Capitolo 22

380 69 84
                                    

Dreams si era separata dalle altre tre navicelle per avvicinarsi al luogo adatto dove lasciare lo scudo per attivarlo e fuggire in fretta, sotto la guida di Isaky, che accanto a lei passava i suoi quattro occhi dal terreno ai suoi schermi.
Jack osservava dalla finestra quelle tre astronavi allontanarsi, sapeva che stavano andando a recuperare i superstiti e in cuor suo sperava che Hope fosse tra questi.
Scosse la testa e sospirò. "Adesso devo pensare alla mia missione, devo restare concentrato, i piloti li salveranno. Hope sarà tra loro e non ci saranno problemi. Ne sono convinto."
Sentirono un boato in cielo e Dreams alzò lo sguardo, sgranò gli occhi e subito accelerò la velocità della Nyx iniziando a fare movimenti rapidi prima a destra e poi a sinistra.
«Ma che succede?» gridava Alchemy reggendosi al sedile prima di essere sballottato da qualche parte.
«Un'ammiraglia ci sta cadendo addosso con tutti i detriti!» gridò la pilota di rimando virando a sinistra di scatto.
Un pezzo di ferro che si era staccato dalla grande astronave quando traiettoria all'ultimo momento andando a colpire l'ala destra. L'impatto fu fortissimo, la navicella perse il controllo e iniziò a precipitare girando in cerchio velocemente, senza rispondere ai comandi.
Sul retro Isaky, Jack e Alchemy si strinsero ai sedili gridando.
Dreams ringhiava dallo sforzo. «Dannazione! Alzati!»
La terra si avvicinava pericolosamente. La pilota afferrò il volante stringendolo più forte che poteva e gridando lo tirò verso di sé. All'ultimo momento, la Nyx riprese quota e la ragazza il controllo, traballò a destra e poi a sinistra, per poco le ali non sfiorarono il terreno, ma alla fine riuscirono ad allontanarsi in fretta dalla caduta dei detriti.
Dietro di loro, la nave ammiraglia crollò sulla prigione. L'impatto fu tremendo la terra tremò per qualche istante, addirittura si aprirono molte crepe nel terreno, il gruppetto era affannato. Si sentivano anche dei mugolii di terrore strani. Ma al momento nessuno ci pensò.
«Ce l'abbiamo fatta?» domandò insicura la piccola Isaky con ancora il cuore che batteva velocemente nel petto, mentre si rimetteva dritta sul sedile e tornava controllare i suoi schermi. Fece un sospiro di sollievo quando constatò che i suoi schermi non avevano ricevuto danni.
Dreams annuì. «Sì, siamo salvi. Dove devo atterrare?»
Isaky tremando si avvicinò alla finestra guardando il panorama e le crepe allargarsi. Il rumore era fastidioso e sinistro. Dentro di sé pensò: "Per fortuna siamo in volo sulla Nyx, perché sicuramente quelli sulla terra ferma hanno sentito una grande scossa di terremoto. Spero che i prigionieri stiano tutti bene."
La Mousina scrutava il terreno con attenzione, poi indicò una voragine che si era appena aperta. «Dobbiamo andare laggiù, involontariamente quella caduta dell'ammiraglia ci ha avvantaggiati. Queste spaccature nel terreno rappresentano un luogo sicuro per insediare il dispositivo.»
La pilota guardò in basso e annuì, poi iniziò la discesa per atterrare. Non ci furono problemi o turbolenze, fu un atterraggio delicato sulla roccia del deserto. Una vampata di sabbia sottostante si alzò in aria con l'avvicinamento del motore. Una volta a terra, Jack si portò una mano allo stomaco, era tutto scombussolato per quelle manovre.
Poi, Dreams spense la navicella e aprì i portelloni avvertendo gli altri Ribelli: «Potete scendere.»
Lei sarebbe rimasta sulla navicella facendo da guardia insieme ad Alchemy, mentre Jack e Isaky sarebbero scesi con l'attrezzatura necessaria per svolgere il loro compito.
Il ragazzo-lupo sollevò il dispositivo, la tecnica si mise sulle spalle uno zaino con all'interno, i suoi schermi, alcune corde e ganci di ferro legati alla Nyx e agganciati alle cinture dei due Ribelli.
Jack posò a terra lo Scudo Quarantena per sporgersi lungo la crepa e osservare il terreno sottostante.
«A occhio e croce direi che è profondo una decina di metri» avvisò Isaky.
Era molto coperto e sembrava sicuro, non c'erano rischi di crolli. Inoltre, molte rocce erano cadute in modo che ci si potesse arrampicare per risalire. Perlomeno lui ce l'avrebbe fatta grazie alla sua abilità, ma si rendeva conto delle difficoltà per la tecnica.
Isaky legò con diversi cavi lo Scudo Quarantena, che a loro volta erano collegati alla Nyx, mentre il suo collega fece un salto verso il basso attaccandosi con le unghie alle pareti rocciose per scendere a piccoli salti da un masso all'altro fino a raggiungere il terreno. Si guardò intorno annusando l'aria con precauzione, le orecchie erano tese. Quando fu certo che non ci fossero pericoli di alcun genere alzò un braccio dando il segnale alla Mousina, la quale fece calare lo strumento. Ondeggiava un po' e dal basso verso l'alto Jack le dava indicazioni per evitare che sbattesse contro le rocce.
«Brava, piano. È quasi giù» diceva allargano le braccia. Quando riuscì a sfiorarlo si tirò sulle punte per afferrarlo saldamente e appoggiarlo a terra «Okay, Scudo Quarantena a terra. Isaky tocca a te.»
La tecnica si sporse tenendosi gli occhiali, ma poi si ritrasse. "Uffa, no le vertigini, no."
Sentiva le gambe molli al solo pensiero di doversi calare in quella voragine oscura. Era strano quanto le sue vertigini non si facessero sentire sulla X, o tra le manovre spericolate e dinamiche di Dreams, ma che appena vedeva una sporgenza da superare o in cui calarsi si facessero sentire con forti capogiri.
«Avanti Isaky, non abbiamo tempo da perdere» gridava Jack con le mani a cono davanti alla bocca.
«Non ci riesco» piagnucolava Isaky portandosi una mano alla fronte. «È troppo alto!»
Jack sospirò. "Ci mancavano le vertigini."
Alla fine il ragazzo-lupo alzò lo sguardo e le gridò. «Isaky, sei l'unica che può azionare lo Scudo Quarantena. Io non saprei neanche da dove cominciare. Quindi ti prego sforzati. Ti aiuto io.»
Isaky prese profondi respiri e alla fine annuendo si avvicinò alla sporgenza. «D'accordo, cosa devo fare?»
«È più facile di quanto pensi» iniziò subito il ragazzo-lupo. «Vivi sulla X, hai affrontato le manovre pericolose di Dreams, sei stata sulla mia schiena, ti arrampichi sui muri persino a testa in giù. E hai anche volato sulle spalle di Oyer. Non puoi avere le vertigini e poi non è così tanto buio qua sotto, i raggi del sole illuminano bene la zona.»
Isaky rispose seccata gridando: «Sì, ma se cadevo dai muri o dalle spalle tue o di Oyer cadevo sul pavimento, non mi dovevo calare in un buco profondo e oscuro. Inoltre, con la Nyx e la X avrei mantenuto i piedi a terra e sarei morta nello schianto, prima che...»
«Okay, okay» la interruppe Jack. «Non ci pensare. Afferra semplicemente la corda. E poi scendi piano piano tenendoti aggrappata alle rocce. Non devi guardare in basso, ma solo dove mettere i piedi. Puoi farcela.»
Isaky borbottò qualcosa e alla fine gli diede retta. Tramava a ogni passo, mentre Jack le dava indicazioni su come spostarsi. Man mano che scendeva aumentava l'ombra aumentava.
«Brava, Isaky. Non fermarti, ora metti il piede sulla destra, c'è una piccola sporgenza.»
La Mousina si muoveva tremando a piccoli passi, ma finalmente stava scendendo. Appoggiò il piede su una sporgenza, ma la roccia cedette e lei perse la presa sulla parte, stava precipitando gridando.
«Isaky!» urlò Jack lanciandosi in avanti riuscendo ad afferrarla al volo tra le braccia.
La tecnica si strinse a lui terrorizzata, mentre lui la metteva a terra. «Respira, stai bene, sei arrivata.»
Lei annuiva in pensiero, poi toccandosi il viso scosse la testa. «I miei occhiali? Dove sono?»
Jack alzò lo sguardo e li prese, poi li pulì dalla sabbia. «Tieni, nulla di rotto, per fortuna.»
Isaky li prese e se li mise. «Grazie.»
«Non è stato così terribile, no?» sorrideva Jack mostrando i suoi affilati denti.
«Preferisco non risponderti» borbottò lei.
Liberarono il dispositivo dalle corde per trascinarlo, mentre ispezionarono la zona per trovare un'area sicura addentrandosi nelle caverne buie, immediatamente delle luci sulle tute si accesero per illuminare il percorso mentre si muovevano in silenzio e con cautela osservando le rocce tutt'intorno a loro. Alla fine, Isaky capì che era il posto giusto. Slegò il dispositivo rettangolare e lo sistemarono.
Jack, intanto avvertì Dreams con la comunicazione della Nyx: «Jack Riders alla Nyx. Area sicura trovata, proseguiamo allo stabilimento. Passo.»
«Nyx a Jack Riders. Ricevuto. Qui tutto tranquillo, potete proseguire in sicurezza. Passo» rispose la pilota spingendo un tasto.
La ragazza, in seguito, si voltò lasciando le comunicazioni attive, iniziò a girovagare nell'astronave per controllare i dintorni. Continuava a sentire uno strano mugolio.
«Ma tu lo senti questo suono?» domandò infine ad Alchemy.
L'alieno scosse la testa, si sistemò la lama e si alzò pestando con le radici qualcosa di strano, che finì rotto sul pavimento. Ma la pilota non se ne accorse, guardava fuori dalla finestra.
Alchemy la fissava con uno sguardo concentrato, poi guardò per un attimo fuori, notando che si stava sollevando un polverone di sabbia a est. Sogghignò.
Dreams era ancora concentrata su quel mugolio e si muoveva sul retro assicurandosi che non fossero i cavi ad avere una qualche anomalia.
«Mancano due ammiraglie, spero che Darren se la stia cavando bene contro Vytron» pensò ad alta voce la ragazza.
«Probabilmente, non lo sapremo mai.»

I Ribelli della X        [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora