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Se stai attraversando l'inferno fallo a testa alta
-Winston Churchill


Chrissy arrivò nella casa di Roseline Fournier dopo circa venti minuti, poiché si trovava nel centro della città ed era abbastanza vicina alla centrale.

Quando giunse davanti alla porta dell'appartamento si fermò un attimo a riflettere.

Se avesse bussato avrebbe annunciato la sua presenza anche ad ipotetici nemici ma se avesse buttato giù la porta avrebbe fatto rumore ugualmente, così scelse la prima.

« Signorina Fournier, è in casa? » domandò titubante dopo aver battuto due colpi alla porta.

Aspettò alcuni minuti ma nessuno rispose.

Prese un respiro e spostò la mano sul pomello della maniglia, ma non ebbe bisogno di fare forza affinché la serratura scattasse.

La porta era già aperta.

Temeva di essere arrivata tardi anzi, ne era quasi certa.

Con il cuore in gola estrasse la pistola e si decise ad entrare.

L'ingresso era buio, completamente deserto, così Chrissy stava per dirigersi verso quella che doveva senz'altro essere la cucina quando un rumore alla sua destra attirò la sua attenzione.

Si voltò di scatto e ciò che vide la lasciò per un momento senza fiato.

Eccolo lì, nascosto tra la polvere e le ombre, rigido, austero, freddo come sempre.

Si fece avanti con pochi passi sicuri e Chrissy poté finalmente rivedere, dopo tanti anni, il volto di Ethan, quel volto incredibilmente simile al suo.

La stessa pelle pallida e diafana sembrava marmo scolpito con maestria e pazienza e andava a formare un volto ricamato nei minimi dei dettagli.

Gli occhi della ragazza incontrarono quelli di Ethan, dello stesso colore scuro e intenso del granato, e si allacciarono a loro, quasi supplichevoli.

Per un momento la stretta sulla pistola si fece più debole, un riflesso involontario causato dalla paura e dallo stupore di averlo davanti.

Durò soltanto pochi secondi, poi gli occhi di Chrissy ritornarono a bruciare di rabbia e dolore e le mani puntarono la pistola in direzione del suo petto.

Maledetta stronza, pensò Chrissy, se mai ne fosse uscita viva avrebbe scuoiato Solène Vidal con le sue stesse mani.

« Bene bene. Come mai qui a Parigi, fratellino? », domandò la ragazza con voce glaciale: « l'ultima volta che ti ho visto è stato attraverso le sbarre di una cella ».

Ethan non rispose.

Inclinò la bocca in un sorriso sfacciato e le si avvicinò di più.

« Sta fermo » gli intimò Chrissy.

« Altrimenti cosa farai? Mi spari? »

« Non tentarmi, sai che potrei farlo », sibilò la ragazza: « dimmi cosa vuoi ».

« Non lo sai? »

Chrissy fissò lo sguardo in quegli occhi di ghiaccio.

Certo che lo sapeva, lo aveva sempre saputo.

Lui era fatidico come la morte, alla quale era impossibile sfuggire, e inesorabile come il giudizio, al quale era impossibile sottrarsi.

« Posso immaginarlo, e la cosa non mi piace » rispose ponderando attentamente le parole.

Chrissy Miller, incubi dal passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora