La battaglia

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Narratore pov

la pioggia batteva forte e potente sulla testa dei guerrieri che stavano combattendo a Rocky Mountain; i giganti di fuoco, ardevano letteralmente, di rabbia contro i loro nemici ghiacciati.
Le pelle dei giganti di fuoco era fatta di pura pietra vulcanica, calda come il magma, erano alti e forti;
al loro passaggio tutto bruciava, i loro occhi erano blu come la pelle ghiacciata dei giganti di ghiaccio. Combattevano con tutte le loro energie in nome della loro gente che per colpa di quelle montagne ghiacciate, erano morte.

Gli elfi nella loro grazia, erano degli abili, anzi i migliori guerrieri dell'intero mondo magico;
le loro spade argentate, dalla punta in diamante, si libravano in aria come trasportate dal vento, mentre toglievano l'ultimo respiro ai cacciatori che non erano andati dalla parte dei buoni.
I loro capelli biondi volteggiavano in aria, rendendo il loro aspetto etereo, dando a quello scenario triste e nefasto, una nota idilliaca.

I licantropi combattevano mettendo in gioco tutti i loro sensi;
licantropi contro licantropi, una stessa specie che combatteva per il volere di due pazzi;
quello era il pensiero di tutti i lupi che stavano perdendo la vita.
Aiden e Jasper uccidevano, ad un ritmo esasperante, i loro nemici, nel tentativo di farsi strada e combattere l'un l'altro, per porre fine a quello che il padre di Jasper aveva incominciato un secolo prima.

Kyle e Cole proteggevano il loro alpha, mordevano, dilaniavano, tutti coloro che tentavano di aggredirlo alle spalle.
Era un massacro, in meno di dieci minuti sul suolo giacevano centinaia di corpi, ormai irriconoscibili anche ai loro parenti più cari.

I vampiri ,Aaron e Jonathan, avevano un solo obiettivo, avevano dato delle istruzioni ben precise ai loro vampiri, avrebbero dovuto aprirgli un varco in mezzo a quell'inferno, così da poter raggiungere Ingrid e porre fine a tutta quella pazzìa.
Jonathan non aveva mai visto una battaglia così cruenta, non si capacitava del fatto che la morte fosse così vicina, che ad un soffio da loro c'era qualcuno che stava per dire addio al suo mondo.
Il fratello dal canto suo, aveva visto morire così tante persone, che quella battaglia gli sembrava così troppo veloce.
Tutti gli alleati avevano un pensiero comune che li tormentavano, aspettavano di sapere chi fosse il loro nemico ancora ignoto.
Non si sentiva una mosca volare, l'unico rumore che si poteva udire era quello dei respiro dei guerrieri, le spade degli elfi erano fin troppo silenziose per emettere un suono che sovrastasse quello dei loro respiri.

L'unico odore che si poteva respirare era quello del sangue fresco;
quel silenzio fu interrotto da una sola frase di Jonathan <Non vedo Ingrid> i suoi occhi verdi, ora più cupi, scuriti dalle nuvole nere, scrutavano tutto il paesaggio tetro e privo di vita.
Aaron girò su se stesso, con estrema lentezza, conosceva a memoria quella strega, sapeva che non avrebbe mai rinunciato a quello spettacolo atroce, ma ai suoi occhi divertente; doveva nascondersi in un punto che le permettesse di potersi godere lo spettacolo da lontano.

<Sposatevi!> urlò con forza Kylie mentre buttò giù un lupo intendo ad aggredire di sorpresa Jonathan; quest ultimo si maledisse per la sua poca scaltrezza, si stava distraendo troppo <Dividiamoci, tu vai a destra, dovrebbe esserci una collinetta, io andrò a sinistra, dove sono i tendoni> il fratello annuì.

I tendoni erano stati posti lì il giorno precedente, servivano ai curatori, così se ci fosse stato qualche ferito, sarebbe stato più facile poterli curare;
lì c'era anche Michael, non voleva partecipare alla battaglia, non voleva essere lui la causa della morte di qualche povero innocente, che si trovava lì per volere di qualcun altro. Il suo compito era sempre stato quello di guarire le persone, e così avrebbe fatto, non si sarebbe tirato in dietro di fronte a nulla.

Kyle si trovò accerchiato da un branco di cacciatori, il suo manto grigio, ormai aveva assunto un colore rossastro, il sangue si era seccato sui suoi peli lupeschi, il suo muso era imbrattato completamente di sangue, mentre dai suoi denti ne scendeva ancora.
I suoi occhi gialli si scurirono dal pieno odio che provava per chi aveva di fronte;
mille ricordi, immagini del dolore, gli si riproposero nella sua memoria, come un film a rallentatore nei suoi occhi.
Jackson, l'uomo che aveva ucciso sua madre e condannato suo padre ad una vita in solitudine, era di fronte a lui.
Col suo solito sguardo beffardo e maligno. "Ho di fronte a me, il mio demone personale" pensò Kyle mentre capiva che la resa dei conti era imminente, avrebbe onorato i suoi genitori e offerto la sua testa per la loro pace.
<Bene bene, cosa vedono i miei occhi...Kyle> rise il cacciatore allargando il suo sorriso storto e giallognolo;
era un uomo basso e paffuto, calvo, un uomo dall'aspetto ripugnante. Addosso a lui aveva uno dei suoi trofei di caccia, indossava la pelle di una volpe a nove code.
Quell'uomo era spregevole, disgustoso "ucciderò quel pezzo di merda per tutti coloro a cui ha tolto la vita" pensò il lupo guardando quella feccia umana.
<A proposito come sta tua madre? Cane!> chiese Jackson con disprezzo contro quel lupo dal cuore nobile; quest'ultimo si chiedeva il perché di tutto quell'odio ingiustificato;
i licantropi non erano mai stati dei mostri, la loro smania di uccidere veniva solo dalla necessità di difendersi da gente come loro.
In fondo i licantropi erano i custodi della vita umana, solo i lupi mannari non si controllavano quando avveniva la trasformazione, mentre i licantropi erano in grado di controllare i loro istinti animali.
Quel giorno, però, quello di Kyle venne meno, quando Jackson pronunciò sua madre, il lupo non poté contenersi;
gli insegnamenti di suo padre, sul controllare le proprie emozioni, sull'aspettare che fosse il nemico ad attaccare, vennero meno.
La sua mente si offuscò mentre corse ad attaccare gli uomini.
Erano 7 contro uno, ma nonostante ciò Kyle li fronteggiò valorosamente; Cassio, il lupo con cui era cresciuto sin da piccolo, vide la scena; c
orse ad aiutare il suo amico, fiero di lui e di come stava combattendo.
Si fece breccia fra i corpi ammassati, senza vita di fate, lupi e uomini, si era ripromesso di non guardarli mai negli occhi privi di vita, perché ne avrebbe letto la stessa emozione, che ora pesava sul suo cuore...la paura.
Spalleggiò il suo amico, il suo manto biondo, era contornato da aloni rossastri, aveva schizzi di sangue su tutto il corpo
"Hai bisogno?" chiese, sarcasticamente, nella mente del lupo grigio, mentre questo gli annuiva grato
"Il panzone è mio" disse kyle deciso a staccare il cranio a quell'uomo.
"Non mi sono mai piaciuti i cacciatori come lui, non hanno un buon sapore...tutto tuo" disse prima di buttarsi a staccare la testa ad uno dei cacciatori che li avevano accerchiati.

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