In un altro quadrante dell'universo, due occhi blu si spalancarono di colpo. Apriva e chiudeva gli occhi diverse volte prima di riuscire a mettere a fuoco qualcosa. Hope provò un dolore lancinante su tutto il corpo e ancora di più alla testa. Cercava di sollevarsi ma il suo corpo non rispondeva ai comandi. Finalmente, con grande fatica e dolore riuscì a mettersi seduta e guardarsi intorno, portandosi una mano alla testa. "Che male" pensò. "Dove sono?"
All'inizio le sembrava tutto buio, ma poi i suoi occhi si abituarono alle tenebre e iniziò a distinguere delle forme grazie anche alla debole luce che filtrava da una finestrella. Con estrema fatica si avvicinò a quella apertura, formata da un vetro infrangibile usato anche per la costruzione delle astronavi, anche se fosse riuscita a romperlo era appena largo trenta centimetri quadrati, troppo piccolo per passarci. Fuori era pieno giorno, ma la giornata nuvolosa faceva sembrare che fosse notte, lei osservava il paesaggio e la poca vegetazione di quel pianeta che veniva scossa violentemente dal vento. Osservando meglio notò un'astronave decollare e allontanarsi. "L'ho già vista da qualche parte, ma dove? Ma che mi è successo soprattutto?"
Quando quella passò davanti a lei di colpo la riconobbe. "La Keres dei Blood-Gobblers!"
I ricordi degli ultimi eventi la colpirono come un pugno allo stomaco, ricordava la battaglia, ricordava le grida di Darren, ricordava gli Sterminatori addosso su di lei. Era prigioniera dei Blood-Gobblers sul loro terribile pianeta: Exterminator.
Hope si sentiva svenire, poi si girò guardandosi intorno e notò che nella cella non era sola, almeno quello le dava speranza, cercò di avvicinarsi agli altri per capire chi fossero, ma era bloccata, sentiva mani e piedi pesanti, non stava per niente bene. Cercò di capire il problema e vide manette di acciaio che le stringevano i polsi e le caviglie, immediatamente smise di respirare, tutto iniziò a girare, era un tuffo nel passato, stava sempre peggio e in un angolo iniziò a vomitare.
Continuava a pensare che non sarebbe mai riuscita a salvarsi e scappare da lì, i Blood-Gobblers non risparmiavano mai le loro vittime se non in un caso specifico e cioè per far nascere i loro cuccioli, nei suoi occhi si riflettevano velocemente cruenti immagini di tutto il processo su di lei, si vedeva presa e trascinata via per poi venire dissanguata del tutto, vedeva il suo sangue venir raccolto in cisterne in cui veniva messo il loro uovo, che poi cresceva e si schiudeva nuotando e mangiando il suo sangue a sua volta. Il suo cuore batteva velocissimo, era impazzito, iniziò a ricordare anche il periodo di prigionia con il vecchio re deceduto. Istintivamente si mise la mano sulla pancia, si ricordò di essere incinta, iniziò a piangere. Aveva una nuova vita da crescere, era lontana da Darren, ma l'unica vita che sarebbe nata grazie a lei sarebbe stata quella di uno Sterminatore.
Pianse per ore, finché non esaurì tutte le lacrime, si accarezzava debolmente la pancia e sussurrava: «Sei lì dentro piccola vita, vero? Mi dispiace. Non so se riuscirai a nascere. La tua vita non è ancora iniziata ed è già dura e devi combattere. Io non so se riuscirò a combattere per te, lo sai? Tuo padre è un combattente, spero che tu abbia ripreso tutto da lui.»
«È qualcosa di drammatico e bello allo stesso tempo» le rispose una voce bassa e femminile un momento dopo.
Hope trasalii e si guardò intorno cercando di capire da dove provenisse, finché l'alieno stesso che aveva risposto non si fece notare da sé. Per prima cosa vide una lunghissima coda da serpe piegata e incatenata, in modo da non potersi muovere, con i colori che davano sul verde scuro. Ad essa c'era direttamente un busto di una ragazza, la pelle pallida ma che dava sull'azzurro, lunghi capelli grigi che le arrivano fino a metà schiena, il viso tondo, grandissimi occhi tondi e neri, faceva un triste sorrisino mostrando due canini affilati, inoltre tra i capelli si trovavano due piccole corna triangolari che curvavano all'interno. Hope riconobbe subito la razza: tra tutte, era quella che assomigliava di più agli umani per via del busto antropomorfo. Si trattava di una Serke.
Hope sbatté le palpebre diverse volte per poi guardarsi intorno per capire se quella Serke ce l'avesse proprio con lei. La risposta fu immediata: «Sì parlo con te, siamo solo io e te qua dentro.»
Hope rimase in silenzio, allora tutte quelle figure che aveva visto all'inizio erano frutto della sua mente, visioni. Non sapeva davvero cosa pensare quando l'aliena continuò: «So che odi questo posto, ma è bello avere finalmente qualcuno con cui parlare. Sono Neyhla, tu?»
Hope distolse lo sguardo e guardò fuori dalla finestrella, non si fidava di nessuno, ma alla fine si chiese: "Che cos'altro ho da perdere?"
Così le rispose: «Mi chiamo Hope Rebel, tu sei una Ribelle?»
«Non mi definirei esattamente ribelle, non riesco nemmeno a provare a fuggire da qui» rispose Neyhla.
«No, intendo dire, sei una Ribelle della SpaceX-197?»
«Oh, no. Ma mi piacerebbe, una volta sono venuti sul mio pianeta Serketon, sai? Ero piccolissima ma me li ricordo bene. Perché tu lo sei?»
Hope annuì e la Serke era così eccitata che scuotendo la coda e le braccia fece tintinnare le sue catene: «Ho sempre desiderato conoscere un Ribelle della X prima di morire!»
Ma Hope non ne era molto entusiasta, così chiese: «Dove ci troviamo?»
«All'interno delle prigioni della Tana, ma noi due siamo in celle a parte rispetto agli altri prigionieri. La loro astronave ne ha scaricati tantissimi, ma soltanto tu e altre quattro aliene siete finite qui.»
Guardandosi intorno speranzosa Hope domandò: «Dove sono le altre?»
Ma Neyhla scosse la testa con tristezza: «Sei rimasta solo tu, le hanno già portate via, sei rimasta addormentata per una ventina di giorni, ti hanno dovuto tenere in vita con diversi medicinali.»
Hope sentì un colpo al cuore, poi cercando di controllare il respiro, domandò ancora: «Perché siamo separate dagli altri?»
«Perché sei in attesa. Incinta. Qui viene portato chi aspetta un piccolo, perché il sangue non è come piace ai Blood-Gobblers se sei incinta, perciò ti tengono in vita, ti danno da mangiare, medicinali e aspettano pazientemente che tu lo dia alla luce, così che possano ucciderlo immediatamente e portati al processore di dissanguamento. Ma se scoprono che il piccolo muore prima, accade subito. »
Hope aveva paura a chiederlo, ma doveva saperlo: «Le altre?»
Il tono della Serke si fece molto grave, scuoteva la testa dispiaciuta: «Siete venute qui in cinque, ma la prima è morta non appena ha varcato la soglia, ho sentito dire per sanguinamento interno. Un'altra è riuscita a dar la luce il suo piccolo, lo si vedeva a prima vista che erano questioni di giorni ormai, e l'hanno presa subito. Un'altra ha partorito il suo tesorino una settimana dopo, ma il piccolo era nato morto, così è stata presa anche lei. Infine l'altra, dallo shock della scena ha perso il suo piccolo prima ancora che nascesse, è riuscita a tenerlo nascosto per un'altra settimana, ma se ne sono accorti.»
Hope si sentiva di nuovo malissimo, stava per vomitare e alla fine lo fece, si sentiva sola, indifesa e soprattutto senza speranza. Sapere era un incubo, ma non sapere era peggio, così chiese ancora con le lacrime agli occhi: «Perché mi hanno tenuto in vita?»
«Temo che sia perché la caccia non sia andata come previsto, non hanno abbastanza prigionieri. Quindi quelli che ci sono...»
«Ho capito» la interruppe. «Siamo solo carne da macello. E tu?»
Neyhla sorrise dolcemente e strinse con la coda un bel uovo da un azzurro acceso come il cielo: «Io sono qui dentro da nove mesi ormai, avevo tre bellissime uova, ma è sopravvissuto solo questo. Nella mia razza ci mettono molto tempo a schiudersi, sai? Ci vogliono diciotto mesi. Io sono qui grazie al mio piccolo.»
Ad Hope le si strinse il cuore, non sapeva cosa dire, stava male e soffriva persino per quella povera creatura, ma vederla così felice per il suo piccolo ovetto superstite gli diede speranza, la confortò e sorrise dolcemente, sentiva di potersi fidare e di poterle confessare tutto, erano due future mamme nella stessa situazione dopotutto. Inoltre quella Serke le aveva confessato così tanto che sentiva la necessità di confessare anche lei qualcosa di suo e personale.
«Sono sposata con il figlio del Capitano dei Ribelli, Darren Rebel, lui è il papà di questo piccolo. L'ultima volta che ci siamo visti era durante una guerra, una battaglia tra noi e i Blood-Gobblers che ci hanno attaccato, ma poi ha attaccato anche l'ASAPU e ci hanno massacrati. I Blood-Gobblers mi hanno portato via, e io non l'ho più visto.»
Neyhla la osservò con occhi dolci, prese il suo uovo tra le mani palmate e strisciò il più vicino possibile alla ragazza in base anche alla lunghezza delle catene. Mise il suo uovo tra le spire della sua coda che faceva da nido, poi prese le mani di Hope e sorrise mostrando i suoi canini affilati: «Noi ce la faremo! I nostri piccoli sono la nostra salvezza! I Ribelli ci salveranno!»
Tutto quell'ottimismo colpì Hope, che sorrise dolcemente speranzosa. «Mi ricordi un caro amico.»
"Jack" pensò. "Anche lui sa sorridere persino nei momenti peggiori. È un vero ottimista. Spero con tutto il cuore che si occupi di Darren, ha bisogno di lui ora più che mai."
«Beh grazie» le rispose intanto la Serke.
I suoi occhi tornarono sulla finestrella, le nubi nere le impedivano di guardare le stelle, ma sapeva che la sua stella, quella sua e di Darren, era lassù, era la più luminosa sulla quale aveva giurato, anche se, sentì il bisogno di sussurrare la sua promessa e Neyhla in religioso silenzio l'ascoltò: «Darren Rebel, giuro di amarti e onorarti in eterno. Di lasciarti prendere cura delle mie incertezze e insicurezze e di prendermi sempre cura delle tue. Giuro di stuzzicarti solo per la voglia di vedere il tuo sorriso e di consolarti quando sarai sul punto di crollare. Giuro di combattere con te per sempre, di proteggerti e di guardarti sempre le spalle. Prometto che non permetterò mai né a dubbi, né a ansie e paure, né a nessun altro di separarci. E se mai davvero riusciranno a dividerci, in nome del nostro amore e di quella stella luminosa, su cui stiamo giurando, non smetterò mai di sperare e cercare di raggiungerti per poterti rivedere. Nemmeno la morte riuscirà mai a separarmi da te.»
Neyhla ne era affascinata e Hope in nome della loro promessa, fu decisa a non arrendersi senza combattere, sentiva che Darren, da qualche parte era ancora vivo e pronto a trovarla.
«Dobbiamo trovare il modo di fuggire da qui» disse infine con serietà.
«Nessuno è mai riuscito a scappare da qui» le rispose Neyhla titubante.
«Vorrà dire che saremo le prime! Non possiamo arrenderci così. Troveremo un modo per fuggire da questa tana e anche da questo pianeta.»
Hope guardava fuori dalla finestrella e pensava: "Io raggiungerò Darren, devo farlo a tutti i costi. Lui ha paura dei Blood-Gobblers da sempre, appena mi avranno preso avrà ripensato ai suoi genitori. Ha bisogno del mio aiuto, di sapere che sto bene. Mi domando come sia finita la battaglia contro la Keres. Spero che stiano tutti bene."
«Io non sono molto convinta che noi...»
«Dobbiamo pur tentare! » la interruppe Hope stringendo i pugni. «Tanto hai detto che moriremo comunque, allora preferisco farlo tentando di fuggire.»
«Non ne sono molto sicura, ma ti seguirò.»
«Brava, facciamo un tentativo. Se non per noi, per il nostro futuro.»
Neyhla osservò il suo uovo, il suo superstite. Poi annuì più che convinta.
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I Ribelli della X [IN REVISIONE]
Science Fiction"Perché non ti arrendi? Per cosa combatti?" Per rispondere non è sufficiente avere chiaro in mente un obiettivo, bisogna scavare nel profondo di noi stessi, accettare tutte le nostre parti, tutti i nostri pregi e tutti i nostri difetti e riuscire a...