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A volte non c'è differenza tra salvezza e dannazione
- Stephen King


Chrissy lasciò che Fabien la guidasse attraverso i corridoi di quell'edificio, ormai quasi completamente divorato dalle fiamme, affidandosi completamente a lui.

Anche se lo avesse voluto, in quel momento non sarebbe mai riuscita a ragionare lucidamente: era troppo, tutto quello che era successo era semplicemente troppo per la sopportazione di chiunque.

Quando uscirono e finalmente poterono respirare aria pulita Chrissy, lottando contro l'impulso di crollare in ginocchio, alzò lo sguardo su Fabien.

Ma il ragazzo non stava osservando lei, troppo impegnato com'era a scrutare un uomo sulla cinquantina alla sua destra.

Chrissy lo riconobbe immediatamente e altrettanto subito si irrigidì.

Perché di Jacques René ne aveva sentito parlare, e non erano certo cose belle che si raccontavano sul suo conto.

Nonostante avesse la mente annebbiata non le ci volle molto per capire cosa fosse successo davvero, cosa Fabien avesse fatto soltanto per trovarla, soprattutto quando quell'uomo la osservò per qualche secondo di troppo e chiese con voce divertita.

« E così, è lei? »

Fabien annuì, nervoso.

« Ora siamo pari » disse misterioso mentre si allontanava da lui.

Chrissy guardò un ultima volta l'edificio ormai divorato dalle fiamme, l'inferno che lei e Ethan avevano condiviso con l'unica differenza che lei, da quel pozzo di fuoco, ci era uscita viva.

« Dai vieni » le disse preoccupato Fabien una volta che lo ebbe raggiunto: « ti porto in ospedale ».

« No, voglio andare a casa », obiettò la ragazza con voce ferma: « credo di doverti delle spiegazioni, e ho la sensazione che anche tu abbia qualcosa che devi dirmi ».

Fabien la guardò.

Sapeva che in realtà avesse bisogno di cure, ma in quel momento non sarebbe riuscito a negarle nulla.

« Sì, andiamo a casa. »

  ✻


Non appena Fabien aprì la porta di casa sua si ritrovarono il passaggio sbarrato dalla piccola figura di Sympa che, non appena riconobbe la padrona, le corse in contro.

Fabien si fece da parte mentre Chrissy borbottava qualcosa sul fatto che nessuno fosse stato capace di badare a Sympa senza di lei e sull'uso spropositato che tutti tranne la sottoscritta facevano dei croccantini scadenti.

Il ragazzo scosse la testa, quel cane non era di certo morto di fame.

Si strinse nelle spalle rassegnato e decise di andare in cucina a prendere dell'acqua mentre Chrissy si lasciava ricadere di peso sul divano.

Era sollevata perché sì, finalmente era finita, e allo stesso tempo temeva che quell'incubo non sarebbe terminato mai veramente.

Tutta quella calma e quella tranquillità le sembravano così surreali dopo tutto quello che aveva passato, una situazione placida, finta, immobile.

Chrissy passò lentamente lo sguardo sul proprio corpo, su ogni livido, taglio o ferita che Ethan le aveva procurato, e sospirò.

Poi, senza preavviso, scoppiò a piangere.

E lo fece per cacciar fuori tutta la rabbia, la paura, e quella fastidiosa sensazione di impotenza che aveva provato in quei giorni.

Per ricordarsi che, nonostante tutto, fosse ancora viva e padrona del proprio corpo, libera di lasciare che lacrime salate le scorressero lungo le guance.

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora