Discutiamo sulle ship

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Jason's pov
Un altra giornata di lavoro giunge al termine, permettendomi di tornare a casa e rilassarmi un poco.
"Rilassarmi", certo, se solo avessi qualcuno con cui stare, una persona con cui condividere le mie giornate e passare il tempo.

Arrivato a casa mi butto a peso morto sul divano, accendendo distrattamente la TV come sottofondo e prendendo il cellulare per comporre quel numero di telefono che è impresso nella mia mente, anche se so già che non riceverò risposta.

Porto l'oggetto all'orecchio, percependo un macigno all'altezza del petto farsi più pesante ad ogni secondo che passa ma aspettando comunque che parta la segreteria, così da registrare l'ennesimo messaggio che vada ad accumularsi e perdersi tra tutti gli altri.

«Salve, mio signore» inizio, cercando di mantenere la mia solita voce allegra e non far scendere le lacrime, almeno non questa volta «Oggi ho aperto ufficialmente la mia scuola di recitazione, proprio come sognavo. In Italia mi trovo bene: le persone sono molto cordiali, il cibo è ottimo e il clima favoloso. Avevate ragione ad amare tanto questo Paese e non vi ringrazierò mai abbastanza per avermi insegnato l'italiano. Per il resto non ci sono molte novità, la solita routine, ecco. Io... S-se un giorno voi... Se vorrete venire qui mi farete molto piacere. Tengo sempre una camera pronta per voi, sistemata così come so essere di vostro gradimento; e potrei anche prepararvi il vostro piatto preferito se... se solo...»

Il resto della frase non riesco a dirlo a voce alta, sentendo i singhiozzi bloccarmi il respiro e le lacrime iniziare a rigarmi il volto, incessantemente e dando l'impressione di non volersi fermare; anche se io sono determinato a voler continuare il mio discorso, sebbene abbia preso una piega che non volevo affatto. Non di nuovo.

«M-mi mancate, Sir. Thomas. Mi mancate troppo» mormoro, per poi chiudere di getto la telefonata, sfogando il mio pianto in solitudine

Sono tre anni che Thomas, l'uomo per cui ho lavorato per tutta la vita, è morto.
Tre anni che sono completamente solo, senza una famiglia, senza l'unica figura paterna che abbia mai avuto. 

Da allora continuo a fare le stesse identiche cose di quando lui era ancora in vita, lasciando un messaggio in segreteria per raccontargli l'ordine del giorno e tenendo sempre una camera pronta per lui, con le lenzuola pulite e i vestiti disposti in ordine nell'armadio.
Non so perché lo faccio, perché continuo a vivere la mia vita come se fosse un'illusione, come se lui potesse tornare e rimproverarmi per questa mia "pietosa dimostrazione d'affetto", pentendosi subito dopo per le sue parole e abbracciandomi per consolarmi. 

Provo a calmare il pianto, spegnendo la televisione per avere un po' di silenzio e prendendo sonno poco dopo, dormendo sul divano senza troppi problemi ma svegliandomi comunque dopo qualche ora.

«Per Asgard,» mormoro, stropicciandomi gli occhi e controllando l'ora sul telefono «Sono le quattro di mattina, ottimo. Giusto il tempo di un film o due»

Ore 7:00

Luca's pov

Faccio colazione in fretta, prendendo lo zaino di corsa e buttandolo dentro la macchina di mio fratello, che si è gentilmente offerto di darmi un passaggio dopo che ho perso la corriera per l'ennesima volta.

«Luca, devi sistemare la tua sveglia, sai?» mi rimprovera lui, mettendo in moto il mezzo «Non è possibile che ogni mattina sei in ritardo!»

«Non è colpa mia, sei tu che occupi il bagno per un tempo infinito!»

«Si da anche il caso che io sia un modello, quindi mi serve il giusto tempo per preparami! Se tu ti svegliassi prima-»

«Non è questo il punto!»

MONDI PARALLELI 3 - Le Lacrime Della FeniceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora