Capitolo 3

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Willow tornò in cucina e rimase ad ascoltare la servitù parlare.

«Mio figlio ha fatto otto anni, domani in piazza c'è la selezione dei maghi, se risulta un mago lo prendono subito alla scuola di magia. Spero per lui che sia un mago, così che possa avere un futuro brillante davanti a sé. Però il pensiero di non vederlo per i prossimi dieci anni mi spezza il cuore.»

«Non sai nemmeno se sarà un mago, e già ti manca?» Chiese una delle cuoche ridendo.

Willow era stata una volta in piazza e sapeva dove era, quando la sua matrigna stava per dare alla luce Bruce lei andò con un servo a chiedere di un dottore.

Per lei era più facile ritrovare la piazza che orientarsi nel maniero.

Mentre i cuochi non vedevano Willow, la bambina prese due panini caldi e scappò in camera sua a mangiare.

Willow non aveva mai mangiato nulla di così buono in vita sua, calde lacrime iniziarono a scendere lungo la guancia smunta, quasi inesistente.

Per la prima volta la bambina si sentì quasi sazia, aveva conservato un pezzettino di pane in previsione della sua fuga da questo luogo di dolore.

Le immagini di Auberon che sfamava i poveri con un solo una ciotola di minestra che lui provvedeva a far riempire con la magia fino a che l'ultimo non era sazio, diedero nuovo vigore alla bimba, quelle immagini le avevano fornito un nuovo incantesimo.

Il pezzo di pane all'improvviso divennero due, poi tre, quattro e così fino a dieci quando Willow pensò che fosse sufficiente.

Tornò a mangiare e questa volta non lasciò nulla, l'indomani avrebbe trovato un altro modo per trovare dell'altro cibo.

Willow voleva essere presentabile per poter partecipare alla selezione dei maghi, aprì il piccolo armadio dentro cui c'era solo un vestito ammuffito, l'odore le fece chiudere subito l'anta.

La bambina aveva conservato quel vestitino con cura, nella speranza di poterlo indossare in qualche evento, aveva fantasticato molto su questo.

A volte nel maniero davano delle feste e Willow sognava che qualcuno venisse a prenderla e le facesse da guida tra i tavoli imbanditi e le persone danzanti.

Ma chi poteva immaginare che il tetto era marcito e con il tempo le infiltrazioni avessero fatto imputridire l'armadio con il suo contenuto?

La bambina sicuramente no, era il suo vestito migliore, c'era solo una piccola toppa e i colori erano ancora vivaci, questo la rattristò molto.

LA LAMA SPEZZATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora