La rosa

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Orion's POV
Averla qui davanti a me, mi faceva provare delle sensazioni, che solamente a pensarle, le avrei considerate morte.
Era bella, molto più bella di quanto ricordassi, l'immagine che avevo di lei, indelebile nella mi mente, non poteva nulla alla sua persona nella realtà.
La squadrai dai piedi alla testa, il suo corpo ricordava quello di una donna, probabilmente dovuto alla gravidanza, ma restava comunque molto sensuale.
I suoi capelli castani, ricadevano sulle sue spalle adagiandosi alle curve del suo petto, come se fossero stati dipinti da un pittore. Le sue guance, dipinte di un colore rosato, spiccavano in mezzo alla sua pelle diafana. Le sue labbra rosse come una fragola, erano strette in una linea di puro stupore; le sue sopracciglia ,perfettamente sistemate, erano contratte in un espressione confusa, e i suoi occhi, brillanti come non mai... i suoi occhi del colore delle foglie in autunno, brillavano di una luce diversa. Mi guardava, e vi posso giurare che sarei rimasto lì, ore ed ore a guardarla, non volevo nemmeno sfiorarla, per la paura che vederla in carne ed ossa, di fronte a me, potesse essere solo un becero sogno.
Ma la realtà picchiò nella mia mente, facendomi tornare coi piedi per terra; non eravamo più Luna ed Orion, i due ragazzi che in gioventù, in un'altra epoca, si erano amati follemente.
Eravamo solo Orion e Luna, due estranei per la sua memoria. Forse ero solo un nome, che spuntava nella sua mente come un dejavù.
Lei era destinata ad un altro, lo era sempre stata, non si poteva nulla al destino, ricordavo ancora dove ci aveva portati, il provare ad andare contro a qualcosa di già scritto.
Io ero costretto a vivere una vita misera, un'eternità nella piena solitudine, con solo la gioia di poterla rivedere un'ultima volta, prima di lasciarla per sempre al suo fato.
Lui era la sua famiglia, il suo amore, lui sarebbe stato il padre dei suoi figli, mentre io ero solo una controfigura della sua storia, la cicatrice del mio occhio destro ne era la prova.
Ed ella pulsava, come a volermi dire "sei solo un illuso, lei non ti amerà mai!". E aveva ragione, ma per salvaguardare il mio cuore, avrei dovuto fare ciò che mi riusciva meglio, ovvero tenerla lontana.
Il mio cuore piangeva, perché sapeva già come avrei dovuto trattarla, e razionalmente non era una cosa giusta, non erano i modi di un gentiluomo.

<credo che tu ti sia confusa, io non conosco nessun Orion...> dissi brusco, tanto che lei saltò, forse troppo persa nei suoi pensieri, mi pentì subito del mio comportamento; nei suoi occhi comparve una luce di delusione, avevo una voglia matta di accorciare le distanze, stringerla fra le mie braccia e pregarle di non andarsene mai, perché lei era la mia vita e senza di lei avrei vissuto un'esistenza vuota, come l'avevo vissuta fino a quel momento.

<scusami...> sussurrò, non capivo come potesse scusarsi lei, in una situazione simile, io l'avevo rapita e lei pensava a scusarsi, quando, tra l'altro, ero stato io a trattarla male.
I suoi occhi si appannarono, e la vidi prendersi la testa fra le mani, prima che la mia mente potesse riflettere, il mio corpo si mosse in automatico.
Velocemente mi avvicinai a lei, le tolsi le mani dal suo viso, per capire se stesse bene, quel contatto mi riportò indietro nel tempo...al nostro primo incontro...al nostro primo bacio...alla nostra prima volta... era così doloroso ricordare.
La mia pelle bruciava al suo contatto, il mio corpo aveva il bisogno di sentire il suo più vicino.
Alzò la testa e il suo sguardo si scontrò immediatamente col mio, provocandomi una moltitudine di emozioni.
Il suo sguardo puntò alla mia cicatrice, non mi guardava con pena o altro, era solo curiosa. Nella mia testa pensavo che mi avrebbe ripugnato per quella cicatrice e invece la sua mano si avvicinò piano piano al mio viso, con estrema cautela.
Il mio respiro si mozzò, non appena lei sfiorò con le sue dita la mia cicatrice, ne seguì i contorni come un pittore fa con i propri dipinti.
E io la osservavo, la osservavo incantato.
Lei sembrava una di quelle persone intende a passare in osservate, non capendo quanto attirasse l'attenzione solo con uno sguardo.
Mi allontanai lentamente da lei, e come se fosse in trance scosse la testa, mentre le sue guance si imporporarono ancora di più.

Eternamente miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora