Il passato

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"Camilla, vieni qua" grada Luca entrando dalla porta della casetta facendo un gesto come per inseguirmi.
"no Luca, basta! Non c'è la faccio più, non ti sopporto" grido di tutta risposta.
La conversazione continua tra insulti e grida.
L:"ancora con sta storia?"
C:"quale storia?"
L:"non ti va mai bene niente, devi sempre rompere i coglioni, è l'unica cosa che sai fare!"
C:"bene, tranquillo da oggi starai in pace"
Poco dopo interviene Tancredi che fino a quel momento era rimasto con la testa china sul tavolo e le mani tra i capelli.
"basta, basta ragazzi!" "smettetela" "sembrate i miei genitori" ripete diverse volte finché io non entro in camera e sbattendo la porta mi chiudo dentro.
Qualcuno bussa alla porta, decido di non rispondere, sento la persona dall'altra parte della porta scivolare e sedersi sul pavimento così accosto l'orecchio alla porta per ascoltare qualora dicesse qualcosa.
"ehi Cami, sono Tanc, puoi aprire?"
Faccio un gran sospiro ma resto impassibile, preferivo che nessuno mi vedesse in questo stato.
"va bene, va bene, stai tranquilla, sto qui fuori. Come stai? Hai voglia di raccontarmi cosa è successo?"
Dopo diversi minuti da questa domanda decido di aprirgli la porta, piano mi alzo e faccio scattare la chiave, lui si alza ed entra, io gli salto addosso abbraccandolo.
"dai Cami asciugati le lacrime" afferma Tanc guardandomi negli occhi per poi asciugare con un dito una delle mie lacrime.
"sai che quando sorridi sei veramente bella" continua lui dandomi un bacio sulla fronte, Tancredi è davvero una persona bellissima, sempre disponibile e ha una sensibilità immensa.
"allora che è successo? Cosa ha fatto aka? Lo devo picchiare?" afferma lui tutto d'un fiato, ci mettiamo a ridere.
"no, non lo picchiare!" affermo singhiozzando.
"stavamo tornando in casetta assieme, l'ho aspettato per un'ora in sala relax apposta per tornare con lui, abbiamo fatto 20 metri e così gli ho preso la mano, volevo parlare un po' ma come sempre dobbiamo litigare, siamo completamente opposti e questa cosa ci fa scontrare la maggior parte delle volte, non so più come reagire, come prenderlo, vorrei solo stare con lui senza per forza stare male." affermo abbassando la testa, lui con una mano mi alza il mento e poi mi accarezza la guancia.
"no Cami, non abbassare mai la testa. Però, vedi che non vi resistete, dopo 10 minuti avete già fatto pace." afferma lui.
"no Tanc, non posso più continuare così, mi sto consumando, prendi ora: mi fa male la testa e sto piangendo da un'ora ed è così sempre, ormai ogni giorno è sempre la stessa situazione che si ripete"
"va bene piccola, vieni qui" afferma lui per poi aprire le braccia di modo d'abbracciarmi.
"ora basta piangere."  continua a ripetermi questa frase sussurrandomela all'orecchio.
"Tanc, posso farti una domanda?" affermo deglutendo.
T:"si certo dimmi"
"come stai? Ti sei spaventato prima? Ho visto i tuoi occhi sembravano impauriti" affermo io un po' titubante.
"sto bene Cami, davvero" dice lui abbassando lo sguardo.
"non è vero, con me puoi parlare, non per forza ora, quando vorrai io sarò qui." dico abbraccandolo.
Lui inizia a raccontarmi ed io in silenzio ed incuriosita ascolto con attenzione.

(sono tutte cose inventate, Tancredi non ha mai detto niente riguardo questo!)

"quando ero più piccolo che mamma e papà stavano ancora insieme, a casa c'era sempre casino. Grida, litigate, pianti.. Ogni giorno era sempre la stessa storia, mia madre ubriaca marcia che litigava con mio padre, lanciava gli oggetti e gridava; l'unica cosa che ero in grado di capire era che non stava andando tutto bene, piangevo tutto il giorno di nascosto da papà che cercava sempre di tirarci su il morale, intendo a me e i miei fratelli. Le giornate continuarono così per anni, le grida si facevano sempre più forti e freguenti, la situazione mi stava soffocando, vedevo ogni giorno la mia famiglia sgretolarsi; mia madre incominciò a fumare, vi erano sigarette ovunque, sui tappeti, sul parquet, sul divano, sul tavolo.. Insomma ovunque, assieme vi erano le bottiglie di birra.. Così in un primo momento papà ci mandò dai nonni per un periodo, quando tornammo mamma non c'era; per mesi chiesi a papà dove fosse ma la sua unica risposta fu "se ne è andata", ed aveva un senso, sicuramente non potevamo continuare così. Mio padre l'amava più di se stesso e sono sicuro l'avrà aiutata, magari l'aveva portata in una casa di riabilitazione; ora non ho più sue notizie, non ho mai ricevuto una letterina, un augurio per il compleanno o che so io, anche un semplice abbraccio. L'unica cosa che mi resta è questa" dice lui facendo uscire dalla felpa una collanina con attaccato un ciondolo, poi continua:"era la sua collana preferita, non la metteva mai, però allo stesso tempo era come se l'avesse sempre addosso, la trovai lo stesso giorno in cui se ne è andata, era per terra sotto il divano, dimenticata in un angolino. Questa insieme ad una lettera, che mi scrisse per i 6 anni, sono le uniche cose che mi ricordano lei."
Sento le mie lacrime scendere calde sulle guance, lo abbraccio e lo stringo forte, non sapevo che dire, anzi non potevo dire nulla, nulla che potesse consolarlo o nulla che nessun'altro gli potesse già aver detto. Il silenzio a volte penso sia l'unica cosa che possa risultare non esagerato, non fuori luogo; sciolgo l'abbraccio e lo guardo negli occhi, lui è impassibile, sembra ormai rassegnato a quella situazione, costantemente abituato ad essere forte per questioni più grandi di lui.
"scusami, non lo sapevo, altrimenti non avrei gridato contro Luca" dico a bassa voce.
"no Cam, non devi pensare a me.. Solo che le grida mi spaventano, mi fanno ritornare lì, a quel bambino che non poteva fare niente per difendere la propria famiglia, quel bimbo che non capiva la gravità delle cose.. Che ancora oggi si pente di non aver mai detto nulla di positivo per poter tenere unita la famiglia" afferma lui.
"no, Tanc guardami, non era colpa tua, eri piccolo, non devi incolparti, hai capito? Non era affatto colpa tua" gli dico per poi abbracciarlo.

Anch'io ho una storia simile da raccontarvi... Ho sempre detto che il mio diario sarebbe stato il mio interlocutore, ed infatti eccoci qui.
Ma per questo bisogna fare un salto in dietro, volete sapere chi sono?

lui.. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora