Capitolo 6

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Era già sera inoltrata quando tutto il gruppo si riunì nella Nyx per ascoltare le novità di Isaky, tra gli spostamenti e il reperirle era già trascorso un mese. La tecnica fece apparire un ologramma della Fortress Pryson, poi iniziò a spiegare indicando il piano sottoterra: «Ho trovato dei dati interessanti sui detenuti. Loro registrano di mese in mese. Sfortunatamente, da quando è successo quel tragico incidente...»
Darren, con le braccia incrociate, con ancora la rabbia che gli scorreva nelle vene, si intromise interrompendola: «Assassinio, strage, non incidente.»
Isaky abbassò le orecchie tonde, poi fece un profondo sospiro e continuò: «La strage è successa il mese scorso. Infatti, sono state registrate molte entrate. Però, nell'ultimo piano, quello che si trova sott'acqua sono entrati settecento detenuti, sono convinta che siano i nostri.»
Isaky cambiò l'immagine, questa volta l'ologramma era una struttura di forma rettangolare, con poche finestre e unicolore.
«Questo è un hangar, dove vengono messe tutte le navicelle requisite ai vari criminali, beh, signore e signori, settanta di queste sono nostre.»
I ragazzi sorrisero e battevano le mani, settecento di loro erano vivi, malconci, ma vivi!
Darren non esultava come gli altri, era rimasto all'angolino con le braccia incrociate, aveva appena un sorrisino accennato sulle labbra. Alla fine, prese la parola: « Sei stata bravissima, Isaky. Ragazzi è una splendida notizia, ma un numero così elevato porta anche delle difficoltà, noi siamo solo in undici e dobbiamo far evadere settecento alieni. Abbiamo solo tre astronavi, e ne dobbiamo recuperare e farne volare settanta.»
Osservò per qualche istante Dreams che a braccia incrociate incontrò il suo sguardo. «E abbiamo un solo pilota professionista. Noi altri sappiamo pilotare solo per formazione base, ma non siamo piloti. Per liberare i nostri compagni, dobbiamo per forza prima riprenderci le altre astronavi, ma di conseguenza daremo un chiaro segnale di ribellione e di voler liberare gli altri, significa che aumenteranno le difese.»
Harriet osservava le immagini e gli ologrammi, poi guardava lo sguardo concentrato di Darren. Bisognava assolutamente liberare i loro compagni, ma come?
Ognuno iniziò a dire le sue idee, venivano ascoltate e rielaborate tutte, finché il piano non prese forma.

Passò qualche giorno, finalmente era giunto il momento di agire. Questa volta, Cornus sarebbe dovuto rimanere da solo, ma prima di lasciarlo Harriet controllò che non avesse problemi, lasciandolo addormentato con tutto ciò di cui poteva avere bisogno, come viveri, acqua e medicine, vicino a lui.
Il gruppo si avvicinò a piedi all'Hangar, era molto piccolo esternamente. Sembrava una costruzione grigia in mezzo al nulla, ma loro sapevano che era solo un trucco per camuffare ciò che c'era dentro. O meglio sotto.
La struttura squadrata aveva diverse piccole finestre in alto e una sola porta d'ingresso, entrando da lì un corridoio lungo e buio portava a delle scale che andavano in tutte le direzioni: nei piani superiori c'era tutta la zona di controllo, sensori elettronici e soldati che controllavano ogni centimetro delle parti inferiori grazie alle telecamere e microspie; e nei piani inferiori, invece, c'era il vero obiettivo dei Ribelli, astronavi e navicelle requisite a ogni sorta di criminale, per farle uscire da lì bisognava aprire dai piani superiori la pista di decollo e d'atterraggio.
Isaky riuscì a collegarsi a distanza alle telecamere, le hackerò e fermò l'immagine, in questo modo Oyer poté sfondare la porta con una testata, poi volò veloce davanti a tutti colpendo e stordendo qualsiasi guardia che gli si metteva davanti. Dietro di lui Aghio finiva il lavoro uccidendoli e nascondendoli in cunicoli bui. Infine, subito dietro il Demolonese e l'Angese c'era Elvira, le ruote che aveva al posto dei piedi stridevano sul pavimento per quanto andava veloce. Sulle sue spalle c'era Isaky, che si teneva aggrappata forte per non scivolare. Più si avvicinava alla stanza di controllo, più era facile per lei mettere i blocchi immagine a qualsiasi telecamera.
Finalmente raggiunsero la sala di controllo, Oyer spiegò le sue ali rosso bordeaux, si alzò in volo e poi prese bene la mira, con un battito d'ali si diede la spinta verso la porta, la colpì in picchiata sfondandola con una testata.
Aghio entrò dentro velocemente e tagliò la gola a tutte le guardie.
Isaky, a quel punto, scese dalle spalle di Elvira e prese il controllo di tutta l'apparecchiatura, fece in modo che ogni telecamera mostrasse in loop scene quotidiane e normali. Dopodiché fece volare le sue dita su diversi tasti, fino a bloccare su uno schermo più piccolo la zona delle navicelle, in questo modo sarebbe stato più facile per lei controllare come procedeva la missione e per avvertire i compagni se ci fossero stati problemi.
Elvira si stupì della velocità della piccola tecnica, era la prima volta che Isaky si trovava di fronte una tecnologia di questo tipo, eppure aveva già capito come funzionava. Per finire, la tecnica tolse la sicura a tutte le loro settanta navicelle, e terminò aprendo la rampa di lancio: nel piano inferiore il soffitto si aprì, visto da fuori sembrava che la terra stessa si stesse aprendo, poi apparve la rampa.

I Ribelli della X        [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora