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Non chiederti perché la gente diventa pazza, chiediti perché non lo diventa. Davanti a tutto quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante, è meglio chiedersi che cos’è che ti fa restare intero.
-Meredith Grey


« Un momento, sto arrivando! » gridò Chrissy dalla cucina.

Corse subito in salotto e quando aprì la porta d'ingresso si trovò davanti un Fabien più disordinato e assonnato del solito.

« Giorno, Chrissy » la salutò con un sorriso mentre si abbassava ad accarezzare Sympa.

La ragazza strinse gli occhi.

« Come mai qui alle sette di mattina, Fabien? »

« Scusami ma non rispondevi al telefono, così ho pensato che sarebbe stato meglio venire a controllare di persona che stessi bene. Sai, con un assassino a piede libero che uccide ragazze simili a te che frequentano il circolo... »

« Già », lo interruppe la ragazza: « Davvero terribile. Dammi il tempo di andarmi a vestire, torno subito. Hai fatto colazione? »

Fabien fece un cenno di diniego.

« Allora falla qui, dovrebbe esserci qualcosa di commestibile nella credenza. »

Chrissy stava per dirigersi verso la sua camera da letto quando si girò nuovamente verso il ragazzo e aggiunse: « Oh Fabien, quasi dimenticavo. Fai come se fossi a casa mia, davvero ».

Sentì il suo amico ridere, poi corse di sopra e indossò velocemente i primi vestiti che le capitarono a tiro.

Infine si truccò per evitare che si notassero troppo le borse scure che aveva sotto gli occhi a causa del sonno perso.

Quella notte infatti non aveva dormito affatto, erano successe troppe cose il giorno precedente.

Non che non ci avesse provato: prima aveva preso una camomilla bollente, poi aveva stretto Sympa in un abbraccio che dava conforto più a lei che al suo cagnolino.

Si era anche premurata di staccare il telefono per fare in modo che il pazzo-assassino-che-amava-le-carte non potesse richiamarla, per questo Fabien quella mattina non era riuscito a parlare con lei.

Fece un ultimo respiro profondo per calmarsi, doveva cercare di comportarsi nel modo più naturale possibile.

Quando scese in cucina trovò Fabien intento ad imburrare alcune fette di pane.

« Ne faccio anche per te? » le chiese il ragazzo.

Chrissy annuì distrattamente.

« Perché volevi parlare con me alle sette di mattina? » gli chiese.

In verità temeva la risposta.

Se le avessero detto che era stata uccisa un'altra ragazza non era sicura che la prossima volta sarebbe riuscita a trattenersi dall'insultare quello psicopatico al telefono.

Ammesso e concesso che ce ne sarebbe stata l'occasione, ovviamente.

« È stato difficile, ma alla fine ce l'ho fatta. Ho cercato sulle pagine gialle e ho chiamato parecchi fiorai di Parigi chiedendo ad ognuno di loro se ultimamente avessero venduto dei gigli. Ovviamente sono in tanti ad averlo fatto » spiegò in fretta.

Chrissy smise per un momento di pensare ai vari modi raccapriccianti in cui lui avrebbe potuto ucciderla e concentrò tutta la sua attenzione su Fabien.

« Quanti sono? » domandò scoraggiata.

« Una ventina » le rispose il ragazzo mentre si alzava e si dirigeva all'ingresso, dove aveva momentaneamente appoggiato la sua giacca.

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora