. Si sentiva la tuta appiccicata addosso dalla tensione, e non appena si girò per uscire dalla stanza fece un grande sforzo per continuare a camminare senza fare scatti veloci.
"Devo andare piano, o mi farò scoprire" continuava a ripetersi nella testa.
Non appena le porte si chiusero alle sue spalle, fece un profondo respiro. Scrocchiò il collo per allentare la tensione per poi camminare verso la direzione opposta rispetto ad Aghio.
Il gruppo iniziò a spezzarsi e dividersi, Aghio raggiunse una camera in cui c'erano le varie uniformi e divise. L'Angese si cambiò prendendo una divisa per la sua razza e poi portò tutte le diverse uniformi alle navicelle, così che tutti i Ribelli si cambiarono per poi uscire dalle navicelle dividendosi due a due percorrendo i diversi corridoi del pianeta artificiale.
Tuttavia, nulla di quello che accadde fu visto dalle telecamere, proprio grazie a Isaky. La piccola tecnica, grazie alle due parti della sfera che Jack aveva attaccato agli schermi, riuscì ad ottenere tutto il sistema della Tech e portarlo sotto il suo controllo, così da proiettare in loop immagini fasulle e tranquille di routine, affinché i Ribelli potessero muoversi in qualsiasi direzione senza preoccuparsi delle telecamere. Al contrario, lei, con i suoi quattro occhi dietro gli schermi, osservava tutto. Ma non si occupò solo della sicurezza e della difesa dei suoi compagni, ma anche dell'attacco, per qualche minuto, riuscì a spegnere lo scudo protettivo che ruotava intorno alla Tech, altri gruppi di astronavi, dall'esterno entrarono senza problemi, tra cui la Nyx.
«Raggiungete la zona d'ombra sotto il pianeta artificiale, l'ho creata apposta per voi. Restare fermi lì. Passo» disse la tecnica tramite i collegamenti.
«Ricevuto. Passo e chiudo» rispose Dreams.
Poi fece avanzare un altro gruppo fino a raggiungere la zona d'ombra come era stato detto da Isaky. E lì rimasero in attesa, mentre lo scudo si riattivò. Nessuno si accorse di nulla.
"Fantastico" pensò Isaky. "La situazione sta procedendo come previsto. È il momento di far entrare Darren."
Isaky avviò il comando e un portellone in un'altra stanza della Tech si aprì. «Nyx, procedi all'atterraggio. Passo.»
Dreams di separò dal teatro del gruppo, uscendo dalla zona d'ombra, dopo qualche manovra entrò nel stanza e atterrò, alle spalle dell'astronave le porte si chiusero. «Atterraggio eseguito, Isaky. Passo e chiudo.»
Darren, insieme ad altri alieni, scesero dall'astronave e lì c'era Jack ad aspettarli. Il Capitano gli si avvicinò immediatamente e con un cenno senza dire parola i due procedettero lungo i corridoi guidati dalla mappa della Mousina che indicava loro la strada grazie a orologi che avevano ai polsi.
«È tranquillo» sussurrò Jack, quasi senza pensare.
«Troppo tranquillo» rispose a sua volta Darren, che continuava a guardarsi intorno sospettando di tutto e cercando un qualsiasi dettaglio che lo mettesse in guardia.
«Respira Darren, stiamo procedendo bene. Ce l'abbiamo quasi fatta.»
Darren annuì e continuarono la loro marcia.
Dopo aver svoltato a destra e poi sinistra un paio di volte e aver salito e poi sceso scale, superando porte metalliche autonome finalmente arrivarono all'ultima porta. Darren abbassò gli occhi sulla mappa sull'orologio, la freccia segnava chiaramente che dall'altra parte delle porte c'era la loro astronave. Prese un profondo respiro, raddrizzò la schiena attendendo che Isaky aprisse loro la porta. Ciò avvenne quasi subito, anche se quei secondi gli sembravano non finire mai. Jack e Darren entrarono guardandosi intorno per assicurarsi di non trovare guardie, il ragazzo-lupo annusò l'aria. Ma entrambi rimasero impietriti e sgranarono gli occhi di fronte a ciò che videro.
Un'astronave gigante e bellissima, si sentirono piccoli di fronte a lei. Pulitissima, lucida, senza un graffio. Metallo nero splendente con propulsori enormi, lunghissima con tanti diversi piani. Armi di ogni genere, all'avanguardia. Era eccezionale. Darren in quell'astronave rivide la bellissima X di suo padre. Ma non poteva permettersi di perdersi in sentimentalismi, doveva agire e anche in fretta. Così, i due ragazzi corsero ad aprirla per entrarci, anche l'interno era come la loro X, solo molto più minimalista e meno vitale.
«È casa» sussurrò Darren con un bel sorriso. Poi si girò verso l'amico e gli disse: «Ci perderemo ad ammirarla più tardi. Ora liberala dai ganci manualmente, mentre Isaky lo farà automaticamente. Dobbiamo portarla via da qui.»
«Signor sì, Capitano!»
Jack corse fuori e man mano che Isaky staccava un gancio, il ragazzo-lupo lo toglieva manualmente. Erano grandi e ci voleva un grande sforzo fisico, lo afferrava con le mani e lo gettava di lato.
"Ci siamo quasi" pensava. "Tra poco saremo a casa."
Lui continuava il suo lavoro, mentre tutti gli altri Ribelli entrarono in massa dentro la X. Tutti quelli che erano scesi dalle navicelle con Aghio erano esperti piloti della loro vecchia SpaceX-197, in questo modo avrebbero potuto pilotare e portare via quel nuovo veicolo spaziale senza difficoltà.
Darren li osservava salire e raggiungere i loro posti, accesero gli schermi e si preparano a farla decollare, mentre altri Ribelli rimasti a bordo delle loro navicelle si preparano ad uscire e andarsene.
"Perfetto" pensava con un sorriso, ma poi si incupì. "Fin troppo, c'è qualcosa che non va."
Mentalmente ripercorse ogni loro passo: far entrare un paio di navicelle senza farsi identificare come Ribelli; Jack che permise ad Isaky di accedere al sistema e lei che doveva aprire lo scudo, far entrare altre navicelle e far loro raggiungere la zona ombra; Aghio che fece infiltrare i Ribelli, i quali girarono per l'intera Tech piazzando esplosivi e piccole bombe per danneggiare la Tech, senza distruggerla perché sarebbe stato un danno per tutti e non solo per l'ASAPU; trovare la nuova X, liberarla, prenderla, far aprire l'hangar, uscire, aprire gli scudi, scappare.
"Tutto sta andando bene, allora perché ho questa terribile sensazione addosso?"
Con la coda dell'occhio vide un'ombra muoversi alle sue spalle. Mise istintivamente la mano sulla sua pistola spara laser. Uscì fuori dall'astronave e scrutò ogni angolo buio della zona.
"Avanti, Darren! Ragiona!" Continuava a dirsi mentalmente. "Cosa c'è che non va?"
D'improvviso vide due occhi gialli.
Li riconobbe subito e il suo cuore mancò un battito. Non era andato tutto liscio, ma tutto storto, quella era una trappola!
Si portò una mano all'orecchio subito e gridò nell'auricolare a pieni polmoni: «Scappare! Ripeto, fuggire! Immediatamente!»
Le navicelle in lontananza si alzarono in volo e uscirono dal pianeta artificiale, stavano per uscire quando vennero bloccate dentro dallo scudo, che era stato rinforzato.
"Dannazione!" pensava Darren in cerca di una soluzione. "Una trappola! Era una dannatissima trappola, eravamo entrati dentro con facilità perché potessero catturarci."
Da parte dell'ASAPU all'interno dello scudo altre navicelle si alzarono in volo e iniziò una battaglia spaziale e aerea anche nella zona d'ombra, inoltre lo spazio era molto stretto per riuscire a pilotare bene. Come se non bastasse, oltre le astronavi nemiche, dal pianeta artificiale uscirono potenti cannoni che sparavano sulle navicelle all'interno e all'esterno dello scudo, queste ultime erano rimaste fuori per avvertire in caso di attacco, ma non potevano certo immaginare l'attacco sarebbe avvinerò all'interno del pianeta. Provarono a contrattaccare ma i loro colpi venivano bloccati da quel potente scudo, non potevano far altro che evitare i colpi che dall'interno uscivano verso l'esterno, ma senza poter contrattaccare.
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I Ribelli della X [IN REVISIONE]
Science Fiction"Perché non ti arrendi? Per cosa combatti?" Per rispondere non è sufficiente avere chiaro in mente un obiettivo, bisogna scavare nel profondo di noi stessi, accettare tutte le nostre parti, tutti i nostri pregi e tutti i nostri difetti e riuscire a...