Capitolo 19

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Kendall 's Pov

Continuiamo a ballare ma a un tratto sento la voce di Rue avvicinarsi, m'irrigidisco e lei deve essersene resa conto perchè si stacca e si va a sedere sul divanetto mentre spegne la musica. Alzo lo sguardo guardando la mia figura riflessa nello specchio inspirando ed espirando lentamente, cercando di placare i battiti accelerati del mio cuore.

Scuoto un po' la testa e mi vado a sedere affianco a lei in silenzio, a smozzarlo sono Rue e Lauren. Entrano mostrando i loro abiti; Lauren è letteralmente innamorata mentre Rue molto meno.

"Qual è il problema?" Le chiedo ridendo mentre mi alzo raggiungendola e con la coda dell'occhio vedo Lauren e April parlare.

"Davvero? Non lo vedi?" Indica il suo riflesso nello specchio e in tutta risposta alzo le spalle. "Ti sembro una che si mette questo tipo di vestito?" 

"Ma lo hai scelto tu." Preciso.

"Meglio che tu non veda quello che voleva rifilarmi mia madre." Fa la faccia schifata. "Quindi se proprio devo scegliere scelgo questo ma mi fa schifo uguale."

"Dai cammina fammi vedere come ti sta." La incito e lei lo fa. Cammina avanti indietro fino a fermarsi di nuovo davanti a me. "Sei bellissima veramente." Commento e lei ridacchia.

"Ok basta, vado a togliermelo." E scompare di nuovo dietro la porta, mi giro verso le altre due e le becco a fissarmi.

"Cosa?" 

"Tu cosa indosserai?" Domanda Lauren. 

"Non so, qualcosa di nero." Le faccio l'occhiolino.

"Molto felice." 

"Non è mica il colore che indosso a esprimere il mio stato d'animo." Mi vado a sedere sul divanetto e inizio a giocare con il telefono.

"Che intellettuale, vado a cambiarmi." Lauren mi passa vicino e mi da uno schiaffetto dietro il telefono facendolo cadere sul mio petto. April mi raggiunge e si accoccola sulla mia spalla.

"Sai che non sono un cuscino?" Scherzo.

"Pensa a giocare ad Among Us." Fa un gesto con la mano come a catturare qualcosa, chiudendo la mano a pugno.

"Sei pronta a festeggiare?" Le chiedo sfregando la mia testa sui suoi capelli, spettinandoglieli.

"Si, diciamo di si. Credo di essere l'unica a festeggiare i 18 anni. Qui tutti festeggiano i 16 o i 21 mentre mio padre ha sempre detto che come lui ha fatto una grande festa, lo stesso sarebbe stato per me." Sento il suo tono di voce malinconico.

"Vorrei farti altre domande ma-" Provo a completare la frase ma m'interrompe.

"Falle, non provare pietà per me. Non farlo mai." 

"Non proverei mai pietà per te. Ha festeggiato qui tuo padre?" Scuote la testa sulla mia spalla e comincia a giocherellare con il suo anello.

"No, ha festeggiato a Procida. Da piccola mi raccontava come lui già a 6 anni sognava la festa dei 18 anni perchè vedeva gli zii festeggiare, guidare ed essere liberi. Non gli è mai piaciuto San Francisco, ha sempre trovato la scelta dei miei nonni senza senso. O almeno fino a quando non ha incontrato mia madre." Ridacchia.

"Come si sono conosciuti?" 

"Beh un po' come noi. Mia nonna disse a mia madre di andare a ritirare le pizze. Aveva appena preso la patente, di solito andava mio zio, così per farla esercitare le disse di andare. Da lì mio padre ha iniziato a fare ogni tipo di orario sperando di rivederla di nuovo, dato che al primo incontro, talmente imbarazzato, non è riuscito a chiederle nemmeno il numero." 

L'amore oltre la malattiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora