All'interno della sua prigione, Darren veniva costantemente interrogato e torturato, Vytron sfogava tutta la sua frustrazione sul Ribelle. Lo picchiava e gli dava fortissime scosse con la scusa che doveva parlare e vendere tutti i Ribelli all'ASAPU. Darren non parlava, non diceva una parola sui suoi amici, ma non teneva nemmeno a freno la sua lingua impertinente.
«Dove sono?!» gridava Vytron.
Darren faceva spallucce e rispondeva sputando sangue: «E io che ne so? Ti sembro un localizzatore spaziale?»
Un pugno lo colpì in pieno stomaco e Darren ringhiò dal dolore.
Le sue ore passavano così, non aveva mai il tempo di riprendersi o riposare, ma aveva tanto tempo per pensare. Ripercorreva con la mente tutti i momenti dell'attacco alla Tech. "Cosa è andato storto? Come facevano a sapere che avremmo attaccato lì e proprio in quel modo? Qualcosa non torna. Che abbiano ascoltato le nostre conversazioni sulle navicelle? Ma come hanno fatto a collegarsi? Per prepararci ad attaccare ci abbiamo messo un mese intero, possibile che non ci siamo resi conto di una comunicazione che in segreto ci ascoltava? No. Deve esserci qualcos'altro sotto."
Darren scosse la testa sospirando. "Quanto tempo è passato dalla separazione dalla mia Hope? Due mesi. Questo vuol dire che dovrebbe essere al terzo mese di gravidanza. Spero sia così. Spero che riesca a cavarsela anche questa volta. Mi dispiace, Hope, ti chiedo scusa. Questo contrattempo non ci voleva, ma resisti, troverò il modo per scappare e raggiungerti."
Strinse forte i pugni, fino a farsi diventare le nocche bianche. "Ad ogni costo!"Nello stesso periodo, sulla SpaceX-138, Jack stava già iniziando ad organizzare la liberazione dell'amico. Isaky aveva già modificato, insieme all'aiuto di altri tecnici, meccanici e ingegneri, i vari motori e grazie a piccoli pezzettini di materia oscura ricavati dalle varie navicelle, riuscirono a copiarne la chimica per integrarlo ai propulsori dell'astronave madre. Tutti gli alieni avevano preso e personalizzato le loro stanze, lasciando quella più grande al loro Capitano, con la certezza che sarebbe tornato.
«Quando sarà fuori da quella dannata cella?» domandò scocciato Jack.
«Non lo so» rispose Isaky.
Paco si stringeva forte le tempie, cercando di concentrarsi e disse più a sé stesso che agli altri: «Forza, pensa. Ci dev'essere qualcosa, qualunque cosa.»
Oyer pensava e rifletteva quando con un colpo di ali si alzò di qualche metro da terra gridando: «Ci sono!»
Elvira si girò verso di lui e lo criticò: «Gioisci di meno e parla di più!»
«Oh sta zitta, stilista del nulla, io almeno un'idea l'ho avuta» rispose di rimando Oyer.
Ma Jack sbattendo la mano sul tavolo gridò: «Silenzio! Non dobbiamo perdere tempo a litigare tra di noi!»
Entrambi gli interessati abbassarono con vergogna gli occhi, Jack si rese conto che senza Darren vacillavano persino quei piccoli equilibri tra i compagni.
Successivamente Oyer a voce bassa, e tornato a terra, spiegò la sua idea: «Se io riuscissi a catturare il mio peggior nemico che mi ha sempre dato filo da torcere mi vanterei il più possibile. Inoltre sapendo che spesso fugge e che qualcuno lo aiuterà a fuggire lo ucciderei il prima possibile.»
«Non è molto d'aiuto» sussurrò Aghio.
«Ma no!» spalancò gli occhi Paco battendo il pugno sulla sua mano palmata. «È geniale, invece! Complimenti signor Oyer, questa sì che è un'idea!»
Si voltò verso gli altri, soprattutto verso Jack e continuò: «Signor Riders, l'ASAPU vorrà sicuramente giustiziare il prima possibile Darren, in diretta, in modo da dimostrare il loro potere una volta per tutte, questo significa che lo prepareranno come un grande evento. Avremo il tempo per salvarlo, senza dover entrare di nuovo nella Tech.»
«Ottimo» concordò Jack. «Bene, troviamo più informazioni possibili. Prepararsi all'attacco. Tenersi sempre in stato d'allarme. Guardie in ogni direzione. Manutenzione e rifornimenti per le astronavi. Forza, veloci!»
Tutti corsero ai loro compiti e doveri senza fiatare, non era lui il loro capo, ma Darren gli aveva dato il comando e tutti collaboravano dando il meglio di loro stessi, osservando la tenacia del loro nuovo vice capitano. Dreams osservava il ragazzo con i suoi occhioni grigi con uno sguardo molto dolce. In pochi attimi quel ragazzo era maturato davvero tanto, e da quando l'aveva baciato sentiva nuove emozioni nel suo cuore, che crescevano ogni momento di più. Fece dei passi incerti verso la sua direzione. Voleva prendergli la mano, ma le sembrava troppo sdolcinato e fuori luogo, così si raccolse le braccia. «Sei davvero eccezionale.»
Jack fece no con la testa e le orecchie basse. «No, ma sono davvero stanco.»
Dreams gli sorrise, non sapeva quasi cosa fare, alla fine decise di allontanarsi, quando Jack le mise un braccio intorno ai fianchi tirandola a sé, poi le diede un affettuoso bacio sulla fronte. La ragazza lo fissava con le guance rosse, stava per parlare, quando lui gettò fuori tutto quello che sentiva in una sola frase: «Io non sono un leader, non lo sono mai stato. Non so gestire tutto questo, non sono un comandante, non so guidare un gruppo, non so prendere decisioni per tutti. Non sono tagliato per comandare.»
"Ha paura di non riuscire a fare ciò che è giusto nel modo giusto" pensò la ragazza. Poi lo abbracciò forte, appoggiò il viso al suo petto, alzò gli occhi sui suoi e un sorriso sbocciò sul suo viso con un dolce imbarazzo espresso dalle guance arrossate, mentre lo rassicurava dicendo: «Lo so, ma stai facendo un buon lavoro. Prima ci riprendiamo Darren e prima potrai tornare ai tuoi doveri, proprio quelli che sai fare meglio.»
«Riusciremo davvero a riprenderlo? Ho davvero paura che sia troppo tardi. L'idea di Oyer è buona, molto buona. Ma se non fosse così? Che faremo a quel punto? Io non posso continuare a comandare, non ce la faccio. Non ne sono in grado. E poi guidare voi contro l'ASAPU e poi ci sono i Blood-Gobblers, io non penso di riuscire a farcela.» Jack scuoteva la testa, sospirava sconfitto e spaventato.
Dreams non lo interruppe, lasciò che sfogasse tutte quelle paure, alcune anche irrazionali che, magari, non accadranno mai. Quando finì gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli le guance. «Darren riuscirà a scappare. Noi lo aiuteremo a tornare alla X, governarla gli spetta di diritto. Non aver paura, Jack. Tornerà da noi. Dobbiamo avere coraggio e agire, tentare il tutto per tutto. Ha bisogno di noi, adesso. E noi gli daremo tutto il sostegno e l'aiuto che lui ci ha sempre dato.»
«Come ho fatto ad andare avanti senza di te per tutto questo tempo?» rispose Jack facendo ondeggiare la coda. Le accarezzò la mano con un sorriso, stando attendo a non strappare la fascia con i suoi artigli.
Dreams ridacchiava, fece spallucce per poi allontanarsi di qualche passo.
«Ce lo stiamo chiedendo tutti» poi fece un inchino ironico. «Beh ci vediamo, devo obbedire agli ordini del mio vice capitano.»
La ragazza si voltò di spalle rispetto a lui, prese dal polso l'elastico nero per i capelli biondi e li raccolse tutti in un'alta coda di cavallo. Jack le osservò la schiena per qualche secondo, poi fece uno scatto in avanti fermandola. Le passò davanti e le bloccò la strada per poi piegarsi su di lei per darle un veloce bacio sulle labbra. Le fece l'occhiolino e innocentemente si giustificò: «Non ti hanno mai detto che è da maleducati andarsene senza salutare?»
Dreams sentì le guance leggermente rosse, ma decise comunque di rispondere a tono. «Ma io ho salutato!»
«Sì, ma non come si deve» rispose il ragazzo-lupo tra le risate.
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I Ribelli della X [IN REVISIONE]
Научная фантастика"Perché non ti arrendi? Per cosa combatti?" Per rispondere non è sufficiente avere chiaro in mente un obiettivo, bisogna scavare nel profondo di noi stessi, accettare tutte le nostre parti, tutti i nostri pregi e tutti i nostri difetti e riuscire a...