Capitolo 26

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Kendall 's Pov.

Guardo April uscire dalla stanza con le lacrime che le solcano il viso. Contraggo la mascella prendendo dei respiri profondi ma a distrarmi è la mia suoneria. Prendo il telefono e quando noto che è mia sorella sbuffo.

"Madison non è il momento." Esordisco subito rispondendo.

"Non voglio parlare con te ma con April. Prima mi ha detto quello che era successo fra voi due e le ho ceduto il mio turno per farvi parlare ma a patto che una volta finito di chiarire avrebbe dovuto chiamarmi. E mi sono ricordata solo ora che non ha il mio numero."

"Non abbiamo risolto proprio un cazzo." Rispondo acida massaggiandomi gli occhi.

"Non essere così stronza con lei." 

"Madison, lei non si fida di me. Mi mette alla prova senza alcun motivo e non mi piace questa cosa." 

"Kendall, non è che non si fida di te. Lei non si fida di nessuno in questo momento. E' uscita da una relazione tossica e lo sai. Le ho parlato e le ho spiegato che tu non le faresti mai nulla del genere ma ha bisogno di tempo e tu dalle tempo."

"Ora vado." 

"Smettila di essere orgogl..." Non la lascio terminare che le chiudo il telefono in faccia. 

Torturo il mio labbro inferiore mordendolo ripetutamente indecisa su cosa fare. Picchietto le dita sul materasso e dopo aver fissato la poltrona vuota a fianco a me impreco e mi alzo. Mi cambio indossando una tuta e una felpa che mi ha portato Madison e vado a cercare April. Provo a chiamarla ma al suo posto risponde una voce robotica avvisandomi che ha il telefono spento.

"Fanculo." Spengo il telefono e continuo a cercarla, chiedo anche agli infermieri se per caso l'avesse vista ma fra tutti solo uno sa darmi una risposta.

"Si ho visto prima una ragazza in giardino piangere, forse è lei." Fa le spallucce e va via. 

Caccio un respiro di sollievo e accelero il passo dirigendomi verso il giardino. Continuo a vagare fino a quando non la noto seduta sotto un albero infreddolita. Sorrido felice di averla finalmente trovata ma quando noto che sta ancora piangendo, il mio cuore perde un battito. Mi avvicino piano e appena le sono vicina, mi tolgo la felpa, restando a maniche corte, appoggiandola sulle sue spalle. Lei sobbalza portandosi una mano sul cuore ma quando incrocia il mio sguardo abbozza un piccolo sorriso calmandosi.

"Ti ho trovata finalmente." Sussurro portandomi le ginocchia al petto.

"Non sapevo mi stessi cercando." Prova a togliersi la mia felpa ma la blocco.

"Tienila, sto bene così. Ti ho chiamata."

"Non ho il telefono, l'ho lasciato nella stanza." Dice mentre continua a torturare un filo d'erba senza mai guardarmi. Rimaniamo in silenzio mentre lei gioca con l'erba e io guardo lei ammaliata. Il trucco colato sulle guance un po' arrossate per il pianto e le labbra morse in continuazione.

"Possiamo parlare?" Mi volto completamente con il corpo verso di lei, che alza la testa guardandomi annuendo. Si gira anche lei verso di me e io mi avvicino di più a lei, portandole le mani sui fianchi e facendo scorrere il suo corpo verso il mio. Abbiamo entrambe le gambe incrociate, che fanno da ostacolo al nostro completo avvicinarsi.

"Ho sbagliato prima con il fratello di Paige veramente. Ho paura ma non voglio che tu pensi che io ti ritenga uguale ad Angel perché so che non è assolutamente così. So che non mi faresti del male ma ho bisogno di tempo per abituarmi." Si morde il labbro guardandomi e i suoi occhi tornano ad essere lucidi.

"Ho sbagliato anch'io ad attaccarti senza pensare al tipo di relazione in cui eri." Sorrido facendo sorridere anche lei.

"Mi perdoni?" Chiede alzandosi sulle ginocchia.

L'amore oltre la malattiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora