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“Un giorno il diavolo mi sussurrò all’orecchio: “tu non sei abbastanza forte da affrontare la tempesta.”
Oggi ho sussurrato all’orecchio del diavolo: Io sono la tempesta.”
– anonimo


E. M.

Ethan Miller.

Un ragazzo convinto di avere il mondo ai suoi piedi, un demone il cui unico obiettivo era quello di distruggere e annientare coloro che dopotutto, a modo suo, amava.

Ethan era come quegli uomini che dicono di amare i fiori mentre li strappano brutalmente dalla terra, distruggendo le radici e piegandone i petali soltanto per poterli poi far ricrescere in un piccolo vaso.

Era una melodia cupa formata dalle note stonate di un pianoforte e quelle acute di un piffero, antica ed eterna, impossibile da distruggere.

Radicata in profondità come lo è il male, primordiale, distruttiva eppure quasi essenziale.

Era tutto ciò contro cui Chrissy aveva tentato per anni di lottare e contro cui, purtroppo, aveva perso.

La ragazza era immobile, distesa su quello che al tatto le sembrava un vecchio materasso, troppo pigra per aprire gli occhi e troppo stanca per cercare di muovere il corpo dolorante.

Era intrappolata in un limbo in cui le era concesso soltanto di pensare e lì, in quella situazione, avrebbe tanto preferito non farlo.

Le uniche cose che le tornavano alla mente erano immagini confuse: Ethan, gli uomini che la circondavano e qualcuno che la colpiva con forza alla testa facendole perdere i sensi.

E proprio allora, sospesa tra la vita e la morte, tra le fiamme dell'inferno e la luce del paradiso, sentì dei rumori arrivarle all'orecchio.

Non era sola.

Il sonno che minacciava di reclamarla di nuovo tra le sue braccia e quello stato di fastidiosa apatia in cui era scivolata finalmente la abbandonarono.

Il cuore tornò a battere più forte e i tremori presero a squassare nuovamente il suo corpo.

Aveva ancora difficoltà a muoversi, quei bastardi dovevano senz'altro averla drogata.

« Finalmente ti sei svegliata. »

Chrissy sussultò al suono di quella voce e aprì gli occhi, con la certezza che quello purtroppo non fosse un incubo a toglierle ogni speranza.

Si trovava in quello che un tempo sarebbe dovuto essere un vecchio magazzino, tra vecchi scatoloni e diamanti di polvere dimenticati in quel posto da chissà quanti anni.

Si mise a sedere con fatica, constatando come non riuscisse a fare il più piccolo movimento senza che il respiro le si spezzasse in gola per la fatica e le punture di spillo le trapassassero ogni nervo o lembo di pelle, e capendo così come mai suo fratello avesse deciso di lasciarla - seppur parzialmente - libera di muoversi.

« Credo di essermi addormentata a causa tua » sussurrò mentre puntava lo sguardo nei cristalli di ematite del fratello.

Si specchiò nei suoi occhi, così simili ai suoi nel taglio e nel colore delle iridi, con la rassicurante consapevolezza che - per quanto si somigliassero - sarebbero stati comunque profondamente diversi.

Ethan stirò le labbra in un sorriso di puro disappunto.

« A quanto pare non hai perso l'arroganza » commentò.

« Temo di aver preso da te, fratellino. »

Nessun "dove sono", nessun "perché", nessuna domanda alla quale lui comunque non avrebbe risposto.

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora