5

368 115 434
                                    

Quanti conoscono la differenza tra un'ossessione che si subisce e un destino che si sceglie?
-Denis de Rougemont

« Si può sapere che vi siete dette tu e mia zia? » chiese Fabien per l'ennesima volta.

Chrissy alzò gli occhi al cielo.

« Secondo te? Abbiamo parlato della carta, di che altro avremmo dovuto discutere? »

« Non lo so, questo devi dirmelo tu », Fabien tentennò, poi aggiunse: « sembri turbata ».

« Lo sono, non abbiamo ancora indizi e una pista concreta da seguire » cercò di giustificarsi la detective.

« Nathan? » le suggerì il ragazzo.

« Non so, credo che dovremmo andare in centrale. Ci serve il rapporto del medico legale e vorrei convocare lì l'uomo per una deposizione ufficiale. Non credo che mi permetterà più di avvicinarlo facilmente, l'ultima volta mi ha fatto chiaramente intendere che non mi avrebbe più parlato senza la presenza di un avvocato. »

« Poverino, lo capisco. Devi averlo spaventato a morte » commentò Fabien divertito.

« Esagerato, non sono così terribile. »

Erano arrivati davanti ad una piccola piazzetta ben curata sulla quale si affacciava un piccolo edificio dai gusti neoclassici diviso su due piani.

Chrissy Miller cercava sempre di evitare di andare nella centrale di polizia, ma quella volta era davvero necessario.

Il motivo era soltanto uno: l'astio che ricorreva tra Chrissy e il suo capo era cosa nota a chiunque lavorasse in quel posto.

Quando entrarono nell'edificio i due ragazzi presero a salutare educatamente chiunque incontrassero mentre si dirigevano verso lo studio del signor Martin, il medico legale.

« Fabien, cerchiamo di fare il più in fretta possibile. Non vorrei incontrare il capo proprio qui, il luogo meno indicato per compiere un omicidio. »

Il ragazzo annuì.

« Che odio che mi fa venire quell'uomo. L'ultima volta che sono stato qui ha gridato a tutta la centrale quanto mi trovasse deperito. »

« Sì, tipico. »

« Ah, signorina Miller! »

Al suono di una potente e rauca voce maschile i due ragazzi si girarono, ormai sconsolati e pronti al peggio.

Il loro capo li scrutava da dietro un paio di spesse lenti rotonde con uno sguardo di puro disappunto.

Si passò una mano tra i capelli castani striati di grigio e tossicchiò.

« Chrissy Miller, ogni tanto ci degna della sua presenza. Credo che l'ultima volta che si sia fatta vedere sia stato un mese e mezzo fa. »

Chrissy gli rivolse un sorriso, uno dei più falsi che avesse fatto in vita sua.

« Sì, ogni tanto capita. E poi no, più precisamente sono stata qui circa un mese fa. »

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora