Capitolo 9

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Paco scese ai piani inferiori, mentre Isaky spegneva del tutto le telecamere di sorveglianza. Dall'alto, Oyer spiegò le sue ali e sorvolò il fiume, andò velocissimo volando a pelo d'acqua per non farsi notare, poi si alzò di quota lungo il perimetro delle mura di cinta, colpendo dall'alto quante più guardie poteva. Venne scoperto abbastanza in fretta, cercavano di sparargli addosso. Ma Oyer virando riuscì a schivare tutti i proiettili. Saliva in alto e poi giù in picchiata colpendo guardie e alieni di diversi tipi. E il ciclo si ripeteva, il tutto era tremendamente veloce.
Ormai aveva l'attenzione di tutti su di sé, aveva un bel ghigno in volto mentre sbatteva le ali e osservava dall'alto la struttura e tutte quelle guardie che sembravano puntini neri da quanto era in alto. Si sentiva il re del mondo, era felice. Combatteva per i suoi amici.
«Per i Ribelli!» gridò.
Poi chiuse gli occhi e anche le ali, prendendo la forma di un uovo e si lasciò cadere in picchiata colpendo in pieno le mura di cinta. Cadde come un possente macigno rompendo tutto ciò che incontrava creando una grande voragine nelle mura. Tutte le guardie furono costrette a raggiungere il grande buco sparando per cercare di colpire Oyer incastonato nelle pietre. Lui riuscì a rifugiarsi sotto una sporgenza e si copriva il viso con le ali, restava chiuso in quella forma da uovo e non poteva uscire sotto quella pioggia di proiettili.

Esattamente dalla parte opposta, Dreams pilotava la sua Nyx esattamente sopra il centro della struttura. Da lì, la maggior parte dei Ribelli si buttò giù per atterrare perfettamente in piedi e penetrare dentro la struttura grazie a un buon uso di esplosioni. La Nyx, poi si spostò lungo la muraglia, poco distante da dove si trovava Oyer, e si lanciò giù Elvira.
«Eccomi!» gridava mentre correva sulle sue ruote sparando proiettili di aria compressa, costringendo le guardie a voltarsi verso di lei. In questo modo, Oyer potè liberarsi; spiegò le ali e prese il volo, si trovò proprio alle spalle delle guardie. Colpite da entrambi i lati, le guardie non riuscirono a fermare né Elvira né Oyer, che continuavano a distruggere la muraglia.

Nello stesso istante, all'interno i Ribelli si stavano battendo contro chiunque si mettesse sul loro cammino. Darren diede un pugno a una guardia in pieno viso mentre scendeva le scale, Jack si buttava in avanti ne artigliava diverse. Aghio usava le sue lame e Harriet delle pistole. Alchemy invece usava la sua ascia semicircolare per liberarsi di loro.
In tutta fretta raggiunsero il piano in cui erano stati rinchiusi i Ribelli, riunendosi anche con Paco che aveva già messo fuori gioco alcune guardie con delle mosse di karatè.
I prigionieri non credevano ai loro occhi, quasi non li riconoscevano.
«Che sta succedendo?» disse uno.
«Chi sono quelli?» disse un altro.
Uno si avvicinò alle sbarre e guardò con più attenzione, e quando notò Darren sussurrò: «Ma quello è il Capitano Drako Rebel.»
«È impossibile» disse il suo compagno di prigionia. «È morto con la X, ricordi?»
«È qui ti dico!»
«Hai le visioni.»
Darren si avvicinò a quei due e prese le mani di quell'alieno in gabbia. Era un pilota, l'aveva visto spesso, anche se non si erano parlati più di tanto sulla X. «Sono vero. Sono qui. Non sono visioni. Ma non sono mio padre, sono Darren.»
Sussultarono e nei loro occhi si accese una scintilla di speranza. Finalmente il loro cervello riuscì a formulare quel pensiero, tanto desiderato, quanto inverosimile: potevano fuggire. L'avevano sempre voluto, volevano essere salvati, ma sembrava un sogno poterlo realizzare.
«D-Darren?» disse quell'alieno stringendogli le mani. «Credevamo che fossi morto insieme al Capitano tra le fiamme della X. Invece sei qui, davanti a noi in carne e ossa.»
Darren annuì, poi si allontanò di qualche passo a osservare le celle e i suoi compagni, alle loro spalle le voci e i passi delle guardie si facevano più intensi.
«Diamoci una mossa, bisogna liberarli e seguire il piano.»
Senza discutere e senza aggiungere altro i Ribelli si diedero da fare: Aghio spaccava i lucchetti e le catene, Isaky apriva le celle da remoto, Alchemy e Jack si preparavano ad accogliere le guardie con le armi e Harriet dava aiuto ai feriti e armava quei furiosi alieni pronti a ribellarsi e seguire la guida di Darren Rebel.
In poco tempo le celle si aprirono, ma ormai le guardie gli erano addosso. In un attimo regnò il caos!
Sparatorie e corpi che cadevano senza vita da entrambi i fronti erano ovunque. Se fossero rimasti lì ancora a lungo, sarebbero morti tutti e tutto quello che avevano fatto non sarebbe servito a niente.
Jack si guardò intorno, finché i suoi occhi caddero su delle lame poco distanti da lui, effettivamente era un'arma un po' ortodossa, ma è sempre stata efficace se la si sa usare. Il ragazzo-lupo osservò i suoi avversari, un alieno gli puntava la sua pistola in fronte. Ringhiò con rabbia, era immobile, e cercava di capire cosa fare. A proteggerlo fu Darren che con uno sparo colpì in piena fronte l'alieno che cadde a terra con un tonfo, Jack fece uno scatto e afferrò la lama, poi con un salto in avanti conficcò la lama nel corpo di altra guardia, dopo una giravolta fece scattare la lama all'indietro colpendo una guardia alle sue spalle. Subito dopo la lanciò in avanti un pugno con gli artigli sguainati che perforarono la tuta e penetrarono nella carne dell'alieno di fronte a lui, subito dopo con la lama gli diede il colpo di grazia.
Nello stesso istante, Darren sparava a destra e manca per colpire quanti più alieni possibili, dando l'esempio a tutti gli altri Ribelli, che a loro volta combattevano senza sosta. Iniziarono a correre sulle scale per salire. Darren si fermò per farli passare e coprir loro le spalle con una pistola mentre continuava a incitarli: «Correte! Sempre più in alto!»
Alzò una che era inciampata e la riportò a correre con gli altri, che si fecero strada tra le guardie colpendo e uccidendo.
Era il caos più totale, guardie che cadevano a terra, Ribelli che fuggivano sulle scale fino a raggiungere il tetto della prigione e altri che morivano sotto il fuoco nemico. Ma non potevano fermarsi per nessuna ragione, dovevano infrangere i plotoni opposti.
Aghio lasciò che la sua rabbia per la perdita dell'amico si sfogasse su quelle guardie, non ne avrebbe persi altri. La sua rabbia era incontrollabile e mise su quel campo di battaglia tutto se stesso, usando le sue abilità di ex assassino.
«Per Cornus!»
Al suo passaggio c'era solo una strage, era una macchina da guerra e non si fermava mai, braccia, gambe, tentacoli amputate guizzavano via sotto le sue lame, riuscendo ad infrangere la difesa e facendo procedere i suoi compagni della prima linea.

I Ribelli della X        [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora