Amore amaro

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Luna's POV
Tornare nella casa che per un mese intero era stato il nostro nido d'amore, il luogo in cui avevo sognato una vita intera con lui, era davvero strano.
Malinconico come non mai, ma strano.
Avevo nel cuore tantissime emozioni, la testa sembrava il vaso di Pandora.
Gli chiesi solo un bicchiere d'acqua, in quella situazione mi sentivo a disagio, non con lui, ma per il discorso che avremmo dovuto affrontare.
Vedevo nei suoi occhi il dolore e la consapevolezza, per quanto tentasse di nascondere ciò che provava, per me era un libro aperto e io per lui.
Avremmo potuto conversare anche solo con lo sguardo.

I suoi occhi erano ancora più neri, ma a differenza di come li avevo imparati ad amare, erano spenti.
Non c'era più quella luce che una volta li contraddistingueva dagli altri.
I suoi capelli erano spettinati, come se ci avesse messo le mani più e più volte, per far fronte ai suoi pensieri.
Mentre il corpo era ancora più massiccio, ma io vedevo la sua fragilità.
E in quel momento di debolezza, mi domandai "Luna cosa vuoi veramente? Perché procurare così tanto dolore all'uomo che ti ha amata da sempre?" Cosa dovevo fare?
Non ne avevo la più pallida idea, più lo guardavo e più i miei sentimenti si rincorrevano a vicenda.

C'era troppo silenzio in quella stanza, così decisi di parlare io <La bambina fra poco nascerà> gli dissi timidamente, il suo sguardo si illuminò.
Il suo sorriso si allargò, e passo da un sorriso di cortesia, ad un sorriso vero.
<Partorirai qui?> Chiese riluttante e io annuì.
Volevo che il padre fosse presente al parto, non volevo che qualcun altro prendesse il suo posto in quel momento magico.
<Sei il padre, devi esserci anche tu, e so che per te sarebbe difficile lasciare il villaggio e il branco, quindi ne ho parlato con Orion e tutta la banda> sorrisi al ricordo di Dereck, Admir imbronciati perché volevano essere loro i miei dottori e assistere al parto.
Mi presero in braccio dicendomi che loro erano dei dottori migliori di quelli che il branco avrebbe potuto offrire.
Così suggerì a tutti di rimanere con me nella casa branco, e che lo dico a fare, quei due accettarono in un batter d'occhio.
Con una sola clausola "Vogliamo essere i primi a prenderla in braccio, ovviamente dopo te, il dottore ed Aiden".
Dovetti accettare per forza, oppure avrei rischiato di non arrivare mai alla casa branco.
Mentre Orion aveva acconsentito subito.
<E abbiamo deciso di rimanere qui, se per te non è un disturbo> dissi e lui scosse la testa vigorosamente <Questa è casa tua, e mi fa piacere che tu voglia rimanere qui...almeno per partorire.
Ti sei affezionata a loro vero?> Chiese retoricamente, e io risi piano, annuendo <Sono diventati la mia famiglia... Dereck mi tratta come se fossi la sua sorellina, inizialmente era un po' titubante...sai, per la storia di Luna Rose> ecco avevo buttato la bomba, si drizzò subito sulla sedia <Ma dopo un po' abbiamo incominciato ad andare d'amore e d'accordo.
È un ragazzo meraviglioso, non ne ho mai incontrati come lui.
È eccentrico, duro, potrebbe sembrare burbero, ma è un cucciolone.
Per non parlare di Admir> risi, e lui appoggiò il mento sul palmo della sua mano, per ascoltarmi meglio, sorrise a sua volta.
<Appena mi ha vista è saltato all'indietro dicendomi di non fargli prendere certi infarti, e gli chiesi il perché, e mi rispose perché ero un cadavere ambulante.
Cioè> risi a pieni polmoni per la sua faccia spaventata e per la serietà con cui mi disse quelle parole.
Anche Aiden rise, ma fui sicura che non rise per la battuta, ma bensì per il mio modo di ridere.
Dopo che smisi di ridere, ritornai seria, si accorse immediatamente della mia espressione, e lessi nel suo sguardo che era pronto ad ascoltare tutto ciò che avevo da dire.
<Aiden> gli presi la mano istintivamente <Io e te non siamo Luna Rose e Amos.
Un tempo lo eravamo, ma tu non devi prenderti delle colpe per qualcosa che non hai fatto tu.
Non sei una cattiva persona Aiden, non lo era nemmeno Amos.
A volte gli eventi ci portano a commettere sbagli colossali; scelte che a mente lucida non faremo mai.
Non voglio che tu debba prenderti delle responsabilità e delle colpe che non ti appartengono; non puoi pagare per i peccati di qualcun altro.
Sopratutto se questo qualcuno, ha già pagato abbastanza.
Abbiamo avuto un'altra possibilità, non sprechiamola rimarginando sul loro passato> preso un po' di fiato.
Avevo detto tutte quelle cose di getto, avevo guardato per tutto il tempo le nostre mani intrecciate.
La sua mano stringeva forte la mia, come se fossi la sua ancora di salvezza.
Mi permisi di guardarlo negli occhi, e li trovai lucidi.
Vi lessi non solo il dolore, ma l'accettazione che le colpe che si era dato non erano giustificate.
Perché lui non aveva alcuna colpa su ciò che era successo.

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