Dalla nostra litigata non avevamo più fatto pace, ero passati 4 giorni ed i miei incubi stavano tornado a farsi sentire. Mi sveglio di colpo, decisamente spaventata, nel cuore delle notte di fatti sono le 3.46, sobbalzo e così facendo mi siedo sul letto; sfrego il viso con le mani e cerco di regolare il mio respiro, sorseggio un goccio d'acqua e poi sgattaiolo fuori dalla camera. "approdata" in cucina noto Tancredi, con il quale soprattutto in quest'ultimo periodo ho stretto un bellissimo rapporto, così, mi avvicino a lui che si affretta ad avvolgermi in un abbraccio.
"che ci fai ancora sveglia tu?" dici con un tono da rimprovero, quasi come se fosse mio fratello, dolce e premuroso, il fratello che purtroppo non ho mai avuto.
"mi sono appena svegliata, non riesco a riprendere sonno, e tu invece?"
"stavo lavorando a delle barre, mi manca un po' papà" dice lui sospirando, io lo stringo fortissimo e lo rassicuro o almeno ci provo.
"facciamo un tè?" gli domando.
"va bene, facciamolo suu" afferma lui entusiasta.
Passano pochi secondi che il rumore della porta ci fa distoglire lo sguardo dai fonelli, è Aka che stava entrando in cucina, ha una faccia assonnata, sembra non dorma da diversi giorni...
Tanc appoggia la sua mano sulla mia, da prima guardo le mani e poi lo guardo in faccia, il suo sguardo mi trasmette tranquillità, un po' come se volesse proteggermi, come se fosse il mio angelo custode. Poi mi volto verso Luca, il quale non alza lo sguardo, molto probabilmente per non incontrare il mio; lo noto con la coda dell'occhio tirare un'occhiataccia a Tancredi per poi uscire e sedersi sulla panchina. Mi alzo in punta di piedi e do un bacio sulla guancia a Tanc, poi afferrando la tazza calda mi dirigo alla porta.
"sei sicura?" afferma Tancredi incredulo.
"si, devo parlagli!"
"va bene ma se hai bisogno sono in camera eh".Esco e piano mi avvicino a lui, mi siedo alla sua sinistra e mi rannicchio sulla panchina poggiando la testa sulla sua spalla, sorseggio il tè.
Noto che con la mano asciuga le lacrime ma decido di non chiedere spiegazioni, poco dopo lui mi scanza, spostandosi.
"cosa vuoi?" afferma in modo freddo, distaccato.
"perché piangi?" affermo incuriosita, in un primo momento lui esita a rispondere e mi lancia semplicemente un'occhiataccia ma poi afferma:"non ci arrivi proprio vero? Non lo capisci, non capisci che sono fottutamente innamorato di te, e che ogni volta che stai con lui io ci sto veramente male perché so che non sei mia."
A quelle parole il mio cuore si ferma per qualche secondo, ha appena detto..emh "si Camilla hai capito bene cosa ha detto" affermo tra me e me.
"i-io, emh" provo a trovare parole per formare una frase di senso compiuto, che abbia almeno un senso logico, però sapevo già qualche fosse la risposta corretta in queste situazioni, il silenzio, ma non un comune silenzio, non quel silenzio che lascia un vuoto incolmabile, quel silenzio dettato da un sentimento non ricambiato. Un silenzio che avesse un valore, che potesse colmare quel vuoto, un silenzio che valesse più di mille parole.
Lentamente mi riavvicino a lui, con una mano asciugo le sue lacrime, poi accarezzo la sua guancia; lui si trovava chino sulle sue ginocchia e con il naso appoggiato al braccio sinistro, sfrega così con la guancia sopra la sua felpa color giallo, inizia a salire e poco dopo inizia a baciarmi la mano ripetutamente.
"Luca, guardami" gli chiedo alzandogli il mento con la mano.
"ascoltami, te lo ripeterò all'infinito se ne avrai bisogno, io ti amo ed amo solo te, non c'è nessun'altro." dico per poi predergli la mano e portarla al mio petto.
"Senti? Senti quanto batte forte? Queste sono tutte le milioni di emozioni che provo stando con te, sia che esse siano positive sia che invece siano negative, sono tutte chiuse qui. Io non posso essere razionale, questo è quello che provo ed è una sensazione che ho solo con te, solo con te sento le farfalle nello stomaco, solo con te sto bene, mi sento protetta, solo con te ho quella spensieratezza, quella leggerezza; perché sei capace di farmi sognare, di farlo ancora e ancora, nonostante tutto."
Mi avvicino al suo viso, lui lo prende tra le mani, mi guarda intensamente negli occhi, sono qualcosa di immenso, mi ci perdo ogni volta. Stanca lo fisso per un po' di minuti senza distogliere lo sguardo, nel frattempo nella mia testa iniziano a mischiarsi diverse paranoie.
"fanculo la razionalità" afferma, ma ancor prima che possa chiedere spiegazioni mi bacia, afferra i miei fianchi e mi fa avvicinare il più possibile a lui. È un bacio dolce, delicato, come se avesse paura di rompermi anche con un solo respiro, il suo sapore è un misto tra il tabacco, quello che aveva fumato poco prima, e la menta.
Poco dopo ci alziamo e mano nella mano rientriamo in casetta, lui mi avvolge in una coperta, con la mano avvolge la mia vita mentre continua a baciarmi il collo, un attimo prima di addormentarmi lo sento sussurrarmi all'orecchio "dio mio, quanto ti amo".
Molto probabilmente ha ragione Tanc quando mi ripete che nonostante le nostre litigate, indipendentemente da quanto durassero e per cosa fossero nate, noi avremmo sempre fatto pace, non potevamo resistere alla tentazione di restare insieme, non potevo stargli lontana, in caso contrario continuerei a cercare la sua mano, il suo sguardo tra quello di tutti gli altri, i suoi abbracci.. Semplicemente continuerei a cercare Lui..È la mattina seguente e a svegliarci questa volta è sangio.
"ragazzi sono le 8.30, alzatevi" afferma accarezzandomi la fronte.
"oh miseria, ho lezione." dico scattando in piedi ed afferrando il borsone e la giacca di Luca, per poi salutare ed uscire di corsa. Nonostante la fretta ho notato il sorriso di Aka nel vedermi con una giacca tre volte tanto me, il suo sorriso mi mette sempre di buon umore, mi trasmette una strana felicità.Caro diario, avevi ragione tu, al cuor non si comanda, ed ora mi ritrovo un tantino, ma giusto poco poco, innamorata di quel ragazzo, che con la sua semplicità, o almeno alla apparenza, è riuscito a cogliere la mia attenzione; e che con la sua confusione, il suo caos, è riuscito poi a farmi innamorare.
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lui..
RomancePiacere sono Camilla, ho 17 anni, ne devo fare 18 a marzo. Siamo a fine novembre, è un giorno grigio, cupo; uno di quei giorni che ti trasmettono quella sensazione di malinconia, una lieve felicità. Seduta sulla poltrona della mia sala, mi stavo sop...