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L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa.
-Franklin Delano Roosevelt


Circa mezz'ora più tardi Chrissy era riuscita a calmarsi completamente.

Aveva appena finito di fare colazione insieme a Fabien, e quest'ultimo era corso nel salotto per rispondere agli squilli incessanti del telefono.

La ragazza lo raggiunse.

Aveva una vaga idea di chi potesse essere, ma preferiva accertarsene di persona.

Silenziosa, si avvicinò al suo volto per poter attaccare l'orecchio alla cornetta e fece una smorfia scocciata quando sentì la voce del suo capo.

A quanto pare l'uomo stava chiedendo di lei perché - sue testuali parole - visto che non rispondeva al telefono temeva che si fosse cacciata in qualche guaio o che avesse volontariamente passato la notte al circolo per rovinargli la reputazione.

Ovviamente Fabien-mister-verità spiegò che Chrissy aveva dormito a casa sua, ignorando così i gesti frenetici della sua amica che gli chiedeva di dire esattamente il contrario.

La ragazza sospirò disperata e chiuse gli occhi per un momento, già immaginava le battutine e il tema dei nuovi pettegolezzi della centrale.

Non che le importasse più di tanto, eppure preferiva stare tranquilla e non avere distrazioni, e i colleghi impiccioni che le facevano il terzo grado per sapere se davvero fosse o non fosse andata a letto con il suo collaboratore erano sicuramente una di quelle.

Così, quando soltanto dopo alcuni minuti aver chiuso la chiamata con il suo capo il telefono squillò nuovamente, Chrissy corse a rispondere per prima per evitare che Fabien facesse altri danni.

« Fabien Durard, pronto? » si annunciò mentre imitava la voce dell'amico.

Il fatto che il vero Fabien, quello che le stava accanto in carne e ossa, avesse iniziato a scrutarla con le sopracciglia inarcate le disse che non aveva fatto esattamente un buon lavoro.

« Chrissy Miller? » insinuó infatti una voce maschile al telefono.

Sembrava divertito più che irritato, e quando riconobbe di chi si trattasse la ragazza poté tirare un sospiro di sollievo.

« 'Giorno, signor Martin » esclamò vivace.

Fabien continuava a massaggiarsi le tempie, rassegnato e imbarazzato allo stesso tempo.

« Buongiorno anche a lei. Lei e il suo amico potreste venire in centrale? Ci sono argomenti su cui vorrei aggiornarla » disse l'uomo, decidendo di andare subito al punto.

Chrissy si morse le labbra.

No, andare due volte in centrale in due giorni era davvero troppo per il limite della sua sopportazione.

Guardò Fabien, che capendo la sua tacita richiesta annuì.

« Signor Martin, le andrebbe se le offrissimo un caffè? O qualcosa di forte se lo desidera, credo che farebbe bene a tutti » tentò, ignorando completamente la faccia scocciata del ragazzo accanto a lei.

« D'accordo, ci vediamo tra mezz'ora? » accettò l'uomo.

« Perfetto. »

Quando chiuse la chiamata Chrissy sospirò, sollevata.

Fece un cenno a Fabien, poi entrambi si avviarono verso il circolo con Sympa che camminava felice dietro di loro.

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora