Capitolo 1

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Kendall's Pov

"Abbiamo cercato di comprare una casa simile a quella di Las Vegas." M'informa mio padre guardandomi appena dallo specchietto. Sia lui che mia madre non riescono a mantenere lo sguardo su di me per più di 5 secondi, fanno così da quando abbiamo scoperto che la sottoscritta è malata.

/Flashback/

Siamo nella hall dell'ospedale mentre aspettiamo che la dottoressa ci venga a comunicare gli esiti delle analisi. Mia sorella Madison mi tiene per mano e continua a ripetere, più a se stessa che a me, che andrà tutto bene. Tutti e tre hanno gli occhi lucidi e sono impazienti, mio padre ogni due minuti chiede a un'infermiera dove sia la dottoressa e la signorina, gentilmente, ripete che a momenti arriverà. Tutti sono agitati tranne la sottoscritta, o almeno non lo faccio notare. Vedo persone passarmi davanti agli occhi ma a velocità rallentata. Sono rimasta immobile seduta su questa sedia da quando sono uscita dalla stanza per le analisi, fisso il vuoto e non parlo. "Signori Argent." Arriva finalmente la dottoressa.

"Allora? Cosa dicono le analisi?" Chiede impaziente mia madre. 

"Mi dispiace, vostra figlia ha la leucemia conosciuta anche come LLA (leucemia linfatica acuta)" Annuncia con un velo di tristezza la dottoressa. Mia madre scoppia a piangere tra le braccia di mio padre che a sua volta piange. Mia sorella, che all'arrivo della dottoressa si era alzata, torna a sedersi a peso morto. Io invece chiudo gli occhi e prendo dei respiri profondi per poi alzarmi.

"Cosa bisogna fare?" Domando cercando di rimanere calma, con la coda dell'occhio vedo mia sorella correre in bagno.

"Dovrai seguire le cure dell'ospedale di San Francisco, lì sono molto più preparati di qui su questo campo." La dottoressa non fa in tempo a finire che mio padre la blocca.

"Ci trasferiremo lì." Sentenzia. Mia sorella, che non so quando sia tornata dal bagno, appoggia mio padre e lo stesso fa mia madre.

"No, non potete lasciare la vostra vita qui. Che ne sarà della gestione dei casinò?" Domando mezza stizzita.

"Andremo solo io e te, come due novelle sposine." Propone Madison sorridendomi tra le lacrime, sbuffo mentre i nostri genitori si fissano per alcuni secondi e poi accettano.

/fine flashback/

Sfrecciamo per le strade di San Francisco, mia sorella sta ascoltando la musica e io per pura noia le stacco le cuffie dal telefono beccandomi vari insulti da parte sua.

"Sei una deficiente." Mi sbraita contro mentre cerca di riprendersi le cuffie che le ho rubato.

"Avrò preso dalla migliore." E la indico. "Stai lasciando la tua vita a L.A per venire a San Francisco, sarei potuta venire da sola." Sbuffo ancora.

"Vedi che sei proprio una deficiente, se non ci sei tu lì non è la mia vita, la mia vita sei tu. Quindi non cagarmi il cazzo e dammi le cuffie." Mi guarda malissimo. Le ridò le cuffie e nemmeno 30 secondi dopo avergliele restituite, mio padre frena e ci comunica che siamo arrivati.

"F A N C U L O." Scandisce urlando mia sorella mentre scende, rido di gusto e la seguo.

April's Pov

"Ma non potevamo prendere la tua auto?" Sbuffo trascinando i piedi, Lauren la mia migliore amica ha deciso di andare a un centro commerciale nuovo e mi ha letteralmente obbligata ad accompagnarla.

"No e poi camminare non ti fa male mentre la benzina si che fa male all'ambiente." Si gira e mi fulmina con lo sguardo. Sbuffo di nuovo e continuo a camminare come una lumaca.

"Almeno passiamo per Via Stuart, facciamo prima." La supplico, la sento sbuffare ma poi fa 'si' con la testa e io tiro un sospiro di sollievo.

Attraversiamo la strada e imbocchiamo Via Stuart, la corvina aumenta il passo mentre la sottoscritta si sofferma a guardare un furgone dei traslochi e due signori, marito e moglie, che litigano con i traslocatori.

"Cosa significa che c'è un problema con i pacchi?!" Urla l'uomo che indossa una camicia che è un misto tra il verde e il nero, un paio di pantaloni eleganti neri e una giacca dello stesso colore.

La signora entra dentro per poi uscire poco dopo seguita da una ragazza con i capelli grigi, alta più o meno quanto me che indossa una felpa grigia, un jeans celeste e un paio di Jordan.

/alla faccia/ Commento nella mia testa.

"Cazzo April muoviti." Mi risveglia dai miei pensieri Lauren che mi afferra per il braccio e mi trascina.

"Andiamo sull'altro marciapiede." L'avviso liberandomi dalla sua presa e senza darle il tempo di rispondere già mi ritrovo vicino il furgone a origliare la conversazione di questa famiglia.

"Quindi tra quanto arriveranno?" Domanda la signora, ha una voce molto pacata al contrario del marito che sembrava voler sgozzare il traslocatore.

"Un paio di giorni massimo, cercheremo di farli arrivare il prima possibile." Risponde mortificato.

"Vorrei vedere, con tutto quello che abbiamo pagato." Sbuffa il marito.

"Voi mi avete fatta uscire per dirmi che i pacchi arriveranno in ritardo, ma sti cazzi?" Esclama la ragazza, facendomi ridacchiare. La madre la fulmina con lo sguardo e lei si scusa subito.

"Ora vado a dirlo a Kendall." Scappa in casa la ragazza.

"La finisci di origliare le conversazioni degli sconosciuti?" Mi sussurra nell'orecchio Lauren facendomi spaventare.

"Sei una mongoloide, questo sei." La spintono leggermente.

"Dai andiamo prima che ti denuncino per violazione della privacy." E inizia a trascinarmi di nuovo, io l'assecondo e ridacchio.

"Esagerata come sempre, mica sono entrata in casa loro rubando qualcosa, stavo semplicemente costatando chi avesse ragione." Faccio le spallucce e lei ride di gusto.

"Senti paladina della giustizia, vedi di muovere quel culo che ti ritrovi che i vestiti in saldo non aspettano te." Lascia la presa dal mio polso e inizia ad applaudire a mo' d'incitamento.

"Mongoloide." E le lascio un bacio sulla guancia aumentando il passo di punto in bianco.

"Stronza aspettami." Urla mentre mi raggiunge.
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