Capitolo 4

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Le settimane passarono veloci. Harriet, così come tutte le altre reclute, si era integrata. Si era scoperto che aveva grandi doti come medico, continuava a studiare con impegno e diligenza. Trascorreva molto tempo con Darren e il suo gruppo, diventando una loro buona amica. Ma non era abbastanza. Lei voleva far parte a tutti i costi della sua squadra anche per le missioni, ma non glielo permettevano ancora a causa dell'inesperienza. Così, decise di andare a parlare direttamente con Darren, voleva capire perché non poteva. Anzi voleva cercare di convincerlo a farla entrare a tutti gli effetti nella loro squadra.
Darren si stava occupando di alcune questioni dell'astronave, quando lei arrivò chiamandolo con voce squillante.
Darren le rispose con una voce più pacata: «Harriet. Credevo stessi studiando.»
«Sono stanca di studiare, voglio far parte della tua squadra» disse Harriet senza mezzi termini.
«Schietta» sussurrò tra sé e sé il ragazzo tenendo gli occhi su alcuni dati. Poi alzò la voce, la guardò negli occhi e disse con autorità: «Harriet presto o tardi sarai un medico, durante le battaglie i medici servono sulla SpaceX-197. Non in prima linea a morire.»
Ma lei continuò a insistere alterata: «Se accadesse qualcosa a un membro della squadra, io potrei salvarlo! Potrei rendermi utile per più ruoli!»
«Harriet, no!» La voce di Darren era dura, ma non urlava, anzi parlò a voce bassa e questo la intimidì. «Ognuno ha un suo ruolo preciso e organizzato. Se una persona non svolge il suo ruolo o ne svolge di più, cambierà l'ordine della cose, l'organizzazione della X smetterà di funzionare. In più quella persona non saprà svolgere al meglio quel suo ruolo, non avrai tempo di studiare e nessuno affiderà la sua vita ad un medico che non ha studiato. Per quanto riguarda ferite gravi in prima linea, ogni componente viene anche preparato per qualche cura di primo soccorso. Questo è quanto.»
Harriet fece un passo indietro e abbassò lo sguardo. «Ho capito, devo fare solo questo e nient'altro.»
«È così, Harriet, abbiamo tutti una preparazione base in generale su tutto in caso di necessità, ma la specializzazione, quello in cui sei davvero bravo deve essere solo una. Per esempio Cornus sa pilotare, ma non glielo chiederò mai in una battaglia, andrò a chiamare Dreams, viceversa se mi serve un tipo forzuto non chiamerò mai lei. È questione di equilibrio.»
Harriet annuiva sconfitta. «Come sta Hope?»
«Bene, ancora la pancia neanche si vede, è solo al primo mese.»
«Certo che notizie come queste corrono subito, eh?»
Darren annuì sorridendole. «Già.»
«È il primo o la prima Ribelle che nasce qui? Da due Ribelli?» domandò curiosa.
«No, ci sono stati alcuni. Ma sono molto rari. Però è il primo Umano.»
«Congratulazioni, dico davvero.»
Darren le sorrise, poi guardò ancora i dati mentre i due si allontanavano lentamente verso due direzioni opposte. Quando la ragazza decise di togliersi anche l'ultimo dubbio, si girò verso di lui e lo chiamò. «Darren? Un'ultima domanda.»
Lui la guardò, mentre lei osservava le grandi pareti argentate della SpaceX-197, e lentamente chiese con occhi curiosi: «Come mai questo nome? Come mai SpaceX-197? »
Darren rimase un momento fermo, si voltò e le disse semplicemente: «Vieni con me.»
La portò lungo un corridoio dove enormi finestre lasciavano una vista mozzafiato su una splendida galassia dai colori gialli, arancioni, rossi. «Credevo che te lo avessero già spiegato, è la storia delle origini dei Ribelli, di come sono nati e in che cosa credono. Tutto nacque con mio padre, con il Capitano Drako.»
Harriet lo guardò con attenzione, mentre Darren parlava fissava il meraviglioso cielo, stava per iniziare a raccontare la loro storia quando si voltò verso il corridoio sentendo la camminata pesante del Capitano, subito fece il saluto militare dritto sul posto e composto. Harriet lo imitò immediatamente, mentre Drako ordinò loro: «Riposo. Parlavate delle nostre origini?»
Harriet stava per rispondere, ma fu zittita da Darren, il quale iniziò a parlare per primo. «Sì, signore.»
Drako guardò Harriet con il suo unico occhio, per poi concentrarsi sul cielo: «Chi meglio di me può raccontarlo, allora?»
La ragazza notò che mentre parlava, Drako aveva la mente che vagava lontana nel suo passato, mentre Darren fissava il padre con grande rispetto; conosceva a memoria quella storia, ma adorava sentirla. Ricordava quando gliela raccontava prima di andare a dormire. Poi con una voce profonda, il Capitano iniziò il suo racconto: «Ero giovane all'epoca, come tutta la mia generazione convinto che l'ASAPU fosse un'associazione giusta e capace di governare nel modo migliore per tutti i pianeti. Ero davvero un povero illuso, l'ASAPU mostrava davvero una bella faccia davanti a tutti, ma dentro era tutt'altro. Come faccio a saperlo? Io ne facevo parte. Mi arruolai al suo esercito privato, convinto che quell'esercito servisse a mettere pace tra i vari pianeti e proteggerli se fossero arrivati invasori. Dopo degli esami e degli addestramenti venni scelto per far parte di una squadra speciale segreta. Mi ero addestrato duramente insieme a tutti i miei compagni, finché non vidi la prima volta una piccola flotta composta da duecento astronavi. Lo so, rispetto a molte flotte erano poche, ma ognuna di queste era potentissima e pericolosissima. Costruite su ordine segreto dalla Tech per proteggere se stessa, questo fu il mio primo campanello di allarme, ma mi dissero che non era vero niente e io, ragazzino ingenuo, ci credetti.
«Dopo anni d'addestramento, io e un gruppo di ragazzi abbiamo capito i suoi veri scopi. Il vero volto dell'ASAPU. Usava le risorse dei pianeti più indifesi per arricchirsi, pagava assassini e terroristi, in modo da poter intervenire e far pagare alla povera gente una protezione. Non riuscivo a sopportare quello schifo, così mi ribellai. Inizialmente erano solo piccoli guai fatti con amici che la pensavano come me, poi diventò sempre di più una battaglia fino a dichiarare apertamente guerra quando io e i mei compagni impedimmo una partenza contro un pianeta che volevano sottomettere con la forza solo perché non avevano pagato la tassa a causa della siccità. Poi fuggimmo, ci avrebbero uccisi, rubammo un'astronave della flotta, la numero 197.
«Decidemmo di dare origine ai Ribelli, in modo da combatterli a tutti gli effetti. Trovammo la materia oscura e modificammo questa astronave rendendola unica e più potente di tutte le altre della flotta. Ecco il perché ci chiamiamo i Ribelli della X. Ecco perché io mi chiamo Rebel. A bordo dell'astronave SpaceX-197, il numero serve a ricordare da dove siamo partiti e per cosa combattiamo. Di tutto il gruppo iniziale... Io sono l'ultimo sopravvissuto.»
Harriet rimase in silenzio, non sapeva più cosa dire. Forse perché non c'erano parole per descrivere questa storia. Si capiva dal suo modo di parlare, e dal luccichio nel suo unico occhio castano, che quella storia gli era rimasta nel cuore, che credeva in quello in cui combatteva.
«È davvero qualcosa di...» stava dicendo la ragazza, ma all'improvviso un allarme iniziò a suonare. Luci rosse ovunque. Suoni assordanti. Confusione. Alieni che correvano da tutte le parti.
Darren ordinò allarmato: «Torna in camera tua, Harriet, immediatamente!»
Poi corse via con Drako andando più veloci che potevano nella sala principale, raggiunti anche dalla squadra di Darren.
Drako fece tuonare la sua voce possente: «Situazione?»
«Abbiamo i Blood-Gobblers alle costole, Capitano Rebel» disse Paco.
«Ci sono proprio dietro, Capitano. Ci stanno seguendo!» disse un altro alieno mentre fremeva a controllare i motori.
«Non possiamo fuggire così» ragionò Drako ad alta voce.
Darren osservò gli schermi con tutti i dati dell'astronave che avevano difronte, poi guardò il padre. «Mandiamo le astronavi d'attacco, rallentiamoli. Per nostra fortuna ce n'è una sola e non sono una flotta, potremmo riuscire a infiltrarci per piazzare una bomba, scappiamo, ci allontaniamo utilizzando il carburante a materia oscura e addio Blood-Gobblers.»
Drako ascoltò con attenzione e ragionò sul da farsi. Alla fine annuì con decisione. «Bene, avete sentito Darren? Tutti i piloti ai posti di partenza, serve tutta la flotta!» poi si voltò verso il figlio. «Darren, tu e il tuo gruppo cercherete di piazzare la bomba seguiti dai bombardieri.»
Infine tornò a guardare gli alieni e gridava ordini: «Aumentare lo scudo. Girare di novanta gradi a tribordo. Preparare i cannoni. Pronti al fuoco!»
Darren guardò il padre nel suo occhio e come prima di ogni missione si dissero il loro solito scambio di battute, che ormai procedeva da anni. Il Capitano disse con voce molto più profonda del solito: «Darren, sta' attento.»
Darren fece il suo solito bel ghigno e rispose con un tono sarcastico nella sua voce: «Quando mai non lo sono stato?»
E mentre il padre lo guardava andare via, in lui non vedeva più un bambino, ma un uomo. Fece un cenno alla sua squadra di seguirlo gridando: «Tutti a bordo!»

I Ribelli della X        [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora