Capitolo 25

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«Pronti a decollare, Isaky» comunicò Dreams mentre la Nyx si sollevava.
«Ricevuto, Dreams» rispose prontamente lei all'auricolare.
La Mousina era ancora nella grotta a collegare gli ultimi cavi, poi inserì l'accesso di sicurezza: basato sulle sue impronte e inserendo un lungo codice alfanumerico che ricordava a memoria. Un attimo dopo iniziò l'avvio dello Scudo Quarantena.
«Puoi partire, dagli l'input e andiamocene!» rispose la tecnica correndo via velocemente e arrampicandosi facilmente sulle pareti grazie ai cavi collegati alla Nyx che la tiravano. "Arrampicarsi e salire è più facile che scendere. Devo andare verso la luce e non guardare in giù."
Dreams rispose ai comandi, inviò l'input e poi si sollevò da terra non appena Isaky fu a bordo.
Lo Scudo Quarantena iniziò a emanare una potente luce azzurra, mentre stava immagazzinando energia geotermica.
«Quanto tempo abbiamo?» chiese la pilota mentre volava verso il punto in cui avrebbero dovuto incontrarsi con la Dyscon.
«Non ho potuto fare molto, mi dispiace. Abbiamo solo un'ora» rispose scrollando le spalle Isaky sedendosi sui sedili e allacciandosi la cintura.
Un'ora non era niente. Dovevano correre o sarebbero rimasti intrappolati su Exterminator per sempre.

La Dyscon si alzava di quota lentamente, a ogni minimo movimento dei rumori fastidiosi costringevano i sette sopravvissuti a tapparsi le orecchie. Gaardisca si nascondeva in un angolino ogni volta, mugolando e rugnando.
I piloti cercarono di far girare l'astronave per non farla passare proprio sopra il Lanker, altrimenti ci sarebbe stato il serio rischio d'essere attaccati con quei cannoni, proprio nel momento in cui non avevano più lo scudo per proteggersi. Tutto era lento, duro e faticoso, persino i comandi erano difficili da muovere.
Alzarono lo sguardo per vedere altre due ammiraglie scontrarsi l'una contro l'altra e poi precipitare continuando a sbattere e frammentarsi in mille pezzi. Hope sospirò sollevata e si disse: «È finita. Darren ce l'ha fatta.»
I Blood-Gobblers usarono tutte le loro risorse, come le navicelle, le astronavi e anche il cannone del Lanker per colpire i detriti e le due ammiraglie che crollavano in modo da dividerli in piccoli pezzi e tenerli lontani dalla loro tana.
Questo offriva una protezione alla lenta Dyscon, ma dovevano comunque stare attenti a non passare per minacce.
Hope guardava fuori dai finestrini e sospirò. Quanto avrebbe voluto che andassero più veloci, inoltre detestava che avevano perso tre di loro, specialmente dopo tutte quelle fatiche. "Non è giusto!"

Contrariamente a ciò la Nyx procedeva velocissima, non si fermava mai e il punto di incontro era sempre più vicino.
«Quanti hai detto che sono?» domandò poi Isaky cercando la Dyscon fuori dai finestrini.
«Dieci» rispose Dreams, controllando talvolta anche gli scanner sperando che l'astronave apparisse da un momento all'altro.
«Ma più noi quattro sono quattordici, non ci stiamo tutti.»
Harriet alzò lo sguardo e domandò: «Perché? Alcuni di noi non possono stare in piedi? O in braccio gli uni agli altri o io posso restare in piedi se serve. Meglio qualche livido che morti o intrappolati in quest'inferno.»
«Non è una questione di posti» rispose Isaky. «Ma di peso e potenza. Dieci è il massimo sopportabile, naturalmente il pilota non viene contato, quindi è dieci più uno fisso. Se siamo troppi l'efficienza della Nyx ne risentirà e nessuno uscirà da qui.»
«Troveremo il modo! A costo di buttare via armi o munizioni, noi non abbandoneremo nessuno!» il tono di Dreams era inattaccabile e poi virò a destra.
«Eccoli!» squittì Isaky vedendo quel catorcio volante della Dyscon arrivargli incontro.

Dreams gli si avvicinò e affiancò in una sola manovra, schiacciò altri pulsanti e tirò un paio di leve stabilizzando i motori e tenendo la Nyx stessa salda alla stessa altezza della Dyscon. Aprì un portello laterale, Isaky afferrò un gancio con catene resistenti prendendo la mira, quando anche l'altra astronave aprì il portellone, sparò il gancio, il quale si attaccò perfettamente al ferro; in questo modo le due navicelle erano collegate e i prigionieri potevano passare a mezz'aria, senza essere costretti a perdere tempo con atterraggi e decolli. Il primo ad affacciarsi fu Rubodor, osservando l'altezza a cui si trovavano.
Isaky attirò la sua attenzione scuotendo un braccio, senza sporgersi troppo per non farsi prendere dal panico, poi gli indicò il gancio e a causa dei rumori dei motori, gli urlò: «Dovete saltare in fretta! Siamo in ritardo!»
Anche Rubodor pensava ai problemi dei numeri, dopotutto i primi due piloti ne avevano portato via solo in dieci. Quindi se il pilota teneva l'astronave stabile e la Mousina era davanti a lui, il numero si riduceva a nove. Non sapeva cosa pensare e così lo chiese lui: «Quanti posti ci sono?»
Isaky rimase di sasso, voleva evitare l'argomento, ma alla fine gli rispose: «Siamo in tre qui, escludendo il pilota. C'è spazio per sette. Ma voi salite tutti, troveremo un modo.»
Rubodor scosse la testa. «Tre di noi sono già morti.»
Poi guardò i suoi compagni dietro di sé e gridò: «Dobbiamo saltare!»
Hope era spaventata, in condizioni normali sarebbe riuscita a saltare ma con quel grande pancione era impossibile. «Coraggio, andate prima voi.»
«Oh no! Puoi scordartelo!» le rispose Rubodor brusco. Questa volta non avrebbe permesso alla donna di restare indietro, lei aveva già fatto fin troppo per tutti loro, si era sacrificata più del necessario. La prese in braccio con tre dei suoi tentacoli, per tenerla stretta e ferma.
«Ma...» provò ad opporsi Hope.
Rubodor non le rispose, con il tentacolo libero afferrò il gancio, poi prese lo slancio e saltò dalla Dyscon alla Nyx.
Durante il passaggio, Hope si strinse a lui guardando l'altezza con occhi terrorizzati, solo quando i suoi piedi toccarono finalmente la Nyx, si sentì più calma e tranquilla.
Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che era al sicuro, che Isaky la stava già abbracciando alle gambe con tutti e quattro gli occhi che lacrimavano. «Hope! Sei viva! Sei qui!»
Hope rispose all'abbraccio commossa anche lei. Alzò lo sguardo e vedendo Jack ferito corse a salutarlo, ad Harriet riservò un sorriso di cortesia dato che non avevano molta confidenza, subito dopo si sedette accanto al ragazzo-lupo, accarezzandogli i capelli. Il poveretto stava soffrendo tanto. Aprì gli occhi nocciola a fatica e quando la vide non poteva crederci.
«Hope?» balbettava accarezzandole il viso e i capelli per poterla sentire, dentro di lui pensava quasi che se la stesse immaginando e avesse iniziato a delirare. «Sei viva?»
Hope gli strinse le mani con gli occhi lucidi. "Ma come sei ridotto, Jack?"
Dalle fasce al petto si poteva notare una macchiolina rossa espandersi e nonostante la gioia che stava provando nel rivederla, non muoveva la sua coda scodinzolando come a suo solito, ma era immobile come se fosse finta. La ragazza stava male per lui.
«O siamo morti entrambi?» domandò lui, visto che lei non sapeva cosa dirgli.
Hope rise appena, quel ragazzo era incredibile. «No, Jack, no. Siamo qui entrambi. Ce l'abbiamo fatta.»
Il ragazzo-lupo le strinse la mano e lei decise che gli sarebbe rimasta accanto, voleva salutare anche Dreams, ma non era il momento di deconcentrarla.
«Vedrai come sarà contento, Darren» disse lui a fatica.
Hope gli accarezzò il viso con le lacrime agli occhi. «Ne sono sicura, ma ora riposa. Conserva le energie.»
Jack chiuse gli occhi e annuì, concentrandosi sul fare respiri profondi.

I Ribelli della X        [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora